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ALLARGA LE GAMBE. DAI, BENE IL CULO IN FUORI.


di RedTales
31.10.2015    |    60.995    |    14 9.3
"Faceva male quella presa e al tempo stesso lo faceva tremare per quanto stava accadendo..."
Federico: - e questo come lo metto?
Nevio: - quella specie di coppetta la devi mettere sopra il cazzo e le palle… la striscia la allarghi dietro e la tiri su. Quel triangolino lo porti davanti e lo metti sopra i capezzoli e poi lo allacci dietro al collo.
Federico: - così?
Esegue con qualche difficoltà perché quello strano indumento non è facile da indossare.
Nevio: - si, ma allargalo meglio.
Federico: - va bene?
Glielo sistema tirando qualche striscia e centrando meglio il triangolino che contorna i capezzoli e quindi gli gira attorno per vedere il risultato.
Nevio: - si, va bene.
Federico: - e se mi tira?
Nevio: - scappa fuori. Sei pronto per giocare?
Federico: - si!
Nevio: - bene, allora cominciamo, ma oggi non restiamo in casa, ti porto fuori. Voglio vederti girare così in mezzo a dei vecchi porci.
Federico: - fuori?
Nevio: - si.
Federico: - ma dove?
Nevio: - al cinema
Federico: Federico: - quello dell'altra volta?
Nevio: - si.
Alla sola idea è già felice. Gli era piaciuto tantissimo la prima volta che ci erano andati. Non c'era tanta gente ma si era proprio sentito un oggetto che gli altri usavano e questo lo aveva eccitato tantissimo. Per tutto il tempo che il suo signore, era così che doveva chiamare Nevio, lo “aveva dato in uso” aveva obbedito cercando di mascherare quanto stesse godendo, anche se dall'erezione che non accennava mai a… scendere era facile immaginarlo.
Nevio: - infilati questa tuta.
Federico: - mi toccheranno anche questa volta?
Nevio: - di più, stavolta li lasciamo fare di più. Non vuoi mica rifare la stessa cosa?
Gli sarebbe andato benissimo, ma non rispose. Solo al pensiero di quelle mani su di lui che toccavano dappertutto e si insinuavano ovunque se lo sentiva crescere. Infilò la tuta.
Federico: - le scarpe?
Nevio: - le tue.
Erano pronti. Era un tranquillo tardo pomeriggio infrasettimanale di tarda primavera. C'era ancora il sole basso all'orizzonte. Parcheggiarono vicino alla sala e pochi minuti dopo erano dentro. Restarono in piedi sul fondo per abituare la vista. Proiettavano uno dei tanti film porno. Nella sala, sparpagliate, c'erano una ventina di persone, forse qualcuna meno.
Nevio: - spogliati.
Federico: - qui, adesso?
Nevio: - muoviti e non rispondere agli ordini, obbedisci.
Che bello, quando faceva così lo adorava. Gli piaceva veramente sentirlo comandare e imporgli ciò che doveva eseguire senza fiatare. Si aprì la giacchina e la tolse
Federico: - dove la metto?
Nevio: - dalla a me.
Piegandosi si calò i pantaloni, li sfilò dai piedi e li passò a Nevio. Era praticamente nudo, coperto solo da quel microscopico completino di latex rosso. Cominciava già ad eccitarsi. Fece scorrere lo sguardo sull'intera sala per vedere se ci fosse qualcun altro come lui, ma non ne scorse. Faceva anche un po' freddo e questo aumentava il suo stato di piacere.
Nevio: - seguimi.
Raggiunsero la metà della sala, probabilmente attirando l'attenzione di tutti. Girò più volte la testa, notando che quasi tutti gli uomini lo guardavano. Era troppo. Il pisello gli si cominciò ad indurire e, strizzato com'era in quella posizione rivolta verso dietro, gli scivolò fuori dalla conchiglia che lo conteneva restando libero ma completamente rivolto verso il dietro.
Nevio si fermò, osservando i posti occupati e quindi ritornò indietro di diverse file prima di ordinargli di entrare.
Nevio: - infilati qui dentro.
Obbedì ma lui lo afferrò per un braccio e lo tirò indietro.
Nevio: - non così, girati. Supera quello li e poi siediti vicino a lui.
Federico: - scusi.
Nevio: - siediti qui.
L'uomo aveva già il cazzo in mano, duro e come il ragazzo gli passò davanti non si lasciò sfuggire l'occasione per palpargli il culo. Federico ebbe un altro sussulto nel sentire quelle grandi mani che gli strizzavano un gluteo. Gli si sedette accanto. Il cazzo gli era finito piegato al contrario tra le chiappe e gli dava fastidio ma questa sensazione servì ad aumentare la sua soddisfazione per la situazione di impotenza che stava vivendo. Nevio gli si sedette accanto mentre la mano dello sconosciuto era già sulla sua coscia.
Nevio: - chiedigli se vuole che lo succhi.
Esitò un attimo perché questa era una situazione totalmente nuova ma fu ripreso immediatamente.
Nevio: - muoviti stronzo.
Federico: - vuoi che ti faccia un pompino?
L'uomo lo guardò e accettò subito, lasciandosi scivolare in avanti sulla sedia per offrirgli il suo arnese pronto all'uso. Si piegò su un fianco e lo prese con le mani per tenerlo dritto e cominciò a leccarlo e subito dopo a farlo entrare tra le labbra.
Nevio: - brava troia.
Sentì la mano di Nevio che si impossessò del suo pene da dietro cominciando a stringerlo con forza. Faceva male quella presa e al tempo stesso lo faceva tremare per quanto stava accadendo.
Nevio: - lavora bene con quel cazzo di bocca. Muoviti, succhialo come si deve. Muoviti!
Incontenibile. L'eccitazione era incontenibile. Il cazzo dello sconosciuto in bocca, il suo strizzato nelle mani di Nevio e un'altra mano che gli stringeva un capezzolo. Come resistere. Era troppo. Tremava, si agitava, mugolava, si lamentava, cercava di respirare e godeva. Altro che se godeva. E sapeva che ormai si capiva quanto stesse godendo. Avvertì un'altra mano sulla schiena. Probabilmente si era avvicinato qualcun altro. Intanto quel fallo si era indurito e ingrossato ancora di più e lo sentiva battere e pulsare mentre il proprietario iniziò a guidare con una mano i movimenti della sua testa, spingendola con forza verso il basso ogni volta che lui si rialzava. E quel bastone finiva sempre più giù. Provò a muoversi ma una fortissima stretta sul suo pisello gli fece ricordare che il suo signore stava guardando e lui doveva ubbidire.
Nevio: - su bene. Fai quello che vuole il signore. Fatti scopare bene in bocca, fino in fondo.
Se avesse visto lo sguardo d'intesa che si scambiarono i due uomini probabilmente sarebbe venuto nel sentirsi completamente in loro balia.
Federico: - coff coff.
L'improvviso schizzo proprio in fondo alla gola lo aveva colto di sorpresa. Adesso tutte e due le mani gli schiacciavano la testa e ce lo aveva tutto piantato dentro.
Nevio: - muoviti, fai contento il signore, fallo godere. Su da bravo. Bevi tutto eh! Non far uscire neanche una goccia. Inghiotti tutto, troia.
No, era troppo. Non riuscì a resistere e raggiunse pure lui l'orgasmo, bagnando la mano di Nevio che continuava a strizzargli l'uccello.
Nevio: - stronzo! Chi ti ha detto di venire?
E lo strinse così forte che non poté fare ameno di lamentarsi pur con quell'affare in bocca.
Ma Dio, come gli piaceva. Erano in due, tutti per lui e lui li stava soddisfacendo entrambi. Forse un po' meno Nevio che lo stava sgridando, ma era bello proprio per quello.
Le mani dello sconosciuto allentarono la presa e lui sollevò la testa. Davanti c'erano altri tre uomini girati verso di lui che guardavano lo spettacolo da pochi centimetri. Dietro ce ne era un altro. Prese fiato, paonazzo in volto e con il fiato corto. In bocca il gusto del seme un deciso dolore al pene e un orgasmo che lo stava facendo ancora vibrare.
Nevio: - volete incularlo?
Cosa? Aveva sentito bene? Ma questo non lo avevano mai concordato.
Nevio: - in bagno, uno alla volta, con il preservativo e io guardo.
Un'altra botta terribile lo colpì nel basso ventre. Sentì nuovamente affluire sangue dappertutto. Provò a farfugliare un poco convinto.
Federico: - ma tutti… ma non avevamo…
Un forte e deciso rifiuto di dialogo lo ammutolì facendolo piombare nuovamente in quello stato di soggezione che è l'anticamera del piacere.
Nevio: - non provare mai più a interrompermi, puttana. Con te ci faccio che cazzo voglio, quando voglio, come voglio e con chi mi frega.
Altra botta di adrenalina e scarica di testosterone. Se fosse stato una donna si sarebbe sbrodolato, ma era un maschio e poteva solo cercare di trattenere tutto quello che gli pulsava con così grande intensità nel basso ventre e si diffondeva dappertutto.
Federico: - si.
Fu la sola cosa che riuscì a dire.
Nevio: - allora, se volete, andiamo in bagno.
Sentì delle voci che si espressero in modo affermativo e poi...
Nevio: - muoviti, tirati su che andiamo in bagno.
Federico: - si.
Come si alzò il suo bel pisellino, duro duro, scivolò completamente fuori dal completino e svettò al suo posto naturale facendo bella mostra di se.
Nevio: - seguimi.
Si mise davanti a lui e aprì quella piccola processione che, risalendo la sala, si spostò nei servizi del cinema. Anche l'uomo che era appeno venuto li seguì. Varcata la soglia di quella stanza si accorse che altri tre tipi, vedendo quello che stava succedendo, si erano accodati per scoprire se avessero potuto approfittarne.
Nevio: - che cazzo fai? Non ti deve interessare chi ti scopa. Tu ci metti solo il culo. Chi te lo sbatte dentro non sono cazzi tuoi.
Dio che estasi. Non solo gli comandava di fare quello che voleva del suo culo ma lo sgridava e gli imponeva di obbedire a qualcosa che nemmeno aveva immaginato potesse accadere. Era completamente perso per quello che gli stava accadendo e si vedeva benissimo con quel cazzo che sparava dritto verso l'alto.
Nevio: - togliti il latex.
Lo fece immediatamente lasciando cadere per terra quelle succinte strisce di plastica.
Nevio: - girati. Metti le mani sul lavandino. Cazzo, muoviti.
E sottolineò la richiesta con un forte e sonoro schiaffone che lo raggiunse su un gluteo.
Nevio: - Allarga le gambe. Dai, bene il culo in fuori. Più larghe. Cazzo, muoviti.
Gli passò della crema tra le chiappe e nel buchetto prima di invitare il primo a sbatterselo.
Federico: - il preservativo.
Fu la sola parola che riuscì a pronunciare prima di ricevere un'altra bordata di offese dal suo signore che gli confermò che era ovvio che lo usassero.
Seguì una mezz'oretta di grandi scopate. Tutti i maschi, a turno, lo penetrarono, portandolo a sbavare dal piacere e facendolo balbettare e sospirare in continuazione per l'orgasmo che gli provocavano senza soluzione di continuità. Riuscì a sgocciolare due o forse tre volte. Quando finirono era esausto ma gratificato per quel pomeriggio così speciale.
Nevio: - girati. Abbiamo finito. Ti è piaciuto?
Erano soli, gli altri se ne erano andati.
Federico: - da morire!
Nevio: - tanto?
Federico: - di più.
Gli porse la tuta.
Nevio: - mettila che andiamo.
Uscirono scivolando verso la porta mentre le immagini continuavano a scorrere inquadrando proprio un gigantesco pene che si infilava in un tondo e sporgente culetto.
Non dissero una parola fino alla macchina.
Federico: - grazie.
Nevio: - ti è piaciuto tanto, vero?
Federico: - di più. Ma lo avevi programmato? Li conoscevi?
Nevio: - no.
Federico: - Dio che bello!
Nevio: - ne faremo altre di uscite.
Federico: - al cinema?
Nevio: - forse, ma anche in altri posti.
Federico: - ti adoro.
Nevio: - ma non è mica finita.
Federico: - no?
Nevio: - no! Appena arriviamo a casa te lo devi far tirare di nuovo perché voglio che mi inculi tu.
Federico: - ma non so se mi tira più.
Nevio: - che cazzo dici. Non te lo chiedo, te lo ordino. A casa mi inculi. Non mi frega un cazzo come fai, ma mi inculi.
Federico: - Dio che goduria.
Nevio: - ma che cazzo dici. Non abbiamo ancora finito di giocare, troia!
Federico: - si, si signore… scusa, scusa.
Nevio: - così va meglio. Preparati che stiamo arrivando.
Federico fece scivolare la mano nella tuta e cominciò a toccarsi...
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