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Gay & Bisex

LA PRIMA INCULATA DELLA SUA VITA: COME E' INCOMINCIATA.


di RedTales
07.10.2015    |    29.239    |    3 9.7
"Leccavo la cappella partendo dal rigonfiamento e salendo, come se fossa di cioccolata..."
Thomas e Aurelio si ritrovarono la sera seguente e, senza perdere tempo, passarono altre due ore meravigliose, donandosi reciprocamente i propri corpi e raggiungendo entrambi più volte l'orgasmo. Sembrava incredibile l'intesa che c'era tra loro dopo solo due volte che si erano visti.
Adesso erano sdraiati sul letto, nudi e stretti uno contro l'altro, spossati ma soddisfatti.
“Sei fantastico.”
“Anche tu.”
Risero entrambi, ancora vicini, sudatissimi.
“Me la vuoi raccontare quella del professore?”
“Dai...”
“Si, mi tira.”
“Ma dai...”
“Sul serio, mi tira sentire la storia. Ma è stata la prima volta?”
“Si.”
“Ma quando?”
“Quattro anni fa.”
“Hai fatto presto anche tu, allora.”
“Si.”
“Dai, dimmi...”
“Andavo male in latino. Facevo lo scientifico ma non mi fregava del latino, così mia mamma mi ha trovato uno per farmi andare a lezione. La prima volta è venuta anche lei. Era un vecchio. Era in pensione. Aveva sessantasette anni. Sembrava gentile. Dopo che mamma è andata via mi ha fatto sedere nel suo studio, pieno di libri su tutte le pareti. Era strano il tavolo di vetro, anche quello pieno di libri, riviste, quaderni di appunti. Lui si è seduto e ha cominciato a farmi un sacco di domande sulla scuola, su come andassi, sulla prof. che avevo, su quanto studiassi, su cosa avevamo fatto. Notai subito che si passava spesso la lingua sulle labbra, pensai fosse un suo tic. Mi passò un testo e mi chiese di leggerlo e quindi di provare a tradurlo. Non sembrava facile. Era un'opera di Tibullo che, ad una prima vista non mi sembrò diversa dai tanti lavori che trovavo sulla mia antologia, ma appena iniziai a tradurla mi accorsi che parlava di un giovinetto che era l'amante del suo padrone. In tutta sincerità, anche se il professore mi guidava nella traduzione in modo distaccato, cominciai a sentirmi terribilmente in imbarazzo per il tema trattato. Sentii diventare calde e rosse le punte delle orecchie. Avrei voluto che finisse, ma lui insisteva e mi spronava ad andare avanti. Diceva che me la stavo cavando abbastanza bene. Continuavo a leggere e provavo a tradurre mentre lui mi correggeva e mi faceva riflettere sulle cose che non andavano. Ero arrivato a metà brano quando lo guardai perché mi aveva fermato un'altra volta e mi accorsi che si era aperta la bottega e aveva il cazzo in mano. Lo notai benissimo perché il tavolo era di vetro e si vedeva oltre. Anche lui sapeva che lo vedevo. Quasi istantaneamente il rossore si espanse a tutto il viso anche se cercai di fissarlo in faccia facendo finta di non aver visto niente.”
“Un bel porco. Ma con un ragazzetto come te lo posso capire.”
“Dai...”
“Ma quanti anni avevi?”
“Sedici, li avevo fatti da poco.”
“E lui sapeva che eri minorenne?”
“Si.”
Continuando a tenerlo abbracciato vicino a lui, iniziò ad accarezzargli una spalla.
“Dai vai avanti.”
“Mi ricordo benissimo che ero rosso fuoco. Il viso mi scottava e stavo sudando. Era evidente che lui si era accorto di come ero ma non disse niente, continuando a correggere quanto avevo detto. Anch'io non dissi niente cercando di fissarlo e di non abbassare lo sguardo. Quando mi disse di continuare a leggere dovetti per forza girare gli occhi sul libro e lo guardai ancora. Ripresi a leggere ma facevo un errore dietro l'altro. Ma non sapevo cosa fare. Avrei voluto alzarmi e uscire ma non riuscivo a farlo. E, questo, lo sapeva anche lui. Dopo un ulteriore errore, sottolineando che dovevo stare calmo e prestare più attenzione a quello che stavo facendo, si sollevò in piedi. Non potei non guardarlo proprio li. Si spostò verso di me e mi si mise, leggermente piegato, al fianco, invitandomi a continuare a leggere. Adesso avevo il suo cazzo a pochi centimetri dalla testa. Non mi girai e ripresi la lettura, sempre più impacciata e scorretta. Lui alzò leggermente la voce per invitarmi a concentrarmi. Ma come potevo farlo, con la coda dell'occhio vedevo distintamente il suo pene, che mi sembrava enorme, proprio alla mia sinistra, vicinissimo. Potevo sentire anche il suo odore. Altre righe e me lo trovai appoggiato alla guancia. Facendo ancora finta di niente mi spostai ma lui, visto che non reagivo, mi si avvicinò ancora e, praticamente, me lo mise proprio davanti. Il suo cazzo era davanti a me, a pochi centimetri. Trovai la forza di dirgli cosa voleva e, per tutta risposta mi disse di leccarlo. Vedendolo bene mi accorsi di quanto era grosso. Cioè, la cappella era molto grossa rispetto al resto. In ogni caso molto, ma molto più grosso del mio. Non dissi e non feci niente, mentre lui me lo avvicinò alla bocca dicendomi di nuovo di leccarglielo. Ero nel panico. Non sapevo cosa fare e… presi a leccarlo come si fa con un gelato. Leccavo la cappella partendo dal rigonfiamento e salendo, come se fossa di cioccolata. Poi abbassavo la testa e leccavo di nuovo. Non ricordo nemmeno che sapore avesse ma era caldo e liscio. Avevo gli occhi fissi su quella punta che stavo leccando. Lui mi chiese se avevo già leccato un cazzo e gli dissi di no. Mi chiese anche se avevo fatto sesso con un altro ragazzo e dissi ancora di no. Mi invitò a continuare e così feci. Improvvisamente mi mise una mano sui pantaloni e mi strinse in mezzo alle gambe. Ridacchiando si complimentò perché avevo una bella erezione. Ma io non mi ero proprio accorto che ci fosse. Con poche rapide mosse mi aprì la cintura, sbottonò i jeans, abbassò la zip, scostò gli slip e prese tra le dita il mio pene. Rimasi fermo e lo lascia fare. Ero in un bagno di sudore. La maglietta era fradicia. Me lo toccò a lungo e quindi mi intimò di alzarmi. Lo feci provando a coprirmi ma lui mi ordinò di stare fermo e si sedette al mio posto. Mi spostò le braccia sui fianchi e mi calò pantaloni e mutande fino alle caviglie facendomi togliere la maglia. Mi ritrovai nudo davanti a lui che iniziò ad accarezzarmi la lancia, le gambe, il culo e le palle. Il mio sesso era durissimo. Lui si avvicinò e mi disse di stare bene attento a quello che faceva. Appoggiò la lingua sui peli delle palle e guardandomi fisso negli occhi iniziò a farla scorrere verso l'alto, fermandosi sul buchino della pipì. Senza scostarsi mi lanciò un: “Devi fare così quando inizi, hai capito?” e subito dopo, aprendo la bocca fece scivolare tutto dentro, assai lentamente, fermandosi solo quando le sue labbra erano schiacciate contro il mio pube. Mentre faceva questo continuava a non staccare lo sguardo da me. Riusci a fissarlo per tutto il tempo. Non sembrava volersi spostare da quella posizione mentre sentivo nettamente il mio cazzo pulsare dentro di lui. Poi mi mise le mani sul culo accarezzandolo dappertutto. Sentivo che mi schiacciava i glutei, li pizzicava, li stringeva, li allargava. Era strano. Continuavo a fissarlo e lui aveva sempre il mio cazzo tutto in bocca. Improvvisamente le mani smisero di maltrattarmi il sedere e, più delicatamente si concentrarono attorno al buco del culo. Le dita ci giravano attorno, lo sfioravano, spingevano piano fino a che percepii una pressione più forte e prolungata proprio sopra l'apertura. Fu un attimo e un pezzettino di quel dito entrò dentro e ci restò fermo e immobile. Lui sollevò i sopraccigli, quasi a sottolineare che aveva fatto qualcosa. Restai ancora immobile. Per un attimo pensai a come poteva respirare in quella posizione ma di colpo il suo dito iniziò a muoversi, leggermente, andò un pochino fuori per poi tornare dentro. Forse entrava solo la prima falange, ma lo sentivo benissimo. Continuò a farlo ma, a passo a passo si spingeva sempre più in profondità. Dopo parecchi minuti il suo dito entrava del tutto e poi usciva completamente prima di rientrare. Noi continuavamo a fissarci. Ogni volta che lo spingeva dentro io avevo un sussulto. Al terzo o al quarto sincronizzò il movimento del dito con la sua bocca che iniziò ad allontanarsi per poi riavvicinarsi. Fu allora che iniziai a provare qualcosa che non avevo mai sentito. Era incredibile. Il cazzo mi sembrava scoppiare da dentro ma anche quell'altra cosa che provavo dietro con il dito era terribile. Mi sembrava di stare per pisciare senza volerlo. Era come se mi stimolasse dall'interno. Non durai molto e gli venni in bocca. Lo guardai con due occhi grandi e spalancati per quello che avevo fatto, ma lui sembrò rassicurarmi con il suo sguardo. Feci fatica a trattenere un mugolio che usciva da solo dalla mia bocca e neanche ce la feci. Anche se ero venuto, quello che provavo ancora li in basso continuava a farmi qualcosa che non riesco neanche adesso a descrivere. Era bellissimo, da togliere il fiato ma, al tempo stesso, avrei voluto che si fermasse perché era troppo forte. Ma questo lui lo sapeva e continuava apposta, sia con la bocca che con il dito. Lo fece ancora a lungo, fermandosi solo quando mi vide quasi incapace di riprendere fiato e scosso da continui movimenti che non riuscivo proprio a controllare. Il mio cazzo era ancora durissimo. Mi disse che avevo il culo sporco e che non mi ero pulito bene mettendomi in imbarazzo ancora di più. Mi trascinò in bagno, facendomi togliere del tutto i pantaloni che mi impedivano di camminare lungo il corridoio. Con una peretta di gomma mi riempì tre volte il culo facendomi poi svuotare seduto sul water. Lui parlava e mi disse delle cose ma non ricordo proprio cosa. Alla fine, dopo avermi ben asciugato mi trascinò per mano in camera facendomi stendere sul letto a pancia in giù. Gattonò vicino a me e cominciò a leccarmi il culo. La lingua, larga, correva nel solco dall'alto al basso, indugiava sul buchetto e poi continuava. Ad un certo momento, di scatto, mi allargò con tutte e due le mani e schiacciò la bocca sempre sul buco, cominciando a spingere dentro la lingua con forza. Mi sentii pungere dalla barba. Leccava e leccava, sempre li. Voleva bagnarmi bene perché poi ci infilò di nuovo un dito facendolo scorrere e osservandomi da vicino. Dopo il dito ne spinse dentro due. Me ne accorsi perché facevano più fatica a muoversi. Dopo le dita mi penetrò con un fallo di gomma, piuttosto piccolo, ma questo non lo scopri subito. Non mi faceva male ma neanche mi eccitava. Non era fastidioso ma neanche piacevole. Dopo il primo ne entrò un secondo più grosso che trovò maggior resistenza. All'inizio mi fece anche un pochino di male, ma solo quando iniziò ad entrare, come una specie di puntura o di strappo. Non ebbi il tempo di lamentarmi che era già passato. Adesso il movimento di quell'affare mi dava una sensazione strana, non mi era più indifferente ma non riuscivo a capire se era piacevole o no. Quando cominciò a toglierlo del tutto per poi buttarmelo velocemente di nuovo dentro cominciai a provare piacere. Fu a quel punto che per qualche secondo mi vennero tanti pensieri in testa, del tipo: ma cosa sto facendo, perché mi fa questo, cosa dirò alla mamma, sono gay, è un porco, scappo via, e se lo dice lui alla mamma, e se si viene a sapere… Pensieri che sparirono in un lampo, come erano affiorati e senza che a loro aggiungessi altre riflessioni. Ripresi coscienza di cosa mi stava facendo provando una sensazione di freddo attorno e dentro il buchetto. Mi stava spalmando qualcosa di cremoso. Allora non avevo proprio idea che mi stava preparando per… aumentare il diametro. Quello che era puntato contro adesso era decisamente più grosso dei primi due. Lo sfintere fece resistenza, non lo accolse subito, ma il professore continuò a tenerlo pressato contro. Mi faceva male. Lo dissi ma non smise di premere. Mi lamentai ancora ma, proprio in quel momento i miei muscoli furono vinti e si dilatarono, facendo entrare di colpo quell'affare. Lanciai un urlo e scappai via da quella posizione saltando in piedi. L'uomo rimase stupito dalla reazione ma mi calmò subito dicendo che avrebbe fatto più piano ma che ormai non avrei più sentito altro male perché ormai me lo aveva messo dentro. Infatti mi accorsi che avevo qualcosa nel culo. Misi la mano dietro e ci trovai un oggetto cilindrico ben piantato nel culo. Lo afferrai e lo tirai ma mi accorsi che non voleva uscire o faceva fatica a farlo. L'uomo, approfittando del mio momentaneo stordimento, mi fece sdraiare di nuovo, rassicurandomi che me lo avrebbe tolto lui. Lo guardai recalcitrante. Adesso volevo andarmene ma… con il culo così… Muovendomi mi resi conto che quella cosa la sentivo, eccome, anche se non mi dava più fastidio o dolore. Effettivamente era già passato tutto. Lui insisteva. Era ancora tutto vestito anche se dalla patta aperta faceva capolino parte del suo sesso. Mi promise che me lo avrebbe tolto e che tutto sarebbe finito li. Mi lascia convincere e mi sdraia nuovamente. Cominciò a tirarlo ma il culo era stretto e non usciva. Sentivo che era come trattenuto. Mi fece spostare di fianco ma ancora senza risultati. L'ultima posizione in cui mi fece mettere fu quella a gattoni. Afferrò bene quel giocattolo di plastica tirandolo un po' fuori e poi spingendolo un po' dentro. All'inizio lo sentivo semplicemente muoversi e speravo che cominciasse a uscire ma dopo parecchi di quei tentativi la cosa cominciò a piacermi perché andando su e giù aveva ripreso a muovere qualcosa dentro di me che mi faceva provare una specie di solletico che era bellissimo e molto forte. E lui si accorse di quello che stavo provando, intensificando l'azione e portandomi in breve a far fatica a contenere l'eccitazione. Mentre ero li, con il culo bello in alto a godermi quel lavoretto, il professore, senza che me ne accorgessi, si spogliò. Subito dopo, con una specie di schiocco soffocato mi tolse il dildo e, prima che potessi capire cosa stava succedendo, afferrandomi per i fianchi, mi sbatté dentro il suo cazzo. Chiaramente non me ne resi conto subito, anche perché l'ingresso mi fece nuovamente male e gridai, ma lui mi tenne fermo in quella posizione. Girai la testa e lo vidi nudo dietro di me e mentre prendevo atto che adesso era suo il bastone che avevo dentro, prima ancora che potessi dire qualcosa, cominciò a scoparmi. Rifiutai con la testa la cosa ma era evidente che qualcosa di più grande della mia volontà scattò subito, riportandomi a quello stato di dipendenza che mi lasciava in balia di quel vecchio. Per tanto tempo, forse una ventina di minuti continuò a sbattermi, facendomi godere in continuazione, almeno per la prima decina buona di questi minuti, prima che il mio culo si ribellasse, procurandomi prima un fastidio e poi un vero dolore ad ogni colpo. La seconda parte mi sembrò lunghissima ma, alla fine, il professore raggiunse il suo scopo, godendo pienamente di me.
Come ebbe finito trovò solo parole di plauso per come mi ero comportato e per come avevo goduto. Lodò il mio culo e la mia complicità. Mi aiutò a rivestirmi porgendomi jeans e maglietta mentre lui restò completamente nudo. Lo osservai attentamente. Era proprio vecchio, la pelle era asciutta e ruvida, il corpo troppo magro. Le palle cadevano abbondantemente verso il basso come pure il cazzo. La punta, però, anche afflosciata e traballante era molto grossa. Sembrava incredibile che quel coso poco prima si fosse trasformato in quel grosso affare che mi aveva scopato. Pensai che quella grossa punta era la responsabile del dolore che avevo provato quando era entrata. Controllò che mi fossi sistemato per bene e mi fece sedere per terminare la lezione. Il brano me lo tradusse lui, continuando per tutto il tempo ad accarezzarmi il collo, fermo alle mie spalle. Prima di congedarmi mi informò che sarei tornato tra due giorni, sempre alla stessa ora e, stringendomi una spalla, proseguì dicendo che avrebbe iniziato ad insegnarmi tante belle cosette che servono per far contento un maschio. Praticamente non feci che annuire con la testa a tutte le sue frasi. Mi sentivo sconvolto e mi sembrava impossibile che per lui fosse tutto così normale. Lungo la strada per casa mi feci decine di domande, soprattutto sul perché mi era piaciuto così tanto e sul perché era toccato proprio a me tutto ciò. Alla sera iniziò anche a farmi male il culo che, nel resto del pomeriggio mi aveva dato solo un leggero fastidio. Mi misi, di nascosto, anche della crema per la pelle di mia madre, ma non ne trassi miglioramenti. Notai che quando feci la cacca questa mi scivolò fuori assai più facilmente del solito. Mi chiesi se il mio culo si fosse allargato ma, controllando con il dito mi resi conto che sembrava… normale. Non sai quanti dubbi mi sono passati per la testa in quel periodo. Per fortuna che su Internet ho trovato risposte a tutto e mi sono tranquillizzato. Comunque, anche se di meno, il culo mi fece male per tutto il giorno seguente e il giorno dopo, non sapendo proprio cosa fare, alla mattina mi inventai che stavo male. Non andai a scuola e neanche da lui. Il terzo giorno era passato tutto e il quarto feci la mia seconda lezione di latino.”
“Cazzo che storia! Ma è tutta vera? O mi prendi in giro?”
“No, è andata così. Ho cominciato con lui.”
“Ma poi ci sei tornato?”
“Si.”
“Un'altra volta?”
“Ci vado ancora...”
Adesso era Aurelio che lo guardava sgranando gli occhi. Lo strinse ancor più forte verso di lui e gli sussurrò in un orecchio: “la storia me lo ha fatto tornare duro… vuoi...”
Thomas rispose con una vocina esile, girandosi verso l'orecchio dell'uomo: “si...”
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