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Gay & Bisex

ANCORA AL SERVIZIO DEL PADRONE E NON SOLO (PRIMA PARTE)


di RedTales
11.07.2023    |    5.237    |    6 9.7
"È uno come tanti e va anche a donne..."
Ieri, incredibilmente, mi ha chiamato il Padrone. Mi voleva pronto e ben curato per oggi mattina perché: “domani ti portiamo a fare la puttana per strada.”
Ho ascoltato con gli occhi sgranati per la sorpresa, non tanto per quanto avrei dovuto fare, ma perché me lo aveva detto. Era la prima volta che mi anticipava qualcosa…
In ogni caso l’aver saputo prima cosa avrei dovuto fare è stata una fonte infinita di pensieri perché mi sono girato tanti “film” su cosa sarebbe potuto succedere e… non ho dormite molto.
Oggi sono arrivato da lui in anticipo e lo ho aspettato. È sceso con Michelangelo e, da lontano, mi ha fatto il gesto di raggiungerli.
Mi hanno fatto sedere dietro e siamo partiti. Il viaggio è stato lunghetto e, per tutto il tragitto, hanno parlato tra loro senza mai coinvolgermi fin quando non ho sentito: “ecco, la zona è questa, bisogna solo andare un po’ in dentro su questa strada.”
Mi guardo intorno, siamo in una zona industriale dismessa e la strada imboccata si dirige verso la campagna. Poco più avanti noto delle persone che, appena sono più vicine riconosco come prostitute dell’Africa. Ne vedo tre, praticamente nude. Mi colpisce una con stivaloni fino alla coscia e un risicato reggiseno che non riesce nemmeno a coprire le grosse areole del seno. Non indossa altro. Come passiamo vicino il Padrone rallenta fin quasi a fermarsi, loro ci guardano e una manda un bacio con la mano. Proseguiamo e più avanti ne vedo un’altra appoggiata ad una macchina. Indossa un vestitino che… fa vedere tutto ed è sospesa su due tacchi altissimi. È nera anche lei. Proseguiamo girando in un’altra via dove troviamo altre ragazze e, dopo aver imboccato altre due strade in quella specie di labirinto ci fermiamo davanti ad un edifico abbandonato dove i cespugli abbondano. Davanti, fronte strada, c’è uno spiazzo verde con l’erba rasa che sembra quasi tagliata.
“La puttana la fai qui” sentenzia il Padrone. Scendiamo e Michelangelo mi allunga un paio di calze, due copri-capezzoli adesivi e delle orribili infradito.
È in quel preciso momento che metto a fuoco che le parole “puttana” e “per strada” corrispondono proprio alla realtà di quello che dovrò vivere oggi e non so se sono più eccitato o preoccupato. Spazio con lo sguardo a destra e a sinistra lungo la strada che è deserta ma è pur sempre una strada di periferia e non un luogo appartato.
Michelangelo mi agita le calze davanti ed è ovvio che devo metterle ma… aspetto che me lo dicano. Appena lo fanno, guardandomi ancora attorno come per essere sicuro che non ci sia gente, mi tolgo tutto e mi preparo.
“Metti anche questa” dice porgendomi una parrucca. La calzo e Michelangelo me la sistema al meglio. Sento subito che fa caldo in testa perché la giornata è calda ed il sole scotta. Pierluigi prende dalla macchina una seggiolina e la piazza nel prato a pochi metri dalla strada: “oggi lavori qui. Siediti che immortaliamo la giornata. Prima però un po’ di rossetto.”
Mi trucca e prende il telefonino e, come fa spesso, mi scatta tante foto facendomi mettere in varie pose. Quando è soddisfatto mi dice di aspettare lì i “clienti”: “noi ci spostiamo più in la. Fai la puttana. Sei vecchia, stagionata… ed esperta. Chiedi venti euro e fai quello che vogliono lì.”
Indica uno spiazzo sotto una specie di tettoia dove si può anche parcheggiare.
“Sempre con il preservativo. Chiaro? Noi guardiamo. Se vedi la Polizia scappa per di là. Se ti fermano… cazzi tuoi. Noi si va via…” Mi allunga una manciata di condom e risale in macchina.
Sono sconvolto e provo a chiedere qualcosa ma sono zittito brutalmente e non posso far altro che ubbidire. Sono praticamente nudo, a parte le autoreggenti a rete e i due triangolini sui capezzoli. Indietreggio di qualche metro fino alla seggiolina e… mi sento solo e preoccupato.
Vedo il Padrone ed il suo amico spostarsi di una cinquantina di metri più avanti, girarsi e parcheggiare.
Sono rimasto tante volte nudo all’aperto ma non faccio che risentire nelle orecchie l’ultima frase: “se vedi la Polizia scappa per di là. Se ti fermano… cazzi tuoi” e in testa frullano decine di pensieri: “il Padrone non c’è, è andato via. Mi guarda ma è lontano. E adesso cosa faccio? Forse non verrà nessuno. E se viene? Cosa dico? Qui non siamo nei soliti posti d’incontri… Ma davvero farò la puttana? Ma sono vecchio per queste cose… Diavolo! Sono solo, nudo… E se ritorno alla macchina? No! E poi il Padrone? Gli dico che il gioco è finito. Ma così lo perdo per sempre. Cazzo che situazione… E se davvero arriva la Polizia? Che situazione di merda!”
Mi sento uno schifo.
Sulla strada sia da una parte che dall’altra non c’è nessuno. Anche se siamo in una zona particolarmente isolata… non sono proprio tranquillo. Mi accomodo sulla sedia ed accavallo le gambe come per coprirmi proprio lì e resto ad aspettare. Fa decisamente caldo, il sole picchia forte e la luce mi da fastidio.
Dopo un bel po’ vedo arrivare una macchina. Ho un brivido. Penso che, come la vedo io, anche gli occupanti possono vedere me… Quando mi è vicina rallenta, si abbassa il finestrino e il guidatore, che vedo poco perché è in ombra, mi guarda senza dire niente. Chissà perché ma scavallo le gambe e le apro, come per far vedere che sono una puttana ma che ho una sorpresa proprio li in mezzo. L’uomo resta fermo e in silenzio e, dopo una bella fetta di secondi, sono io che butto lì un: “ciao!”
Risponde: “sei nuova?”
“Sì.”
“Fai tutto?”
“Sì”
“Quanto?”
“Venti.”
“Per cosa?”
“Quello che vuoi.”
“Anche in culo?”
“Sì!”
“Libero?”
“Protetto.”
Non dice altro, alza il finestrino e riparte nella direzione del Padrone. Lo vedo allontanarsi finché gira in una trasversale.
Mi accorgo che sono agitato. Mi sono comportato davvero come una puttana anche se quell’uomo se ne è andato.
Altri pensieri mi riempiono la mente: “chissà cosa pensa il padrone adesso. Lo ha visto andar via. Sono rimasto seduto… forse dovevo alzarmi e avvicinarmi alla macchina. Ma se voleva fare senza… il Padrone ha detto solo con il preservativo. Non è colpa mia se è andato via. Chissà com’era. Non lo ho neanche visto bene. Cazzo, quindi di qua passano macchine e vengono anche a cercare…”
Il cuore mi batte forte. Sono sudatissimo e ho molto caldo. Mi alzo per fare due passi ma non c’è un alito di vento e non trovo riapro dal sole.
Gironzolo davanti all’edificio continuando a guardare da una parte e dall’altra ma non si avvicina nessuno. Dopo tanto tempo sento un rumore che proviene dalla parte dove è parcheggiato il Padrone: è un furgone. Mi arriva davanti e si ferma. L’uomo al volante mi chiama e mentre mi avvicino al finestrino noto che mi osserva. Dalla prima frase immagino che sia un habitué della zona perché anche lui butta lì un: “nuova?”
“Sì!”
“Quando per una pompa?”
“Venti.”
“Venti? Ma che cazzo! Le nere la fanno per dieci.”
“Va bene, dieci.” rispondo senza pensare perché spero che… mi faccia fare qualcosa in modo che il Padrone possa vedere.
Penso ancora: “è solo un pompino. È la soluzione migliore. Dai! Dieci, come le nere. Sicuramente dieci gli va bene. È uno come tanti e va anche a donne. Dai! Dimmi che va bene.”
“Va bene, pompa senza mani e sborrata in faccia.”
“Sì.”
PROSEGUE CON: "ANCORA AL SERVIZIO DEL PADRONE E NON SOLO (SECONDA PARTE)".
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