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MI RIEMPI' LA BOCCA DI CREMA...


di RedTales
08.03.2015    |    26.358    |    8 9.3
"Poi lasciammo perdere questi propositi e ricominciammo la nostra vita normale..."
“Si, pompinaro. Ormai mi chiamano tutti così.
Beh, se proprio lo vuoi sapere la mia passione per il cazzo nasce tanto tempo fa.
Era l'estate in cui avevo finito la terza media quando tre miei compagni di scuola, per farmi uno scherzo, mi infilarono un cazzo davanti alla faccia dicendomi di baciarlo. Oggi si direbbe che è un atto di bullismo, allora era semplicemente uno scherzo, un gesto di prepotenza che doveva fermarsi ma che è sfuggito di mano a chi lo stava facendo.
Alle mie resistenze, due di loro mi bloccarono per le braccia, mentre il terzo cominciò a sbattermelo in faccia.
Non so come, ma, ad un certo momento aprii la bocca per gridare basta e... mi trovai quel cazzo dentro. Il mio amico mise anche le mani attorno alla mia testa e, in un attimo, cominciò a scoparmi in bocca.
Cercai di liberarmi ma non ci riuscii.
Sentivo il sul bastone nella mia bocca ma non potevo far nulla per liberarmi.
Poco dopo lo sentii gridare “sborro” e mi ritrovai la bocca piena del suo succo.
Lui si ritrasse subito e, mentre si allontanava, mi schizzò ancora in faccia.
E fu proprio in quell'istante che venni anch'io. Dentro le mutande. Mi bagnai tutto.
Si fermò, probabilmente stupito per quello che aveva fatto, davanti a me, con il cazzo che continuava a eiaculare.
“Gli ho sborrato in bocca! Gli ho sborrato in bocca!” disse con voce eccitata e con la crudeltà di chi neanche si rende conto di cosa ha fatto, mentre i due mi lasciavano.
Mi alzai, non dissi niente, e corsi via, preoccupato sia per quello che avevo fatto sia per la paura che si vedesse che mi ero bagnato.
Non rividi più i miei amici e la cosa finì li, anche se per anni ritornai col pensiero a quel pomeriggio.
E questo, forse, fu il primo passo che mi portò ad avere questo soprannome.
Passarono cinque tranquilli anni alle superiori. Niente di speciale. Qualche “morosetta”, ma senza particolare importanza. Poi andai all'Università.
Il secondo passo successe due anni fa,
Ero iscritto al primo anno di legge e avevo trovato una stanza in un appartamento che dividevo con un altro ragazzo. Era del terzo anno, simpatico.
Le prime settimane scivolarono via tranquillamente finché un giorno mi chiese se volevo studiare con lui. La materia che stavo affrontando in quel momento era la stessa che lui si era lasciato indietro e, proprio adesso, la stava preparando. Pensai che poteva essere utile capire come si prepara un esame e quel pomeriggio ci mettemmo, assieme, sul tavolo del salotto per ripassare.
Dopo un po' di studio, senza dire niente, si alzò e, messosi al mio fianco, tirò fuori il pisello davanti alla mia faccia.
“Ti piace?”
Lo guardai stupito. I pensieri corsero a tanti anni prima. A quel cazzo che continuavo, spesso, a vedere davanti alla mia bocca.
“Lo vuoi?”
Non ho mai saputo spiegarmi il perché, ma, senza dire niente, me lo misi in bocca, tutto. Cominciai a succhiarlo e lo sentii crescere. Più succhiavo e più lui cresceva. Quando diventò bello duro, smisi di succhiarlo e cominciai a farlo scorrere avanti e indietro. Per aiutarmi afferrai le sue natiche con le mani, ben salde, e guidai i movimenti del suo bacino, per sincronizzarli con il mio ritmo. Il tutto mi veniva spontaneo e naturale. Non pensavo. Facevo.
Dopo un bel po' risentii dentro il palato il sapore di quella volta. Il mio compagno, contorcendosi e mugolando, mi stava venendo in bocca. Provò anche a sfilarsi, ritraendosi, ma, con le mani, lo tirai con forza verso di me, impedendogli di indietreggiare.
Fu proprio in quell'istante che anche il mio cazzo venne, sempre dentro le mutande.
Ripresi a succhiare, sentendolo agitarsi e, dopo un po', quando non sentii più alcun fiotto colarmi dentro, lo lasciai uscire. Inghiottii tutto quello che sentivo di avere in bocca. Lui era li, davanti a me, ansimante. Avevo occhi solo per il suo cazzo. Duro, lucido, ricoperto di crema. Me lo infilai di nuovo in bocca e lo succhiai avidamente ancora per un po'. Poi mi fermai del tutto e alzai lo sguardo a cercare il suo. Mi sorrideva.
Non ci dicemmo niente. Io andai in camera mia a cambiarmi. Quando tornai, riprendemmo a studiare.
Quel gioco, il nostro segreto, divenne quotidiano. Non passava giorno che Marino non mi sventolasse il suo uccello davanti al naso, certo di sentirselo succhiare.
Mi piaceva. Mi piaceva tantissimo. E ogni volta il piacere di quel gesto mi procurava un orgasmo. Ormai, prima di iniziare, mi mettevo dei fogli carta da cucina nelle mutande, per evitare di sporcare tutto.
All'inizio lo facevamo solo a casa, poi anche in qualche bagno all'università o in macchina o... dove capitava. Anche più volte in un giorno. Cominciammo anche a spogliarci, prima lo fece lui, poi pure io. A volte ci mettevamo nudi sul letto mentre io... agivo. Questo mi piaceva ancora di più, perché potevo schizzare pure io in piena libertà. Non si faceva altro. Non ci toccavamo, ne accarezzavamo. Solo sesso orale fatto da me.
La cosa durò abbastanza.
Un giorno Marino arrivò a casa con un suo amico. Fu molto esplicito: “Dai, succhiaglielo. Questa volta io guardo”.
Sgranai gli occhi su di lui, poi sul cazzo del suo amic0o che era già li, davanti a me. Era più grosso del suo. Anche questa volta, non so perché, ma cominciai a fare ciò che mi procurava tanto piacere. Inginocchiato davanti a lui usavo al meglio la bocca per dargli piacere e, contemporaneamente, per riceverne da quello che stavo facendo.
Marino, sapendo ciò, mi aprì e calò i pantaloni, per farmi schizzare, al momento del piacere, in pena libertà. Apprezzai la cosa e continuai fino a sentire quel grosso cazzo riempirmi la bocca. Il sapore era un po' diverso dal solito ma soprattutto la quantità era molto più abbondante. Finito mi rialzai e guardai quel ragazzo quasi senza fiato.
“Sei stato fantastico”.
Non dissi niente.
Ecco questo, possiamo dire, fu il secondo passo.
Ne seguì un terzo.
Anche qui, non saprei dire come, ma la voce dei miei pompini si sparse, a mia insaputa. E, anche, all'insaputa di Marino.
Lo scoprii un giorno all'università, quando, un perfetto sconosciuto mi si avvicinò e mi disse: “ti va di succhiarlo?”
“Cosa?”, risposi meravigliato e, non immaginando a cosa si riferisse.
“Il cazzo. Il mio cazzo. Mi hanno detto che sei fantastico. Me lo vuoi succhiare? Dove vuoi. Andiamo da me, o da te...”
Mi allontanai senza rispondere.
Ne parlai subito con Marino che... cadde dalle nuvole. Cominciammo a chiedere e presto scoprimmo che questa voce girava, girava.
Per tre giorni non uscii da casa. Neanche Marino aveva voglia di uscire. Pensammo di cambiare città, università...
Poi lasciammo perdere questi propositi e ricominciammo la nostra vita normale.
Proprio il primo giorno che ritornai a lezione mi accorsi che due ragazzi accennavano a me. All'uscita li affrontai deciso a... A fare qualche cosa, ma, sinceramente, non sapevo cosa.
Ed è proprio li che iniziò la terza fase della mia... avventura.
Ci ritrovammo in bagno. Io seduto sul water e i due ragazzi davanti a me con i pantaloni calati. Li spompinai tutti e due e mi bagnai pure io.
Credo che il soprannome di pompinaro mi fu affibbiato li.
Da quel momento cominciai a scoparmi con la bocca un infinità di cazzi. Di tutte le misure e... di tutti i colori. Riuscivo a fare anche sette, otto “servizietti” in una mattinata. E... restava anche il pomeriggio.
Marino ci restò malissimo. Avrebbe voluto l'esclusiva ma... ormai avevo scoperto un piacere ancora più grande. Cambiò anche appartamento.
Sei soddisfatto? Ti va bene come risposta?”
“Si”.
Il ragazzo con cui mi ero appartato si era incuriosito per la mia passione e... mi aveva chiesto come avevo cominciato. Glielo avevo detto.
Ora il suo bel pisellone era pronto per essere assaggiato.
“Ma ti è mai capitato qualche cosa di strano?”
“La cosa più strana è stata una festicciola di compleanno dove mi sono bevuto sette cazzi uno dietro l'altro standomene sotto il tavolo. E' stato bellissimo. Pensa che sono venuto due volte pure io.
L'incontro veramente inaspettato, però, lo ho avuto con un prof. Un giorno mi chiamò nel suo studio per parlarmi. Pensavo per qualche cosa dell'esame che dovevo fare con lui. Invece no. Appena entrato chiuse la porta a chiave e si calò i pantaloni.
“Voglio proprio vedere se la fama di cui si parla tanto in facoltà è vera...”
Per un attimo restai sorpreso della cosa ma, ormai, ne avevo visti troppi, anche se molto più... giovani per meravigliarmi ancora dei modi di fare di chi... voleva farsi assaggiare da me.
Mi ripresi immediatamente dallo stupore e, inginocchiatomi davanti a lui, lo feci godere in modo superbo. Restò così contento che... mi chiama ancora.
Un'altra cosa strana, ma forse non si può definire strana ma... diversa, mi è accaduta con un altro ragazzo che, dopo essere stato soddisfatto mi chiese se potevo anche incularlo. Gli dissi che non lo avevo mai fatto, ma lui insistette, così ci provai. No, non era quello che cercavo. Mi si ammosciò addirittura mentre lo stavo facendo. Mi è anche successo il contrario. Uno insistette tanto per mettermelo. Anche a questo dissi che non lo avevo mai preso e che si, si poteva provare, purché la cosa si fosse svolta con delicatezza e, se mi avesse fatto male, si sarebbe dovuto fermare. Accettò. Mi lubrificò per bene e mi inculò, facendolo veramente con estrema attenzione. Provai un certo fastidio sul principio poi non sentii praticamente nulla. Di sicuro la cosa non fu di mio gradimento. Lo rifeci anche altre volte poi non lo presi più. Non mi piaceva. Io godo solo quando lo sento in bocca. Quando lo sento crescere dentro, quando lo lecco e lo scappello, lo succhio aspirando con tutta la forza che ho nei polmoni, quando sento lo schizzo che mi riempie il palato, quando assaporo quel sapore unico. Ecco, è questo che mi piace. Ti basta? Adesso lasciatelo... mangiare”
lo persi con le mani, era piccolo piccolo, lo avvicinai alle labbra e lo risucchiai ben bene e... cominciai quel gioco che mi soddisfa così tanto.

Avevo già pubblicato il racconto in un altro profilo che non esiste più e lo ripropongo qui dove sto inserendo tutte le storie che ho scritto.. .
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