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UN BEL TERZETTO ...


di RedTales
28.04.2020    |    11.968    |    6 9.5
"Non disse niente per alcuni minuti, limitando a restare lì in piedi, immobile..."
Da quando i suoi genitori erano andati a lavorare all’estero e lui si era trasferito a casa di suo zio erano passati più di due anni e quel giorno Mariano se ne stava sdraiato sul lettino nella grande terrazza dell’attico, che qualche decennio prima era stato sicuramente un lussuoso appartamento, e si gustava quel caldo sole di giugno. Come era solito fare, era completamente nudo.
L’uomo uscì dalla porta finestra e si avvicinò al lettino silenziosamente senza che il ragazzo, quasi assopito, si accorgesse della sua presenza e, sfilato l’accappatoio, scavalcò il lettino e gli si appoggiò sopra facendolo trasalire per la sorpresa.
Immediatamente immaginò cosa volesse e girò la testa da un lato per scambiare con lui un lungo bacio mentre Giovanni iniziò a muovere il bacino per trovare la fessura che desiderava espugnare trovandola quasi subito e iniziando ad esercitare una delicata pressione sullo sfintere nell’attesa che cominciasse a cedere per aprirgli la strada. Faceva sempre così, senza fretta. Pochi minuti dopo ciò accadde e il pene iniziò ad intrufolarsi, scendendo lentamente sempre più in profondità, ed arrestandosi solo quando i testicoli si schiacciarono sui glutei.
Rimase immobile per alcuni minuti godendosi le potenti sensazioni e, dopo aver staccato le labbra da quelle del suo giovane amante per sistemarsi meglio sopra di lui, si appoggiò sui gomiti per evitare di schiacciarlo troppo. Cercò quindi nuovamente la sua bocca e le loro lingue ripresero a giocare.
Poco dopo iniziò a muovere il bacino, sollevandolo ed abbassandolo ritmicamente, con calma per darsi e dare piacere dentro quel giovane corpo.
Mariano però, esile com’era, continuò a sentirsi quasi oppresso da quel grosso corpo che gravava sul suo, seppure gli stimoli che provava erano assai piacevoli. Adorava il modo in cui quell’uomo faceva l’amore perché sapeva muoversi in modo tale da farlo godere moltissimo facendolo pure durare assai a lungo.
Infatti ci mise molto tempo prima di riversargli nell’intimo un fiume di crema per poi fermarsi, restando immobile, per assaporare ogni minima sensazione che quel permanere lì dentro riusciva a dargli. Alla fine eseguì alcuni movimenti rotatori, come per raccogliere anche le ultime briciole di godimento e, finalmente, uscì.
Si inginocchiò vicino al viso di Mariano e i due si scambiarono un ultimo lunghissimo bacio.
“Ora scappo. Oggi lavoro fino a sera, tu?”
“Fino alla chiusura, ma forse devo fare un’oretta di magazzino in più.”
“Certo che fai spesso ore in più. Dovresti cercare di schivarle ogni tanto.”
“Lo so, ma il padrone è fatto così. Preferisce far restare solo quelli di cui si fida...”
“Si, si, però...”
Infilò l’accappatoio e se ne andò, riaffacciandosi una ventina di minuti dopo solo per salutarlo.
Nel frattempo Mariano si era nuovamente sistemato comodo per continuare ad abbronzarsi, incurante di quell’umidiccio che sentiva colargli tra le chiappe.
“Ma sei sempre qui!”
La voce lo risvegliò dal torpore e gli ci volle un attimo per mettere a fuoco e rispondere: “inizio alle tre e mi godevo un po’ di sole prima di andare.”
“Mh! Da quello che vedo non ti sei goduto solo il sole. C’è una bella macchia… Sicuro che non hai anche goduto con papà?”
“Si, si, è passato e abbiamo fatto una sveltina, doveva uscire.”
“Sei sempre il solito, appena vedi un cazzo non capisci più niente.”
“Dai! Ma tu? Come mai a casa?”
“Ho dimenticato delle carte e così sono passato e già che ci sono mangio qualcosa prima di andare. Però, a vederti così, mi è venuta anche un’altra fame...”
“Sciocco. Sei il cugino più sciocco che ho.” e rise mentre Aurelio si slacciò la cintura e si abbassò gli slip offrendogli il suo sesso.
Il ragazzo guardò dal basso quel salsicciotto penzolargli davanti, si sedette sul lettino, e iniziò a baciargli la pancia per poi spostarsi sulle cosce ed infine risalire ai testicoli. La logica conclusione vide il pene ormai quasi pronto per tutta quella stimolazione sparire tra le sue labbra.
Gli piaceva tanto succhiare suo cugino, forse perché era giovane, non avendo ancora compiuto i trent’anni o forse perché aveva delle misure normali e quindi era facile e piacevole tenerlo tutto in bocca. Inoltre, a differenza di suo padre non schizzava in quantità industriali e quindi era assai più gradevole, almeno per lui, inghiottire il tutto.
In ogni caso quel giorno, Aurelio lo fermò abbastanza presto: “va bene, va bene, ma oggi non ho tanto tempo, magari finisci questa sera. Girati… No, non così, mettiti alla pecorina. Ecco, perfetto”
Si sistemò sul bordo del lettino e suo cugino gli si mise dietro. Era perfettamente allineato e, aiutandosi con la mano, gli appoggiò la cappella sul buchino.
“Sei sporco… Ci sono tracce del passaggio di mio papà. Si, si, lo so che ne fa tanta ma potevi anche farti una doccia.”
“Non immaginavo che saresti arrivato… se no la facevo.”
A quel punto lo sentì appoggiarsi e si preparò perché, a differenza del padre, Aurelio era solito infilarsi in un colpo solo, assestato con estrema decisione e, quasi sempre, il primo momento di quella penetrazione forzosa gli faceva male.
Infatti anche quella volta, come gli si spinse dentro tutto d’un colpo, sentì la solita fitta e si lasciò scappare un: “ah!!” che, come sempre l’altro ignorò, iniziando subito a scoparlo andando di gran fretta.
Ormai lo conosceva e sapeva che quando scopava era l’esatto contrario del padre. L’uomo era lento e costante, mai aggressivo, il ragazzo veloce ed impetuoso, quasi violento. Si faceva prendere dalla foga e ci dava dentro come un martello pneumatico. Ovviamente c’era anche il retro della medaglia perché tutta quella velocità significava anche breve durata. Ma anche questo lo sapeva e quindi da lui non si aspettava grandi soddisfazioni perché quasi sempre, proprio quando cominciava a piacergli… arrivava e si fermava lasciandolo a bocca asciutta.
Dopo una manciata di minuti di quel frenetico amplesso Aurelio si fermò di colpo e si sfilò, continuando a masturbarsi con la mano: “girati, girati che voglio venirti in bocca. Presto, presto che sto per esplodere.”
Ruotò su se stesso e si sedette aprendo la bocca mentre l’altro, continuando a muovere la mano come un forsennato gli infilò la cappella tra le labbra. Pochi istanti dopo eiaculò fremendo e ansimando, sudato e con il respiro corto.
Non disse niente per alcuni minuti, limitando a restare lì in piedi, immobile.
“Grande! E’ stato grande. Con te è sempre bello scopare. Mi fai godere alla grande.”
Detto questo si girò e rientrò in casa seguito da lì a poco dal suo cuginetto che, vista l’ora che si era fatta, decise di andare a fare la doccia.
Quando ebbe finito ritornò in cucina per mangiare qualcosa prima di cominciare a prepararsi per andare al lavoro. Vide Aurelio che si stava preparando dei panini.
“Ne fai uno anche per me?”
“SI, ma vai a metterti qualcosa, sai che a vederti girare nudo mi torna la voglia e adesso non ho proprio tempo.”
Sorrise e se ne andò in camera sua ad infilarsi una specie di camicione.

Le ore nel negozio passarono tranquillamente. Ormai era quasi un anno che lavorava li perché aveva cominciato esattamente un mese dopo aver finito le scuole superiori.
Quando mancava poco all’ora di chiusura il proprietario gli chiese di fermarsi. Aveva sperato che non lo facesse, ma non poteva dire di no e così sorrise e fece un rapido cenno d’intesa con il capo. D’altra parte in quella situazione ci si era cacciato da solo quando aveva accettato le sue avances poche settimane dopo aver cominciato a lavorare lì. Ma quel tipo di mezz’età gli era piaciuto da quando lo aveva visto e così non si era negato e aveva iniziato ad accontentarlo, quasi sempre nel retro dell’attività commerciale, al termine della giornata. E sapeva che anche quel giorno sarebbe andata proprio così.
Gli altri commessi uscirono salutando mentre lui si diresse nel magazzino sul retro e poco dopo sentì il rumore delle saracinesche che si abbassavano.
“Fatto, adesso siamo tranquilli” disse Ferruccio.
“Vado a spegnere le luci. Tu intanto spogliati.”
Lo diceva ogni volta, ripeteva esattamente la stessa frase, sempre quella.
Si tolse le scarpe e i fantasmini e lasciò cadere a terra jeans e slip gettandoci sopra la maglietta.
L’uomo gli si avvicinò sbottonandosi la camicia e quando fu davanti a lui si slacciò la cintura lasciando scendere a metà gamba i pantaloni.
Un rapido gioco di bocca e Ferruccio fu pronto e lo invitò a: “tira su la gamba. Mettila sul tavolo.”
Quella posizione gli piaceva parecchio perché la chiedeva spesso. Mariano sollevò il piede appoggiandolo sul tavolo e Ferruccio gli si appoggiò dietro abbracciandolo quindi, con giusti movimenti, si posizionò con precisione… et voilà, lo prese. Il giovane lo sentiva schiacciato contro di lui, in particolare la pancia che premeva tra la gamba e la schiena e avvertiva la forte pressione che esercitavano le braccia sul petto. I movimenti iniziarono fin da subito ad essere ritmati e incessanti anche se le spinte non lo facevano traballare più di tanto. Il ragazzo cominciò subito a provare piacere. Quel modo di fare l’amore lo intrigava parecchio perché sentiva dentro di sé il suo partner veramente bene e riceveva una forte soddisfazione fisica che molto spesso, magari con l’aiuto di una mano, sfociava in un gran bell’orgasmo.
L’uomo proseguì deciso finché non raggiunse il traguardo continuando a stringere il suo giovane amico tra le braccia senza mai smettere di baciargli il collo.
“Dio! Grande! Con te scopo da Dio” furono le parole che gli sussurrò quasi nell’orecchio prima di lasciare la presa e fare un passo indietro: “tieni, asciugati. Se no ti cola tutto.”
Anche Ferruccio si asciugò il pene e poi iniziò a mettere fretta a Mariano.
“Controllo che sia tutto chiuso mentre tu ti vesti così poi scappo a casa. Sai com’è quella rompicoglioni di mia moglie se arrivo tardi...”
Quando Mariano rientrò a casa trovò padre e figlio a tavola. Avevano finito da poco ma la pasta per lui era sul tavolo, coperta con un altro piatto perché non si raffreddasse. Era affamato e la spazzolò in fretta mentre Giovanni raccontò di un imprevisto che gli era capitato durante la giornata sgranocchiando delle noccioline. Ad un certo punto Aurelio si alzò e, dopo aver sparecchiato, si mise dietro la sedia del cuginetto, appoggiandosi con il pacco sulla sua spalla.
Sapeva benissimo a cosa preludeva quel gesto e, per tutta risposta, si girò e iniziò ad accarezzarlo proprio lì.
“Mi sa che stasera la TV la vedo da solo” sbottò il padre alzandosi e spostandosi in sala.
“Sicuro papi? Non hai voglia? Una cosetta tutti insieme?”
“No, no, adesso non ho voglia. Fate voi che siete giovani.”
“Dammi un attimo che faccio una doccia” disse pensando che aveva assoluto bisogno di lavarsi e pulirsi di quanto gli aveva lasciato addosso il suo datore di lavoro perché Aurelio non doveva minimamente sapere che se la faceva anche con quell’uomo che, per giunta, era perfino più grande di qualche anno di Giovanni.
“Ma la hai fatta prima di uscire.”
“Si, ma ho dovuto sistemare il magazzino e ho sudato come una bestia.”
“Ah! Ok. Allora ti aspetto in camera. Fai presto che ho una voglia... Mi tira già.”
“Si, ho sentito.”
Una decina di minuti dopo, senza nemmeno coprirsi con un asciugamano e con la pelle ancora umida e luccicante entrò nella stanza di Aurelio che lo stava aspettando, nudo pure lui, disteso sul letto.
“Peccato non ci sia anche Giovanni” pensò: “in due mi fanno morire” ma, vedendolo già con una bella erezione sorrise felice sapendo che si sarebbe gustato quel bel bocconcino
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