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Gay & Bisex

DIEGO E IL PISELLONE NERO


di RedTales
24.04.2017    |    56.844    |    18 9.6
"Provò anche a cambiare finestra, ma non riuscì a trovare una vista migliore..."
Quando guardò fuori e quasi non ci fece caso ma poi, casualmente, si accorse di quello che stava accadendo dietro a quella finestra aperta: nella stanza dell'albergo c'erano diverse persone nude che si muovevano. Accostò le tende e rimase ad osservare, scoprendo che quei ragazzi neri che da alcune settimane erano ospitati li, si davano un gran daffare con il culetto di uno che era appoggiato al tavolo e che i presenti, a rotazione, si stavano facendo. Non riusciva a vedere benissimo, ma quanto stava accadendo era chiarissimo. Provò anche a cambiare finestra, ma non riuscì a trovare una vista migliore. Non riuscì nemmeno a capire quanti potevano essere perché, secondo lui, si assomigliavano quasi tutti. Di sicuro i cazzi che riusciva a vedere erano proprio dei bei pali. Trovò un vecchio binocolo e l'osservazione migliorò un poco. Riusciva a distinguere bene quello che era appoggiato al tavolo e che vedeva di fianco e il continuo alternarsi dietro di lui. Restò affascinato e voglioso dallo spettacolo che durò quasi un'oretta. Per uno come lui che era alla continua ricerca di cazzi nei soliti posti o con mille annunci quanto accadeva davanti a casa sua era un sogno che non era mai riuscito a realizzare. Si masturbò eccitatissimo e decise che doveva assolutamente conoscerli e la cosa non doveva essere particolarmente difficile anche perché li incrociava spesso gironzolare per strada o seduti fuori dall'albergo a chiacchierare. Non ci aveva mai fatto caso a quel gruppo ma adesso… Si ricordò persino che la signora Marcella, sua vicina, aveva chiesto loro di sistemare il giardino. Il giorno dopo, con una scusa, ne avvicinò uno, chiedendogli se poteva aiutarlo a spostare un mobiletto, dietro compenso ovviamente. Accettò volentieri e in breve eseguirono il lavoro e quindi gli diede i dieci euro pattuiti e gli offrì da bere e, poiché parlava un po' di italiano, cominciò con lui una bella chiacchierata. Diego sapeva dove voleva arrivare e, dopo un po' gli chiese come facevano tanti bei maschi giovani senza una donna. Vedendolo esitare buttò li che forse facevano da soli o che qualcuno di loro faceva da donna. Il suo interlocutore o perché non capiva bene o perché si sentiva imbarazzato rideva molto e cercava di non rispondere e così gli disse direttamente che: “dai, me lo puoi dire… Vi ho visti dalla finestra proprio ieri, li, in quella stanza che vi inculavate a turno uno di voi...” Per un attimo si fece serio ma poi vedendolo così disinvolto si rimise a ridere e nel suo italiano stentato ammise che ogni tanto si divertono tra loro: “anche perché Mahdi contento di sesso con maschio. Lui vuole e mette nudo culo e noi si fa cazzo in culo di lui. Lui piace. Noi piace. Tutti contenti.” E rise ancora.
Non seppe resistere e, senza pensarci, scoprì le sue carte nel modo più diretto pensando che o ci stava o se ne andava, ma almeno ci aveva provato: “Mahdi contento! Anche a me piace cazzo in culo, soprattutto da un bel ragazzo come te… Vuoi scoparti un bel culetto bianco?”
Lo guardò di nuovo in modo strano, come se non avesse capito e così ripeté lentamente,indicando anche con le mani: “tuo cazzo in mio culo. Vuoi?” e, per essere ancora più esplicito si alzò, si abbassò i pantaloni della tuta che portava e gli mise davanti al naso le sue chiappe. Non era niente di speciale e poca cosa in confronto a quel delizioso culetto che doveva avere il loro amico ma anche il suo non era da buttare e poi era bianco e… completamente senza peli. Colpendosi una natica con uno sculaccione gli ripeté la domanda: “mi scopi? Metti tuo cazzo in mio culo?”
Poiché era ancora muto e serio pensò: “adesso o mi scopa o mi manda a cagare e se ne va”.
Umar optò per la prima anche perché quel culetto magro, sodo e così pallido gli sembrava una cosa assai strana e alzandosi si spogliò in un attimo.
“Dio mio ma sei uno spettacolo! Ma dove tenevi nascosta tutta quella roba? Ma come faceva a starci dentro i jeans? Sei stupendo! Hai un cazzo da favola! Ma è enorme!”
Si abbassò e iniziò ad ammirarlo, sollevandolo con le mani per poi farlo ricadere e iniziando quindi ad accarezzarlo e poi a leccarlo. L'altro, ridacchiando, lo guardava mentre si dava da fare con quel salame che, minuto dopo minuto, diventava sempre più grosso e lungo. Quando, anche sforzandosi, riuscì a spingerselo in gola solo per la metà, decise che era giunto il momento di provare a prenderlo. Gli disse di aspettare e andò prendere lubrificante e preservativi. Come gli srotolò il condom sull'uccello che ormai era dritto e duro, il ragazzo si mise a ridere e fece altrettanto quando gli passò sopra il silicone. Ormai erano tutti e due eccitati e al: “adesso mi scopi. Mi metti il cazzo in culo.” fece di si con la testa. Si appoggiò anche lui al tavolo e allargò le gambe e, un attimo dopo, si ritrovò impalato, senza tanti complimenti da quel bestione. Per fortuna che il suo sfintere era ben allenato, altrimenti lo avrebbe sfondato. Infatti glielo appoggiò contro guidandolo con la mano e appena lo sentì al posto giusto spinse con forza. La grossa cappella si aprì il varco vincendo immediatamente la lieve resistenza opposta dai muscoli e si trascinò completamente dentro l'altra buona ventina di centimetri. E iniziò subito a martellare. Appoggiò le mani sui fianchi per inarcarsi meglio e spingerlo sempre fino in fondo e non smise fin che non raggiunse il traguardo. Non disse nulla, non sottolineò nemmeno il traguardo, forse solo il respiro gli si fece più accelerato. E non c'era molto da aggiungere al suo silenzio che ben esprimeva quel rapporto fatto solo per soddisfare una voglia istintuale, dove il piacere era dato solo dal coito e non prevedeva preliminari e tutta ciò che poteva scatenare la fantasia per aumentare l'eccitazione.
Poco dopo si sfilò, guardando il preservativo pieno di crema che penzolava in parte sfilato e Diego, anche se era ancora “perso” per il piacere che aveva provato dall'essere scopato da un calibro così e che raramente aveva provato, non si lasciò sfuggire quell'ambita preda e, inginocchiato davanti a quel cazzo, gli tolse il cappuccio e poi, ammirato dalla crema bianca che lo ricopriva e che contrastava in modo incredibile con il suo colore nero, lo leccò avidamente fin che non ne restò alcuna traccia.
Stupito per quanto gli faceva: “questo lui no fa. Noi mette culo di lui ma lui no mette bocca su cazzi di noi. Bela bocca su cazzi dopo. Piace. Piace bocca prima e piace bocca dopo che mette in culo. Piace. Me piace scopare te. Belo culo bianco.”
Rise dicendogli che doveva imparare meglio l'italiano ma che in quanto a scopare lo sapeva fare benissimo anche se si poteva pure cambiare posizione. Ma fu certo che l'ultima parte non la capì.
Gli versò ancora da bere e lo ammirò girare per casa tutto nudo e con tanta naturalezza. Ed era proprio un bel ragazzo, alto, magro, slanciato e con una dotazione… E poi vedere quel batacchio muoversi era terribilmente eccitante... Ma si trattenne perché, anche se avrebbe voluto di nuovo fare sesso con lui, pensò di non esagerare, almeno per quella prima volta.
Gli chiese se sarebbe tornato e accettò volentieri. Restarono ancora nudi sul divano per una mezz'ora chiacchierando di varie cose ma cercando soprattutto di capirsi reciprocamente e alla fine, dopo aver dato un ultimo appassionato succhiotto a quella grande cappella, lo salutò. Lo fece rivestire e lo accompagnò al portone.
E dopo la prima volta ce ne fu una seconda e poi una terza e ne seguirono altre, fino a far diventare quegli incontri una piacevole consuetudine. Infatti dopo un po' di tempo, ogni giorno, quando Diego rientrava a casa dal lavoro nel primo pomeriggio trovava Umar che lo aspettava e, una volta entrati si spogliavano e, solitamente facevano una doccia assieme e quindi scopavano per un'oretta. Passavano quindi, completamente nudi, il resto della giornata mangiucchiando qualcosa, guardando un film, raccontandosi le loro vite, vedendo dei video porno, persino riordinando la casa. A volte si facevano delle foto o dei video. Capitava spesso che, nel fare qualcosa, si eccitassero e si mettessero nuovamente a scopare, magari provando posizioni nuove, visto che il ragazzo si dimostrava disponibile a… variare. E, anche se di rado, erano altri due e persino tre i traguardi che riuscivano a raggiungere. Spesso cenavano assieme e, anche se di rado, si fermava pure a dormire li.
In ogni caso, da quando gli era entrato in casa quel giovane nero, il numero delle chiavate che si consumavano tra le mura era aumentato in modo esponenziale con immensa soddisfazione di entrambi ma soprattutto del padrone di casa che riusciva a dar sfogo a tutti i suoi desideri, anche quelli più porcelli. E ci godeva da morire nel farlo.
Un giorno, non molto tempo dopo la terza cavalcata che si era fatto, il suo amante gli disse che gli sarebbe piaciuto sentirlo ancora una volta dentro il suo culetto perché provava uno stranissimo prurito e, sicuramente, una bella inculata lo avrebbe aiutato a farlo sparire. Ma, nonostante la disponibilità del giovane e l'impegno profuso da Diego con bocca e mani, non ci fu verso di far tornare duro quel pisellone. E così a Umar scappò la battuta: “uno cazzo non ti basta più. Tu bisogno di più. Vuoi che ti porta un altro di noi?”
Ma se per lui era solo una frase buttata li, il suo amante la prese seriamente e gli rispose che poteva essere un'idea.
Ci pensarono su e, nonostante non ne fosse molto convinto, dimostrandosi perfino un po' geloso, alla fine il nigeriano accettò e gli promise che il giorno successivo gli avrebbe portato uno dei suoi connazionali dell'albergo, e così fece
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