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Gay & Bisex

UN CULO A DISPOSIZIONE 2°P


di RedTales
18.03.2015    |    13.277    |    3 9.3
"- “E non lo dici ai proprietari?” - “No!” - “Devo solo..."
Dopo la chiusura Lucio passò in ufficio ma la segretaria gli disse che “il responsabile del magazzino è uscito ma ha lasciato detto che torna per le ventuno e che l'aspetta per quell'ora. Ah, ha detto di venire da solo. Non gli interessa vedere anche...” e, cercando su un foglio, “... Marco. Anzi, dice che non lo vuole proprio vedere”. Alzando gli occhi verso l'uomo aggiunse “ma cosa avete combinato? Non ho mai visto così arrabbiato”:
L'uomo ascoltò in silenzio e, alzando le spalle e senza dire altro, si congedò dalla signora con un mesto “buonasera”.
Passò lunghe ore con la testa piena di pensieri, quasi tutti cupi e, alle nove meno un quarto, si presentò da solo davanti all'ingresso chiuso. Suonò ma non rispose nessuno. Dentro era tutto buio. Si mise davanti alla porta, quasi sull'attenti. Alle nove suonò di nuovo, anche questa volta, inutilmente. Rassegnato rimase in attesa. Alle nove e un quarto arrivò l'auto di Lorenzo che, dopo aver parcheggiato, lo invitò a salire.
Raggiunto l'ufficio lo fece accomodare e poi se ne andò, abbandonandolo ai suoi pensieri, per un altro quarto d'ora. Finalmente si sedette e, prima di poter dire qualcosa, Lucio riprese a scusarsi e a dire che era disposto a tutto pur di mantenere il posto di lavoro.
- “Tutto cosa?”
- “Tutto...”
- “Anche il culo?”
Sgranò gli occhi per questa inattesa domanda e pensò di non aver capito, agitato com'era, e non rispose.
Senza smettere di guardarlo e vedendolo in deciso imbarazzo riprese: “il culo... il culo. Mi dai il culo. Come ti ho visto fare oggi...”
Se prima i suoi occhi erano spalancati, adesso lo erano ancora di più. Farfugliò qualcosa: “mi vuoi scopare?”
- “Bravo, hai capito... Si, ti voglio scopare... E poi, magari, mi fai anche qualcos'altro... Tranquillo... Una cosetta tra te e me. Discreta, non lo saprà nessuno... Quando ho voglia ti scopo”.
Lucio era stravolto, non riusciva a pensare. Gli sembrava una buona cosa ma non capiva dov'era l'inganno. Perché ci doveva pur essere un qualcosa che non andava bene in tutto ciò.
- “Allora, che ne dici?”
- “Si, si, si, va bene. Tutto quello che vuoi. Si. Ma resto a lavorare qui?”
- “Come hai sempre fatto”.
- “E non lo dici ai proprietari?”
- “No!”
- “Devo solo...”
- “Devi solo darmi il culo quando ne ho voglia...”
Provò ad alzare lo sguardo e vide un sorriso sulle labbra del suo capo.
- “Adesso ne ho voglia”.
- “Si...”
- “Si! Devo dirti cosa fare?”
- “No, no... Adesso?”
- “Adesso”.
L'uomo si alzò e iniziando con l'aprire la cintura, si abbassò i pantaloni e fece altrettanto con le mutande, restando quindi mezzo nudo.
- “Anche il resto”.
- “Il resto?”
- “Si, togli tutto”.
Sfilò il maglione e, sbottonata, la camicia la mise sulla sedia.
- “Anche le calze”.
Obbedì.
Lorenzo andò a sedersi sulla poltrona e gli ordinò di avvicinarsi. Lo osservò con attenzione, commentando il suo fisico e accarezzandolo sulla pancia sporgente e sui glutei. Si disse soddisfatto del trovarlo depilato nelle parti intime ma gli intimò di depilarsi completamente per il prossimo incontro: “anche le ascelle e le mani”.
- “Ma sulle braccia sono stato sempre peloso...”
Non proseguì perché fu fulminato da uno sguardo che non ammetteva repliche.
Lo fece girare e piegare in avanti per toccargli il culo e infilargli un dito nell'ano.
-”Hai detto che quello di Marco è grande... Sei abituato a prenderli grossi?”
- “Si”.
Facendolo restare in quella posizione, si alzò per denudarsi e quindi per arrivargli davanti e sbattergli in faccia il suo pene che, anche se non in tiro era di generose dimensioni.
Spingendoglielo tutto in bocca se lo fece inturgidire a puntino per poi domandargli come gli sembrasse.
- “E' enorme!” Infatti era riuscito a fatica a tenerlo tra le labbra una volta cresciuto. Non lunghissimo ma estremamente grosso, in particolare la cappella.
- “Ti piace?”
- “E' bellissimo”.
- “Adesso te lo faccio sentire”.
Ritornato dietro, dopo averlo leggermente lubrificato con la saliva, si appoggiò sull'ano e iniziò a spingere. Quando la punta si infilò dentro Lucio si lasciò scappare un leggero lamento ma poi, per tutto il resto di quella lunga scopata non fece altro che mugolare per il piacere che quel cazzone gli procurava. E lo fece per un bel po', fino a quando il suo ansimare non si sommò alle urla che emise Lorenzo poco prima di riempirlo abbondantemente.
Una volta fatto, l'uomo si rivestì ordinatamente imponendo però a Lucio di restare fermo perché voleva vedergli colare il culo e facendolo muovere un pochino, alzare, spingere, riuscì a fargli scendere lungo le gambe quanto gli aveva schizzato nel retto.
A quel punto, soddisfatto, gli disse di vestirsi e di andarsene.
- “Forse ho voglia anche domani. Ti farò sapere”.
Il giorno successivo, di prima mattina la segretaria convocò in direzione Marco: “il capo magazzino è uscito ma ha lasciato detto che torna per le ventuno e che l'aspetta per quell'ora. Ah, ha detto di venire da solo. Riceve solo lei. Non gli interessa vedere anche...” e, cercando su un foglio, “... Lucio. Anzi, dice che non lo vuole proprio vedere”. Alzando gli occhi verso il ragazzo aggiunse “ma cosa avete combinato? Non lo ho mai visto così arrabbiato”:
Il giovane ascoltò in silenzio e, senza dire altro, si congedò dalla signora con un mesto “buongiorno”.
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