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CYCLETTE: CON QUEL PALO DI CARNE BEN PIANTATO TUTTO DENTRO...


di RedTales
25.05.2015    |    31.700    |    10 9.6
"Mentre una manò insisteva sul petto, l'altra scivolava su quella vellutata pellicola per accarezzare tutto il corpo..."
Tutto era cominciato con il solito annuncio su un sito Internet.
-Cinquantenne cerca ciclista, passivo e depilato, per osservarlo mentre si allena su cyclette. Posso ospitare.-
-Il tuo annuncio mi sembra proprio interessante. Mi piace andare in bicicletta e credo di soddisfare le tue richieste. Ho 28 anni, completamente passivo e intimamente depilato. Non molto alto, fisico snello. Se ti interessa, sono qui.-
-Si, potresti essere la persona che cerco. Come ho scritto ho 50 anni, sono piuttosto massiccio, non grasso, e alto un po' più di un metro e ottanta. Ben dotato. Sano. Mi mandi una foto?-
-Si, mi piacciono le persone più alte e robuste di me. Anch'io sono sano e mi piacerebbe venire a trovarti per... pedalare. Cosa ti piacerebbe farmi? Ti allego alcune foto. Come vedi ce l'ho piccolo ma non credo possa essere un problema per te.-
-Si, sei perfetto. Mi piace guardarti, toccarti, assaggitrati e... infilartelo in quel bel culetto liscio liscio. Ti mando una foto dell'arnese. Quando sei libero?-
Altre tre mail e pochi giorni dopo Mauro si recò a casa dell'uomo.
Lo accolse osservandolo con attenzione e convenendo che era proprio come si era descritto. Anche l'ospite scrutò il padrone di casa. La porta si era appena chiusa dietro di lui che un deciso: “spogliati che ti voglio vedere” rieccheggiò. Si girò a guardarlo ed eseguì con pochi gesti quel comando: la maglietta finì su una sedia, i pantaloni caddero li vicino con gli slip sopra.
“Anche le scarpe e le calze”. Lo fece e restò dritto davanti a lui per farsi ammirare in tutta la sua nudità. Era proprio un bel ragazzo. Fisico perfetto, dappertutto.
Fece un passo verso di lui e gli passò la mano sulla spalla, facendola scendere lungo il braccio fino al gomito, per poi farla risalire. “Certo che sei proprio ben fatto. Peccato per le braccia e per le gambe pelose. Ti depili il petto e la pancia?” “Si”.
La mano si posò sul petto e, dopo aver palpeggiato un capezzolo, scese sull'inguine e quindi si impossessò del piccolo pene. “Così senza peli è perfetto” esclamò dopo averlo lasciato. Con un gesto rapido abbassò la cerniera della leggera giacca sportiva che indossava e se la sfilò.
E' proprio peloso come me lo immaginavo, pensò Mauro, gustando con il pensiero il momento in cui avrebbe accarezzato quella foresta che gli ricopriva il petto.
“Avevi capito che ero peloso?” “Si, dalla foto si vedeva un gran pelo che ti copriva un po' di pancia”. “E ti piace?” “Tanto”. “A me piacciono i ragazzi senza peli. Dappertutto”. E dopo una pausa aggiunse: “vuoi che ti tolga i peli dalle braccia e dalle gambe?” Ci pensò solo un istante e, eccitato dall'idea di farsi rasare, rispose affermativamente.
Lo portò in bagno e gli chiese se preferiva l'epilatore elettrico o la schiuma e la lametta. Scelse il rasoio elettrico e l'uomo, dopo averlo fatto distendere sul letto, con somma soddisfazione, gli fece sparire anche il più piccolo pelo, anche dalle ascelle. Terminato lo fece alzare e gli spalmò, dappertutto, una lozione per il corpo a completamento del trattamento.
Sedutosi sul bordo del letto lo guardò e riguardò, mentre lui, appoggiate le mani sui fianchi si girò su se stesso alcune volte per farsi ammirare. Francesco rimase soddisfatto da quel glabro e candido corpo che adesso era tutto per lui ed allo stesso tempo pure Mauro godette nell'esibirsi per lui.
Si, entrambi erano felici del ruolo che stavano interpretando e tutto ciò era sicuramente di buon auspicio per quello che sarebbe venuto di li a poco.
Il ragazzo fece per avvicinarsi a lui ma l'uomo gli disse di aspettare perché voleva che indossasse una tutina da ciclista. Scherzando gli rispose: “ma mi vuoi far pedalare davvero” e restò proprio meravigliato nel sentirsi rispondere di si.
Subito dopo gli porse un sottilissimo indumento elasticizzato. Lo aprì tra le mani. Era proprio una specie di calzamaglia nera. “Dai, indossala, ti va sicuramente bene. Devi metterci prima dentro i piedi e poi te la tiri su”.
Infilò i piedi nelle aperture e iniziò ad aggiustarsela. “aspetta, non tirare troppo, si ferma sotto il ginocchio e ti lascia fuori i polpacci”. Perfetto, quello che faceva era giusto. La srotolò fino all'inguine e... “Sorpresa. C'è il buco per lasciar fuori il cazzo. E guarda dietro, c'è il buchetto per il culetto”. Aggiunse ridendo. La continuò a sollevare femandola sulla pancia. Francesco lo aiutò a far uscire dal foro elasticcizato palle e pene. Si guardarono e Mauro gli sorrise. Per ora quell'incontro stava anando oltre le sue fantasie. Era eccitatissimo. Oltretutto quella tuta, oltre ad essere lucida e a fasciarlo come una seconda pelle, era semitrasparente e poteva intravvedere la pelle delle gambe.
“Aspetta. Adesso devi infilare le braccia”. Eseguì. Come per le gambe, l'indumento si fermava poco oltre il gomito, lasciando scoperta la metà inferiore del braccio. “Aspetta, adesso te la chiudo da dietro”. Agganciò la lampo e facendo forza finì di “cucirgliela addosso”. Come abbassò gli occhi per guardarsi notò che anche intorno ai capezzoli c'erano due cerchietti aperti che Francesco sistemò subito tirando un pochino a destra e poi in basso il tessuto per farvi fuoriuscire le due areole che risultarono così ben centrate rispetto al foro. “Ti piace? Ha le aperture nei punti giusti” disse passandogli la mano sul buchetto che l'apertura posteriore lasciava libero per...
Facendogli strada verso un'altra stanza aggiunse: “vieni, adesso sei pronto per pedalare”.
Al centro c'era una bella cyclette. Finalmente era giunto il momento di salirci sopra. Il ragazzo indossava, come una seconda pelle, l'aderentissima tuta dalla quale uscivano soltanto parte delle braccia e delle gambe, la testa, i capezzoli e i genitali. Gli disse di salire e dopo essersi posizionato sul ridotto sellino, iniziò a pedalare. Il pacco si muoveva in un modo che Francesco ritenne assai malizioso. Dopo averlo osservato per un pochino si sistemò in piedi dietro di lui e prese ad accarezzargli i capezzoli con delicatezza, per stringerli tra i polpastrelli appena iniziarono ad inturgidirsi. Mentre una manò insisteva sul petto, l'altra scivolava su quella vellutata pellicola per accarezzare tutto il corpo. Con la bocca si era piegato sul collo che prese a baciare e leccare dolcemente, facendo provare all'improvvisato ciclista una serie ininterrotta di brividi che si manifestò con una decisa “pelle d'oca” su entrambe le braccia. Alla fine dell'esplorazione si fermò sul piccolo pene e, sempre delicatamente, se ne impossessò iniziando a far scorrere la pelle che lo ricopriva. In pochi minuti l'eccitazione lo pervase e velocemnte passò a ben altre misure. Quando l'erezione raggiunse il massimo staccò le labbra dal collo e gli sussurrò in un orecchio di assumere una posizione sdraiata, ben ancorato con le mani sul manubrio, il busto reclinato in avanti e... il culetto spinto indietro, fuori dal sellino. “Si, proprio così, in posizione aereodinamica... Ancora più su il culo... Perfetto. Continua a pedalre”.
L'uomo si piegò sulle ginocchia per osservare meglio lo spettacolo di quel buchetto che l'apertura sulla tuta lasciava in bella mostra. Ci passò sopra le dita, lo allargò un pochino, osservando come la pedalata continua lo facesse aprire e chiudere ritmicamente. Anche questa volta ne restò affascinato e si perse a fissare quello stretto pertugio scuro, facendogli scorrere la punta dell'indice tutt'attorno per poi, pianissimo, provare a infilarlo dentro. Ci entrò solo con la prima falange, facendo fatica e decise di umettarlo, iniziando a farci scorrere sopra la lingua che lo lambì, bagnadolo delicatamente. Un attimo dopo ci si tuffò dentro con tutta la punta per appoggiarvi sopra, nuovamente, il dito e riuscendo a farlo scorrere completamente dentro. Adesso lo sentiva pulsare al ritmo della pedalata: in base alla posizione delle gambe l'indice veniva più o meno compresso, procurandogli un sottile godimento che lo portò a sfilarlo e ad infilarlo nuovamente secondo quella casenza. Per rendere ancora più fluido il movimento ci sputò sopra un paio di volte. Mauro stava apprezzando sia la mano che continuava a masturbarlo, anche se assai lentamente, sia il dito che lo scopava e aveva iniziato a segnalare la cosa con alcuni sospiri e qualche urletto di piacere. Ormai anche il cazzo di Francesco era estremamente duro e voglioso di sprofondare in quel culetto. Sfilò il dito, si alzò e, dopo essersi tolto i pantaloni della tuta che aveva indossato fino ad allora, liberò il bastone e, appoggiatolo sull'apertura, prese a spingere, fino a ritrovarsi con le palle contro le chiappe del giovane. La penetrazione fu sottolineata da un breve lamento a cui seguì immediatamente un profondo respiro di soddisfazione. La cosa, almeno per l'uomo, era abbastanza scontata, considerando la notevole dimensione della cappella che procurava spesso nei suoi amanti un primo momento di fastidio mentre si intrufolava slargando lo sfintere. Una volta superato quell'ostacolo e insinuatasi bene dentro non riusciva che a procurare puro godimento, frugando molto bene tutte le pareti sulle quali premeva.
Mauro provò a rallentare la pedalata, ma lui lo pregò di continuare perché quel movimento di gambe si ripercuoteva in modo esagerato sul cazzo amplificando la gioia che provava a livello sensoriale.
Sincronizzati i movimenti, lasciò decidere a Mauro il ritmo della scopata, avvisandolo solo che era molto lento a venire. Per un po' di minuti proseguì così. Quello stantuffo stava facendo godere il ciclista che improvvisamente schizzò più volte tra le dita dell'uomo e, dopo un breve rallentamento per riprendere fiato, prese ad accellare con decisione. Francesco si piegò con il busto contro la sua schiena e gli passò le braccia sotto le ascelle per tenereselo stretto e adattò le sue spinte a quelle veloci pedalate. Due, tre, quattro minuti e poi Mauro esplose in rauche grida. Non riusciva più a controllarsi. Quel cazzone che lo stava sfondando fin nel profondo lo stava facendo impazzire. Continuò a gridare, chiedendogli anche di fermarsi, ma lui non lo fece, anzi, lo strinse ancora di più e, nonostante avesse smesso di pedalare, perseverò a pomparlo con quel ritmo indiavolato ancora per alcuni minuti. Alle grida del giovane si unirono quelle dell'uomo che gli scaricò dentro tutto il carico che aveva preparato. Quando si fermò, di colpo, nella stanza ritornò un irreale silenzio. Si sentivano solo i respiri pesanti di entrambi.
Dopo essere restato immobile, con quel palo ben piantato tutto dentro per un certo tempo, si raddrizzò, senza lasciarlo, e quindi riportandolo nuovamente dritto sulla sella e non più sdraiato in avanti.
“Ce l'hai proprio grosso. Dio se ti ho sentito. E' stato bellissimo. Mi prude ancora tutto dentro come prima. Anche se sei fermo” Rise e, avvantaggiato dalla posizione, si spostò leggermente indietro per guardare la silouette del fondoschiena e il suo cazzo completamente sprofondato nel culo. Gli piaceva immensamente vedersi tutto dentro ma ancora di più potersi ossercare mentre lo faceva scorrere su e giù. E così fece. Tenendosi sempre con le mani sul petto del suo amico si lasciò andare indietro, facendolo uscire dall'apertura della tuta quasi completamente. Appena vide che stava per scivolare fuori si tirò nuovamente verso di lui e quei venti centimetri ritornarono a sparire alla sua vista. Ci giocò per un'altra manciata di minuti e smise solo prechè la turgidità venne meno e, all'ennesima spinta, gli scivolò fuori. Entrambi erano madidi di sudore ma soddisfatti.
Francesco si spostò andando davanti a Mauro che non aveva quasi la forza di alzarsi da quel sellino. Adesso che lo poteva vedere tutto nudo, si sentiva ancor più soddisfatto. Quell'omone, alto, robusto e completamente coperto da quel fitto pelo scuro, rappresentava proprio il suo tipo d'uomo. E il fatto che avesse quasi il doppio dei suoi anni era proprio la cigliegina sulla torta. Esattamente quello che aveva sempre cercato. E come lo aveva fatto godere, anche se gli aveva fatto un pochino di male, era qualcosa di insuperabile. Pensò che uno così non poteva farselo scappare e che avrebbe voluto incontrarlo anche altre volte. Ma come fare? Gli disse che gli era piaciuto tantissimo tutto proprio mentre lui gli chiese se volesse succhiarglielo. Ma certo che voleva. Scese dalla bici, gli si accucciò davanti e, prima di prenderlo in bocca non potè che restare stupito davanti a quel grosso e lungo pisello ancora mezzo duro. Spuntava dal fitto dei peli, come aveva visto dalla foto, ma adesso, umido, arrossato, scappellato, sembrava ancora più grosso e... bello. Se lo infilò in bocca e, approffitando della mezza erezione, lo fece scivolare fino in fondo alla gola, tenedolo li fermo, prima di cominciare a succhiarglielo come megllio sapeva fare. Quando ebbe finito, quell'arnese era nuovamente pronto e anche Mauro era pronto per... prenderlo nuovamente.
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