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SUL SET DI UN FILM PORNO


di RedTales
14.07.2015    |    21.081    |    3 9.3
"Pensava che nessuno lo avesse notato ma un “ti sei sbrodolato dalla goduria, bel porcello” del regista lo lasciò sorpreso..."
Cerchiamo attori, non professionisti, per film hard...
Quando aveva visto quella pubblicità su un sito per soli uomini, era rimasto colpito e ci aveva fantasticato sopra veramente molto.
Alfonso, Alfi per gli amici, era un simpatico e benvoluto ragazzo di ventisei anni, lavorava come impiegato in una grossa industria meccanica e, da alcuni anni, si era dichiarato gay. La cosa non aveva sorpreso più di tanto, in quanto certi suoi atteggiamenti lasciavano intuire la cosa da tempo.
Fondamentalmente Alfi aveva messo a fuoco che cercava, almeno per adesso, solo del sano e buon sesso, in... tutte le salse. Era passivo e raggiungeva il massimo del piacere quando veniva penetrato e da diversi anni non cercava altro che questo. Ovviamente era molto attento a tutti quei fattori che gli consentivano di godere dei piaceri del sesso, anche con presone sempre diverse, ma in totale sicurezza, igiene e... tranquillità.
Quella possibilità, in ogni caso, non poteva che essere una buona occasione per farsi delle belle scopate, come aveva visto centinaia di volte nei video gay di cui era un buon consumatore.
Il retro della medaglia sarebbe stata la sua totale visibilità ma della cosa, pensando anche al giro ristretto di questi film, non si preoccupava più di tanto.
Provò ad inviare una mail, cercando, come era richiesto nell'annuncio, di indicare il maggior numero di informazioni possibili.
Quello che scrisse risultò uno stringatissimo... curriculum.
Ho ventisei anni, sono gay. Sono alto 172 centimetri e peso cinquantotto chili. Fisico in forma, tonico e leggermente palestrato. Sono quasi esclusivamente passivo ma posso anche essere attivo. Non sono particolarmente dotato: 14 centimetri di lunghezza. Allego alcune foto. Mi potete contattare al 34748...
Questo fu il massimo che riuscì a scrivere, anche perché non sapeva proprio cos'altro avrebbe potuto aggiungere.
Pochi giorni dopo ricevette una telefonata da un produttore che lo invitava a recarsi presso di loro per un colloquio. Fu particolarmente evasivo e non gli fornì, nonostante le sue molte domande, particolari risposte.
La sede non era troppo lontano da dove abitava, una ottantina di chilometri e, per il giorno dell'appuntamento chiese ferie e si recò curioso e speranzoso.
Arrivato all'indirizzo, si trovò davanti una piccola palazzina con le insegne della “Infinity Pictures”.
Fu ricevuto da due uomini che gli spiegarono subito e senza giri di parole cosa cercavano: “qui facciamo solo video gay, di tutti i tipi, ma solo gay. A noi interessano ragazzi, meglio se giovani e con buon fisico, disposti a farsi fare un po' di tutto. Diciamo a svolgere un ruolo passivo. Gli fecero anche diverse domande per sapere se lo aveva già fatto, se lo prendeva normalmente, quanto misurava il più grosso e così via. “Ovviamente sarai ricompensato per le prestazioni, ma non possiamo offrire molto” continuarono precisando dove si facevano le riprese, i tempi necessari, e tutto quello che poteva servirgli per decidere. Sottolinearono che ogni rapporto non sarebbe stato protetto e che, come tutti, avrebbe dovuto presentare un certificato medico recente attestante la sua buona salute e l'assenza di sieropositività.
Non gli misero fretta ma gli chiesero di poterlo fotografare e riprendere completamente nudo mentre camminava o eseguiva semplici richieste e, per questo, dovette dirmare anche una liberatoria.
Accettò e lo condussero in una stanza in fondo ad un corridoio dove, accese molte luci, lo fecero spogliare e poi due fotografi gli scattarono moltissime foto mentre si metteva nelle posizioni che gli indicavano. Un terzo riprendeva tutto con una telecamera.
Quel provino durò quasi un'ora.
Alla fine si rivestì, si salutarono e gli dissero che lo avrebbero contattato nei prossimi giorni.
Infatti, dopo una settimana gli comunicarono che andava bene e che poteva passare da loro per firmare un contratto per un film e che gli avrebbero dato il copione di cosa avrebbe dovuto fare.
La telefonata lo rese felice ma, al tempo stesso, dubbioso ed anche incerto. Ci pensò molto ma, alla fine, decise di accettare.
Firmò e, leggendo il risicato storyboard prese atto che lui, assieme a suo fratello, ovviamente nella finzione scenica, erano due muratori che venivano insidiati dal loro capomastro che se li scopava a turno in cantiere e poi condivideva la cosa con l'impresario e l'architetto. Oltre a fare sesso, doveva anche dire qualche decina di battute.
Se gli andava bene avrebbe cominciato tra una decina di giorni. Gli diedero anche una lista di cose da fare per prepararsi al meglio per le riprese.
Arrivò il primo giorno e, partendo dalla sede della Infinity Pictures, con una grossa monovolume lo accompagnarono in un cantiere. C'erano una decine di uomini che erano all'opera per predisporre il set.
L'autista gli disse: “lavoriamo qui”.
Gli presentò “suo fratello” e gli altri tre protagonisti della storia e poi lo invitò ad indossare i vestiti che avevano preparato: canottiera senza maniche, jeans, scarpe da lavoro, guanti, caschetto. Mentre si stava vestendo gli fece notare che il perizoma che indossava non andava bene e gli passò anche un paio di mutande. “Sono più adatte ad un giovane muratore”. Il suo partner gli chiese come andava e se era pronto per farsi scopare. Parlottarono un pochino nell'attesa di incominciare.
Iniziarono le riprese con loro sopra delle impalcature che facevano finta di lavorare, vicino a dei macchinari, mentre spalavano della sabbia e così via.
Finalmente arrivò la scena in cui il suo capocantiere lo chiamò nel suo ufficio e, senza tanti giri di parole, gli disse che se voleva essere assunto con un contratto regolare doveva dimostrarsi “gentile con lui”. Recitarono le battute, ripetendole solo alcune volte e quindi l'uomo si calò i pantaloni sbattendogli sotto il naso il suo cazzo perché glielo succhiasse. Dovette rifare più volte quella scena perché il regista voleva da lui delle espressioni di vera sorpresa, di indecisione, di schifo. Alla fine riuscì a dargli quello che cercava e, con quell'ultimo ciak le riprese si fermarono. Sarebbero riprese il giorno dopo.
Mentre si stava cambiando il regista lo raggiunse dicendogli che per essere la prima volta era stato bravo e che era soddisfatto di lui.
Rientrò a casa piuttosto deluso. Si aspettava di farsi una bella scopata ma...
La seduta successiva ripartì proprio da dove si erano fermati. Doveva fare un pompino al capomastro e ci mise il meglio di quanto sapeva fare e per un buon quarto d'ora nessuno lo interruppe. Intorno percepiva gente che guardava, che spostava le luci, i tre tecnici che riprendevano che gli giravano attorno avvicinandosi anche a pochi centimetri, ma rimase concentrato su quello che faceva e che gli piaceva fino a che la voce del registra non gridò di fermarsi e che poteva bastare. Piccola pausa e scena successiva. Il capo cantiere, soddisfatto lo faceva spogliare e lo inculava. Iniziarono ma dovette spogliarsi più volte perché non riusciva a far sembrare che lo facesse senza voglia e intimorito di perdere la verginità. Prima della penetrazione gli lubrificarono il buco e gli mostrarono come avrebbe dovuto spostarsi verso il tavolo e piegarsi sopra a novanta gradi prima di essere scopato.
Andò bene la prima e, finalmente, sentì quel cazzo nel culo. La penetrazione la girarono diverse volte perché volevano da lui delle espressioni di paura e di dolore e delle urla per il male che sentiva. Ovviamente non provava nulla di tutto ciò, ma doveva farlo sembrare per rendere credibile quello stupro. Ci riuscì e ricevette i complimenti del regista. Registrarono anche una ventina di minuti di scopata con dei primi piani focalizzati solo li e quindi si fermarono per la pausa pranzo.
Nonostante la promiscuità e la presenza di tanta gente quel lungo stantuffare gli era proprio piaciuto e, senza farlo vedere, lo aveva proprio appagato, facendolo godere.
Pensava che nessuno lo avesse notato ma un “ti sei sbrodolato dalla goduria, bel porcello” del regista lo lasciò sorpreso. “Ti piace essere scopato, vero?”
Non rispose anche perché quell'uomo non si aspettava da lui una risposta. Gli diedero un asciugamano per coprirsi e un simpatico ragazzo porse a tutti dei sacchettini con quanto era stato preparato da mangiare.
L'uomo che lo aveva scopato gli chiese come era andata aggiungendo che per essere la prima volta si era comportato bene e che non c'erano stati problemi perché aveva proprio un bel culo, aperto e facile da scopare. Poi raggiunse gli altri mentre vicino a lui si sedette l'altro ragazzo. Gli chiese come gli sembrava tutto quello che stava vivendo e si misero a parlare della loro esperienza e scoprì che l'altro aveva già partecipato a cinque film. “L'importante, quando riprendono, è fare quello che ti dice il regista perché lui ha già in testa come deve venire. Con questi tre sarà dura solo con quello che fa l'architetto, Render. Si fa chiamare Render, perché invece di un cazzo ha un cannone”.
“In che senso?”
“Sembra il cazzo di un asino: lungo, grosso e, con le pastigliette, sempre duro.. e non viene mai. Fai fatica a prenderlo in bocca e in culo lo senti che ti apre tutto, specialmente quando te lo infila completamente dentro. E lo fa spesso perché mi sa che ci gode nello sfondare quelli come noi che fanno qualche passaggio e poi non vengono più chiamati”.
Rimase pensieroso e anche un po' preoccupato. Non aveva mai preso misure extra large, ma quei pensieri sparirono presto perché il regista li richiamò al lavoro. Alla ripresa vollero ancora diverse espressioni di dolore e sofferenza con dei primi piani del viso poi lo fecero spostare in varie parti dell'ufficio, trascinato dal suo amante, per essere scopato in tante posizioni diverse. Non fu facile perché, appena iniziava a piacergli, passati pochi minuti doveva fermarsi per poi ricominciare da un'altra parte. Il suo partner entrava e usciva dal suo culo con una naturalezza incredibile ma la cosa che lo colpiva di più era la continua e perfetta erezione che continuava a sfoggiare. Evidentemente anche lui era impasticcato.
Finite queste parti lo fecero vestire e andare sotto un ponteggio a far finta di lavorare vicino a suo fratello che il capocantiere cominciò a tormentare con pesanti allusioni sessuali. Lui doveva cercare di opporsi, ma solo a parole, quando voleva portarselo nell'ufficio. Anche queste parti le dovette rifare più volte. Seguirono altre riprese, sempre in esterna, in varie parti del cantiere. Non capiva il perché di tutto ciò ma, evidentemente avrebbero avuto un senso una volta montato il film. Il regista avvisò tutti che restavano da fare ancora alcune azioni di sesso e poi avrebbero finito. Ritornarono nell'ufficio e: ciak: il capo spogliò in modo brutale il ragazzo e provò subito a prenderselo di dietro mentre questo gridava e lo supplicava di lasciarlo stare. Fu interrotto dall'arrivo di Alfi che provò a proteggerlo, senza riuscirci perchè venne sopraffatto e legato e fu costretto ad assistere alla prima volta del fratellino. Sembrava facile ma anche dopo parecchie volte il regista non era soddisfatto dei risultati: mancava, secondo lui, la paura, la disperazione: “sembra finto. Sembra che stiamo facendo un film. No, no, non ci siamo. Basta! Per oggi ci fermiamo”. Avrebbero ricominciato domani.
Il giorno dopo, prima di iniziare diede diversi consigli, soprattutto ai due ragazzi che, questa volta, riuscirono quasi subito a fare ciò che voleva: Alfi guardava impotente, legato mani e piedi il fratello Nicola che veniva scopato con durezza. “Buona, buona. Bravi, l'avete fatta bene! Pausa. Poi riprendiamo da qui, quando entreranno l'architetto e l'impresario che, eccitati dalla scena, si metteranno a scopare anche loro i due operai”. Prima di quelle riprese il regista lo avvisò che: “Franz ha un gran bel bastone,fattelo mettere adesso così ti regoli per dopo. Non vorrei che rovinassi la scena. Se ti fa un po' male quando entra ci può stare, anzi – disse ridendo – così rendi la scena più spontanea”. Franz gli si avvicinò e finalmente capì cosa intendevano dire del suo cazzo. Uno così grosso lo aveva visto solo nei... film. Senza tanti giri di parola gli disse: “girati che proviamo, così poi mi entra meglio”.
Si mise abbondante lubrificante attorno e dentro il culo e si piegò in avanti appoggiandosi al muro mentre quello lo puntò e, con la punta, lo allargò un po', spingendo leggermente. Come prese ad infilarsi più in profondità sentì che si bloccava e che non voleva saperne di entrare. Si allargò con le mani mentre l'altro continuava spingere. Improvvisamente cedette e se lo sentì dentro. Gridò, tra le risa di tutti, perchè gli aveva fatto male. Lui si fermò. “Male? Aspetto un attimo che ti abitui”.
Fu veramente un momento perché quasi subito riprese a sprofondare. Stava passando e, come lo sentì arrivare in fondo apprezzò quanto fosse grosso perchè lo sentiva bene in tutto il culo.
Si mosse un pochino e poi uscì: “adesso sei pronto, vedrai che scivolerà dentro come il coltello nel burro. Vuoi provarlo anche tu?”
L'altro ragazzo disse di si e la scena si ripeté. A vederla come spettatore, quella cappella che spingeva su quel buchino, era veramente impressionante. Anche l'altro si lamentò appena il palo riuscì a vincere la resistenza dello sfintere e, nuovamente, tutti si misero a ridere.
“Siamo pronti adesso?” gridò il regista. “Si può cominciare?”
Il capo si rimise nel culo del fratello riprendendo a scoparlo e improvvisamente si aprì la porta ed entrarono l'architetto e l'impresario. Fecero la parte di quelli che mai si sarebbero aspettati di vedere una cosa del genere mentre l'altro cercava di giustificarsi. Poi guardandosi con malizia iniziarono a spogliarsi per prendere parte anche loro … al festino. Slegarono Alfi e... cominciarono ad usare anche lui. Gli operatori si spostavano continuamente, non perdendosi mai i momenti in cui un cazzo usciva da un culo per poi infilarsi nell'altro.
Lui doveva lamentarsi, ma poco, mentre suo fratello doveva continuare a gridare, implorare e cercare di liberarsi. Quando gli entrò l'architetto anche il suo lamento fu, nuovamente, vero. Accidenti se gli aveva fatto male. Ma passò quasi subito sotto quelle possenti spinte che lo fecero godere in modo intenso e, quando se ne uscì, avrebbe voluto gridargli di continuare, ma la finzione non lo prevedeva. Quella scopata a tre durò forse un'ora, con i tre “mandrilli” che ostentarono una resistenza sovrumana.
“Bene, basta così” sentenziò il regista. “Abbiamo materiale in abbondanza. Ci restano solo da fare le schizzate in bocca e in culo e abbiamo finito”.
Lo fece mettere come meglio riteneva e, dopo essersi masturbato come un pazzo uno dei tre glielo infilò in bocca poco prima di venire e gliela riempì, per continuare poi sulla faccia ma fermandosi quasi subito.
“Presto, tira fuori la lingua, fai vedere che hai la bocca piena”. Gli fecero un primissimo piano. “Adesso girati che ti riempie anche il culo”.
Lo sistemò alla pecorina, gli schizzò dentro dello Porn Sperm, per far sembrare abbondante l'eiaculazione e quello gli entrò dentro. Assestò dei colpi per rendere veritiera la scena e poi uscì, continuando con la mano e schizzando quel poco che poteva. Poi gli strofinò il cazzo che era ben pieno di sperma artificiale sulla schiena. Il regista volle riempirgli ancora il culo con quel gel e poi fece una ripresa molto ravvicinata mentre gli colava fuori dall'ano.
Anche l'altro fece qualcosa del genere e infine, messi tutti e due in ginocchio vicini, ricevettero una bella schizzata da quel mega cazzo che, si accorsero, produceva anche una quantità smisurata di crema.
Ancora qualche ripresa di bocche, occhi, facce colanti e il film era finito, almeno come riprese.
Andarono tutti a farsi delle docce e, alla spicciolata, se ne andarono. Alfonso fu fermato dal regista che voleva parlargli: lo invitò a cena. Senza tanti giri di parole gli disse che gli era piaciuto con la sua spontaneità e che avrebbe voluto averlo ancora come attore, magari con un compenso leggermente maggiore. Accettò con gioia e la serata finì nel letto di quell'uomo che, oltre che un bravo regista, si dimostrò anche un valido amante che seppe far raggiungere il piacere ad Alfi.
“Ti va di fare il prossimo film con tre negri enormi tutti solo per te? Da come godevi quando Franz ti inculava mi sa che i grossi calibri ti piacciono...”
Quasi senza farsi accorgersene gli scappò un entusiastico “si”.
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