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Gay & Bisex

ANCORA LO SCHIAVETTO.


di RedTales
18.09.2015    |    21.692    |    8 9.3
"” Provò subito ad introdurgli un dito ma, anche questa volta non ci riuscì, così si succhiò l'indice prima di riprovare..."
“Ciao.”
“Buongiorno.”
“Ti sei preparato come ti avevo detto?”
“Si, lavato bene e rasato dappertutto.”
“Fammi vedere.”
David si spogliò in fretta. Non sapeva neanche lui il perché, ma spogliarsi davanti a quell'uomo e farsi vedere nudo da lui lo eccitava. In un baleno si denudò e, mentre lui iniziò a guardarlo con attenzione, il suo pene iniziò a crescere. Federico se ne accorse e gli diede subito una serie di schiaffetti proprio sulla punta, facendoglielo ballonzolare a destra e a sinistra e accentuando la velocità di erezione. Si sedette su una sedia e lo chiamò a se e iniziò a scorrere con una mano ogni centimetro del suo corpo.
Se la prima volta quel ragazzetto gli era piaciuto, adesso, così depilato e con quella pelle chiara gli appariva ancor più bello. Ma, nel ruolo che stava interpretando, non poteva certo dirglielo, così si lamentò che, in particolare tra le natiche, non era rasato perfettamente.
“Vuol dire che dopo dovrò finire di sistemarti, perché non voglio vedere alcun pelo sul tuo corpo!”
Annuì, accettando.
“Ti sei lavato bene anche dentro?”
“Si.”
Provò subito ad introdurgli un dito ma, anche questa volta non ci riuscì, così si succhiò l'indice prima di riprovare. Leggermente inumidito, si intrufolò facilmente. Lo spinse fino in fondo, lo ruotò alcune volte e poi, dopo averlo tolto, lo guardò con attenzione.
“Si, è pulito, ti sei lavato bene questa volta.” fece una piccola pausa e riprese “mettiti giù, qui, sulle ginocchia” indicando le sue gambe “ho voglia di sculacciarti. Devo essere sicuro che sei ubbidiente e che farai sempre quello che ti ordino.”
David lo guardò e lui lo riprese in modo burbero: “smettila di guardarmi. Non fissarmi, guarda per terra, guarda dove vuoi ma non fissarmi. Hai capito? Non devi mai guardarmi. Mai! Chiaro?”
“Si”.
“Muoviti, mettiti qui sopra. E non cominciare a lamentarti, capito?”
Accennò solo con la testa, guardando il pavimento.
Si abbassò e si sistemò sopra le gambe, con il culo in alto e lui iniziò subito a colpirlo con la mano. Una, due, tre volte. Gli schiocchi echeggiarono nella stanza con un suono pieno. Quattro, cinque, sei. Federico iniziò una lunga serie di colpi, tutti ben assestati, alcuni a destra, altri a sinistra. A volte faceva una piccola pausa, poi riprendeva. Si fermò solo quando i due glutei erano completamente rossi e, in parte, striati di bianco.
“Adesso hai proprio un bel culo, colorato al punto giusto”.
David era rimasto muto anche se quella lunga serie di scapaccioni gli avevano fatto un po' male.
“Alzati, mettiti qui in piedi.”
Si mise dritto davanti al suo padrone che gli afferrò, serrandolo nel pugno, il cazzo che era ancora completamente eretto.
“Ti è piaciuto allora? Se il cazzo ti tira così significa solo che ti è piaciuto. Certo che sei proprio il porco che cercavo” e, pronunciando ancora una serie di espressioni volgari, riprese a schiaffeggiargli il pisello, colpendolo sia da destra che da sinistra, ma anche da sotto e da sopra, facendolo andare a sbattere un pochino dappertutto.
David iniziò a muoversi perché quel trattamento gli procurò altre sensazioni che non aveva mai provato, un misto tra il piacere e il dolore. Non riusciva nemmeno lui a capire cosa prevalesse, ma voleva, istintivamente spostarsi e sottrarsi.
“Fermo, non ti muovere.” gli intimò e, per essere sicuro che restasse fermo, gli afferrò con l'altra mano le palle, stringendole con decisione.
“Ahh. Ahi. Aaa...”
“Zitto, se no stringo di più!”
Adesso una mano continuava a colpirgli l'uccello mentre l'altra lo serrava per le palle e, ad ogni colpo, la sensazione provata prima si stava amplificando, facendolo sussultare e, poco dopo lamentarsi per… il piacere.
Un piacere che continuava a crescere e che, improvvisamente, senza alcun segnale, sfociò in una serie di schizzi che colse di sorpresa anche il suo “aguzzino”.
“Porco, perché sei venuto?”
“Eee...”
“Non me ne frega delle tue risposte” lo interruppe senza lasciarlo fiatare e, seccato, si alzò dalla sedia per andarsi a pulire da tutte quelle gocce di sperma che si ritrovava un po' dappertutto.
David rimase immobile e sconcertato dalle reazioni, sia per la sua sborrata che era arrivata quasi di sorpresa pure per lui, sia per come Federico se ne era andato. Pensò che tutto sarebbe finito li e, mentre, rigido sulle gambe, si mise ad attendere il suo ritorno, immaginò che adesso lo avrebbe congedato e non lo avrebbe di certo portato a Ibiza. Provò a pensare a cosa avrebbe potuto dire, ma non riuscì a trovare alcuna frase che potesse avere un senso. Sentì una profonda tristezza.
“Cosa fai ancora li, vieni qui a pulirti.”
Gli stava porgendo della carta, si avvicinò, la prese e si asciugò gli schizzi che aveva sulla pancia e sulle gambe.
“Si, sei proprio una troia in calore. Si vede che sei giovane. Magari sei capace di sborrare anche dieci volte di fila solo perché di guardo. Troia. Sei proprio una troia. Mi piaci!”
Adesso era di nuovo felice, avrebbe voluto dirglielo, buttargli le braccia al collo e ringraziarlo, ma rimase fermo, sguardo a terra. Era questo il modo in cui doveva restare.
“Vieni di qua, vediamo come staresti vestito da troia. Magari a Ibiza ti porto fuori proprio vestito da troia.”
Andò in camera, aprì un cassetto e cercò un paio di calze. Le stese sul letto: autoreggenti nere a piccola rete. In un altro cassetto prese una gonna, poi una seconda e quindi una terza. Questa andava bene. La appoggiò vicino alle calze: nera, con uno spacchetto laterale, molto corta.
Si spostò su un altro armadio e adocchiò subito una maglietta che adagiò sopra la gonna: grigia, piccola e con ampia scollatura.
Si allontanò dalla stanza per tornare poco dopo con un paio di scarpe con un tacco decisamente alto.
“Mettiteli.”
Ubbidì senza esitare. Per infilarsi le calze dovette sedersi sul letto e fu decisamente impacciato.
“Tirale su bene… ancora più su. Ecco così va bene”.
Con la gonna ebbe difficoltà ancora maggiori e dovette essere aiutato per chiuderla mentre la maglietta la infilò bene.
Le scarpe erano leggermente strette e, soprattutto, gli sembrò che, con qui tacchi, era difficile rimanere dritto.
Federico osservò con gran attenzione tutto e alla fine gli chiese di camminare per la casa. Dopo una bella passeggiata lo fece sedere e aggiunse: “si, hai stile. Li porti bene i tacchi. Muovi anche il culo, così, di natura. Vedrai che te lo farò muovere ancora di più! Adesso diamo i ritocchi finali”.
Da uno scatolone prese delle parrucche e cominciò a valutare, mettendogliele vicino alla testa, quale poteva stare meglio. Dopo averla trovata gliela provò e quindi la tolse.
“Adesso il tocco finale.”
Aperto un bauletto con dei trucchi, cercò di fare del suo meglio su occhi, mento, guance, labbra. Non rimase particolarmente soddisfatto, aggiungendo che questo era meglio farlo fare ad un'estetista. “Ma per adesso può andare bene anche così… Mettiti la parrucca. Sistemala bene.”
Lo aiutò e si mise ad ammirare la trasformazione.
“Si, adesso David sei veramente una troia. Muoviti, sculetta!”
Il ragazzo si mise a girare per la stanza.
“Sai cosa ci faccio con una troia così? Me la inculo! Vieni qui a spogliarmi.”
Si avvicinò e gli sbottonò la camicia.
“Dai, leccami il capezzoli!”
La bocca iniziò a soddisfarlo mentre le mani scesero ad aprire i pantaloni per gettarsi negli slip. Trovò l'arnese del suo padrone già pronto. Lo afferrò tra le dita e iniziò ad accarezzarlo quando: “ho voglia. Ho voglia del tuo culo. Così vestita me lo hai già fatto tirare. Mettiti giù”.
Lo fece inginocchiare sul tappeto e piegarsi in avanti, gli sollevò la gonna per scoprire completamente le natiche che lubrificò e quindi si mise a gambe larghe dietro di lui, abbassandosi fino a portare il cazzo all'altezza giusta e… lo prese in questa posizione. Entrò deciso perché aveva una gran voglia di quel culetto, forse eccitato dai tacchi o dalle calze o dal contrasto tra il nero degli indumenti e il bianco della pelle, chissà. Di certo lo penetrò con foga e senza indugiare come aveva fatto la prima volta. David sentì una fitta quando la cappella entrò, ma durò un attimo perché immediatamente fu sopraffatto dal piacere che quel cazzo scatenato dentro di lui gli stava dando. Fu una scopata dura, dove entrambi si lasciarono andare a versi e grida animaleschi, sopraffatti entrambi dal piacere che riuscirono a scambiarsi. L'uomo iniziò a godere dopo qualche minuto, muovendosi e agitandosi per cercare di catturare ogni singolo spasmo di quello sfintere che lo serrava facendolo godere tantissimo. Il ragazzo invece si dondolava avanti e indietro per sentire ancora meglio quella presenza e per farla arrivare dove sentiva di essere stimolato di più.
Per una ventina di minuti nessuno dei due non pensò ad altro che al proprio piacere, come se non fossero uno dentro all'altro ma in posti diversi, incuranti uno dell'altro anche se quell'orgasmo che stava crescendo era legato in modo indissolubile ai loro due corpi uniti. Il primo a cedere fu proprio David che, quasi senza voce, cercò di gridargli di fermarsi, ma invano. Quasi contemporaneamente Federico gli riempì l'intestino con un'imponente eiaculazione che lo lasciò veramente sfatto sia per la fatica che per il possente orgasmo. Appena si arrestò il giovane si pentì di avergli chiesto di fermarsi perché, adesso, avrebbe voluto sentirlo pompare ancora.
Uscì, con il pene gocciolante e, senza riuscire a raddrizzarsi, barcollò, piegato in avanti, per quel metro e mezzo che gli consentì di andare davanti a David e li si lasciò cadere seduto davanti a lui che era ancora fermo nella posizione a quattro zampe in cui era stato scopato.
“Succhiamelo! Succhiamelo!”
Si appoggiò sui gomiti e lo prese in bocca. Era ancora duro, scivoloso, bagnato. Lo succhiò come in trance sentendolo diventare sempre più piccolo. Il suo signore, nel frattempo, si era lasciato scivolare all'indietro ed era completamente sdraiato sul pavimento, boccheggiante.
Riuscì a dirgli che era stata una scopata meravigliosa e di continuare a succhiarlo.
Anche se pure lui era spossato non poté che obbedire e per almeno un quarto d'ora continuò a succhiare e leccare incessantemente quel sesso “inanimato”.
Lo fermò una frase che proprio non si sarebbe mai aspettato: “ti tira ancora?”
Si, da quando era stato penetrato ed anche per tutto il tempo che aveva succhiato, l'erezione non lo aveva mai abbandonato.
“Allora adesso mi inculi tu e ti svuoti dentro di me.”
Si girò a pancia in giù e lo invitò di nuovo a fotterlo. David non poté che obbedire.
Fece veramente fatica a trovare il buco e altrettanta ne fece per metterlo dentro. Anche perché non riuscì a trovare subito una posizione ottimale, ma poi iniziò a muoversi e prese un ritmo abbastanza costante. Si, sentiva qualcosa, ma era assai meno potente di quanto provava quando si trovava nell'altro ruolo. Era bello, ma… Di sicuro tutto quello che aveva già fatto lo aiutò perché dopo una decina di minuti sentì che il cazzo si ingrossava ancora di più e che lo sperma stava arrivando. Di li a poco fu lui a riempire interiormente il suo padrone. Bello, ma non così bello come quello che c'era stato prima e che si era interrotto quasi… sul più bello. Si fermò.
“Sei venuto?”
“Si.”
“Ti è piaciuto, porca?”
Si lasciò sfuggire che… era stato più bello prima, a posizioni invertite.
Federico si fece una gran risata confermandogli ancora una volta che lo riteneva proprio una vera puttana, un culo da usare e da scopare… e basta. Doveva dire queste frasi, lui era il padrone. Però sentiva veramente molta dolcezza per quel giovane amante...
Lo volle con lui sotto la doccia, lo riempì di schiuma, accarezzandolo dappertutto e pretendendo di ricevere altrettanto. Cosa che fece volentieri.
Gli disse di tornare il giorno dopo perché voleva parlargli della vacanza, di cosa avrebbe preteso da lui e, sicuramente per fare ancora una scopata. Lo fece nella solita maniera decisa e risoluta, proprio per rimarcare il ruolo di entrambi in quel gioco di sottomissione.
Quando uscì David era felice: per aver scoperto questo aspetto del sesso, per la prossima gita, per la scopata fatta ma soprattutto perché era sicuro che domani avrebbe nuovamente goduto… ancora molto.
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