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Gay & Bisex

E... LO BAGNAI TUTTO


di RedTales
14.03.2015    |    14.367    |    6 8.2
"Passò dal fondotinta alla matita, dal mascara al rossetto, usando pure altre polveri, pennelli, spugnette..."
Un amico che avevo già incontrato alcune volte perché gentile, “caldo”, ben dotato e simpatico, mi aveva parlato tanto del suo direttore commerciale, la persona con cui aveva avuto la sua prima esperienza. Qualche giorno fa mi ha chiamato e mi ha tenuto mezz'ora al telefono per dirmi che si era visto con questo tizio e che gli aveva raccontato di me e che lui si era entusiasmato del mio culetto. E ne aveva aggiunte tante che, alla fine, gli avevo promesso che lo avrei incontrato. Mi aveva avvisato che era oltre la cinquantina e che ultimamente aveva messo su un po' di chili, però, quasi a compensare ciò mi aveva elogiato la sua resistenza, la simpatia, le dimensioni della “bestia”, il senso dell'humour, le “porcherie” che sapeva, l'imponenza fisica e via dicendo. Per farla breve, mi aveva strappato un si.
Ieri mi ha chiamato per dirmi che era libero tutto il pomeriggio. Gli avevo detto che mi andava bene e che poteva venire. No, ci dovevo andare io. O meglio, lui mi avrebbe accompagnato in macchina. Mi spiegò che possedeva una casetta che usava per i suoi... giochi e che gli piaceva incontrare li i suoi amanti. Va bene, ma dov'era la casetta? In un paesino fuori città, a mezz'ora di macchina Lui mi avrebbe accompagnato e poi mi sarebbe venuto a riprendere quando avessi...
finito, “a qualunque ora”... precisò. Accettai, anche se non del tutto convinto.
Alle due passò a prendermi puntuale e prima delle tre eravamo davanti ad una bella villetta. Mi lasciò all'inizio del vialetto che portava alla casa. Arrivato alla porta, mi venne ad aprire un omone altissimo, almeno rispetto al mio metro e settanta... scarso, probabilmente sul metro e novanta ma, soprattutto, enorme. Non era grasso, era un armadio! Perfino gli occhi erano piccoli, annegati in quella faccia che strabordava dappertutto. Aveva un bicchiere in mano e indossava un accappatoio a fiori e delle ciabatte da doccia.
Mi diede la mano e quasi mi tirò dentro. Mi sentivo piccolo piccolo davanti a quell'uomo che mi fece accomodare gentilmente sulla poltrona e mi chiese cosa volevo bere. Poi, servitomi, si sedette davanti a me sul divano, lasciando che l'accappatoio si aprisse, scoprendo quasi del tutto le gambe, fin quasi al sesso che però non riuscivo a vedere, annegato com'era tra le grosse cosce.
Cominciò a chiacchierare amabilmente di qualcosa, poi passò a chiedermi delle informazioni sui miei studi, su cosa mi piaceva, sulla musica che preferivo. La cosa mi indispose ma ormai ero li e tanto valeva fare anche questa esperienza con questo gigante. Magari ce l'aveva davvero super e ci sapeva fare sul serio.
Mi invitò a fare una doccia. Gli dissi che l'avevo fatta prima di partire e che mi ero lavato bene anche intimamente. Rise e mi disse che dopo un'ora di macchina una bella doccia calda era quello che ci voleva. Evidentemente voleva vedermi sotto la doccia e lo seguii. Wow il bagno non era un bagno, ma una stanza da bagno: due lavandini grandissimi con mezza parete a specchio, angolo doccia per... quattro e grande vasca da idromassaggio dove si poteva stare, anche qui, in quattro. La vasca era già piena...
- “Ti va di fare un idromassaggio rilassante?
Accettai.
- “Dai, togliti” prosegui guardandomi. Mi spogliai lentamente perché immaginai che ad uno così piacesse guardare e poi scesi nella vasca e mi sedetti su una delle sedute che c'erano. Lui armeggiò con le manopole e, quasi subito tutta l'acqua si mise a bollire. A questo punto, proprio davanti a me, lasciò cadere l'accappatoio, rimanendo completamente nudo. Adesso sembrava ancora più enorme. Forse perché lo guardavo dal basso verso l'alto o forse perché lo era veramente. Le braccia si fondevano con il busto da quanto erano grosse e così le cosce, dal ginocchio in su, sembravano attaccate tra loro. La pancia era un barilotto che ricadeva verso il basso nascondendo in parte i genitali. Mi colpì notare che era completamente depilato e con una pelle bianchissima. Con cautela entrò anche lui e si sedette vicino a me, invitandomi ad accomodarmi sulle sue ginocchia, proprio in mezzo al ribollire dell'acqua e incominciò a toccare dappertutto. Sembrava avere quattro mani... Dopo un bel po' di carezze e palpeggiamenti mi chiese se avevo voglia di uscire per raggiungere il letto. Lui si infilò un altro accappatoio, questa volta bianco, e con un panno cominciò ad asciugarmi meticolosamente. Alla fine, soddisfatto, prendendomi per una mano, mi portò in una grande camera dove troneggiava al centro un lettone matrimoniale. Toltosi di nuovo l'accappatoio ci si stese sopra chiedendomi di toccarlo e leccarlo dove più mi piace. Mi misi a fare del mio meglio, facendo scorrere le mani e la lingua su ogni centimetro di pelle. Era veramente liscio e morbido, quasi vellutato, dappertutto e profumatissimo. Alla fine mi concentrai sul cazzo che era si bello grosso ma non tanto lungo e, soprattutto, nonostante l'impegno profuso, non riuscii, né con la bocca, né con le mani, a farlo diventare duro.
A lui la cosa sembrò indifferente e non ci dette particolare attenzione. All'improvviso volle prendere lui in bocca il mio cazzo, lo accontentai. Si dimostrò molto abile e, poco dopo mi tirava già e, poiché lui continua a succhiarlo, lo avvisai che rischiavo di venire.
Mi disse che se proprio devo arrivare, era meglio che lo avessi fatto nel suo culo. A fatica si girò a pancia in giù e mi offrì il suo culone. Non senza difficoltà, vista la misura ridotta del mio affarino e la ciccia del suo sedere, riuscimmo a trovare una posizione per penetrarlo. Lui si mise in ginocchio e piegato in avanti, e io, da dietro, finalmente glielo misi dentro. Mi sollecitò a muovermi velocemente. Lo feci e lo ritornai ad avvisare che avrei schizzato quasi subito perché, in queste situazioni ero quasi un... fulmine. Disse di andare avanti e, poco dopo lo bagnai tutto.
Ritornò a stendersi sul letto volendomi li vicino per riprende a giocare con i miei genitali.
All'improvviso, senza dire niente si alzò e andò via dicendomi di aspettare li. Tornò con dei vestiti in mano e li buttò su una sedia dicendo che potevano andarmi e mi invitò a indossarli. Mi allungò due calze nere velate e mi chiese di mettermele aggiungendo che voleva giocare ai travestimenti e io devo vestirmi da donna.
Va bene, pensai, lo faccio.
Mi alzai e, dopo aver infilato le calze e un reggicalze che allacciai alle calze, mi fece girare e rigirare, tenendomi per una mano, per vedere il risultato. Poi mi passò più volte la mano sulle calze procurandomi un curioso solletico e una certa eccitazione da... contatto.
Mi allungò un microscopico perizoma che non riusciva a coprire cazzo e palle e che non lo soddisfò. Me lo fece togliere e me ne passò uno un po' più grande. Questa volta il risultato poteva andare.
-”Passiamo al petto” disse porgendomi un reggiseno imbottito che mi aiutò ad allacciare dietro. Fu poi la volta di una camicetta abbastanza corta in vita e, una volta abbottonata, stretta sui fianchi. Infine la gonna che mi arrivava un po' sopra il ginocchio. Mi prese di nuovo per una mano e mi fece ruotare su me stesso guardandomi con soddisfazione. Disse di essersi dimenticato delle scarpe e, chiedendomi che numero portavo, si allontanò nell'altra stanza.. Tornò con un paio di scarpe con un bel tacco che mi andavano quasi a pennello e dopo essersi sprofondato sul letto mi chiese di sfilare per lui e, con fare felice, mi guardò palpeggiandosi il pene.
Osservandomi allo specchio mi accorsi che non stavo proprio male, anzi, a parte i capelli e il viso sembravo una ragazza. Se è questo che voleva... ci era riuscito.
Nuova sua uscita dalla stanza e rientro con tre parrucche. Me ne provò una, poi un'altra, infine la terza prima di decidere per la seconda. Erano capelli lunghi, tagliati a caschetto di una tonalità scuretta. A questo punto aprendo dei cassetti prese tutto il necessario per il trucco e, dopo avermi fatto accomodare sulla sedia davanti ad un grande specchio, con molta calma, mi trasformò veramente in una bella ragazza. Passò dal fondotinta alla matita, dal mascara al rossetto, usando pure altre polveri, pennelli, spugnette... Quel gioco lo aveva talmente eccitato da farlo giungere, finalmente, ad una bella erezione, non spettacolare come raccontatomi dal mio amico ma pur sempre di tutto rispetto per le dimensioni raggiunte. Il mio sguardo si fermò proprio li e lui, accorgendosene, mi chiese di prenderglielo in bocca. Lo facci immediatamente, sporcandolo di rossetto e cercando di non restare sepolto dalla pancia che mi sommerse la faccia. Mi sollecitò a tenerglielo stretto in bocca e a succhiarlo. Finalmente mi sentii appagato per quello che stavo facendo e anche lui, dopo un inizio completamente passivo, cominciò a muoversi e a scoparmi in bocca con lenti movimenti, direi delicati ma, evidentemente, efficaci poichè poco dopo si ingrossò ancora di più. Si, era diventato maestoso e, con la coda dell'occhio lo osservavo compiaciuto.
Quasi timidamente mi chiese se poteva infilarmelo nel sedere. Lasciandolo uscire dalla bocca immediatamente, con un sorriso gli confermai la mia disponibilità. Si buttò di nuovo sul letto, questa volta con la pancia rivolta verso l'alto, e mi chiese di scoparmi da solo stando sopra di lui. Mi misi in piedi sopra di lui e, sollevata la gonna e spostato l'elastico del tanga, guidandolo verso il buchetto con la mano, me lo feci scivolare dentro con facilità, iniziando ad andare su e giù. Resistette a lungo, pur ansimando per il piacere che gli procuravo ma anch'io ero pienamente gratificato da quell'uccellone che mi riempiva tutto. Quando esplose mi strinse con forza le braccia, pregandomi di restare fermo, con il cazzo ben piantato dentro di me e completamente appoggiato a lui. Anche il mio pisello ritornò completamente in tiro ma, compresso contro la sua pancia, non si vedeva nemmeno.
Dopo aver ripreso fiato ed essersi saziato di me, portandomi di nuovo in bagno, volle che lo osservassi mentre faceva la pipì. Lo feci. Finito mi portò in un'altra camera dove si rivestì completamente, con giacca e cravatta.
Gli chiesi se posso rivestirmi anch'io e lui mi spiazzò con una richiesta del tutto improbabile.
“Vuoi venire a fare una passeggiata così?”
“No!” rispondo secco. Ma per chi mi aveva preso, pensai. Lui, forse forte del suo status sociale, rilanciò in un modo ancora più volgare, offrendomi cento euro per un giretto. Rifiutai ancora e lui alzò l'offerta, passando subito a cinquecento euro. Cazzo, pensai, per me sono una cifrona. In fondo li non mi conosce nessuno e, così vestito sono, in ogni caso, irriconoscibile. Non convinto, ma solleticato dall'offerta, accettai. Lui, sempre più sicuro, presa dal portafogli una banconota da cinquecento me la mise in mano dicendo “Andiamo”. Mi portò nel garage interno e mi fece salire sulla sua macchina. Gli domandai dove voleva andare e mi disse che avremmo raggiunto il bar del paese dove avremmo bevuto una cosa. Vedendomi ancora indeciso e sempre con i soldi in mano, aggiunse che gli piaceva farsi vedere con “belle ragazze” in paese. E rise. Non so perché ma risi pure io. Va bene si poteva fare. Parcheggiò a poche decine di metri da un locale caratteristico del paese e, una volta entrati, ci sedemmo su un tavolino interno. A parte tre uomini al banco, eravamo soli. Cercai i loro sguardi per capire come potevo apparire con quei tacchi e con la gonna, ma non si interessarono a noi. Una signora si avvicinò per chiederci di ordinare. Lo conosceva e i due scambiarono alcune battute sulla sua presenza e poi lei sottolineò come era spesso accompagnato da belle ragazze. Rispose dicendo che ero una sua collaboratrice e che eravamo li per lavoro. Lei, non guardandomi, se ne andò e anche quando portò le bibite non si curò più di tanto di me. Però restai teso ed agitato anche se tutto filò liscio fino a quando non rientrai in macchina, dove tirai un sospiro di sollievo mentre il mio nuovo amante mi disse che avevo superato la prova e che adesso mi avrebbe riportato a casa.
Mentre chiudeva le luci inizia a prendere i miei vestiti per cambiarmi ma lui rilanciò, chiedendomi se potevo ritornare vestito così fino a casa mia per altri cinquecento euro. Mi guardai con molta attenzione allo specchio, convenendo che ero completamente irriconoscibile. Gli chiesi dove pensava di farmi scendere. Mi rispose che potevo uscire dalla macchina dove volevo. Ok, si poteva fare. Chi mi avesse notato, anche incontrandomi nei corridoi del palazzo, non mi avrebbe riconosciuto. Raccolte le mie cose in una borsa, partimmo.
Appena entrati sulla tangenziale cominciò ad accarezzarmi le gambe, poi aprì un reggicalze facendo scendere la calza sotto al ginocchio. Fece lo stesso con l'altra. Accostando la macchina, mi pregò gentilmente di togliermi le calze e le mutandine per rendere il gioco più eccitante. Infatti lo fu per entrambi, forse perché completamente nuovo. Contento e gongolante, per quasi tutta la strada, mi toccò le palle e il cazzo, massaggiandomeli e spostandosi anche sulle cosce, senza soluzione di continuità. E' ovvio che dopo pochi passaggi il mio bastoncino ritornò bello duro e così rimase per tutta la strada. Giunti in periferia mi confidò che quel gioco lo eccitava tantissimo, al punto di essere venuto lungo la strada.
Mi feci accompagnare fin sotto il portone di casa e, una volta arrivati, mi chiese di potermi rivedere nuovamente, ma restai sul vago e gli dissi che glielo avrei fatto sapere.
Mentre stavo scendendo mi bloccò per una mano, insistendo per rivederci. Si scusò anche per essere stato venale nel darmi i soldi e che se mi sentivo offeso potevo anche lasciarli li e non lo avrebbe mai più fatto. Mi pregava anche di considerarlo solo come un regalo per il meraviglioso pomeriggio che gli avevo concesso. Concluse dicendosi fiducioso per un nostro nuovo incontro. Certo era stato bravo a girare la frittata e, forse, sembrava anche sincero. Certo che mille euro, guadagnati così, almeno per me, erano una cosa incredibile. Mi allungai per dargli un bacino e, implicitamente, accettare le sue avance, poi corsi a casa. Mi girai a un metro dalla porta e tornai verso di lui per chiedendogli dei vestiti. Mi disse che potevo tenerli o... riportarglieli la prossima volta. Gli sorrisi e me ne andai senza più girarmi. Rientrato mi precipitai davanti allo specchio, realizzando che stavo proprio bene. Non sembravo proprio io, ma un'anonima ragazzina. Anche le gambe nude, scoperte poco sopra il ginocchio, erano piacevoli. Si, è stato proprio bravo nella scelta dei vestiti ma pure il trucco, leggero e per nulla vistoso era sufficiente a rendermi veramente donna. Soprattutto con quei capelli che apparivano così... naturali e perfettamente veri. L'unica cosa stonata era il rigonfiamento del mio sesso che si notava. Allargai le gambe spingendo tutto in dietro e le richiusi bloccandolo. Si, così era perfetto. Si, quel gioco mi stava proprio coinvolgendo e già immaginavo di iniziare a rifarlo con lui.

Avevo già pubblicato il racconto in un altro profilo che non esiste più e lo ripropongo qui dove sto inserendo tutte le storie che ho scritto
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