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Gay & Bisex

UN AMORE GRANDE


di RedTales
09.02.2019    |    11.341    |    5 9.6
"Giulio non ha mai perdonato suo padre per quanto ha fatto a Filippo..."
Siamo nei primi anni ottanta e Filippo ha quasi ventun anni. Ha iniziato ad accorgersi del suo interesse per i ragazzi molto presto e a quindici anni ha trovato un amico di suo fratello, poco più grande di lui, con cui ha cominciato una reciproca masturbazione. Cosette fatte di nascosto nei posti più appartati ma già sufficienti per fargli provare forti emozioni nel poter toccare il sesso di un altro maschio. Come spesso capita in queste situazioni dalle mani è passato alla bocca e così via fino alla scoperta del sesso completo. La sua prima penetrazione la ha avuta attorno ai diciotto anni e poi ha continuato con fugaci avventure fino a quando non ha scoperto il suo grande amore: Giulio. Il loro è un bel rapporto, furtivo ma denso di tenerezza e d’amore. Si vedono spesso alla mattina a casa sua e il loro nido d’amore è la cameretta dove passano ore, nudi, abbracciati uno all’altro. Si baciano, si toccano, si sfiorano e le loro mani accarezzano i corpi dappertutto. I sessi, duri, esplodono di piacere e i loro corpi si offrono uno all’altro. Vivono la loro sessualità con gioia e spensieratezza, incuranti delle mille voci che scherniscono il sesso tra maschi. Filippo si sente felice nell’accontentare il suo partner in ogni richiesta che riceve e quasi sempre, salvo rarissime volte, è lui ad essere penetrato dall’altro che impazzisce di piacere quando lo prende e letteralmente esplode quando raggiunge l’orgasmo liberandosi nel corpo dell’altro.

Anche quel giorno Filippo arrivò a casa del suo ragazzo con la certezza che i suoi genitori fossero al lavoro: la madre impegnata nel turno in fabbrica, il padre chissà dove alla guida del camion.
Trovò la porta socchiusa e, appena entrato, la chiuse alle sue spalle.
“Giulio? Sei in camera?”
Non sentì alcuna risposta così salì le scale per raggiungere la stanza.
Appena varcò la soglia si trovò davanti il papà di Giulio. Non si erano mai incontrati ma sapeva chi era.
Restò letteralmente di sasso perché non si aspettava di vederlo. Borbottò un “buongiorno”.
“Buongiorno. E così tu sei Filippo” rispose l’uomo con un’espressione strana e aggiungendo subito: “sorpreso di vedermi? Ti aspettavi di trovare Giulio, vero?”
Buttò li un: “si, dovevamo andare a...”
Lo interruppe subito con un laconico e spietato: “a scopare!”
Restò totalmente spiazzato e non riuscì ad aggiungere altro mentre l’uomo lo incalzò con un: “volevo proprio vedere la faccia di chi si scopa mio figlio. E io che pensavo che si fosse fatto l’amichetta… Invece si è fatto l’amichetto e per scoparselo se lo porta anche a casa.” Il viso era diventato truce e adesso era spaventato e appena sentì: “però è un bel ragazzo.” provenire dalle sue spalle fece un vero e proprio balzo in avanti prima di girarsi per vedere chi c’era.
Nemmeno si era accorto dell’altro signore che si era affacciato alla porta della cameretta e gli aveva rivolto quell’apprezzamento.
“Eh si! E’ proprio un bel ragazzetto, però proprio non mi va giù l’idea che mio figlio se lo scopi.”
“Cosa ci vuoi fare sono ragazzi.” aggiunse l’altro.
“Si, però con tanta bella fica proprio un culo doveva scegliersi.”
L’altro rise mentre Filippo se ne rimase imbambolato tra loro due incapace di reagire. Avrebbe voluto sprofondare e sparire invece di trovarsi li.
“Ma quanti anni hai? Come Giulio?”
“Si, ventuno. Eravamo in classe assieme.” bisbigliò.
“Ma non hai la voce?”
Abbassò il capo mentre il padre lo incalzò con un lapidario: “che ne dici se adesso ci facciamo anche noi una bella scopata?”
Alzò di colpo la testa per guardarlo e capì che lo stava dicendo davvero e, dall’espressione che aveva sul volto si rese conto che era intenzionato a fare quanto aveva buttato li.
Il suo “ma...” si interruppe sul nascere perché sentì la mano dell’altro uomo toccargli il sedere. Fece mezzo passo in avanti e si girò vedendogli un ghigno sul viso che non prometteva nulla di buono e si trovò il braccio del papà di Giulio attorno alla pancia. Provò a divincolarsi ma la presa si fece forte e vista la mole dell’uomo, non ci riuscì. Continuò ad agitarsi ma tutto quello che ottenne fu un laconico: “mi piacciono le troiette che fanno i capricci” che gli fece capire immediatamente che tutto sarebbe stato inutile e smise di agitarsi. La mano allentò la presa e afferrò la maglietta e, con dei bruschi movimenti necessari per fargli sollevare le braccia, la tolse. Provò a fare resistenza ma non ci riuscì e si trovò a torso nudo con quattro mani che iniziarono a toccargli la schiena e il petto.
Provò a dire un piagnucoloso: “dai… lasciatemi andare… Non vedrò più Giulio.” e poi a pregare i due di farlo andare via ma non ottenne nulla. Dopo quelle carezze un laconico: “togliti. Togliti tutto” lo colpì. Rimase fermo, non fece nulla e in pochi attimi, questa volta entrambi, presero a denudarlo. Uno si piegò per afferrare e gettare via le scarpe mentre l’altro iniziò ad armeggiare sui pantaloni. Una spinta lo fece finire sul letto dove finirono di sfilarglieli strattonandoli dal fondo. Si ritrovò solo con le mutandine e con i due che iniziarono a commentare il suo aspetto.
“Si, carino è carino. Guarda che belle gambette.”
“Si, anche i capezzolini sono deliziosi.”
“Si… e ha anche le dita lunghe e sottili...”
Mentre lo descrivevano ridevano e lui si sentiva… nudo e totalmente indifeso.
Durò poco perché il padre di Giulio afferrò ben presto il bordo degli slip e li strappò via.
Rimase tutto nudo, immobile su quel letto dove aveva fatto sesso per tante volte con il suo amore, e quasi istintivamente si raggomitolò, come per proteggersi e per coprirsi nell’intimo.
I due si scostarono di poco per poterlo osservare con attenzione notando come si fosse depilato le parti intime ed esprimendo pesanti apprezzamenti:
“bel culo!”
“si, anche senza peli!”
“Ha buon gusto tuo figlio anche se non lo inzuppa in una fichetta ha scelto proprio un gran bel culetto.”
“E chissà come se lo sbatte!”
“Si, a vederlo così sembra fatto proprio per essere inculato.”
Risero, risero tanto mentre lui rimase immobile ad aspettare il seguito. Un seguito che arrivò quasi subito.
Uno dei due lo sollevò di peso e lo sistemò gattoni, strattonandolo diverse volte fino a metterlo con le ginocchia quasi sul bordo del letto e con le gambe ben divaricate. Il culetto, candido e meravigliosamente liscio fu sistemato in bella mostra e i due lo toccarono, accarezzandolo e allargandolo e concordando su quanto fosse invitante fin quando un chiaro: “adesso provo anch’io a veder com’è scoparsi un maschietto. Di femmine ne ho riempite tanti, ma di maschi ancora no!”
“Cazzo! Una prima volta!”
“Eh si!”
Gli si mise proprio dietro, ignorando le ulteriori suppliche che riprese a sussurrare e si lasciò cadere i pantaloni e le mutande alle caviglie prima di afferrarlo con ambedue le mani sui fianchi. Provò a dimenarsi per non accettare quella violenza e si lasciò cadere su un fianco ma l’altro lo prese per il torace rimettendolo in posizione e, per non farlo più muovere si mise al suo fianco bloccandogli tutte e due le braccia.
Anche se può sembrare strano, vista la situazione, l’unico pensiero che balenò nella testa di Filippo fu che non aveva mai incontrato degli uomini così vecchi. Nel frattempo Aurelio aveva iniziato a far scorrere il suo pene quasi pronto tra le sue chiappe per raggiungere la completa erezione e appena la raggiunse sputò alcune volte nel solco per poi spalmare con un dito la saliva sul buchetto che aprì con il pollice e quindi ci appoggiò sopra la nerboruta cappella che si trovava in una perfetta posizione per consentirgli la… profanazione.
Un ultimo: “nooo!” gridato accompagnò la violazione del buchetto prima che Filippo si zittì, accettando quello che gli stavano facendo mentre anche il suo pisello, stimolato dalla penetrazione iniziò ad indurirsi rapidamente ed in breve si ritrovò con il fallo perfettamente rigido.
“Gli è diventato duro!” esclamò quello che gli teneva le braccia mentre il papà di Giulio si era spinto completamente dentro di lui e assaporava le sensazioni che quel culetto gli davano.
“La troia!” ribadì iniziando a scoparlo con degli ampi movimenti del bacino e con spinte sempre più forti che il ragazzo faceva fatica a contrastare sentendosi spingere in avanti. Nel frattempo una mano dell'altro gli afferrò il pene e, trovandolo durissimo: “la troietta non è messa niente male a cazzo! E gli piace l’inculata. E’ duro come un sasso”!
“Ti piace quando ti sfondo” urlò Aurelio e, diventando quasi brutale per l’impeto che iniziò a mettere: “ti piace! Ti piace! Vediamo se ti piace ancora!”
Nonostante fosse tenuto fermo cadde con la faccia sul letto mentre l’altro si trovò in una posizione ancor più favorevole per insistere con la sua feroce scopata. Durò a lungo prima che lo schizzo ponesse fine a quella furibonda cavalcata accompagnata dalla mano dell’amico che non smise di masturbarlo fermandosi però continuamente appena aveva il minimo sentore che potesse venire anche il ragazzo. Uscì con il cazzo gocciolante e con l’aria soddisfatta: “anche mio figlio ti scopa così? Da come sei largo si capisce che sei abituato a prenderlo. Quanti te ne sei fatti finora?”
Nel frattempo Paolo aveva lasciato la presa e lo tirò nuovamente su di peso prima di andargli dietro e calarsi pure lui i pantaloni. Lo fece velocemente e, già eccitato, si sprofondò pure lui nel buchino umido iniziando a soddisfare la sua voglia.
“Cazzo! Ma ce l’ha proprio grosso!” si meravigliò Aurelio guardando e poi afferrandogli il pisello.
“Ma con un cazzo così non è che te lo scopi anche mio figlio? Cazzo! Non è che mi scopi Giulio brutta troia!” Quasi livido gli afferrò pure lui il sesso iniziando a strattonarlo scappellandolo, tirandolo e stringendolo con decisione.
L’altro continuava a fotterlo provando un gran gusto.
Filippo, in balia dei due era preda delle forti sensazioni che la fisicità di quel rapporto gli procurava. In fondo ai suoi pensieri sapeva di non volere quanto gli stavano facendo ma il suo corpo reagiva in un altro modo ed era preda di spasmi e convulsioni per il troppo piacere che gli stavano procurando. Vibrava dentro con un’intensità che non aveva mai provato e gli sembrava che il cazzo stesse per esplodere. Aveva quasi la necessità di eiaculare ma quando era quasi vicino al punto d’arrivo, come se lo sapesse, quello che lo masturbava si fermava, lasciva perfino la presa procurandogli quasi un disagio e un dolore che però era mitigato da quanto l’altro continuava a fargli nel culo che sentiva esplodergli da dentro un po’ dappertutto. E, nonostante non volesse, non riuscì a controllare la bocca che esplose in una ininterrotta serie di sospiri, urletti, miagoli, respiri spezzati che non fecero altro che eccitare quello che lo possedeva ed incazzare il padre di Giulio che riprese a masturbarlo continuando a ripetere con rabbia che aveva un cazzo troppo grande per potersi far solo inculare dal figlio.
Anche Paolo lo bagnò abbondantemente prima di godersi gli ultimi passaggi dentro e quindi gli liberò l’ano con la sua ingombrante presenza.
Il buchetto resto aperto lasciando ben in vista le sue parti più profonde e la cosa fu accentuata dalle mani di Aurelio che, afferrate le chiappe le allargarono il più possibile proprio per non lasciare che lo sfintere si potesse richiudere e per deridere quell’apertura che continuava a contrarsi cercando di stringersi e lasciando contemporaneamente uscire fiotti di sperma che colavano lungo le gambe.
Ma quel gioco durò poco perché l’uomo decise di rituffare il proprio bastone li dentro e lo fece anche questa volta con estrema decisione, incurante di cosa potesse provare il ragazzo e riprese la selvaggia cavalcata mentre il suo amico si dedicò nuovamente all’uccello.
Entrambi si dimostrarono assai resistenti e tenaci perché riuscirono a raggiungere tre orgasmi a testa dentro quel culetto che ne godette in un modo esagerato.
Infatti Filippo, pur sentendosi prigioniero e usato e pur non accettando quella sopraffazione non riuscì a controllare il suo corpo che esplose in un lunghissimo e involontario orgasmo che lo fece restare in una specie di torpore godurioso per così tanto tempo da fargli persino interrompere il respiro portandolo a ripetute apnee. In vita sua non aveva mai provato qualcosa di simile e si sentì letteralmente impazzire al punto da voler esplodere pur senza poterlo fare perché i due riuscirono ad impedirgli di eiaculare pur se copiose gocce di liquido fuoriuscirono a più riprese dalla punta dell’uretra.
Quando ebbero finito lo fecero rivestire in fretta e lo cacciarono fuori, incuranti del suo aspetto stravolto e il padre di Giulio lo minacciò e lo offese pesantemente con dei: “spero ti sia bastato! Non farti più vedere qui se no la prossima volta ti scopiamo in quattro.” o degli inequivocabili: “non ti voglio più vedere intorno a mio figlio. Di culi come il tuo può benissimo farne a meno.” O con dei forti ammonimenti: “lascia stare Giulio, non ha bisogno di troie come te” passando per infelici battute: “se vai a battere vedrai che riesci anche a tirar su anche qualche soldo… oltre ai cazzi”.
Filippo se ne andò amareggiato e triste ma soprattutto con un gran conflitto interiore perché non riusciva a spiegarsi come potesse aver goduto così tanto per quanto aveva dovuto subire ma soprattutto non capiva perché la testa rifiutava la cosa ma il suo corpo l’aveva quasi sublimata portandolo ad un livello di piacere così alto e che mai aveva provato. Non riuscì a spiegarselo e, con il tempo, cercò di dimenticare quanto gli avevano fatto.
Il giorno successivo si chiarì anche con Giulio che era all’oscuro di tutto e che era stato fatto allontanare con un pretesto dal padre e non aveva avuto modo di avvisarlo. Si confidò totalmente con lui su quanto accaduto e trovò una spalla su cui consolarsi. I rapporti tra padre e figlio si interruppero bruscamente e a nulla valsero i tentativi di riconciliazione che il genitore provò ad imbastire. Poco più di un anno dopo questo stupro Filippo e Giulio andarono a convivere in un appartamentino e continuarono ad amarsi. Non si separarono più e, quasi un decennio dopo cominciarono anche a far conoscere il loro vero rapporto ad amici e conoscenti. Quella squallida violenza rinforzò il loro amore e anche oggi quando ne parlano, anche se con distacco, se sono vicini, si stringono le mani e pur non essendo più ragazzi, in quanto sfiorano la sessantina, i loro sguardi si cercano e come si trovano i loro occhi si illuminano e sembrano gridare che l’amore è sempre più forte del dolore e della squallida e volgare violenza.

Giulio non ha mai perdonato suo padre per quanto ha fatto a Filippo.
Quando la madre di Giulio ha saputo la cosa si è separata dal marito.
La piccola impresa di autotrasporti di Aurelio in pochi anni è fallita e lui si è trovato senza lavoro e per parecchi anni ha veramente “tirato la cinghia” avendo perso anche la casa per i debiti contratti.
Nell’estate del 2018 Giulio e Filippo si sono uniti in matrimonio. Gran parte dei loro parenti ha partecipato alla festa
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