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Prime Esperienze

INIZIAZIONE DI UN GIOVANE SOLDATO ATENIESE


di RedTales
12.02.2018    |    20.430    |    16 9.7
"E questa arrivò immediatamente perché ordinò ad uno dei servi di cominciare a ungere il suo corpo..."
Siamo a Troia nell’anno 1100 a.C. ed Aethalas è il giovane efebo dello stratega Oikoumenios. E’ il suo prediletto tanto che non gli consente mai di allontanarsi da lui. Ritiene che in tanti anni non è mai stato affiancato da un soldato così. E il ragazzo ne è fiero. Per se e per la sua nobile famiglia che riesce ad onorare con tanto valore anche se ricorda ancora perfettamente tutto quello che ha dovuto passare per essere li.
Tutto era cominciato sei mesi prima.
Quello era un giorno importante per Aethalas perché compiva diciotto anni e, a breve, suo padre lo avrebbe mandato al cospetto di Oikoumenios, un valoroso stratega nonché amico di famiglia che aveva accettato di guidarlo nei due anni che avrebbe dovuto passare nell’esercito ateniese.
Si sentiva grande e stava per affrontare una delle sue ultime giornate con il suo rètore Anempodistos che aveva curato la sua istruzione fin dai suoi quattordici anni.
Era metà mattina quando raggiunse la casa del maestro e, alla spicciolata, vi giunsero anche gli altri studenti, tutti di buona famiglia, che seguivano la loro personale formazione.
Come spesso accadeva, vista la splendida giornata, la lezione si sarebbe svolta all’aperto e il vecchio maestro, appoggiandosi a lui, come spesso faceva, li guidò alla scoperta delle arti dell’eloquenza. La giornata trascorse tranquilla e, nel tardo pomeriggio fecero ritorno alla scuola prima di essere congedati e far ritorno alle loro case.
Fu proprio allora che l’anziano gli chiese di restare ancora un poco e ne fu lieto perché aveva avuto modo già altre volte di godere delle attenzioni personali di quel saggio.
Anempodistos si sedette chiedendogli di restare in piedi davanti a lui e cominciò subito un discorso sull’importanza del passaggio che lui stava per fare: “oggi hai raggiunto il traguardo dei diciotto anni ed ormai sarai considerato da tutti un uomo e quindi inizierai anche la tua formazione militare. So che tuo padre ha già preso accordi con lo stratega Oikoumenios, uno dei più illustri che il nostro esercito può annoverare...” Continuò a parlare a lungo e, man mano che il, suo discorso si faceva più serio, appoggiò una mano sulla spalla del giovane discepolo e, lentamente, iniziò ad accarezzarla. Aethalas non ci fece caso, assorto com’era dall’ascolto e quando quella presenza diventò più fisica, iniziando ad accarezzarlo fino al collo, continuò a non curarsene perché ciò era già successo molte volte. Anzi, lo aveva sempre considerato un segno importante perché solo a pochi dei ragazzi era solito appoggiarsi. E, continuando a parlare, addentrandosi sempre di più nei doveri di un giovane soldato, il vecchio spostò la mano sulla sua coscia che era lasciata scoperta dal corto kiton e prese ad accarezzarla, seguendo dapprima le curve del ginocchio e poi risalendo sempre di più fino a raggiungere le rotondità dei glutei.
Aethalas rimase stupito ma poi legò quel gesto a quanto stava sentendo su come un bravo efebo dovesse accondiscendere ad ogni richiesta del suo istruttore. E il vecchio fu molto esplicito, ricordandogli che, se richiesto, avrebbe dovuto donare anche tutto il suo corpo al comandante. Poi il rètore si tacque mentre le ossute dita esplorarono minuziosamente l’intimo del ragazzo da sotto le vesti. Quella presenza, anche se provò a resistere, lo eccitò , scatenando sul suo corpo dei fremiti che furono distintamente percepiti. Ma l’insistenza di quelle carezze gli provocò anche un’erezione. Cercò di dissimulare il suo imbarazzo ma il rossore del viso ne era una lampante testimonianza. Quando le dita raggiunsero il suo sesso lo sfiorarono solo per pochi istanti e quindi la mano scivolò via.
“Solleva la veste in modo che possa scrutare com’è ben proporzionato il tuo corpo e quali forme si celano sotto codesto kiton di pregiata fattura.”
Anche se stupito dalla richiesta e vergognandosi nell’eseguirlo per la presenza nella stanza di due servi, afferrò il lembo dell’indumento e lo sollevò fino al petto, lasciandosi mostrare nudo mentre delle frasi quasi poetiche magnificarono le sue sembianze, soffermandosi in particolare sulle minute dimensioni del pene e dei testicoli che furono paragonati alle rappresentazioni delle statue dei più importanti scultori.
Aethalas si girò verso i ragazzi che sostavano in attesa di ordini vicino la porta non potendo fare a meno di notare come stessero fissando il suo corpo efebico, quasi glabro, splendidamente modellato dalla giovane età che svettava superbamente nella sala. Nell’insieme il minuscolo pene eretto appariva più come una svista dell’artista che lo aveva creato o una sua volontà di non sottolineare l’aspetto maschile di quel morbido corpo.
Anempodistos strinse tra pollice ed indice il suo sesso turgido verificandone la marmorea consistenza per poi abbassare delicatamente il prepuzio fino a scoprire completamente il glande che, seppur di assai ridotte dimensioni, appariva splendidamente formato.
“Qui!” Con una brusca richiesta l’anziano, rivolgendosi ai due, li chiamò vicino a se e con un evidente gesto indicò al primo di sfilare al giovane il kiton. A parte i calzari a i piedi si ritrovò così completamente nudo.
Il suo maestro, restando seduto, afferrandolo con le mani sui fianchi lo fece girare su se stesso e, spingendolo delicatamente sulla schiena gli fece capire di piegarsi in avanti. Lo fece, anche perché così poteva non incrociare lo sguardo degli altri due che continuava a metterlo a disagio.
Sentì subito le mani del maestro che si appoggiarono sui glutei per poi allargarli. Percepì la tensione del suo sfintere che cercava di resistere a quell’apertura forzosa e poi le parole quasi auliche che echeggiarono nella sala: “questo splendido fiore potrà essere il sublime dono che offrirai al tuo stratega quando stanco sentirà il desiderio di appagare i desideri del suo corpo cullato tra le tue morbide fattezze. Sta a noi ora prepararti, come chiesto dal tuo genitore, ad affrontare degnamente tale onore. Non volesse mai l’Olimpio che nella ricerca di pace e piacere tu opponessi alla sua serenità attimi di rifiuto o, ancor peggio, scomposti versi o deprecabili lamenti. Ma per vincere questa probabile tua iniziale ritrosia siamo qui convenuti e quando uscirai potrai fregiarti dell’esperienza necessaria a soddisfare ogni richiesta che potrà esserti imposta.”
Aethalas non riuscì a capire precisamente cosa avesse voluto dire perché fino a quel momento la sua vita era stata avvolta in una ricca bambagia e completamente spensierata. I suoi avevano glissato su molti aspetti legati alla sessualità e lui stesso, pur avendo raggiunto i diciotto anni non aveva mai desiderato una donna ne tantoméno un uomo. Ma aveva totale fiducia e rispetto per il suo mèntore e accettò incondizionatamente l’idea di ubbidire a qualsiasi sua richiesta.
E questa arrivò immediatamente perché ordinò ad uno dei servi di cominciare a ungere il suo corpo. Questo preso un otre iniziò a versargli sulle spalle un denso e profumato unguento che l’altro servo cominciò a spalmargli su tutto il corpo.
Provò ancora imbarazzo per la sua nudità e per la presenza di quelle mani che percorrevano il suo corpo in ogni più recondito anfratto ma si fece forza e rimase rigidamente immobile anche se, quando le carezze giungevano sulle zone più intime, non poteva non lasciar trapelare degli spasmi. Al termine dell’operazione, quando il suo corpo era splendente e luccicante, il pedagogo lo fece sedere vicino a se e, dopo aver diretto il dito in direzione del ragazzo di chiare origini mediorientale pronunciò un lapidario: “spogliati”.
Senza alcun indugio si tolse e lasciò adagiata per terra la sua corta tunica ed essendo scalzo rimase nudo, completamente.
Girata la testa verso il secondo gli comandò: “prepara Abdelkabir perché possa penetrare questo giovane. E che i tuoi gesti siano lenti e possano mostrare a questo discepolo anche il più piccolo stratagemma per dare piacere al corpo di un uomo spingendosi anche oltre il limite della sopportazione.”
Girandosi quindi verso Aethalas lo esortò a prestare la massima attenzione a questi nuovi aspetti della vita perché, nei prossimi giorni, sarebbe stato lui a doversi cimentare in queste prove.
“Osserva anche le forme di questo servo. Esamina quanto sia grande il suo pene” e, afferrandolo con due dita lo sollevò e lo spostò prima a destra e poi a sinistra, come per consentirgli di scrutarlo fin nei minimi particolari: “per noi greci dimensioni tanto importanti non sono solitamente comuni anche se si possono trovare in qualcuno. Ed è proprio per questo che lui è qui, perché potrà prepararti al meglio ad affrontare anche l’imprevisto senza doverti negare. Nota quanto sia peloso, come il suo corpo sia coperto quasi ovunque da una fitta peluria nera. Osserva anche come la punta del suo sesso sia completamente priva della pelle che avvolge il nostro. E’ dovuto ad una tradizione religiosa di Abdelkabir. Adesso guarda.” Il giovane si abbassò davanti all’altro e iniziò ad accarezzare lo scroto per salire sull’asta ma le labbra e la bocca presero ben presto il sopravvento e Aethalas rimase attonito mentre con lenta ma estrema bravura quel servo lo fece diventare gigantesco.
“E’ pronto, ora sarai tu ad accoglierlo nel tuo intimo. Sarà un’esperienza molto lontana da quelle che hai finora vissuto ma sicuramente ti verrà richiesta anche dal comandante Oikoumenios e tu dovrai rispondere con slancio e gioia e quindi ti devi preparare. Oggi per te inizia una nuova vita e ti assicuro che quando avremo finito potrai essere fiero di te stesso e sarai in grado di accondiscendere qualunque tuo superiore nonché tuo padre, se lo desidererà.”
Al ragazzo non era ancora chiaro esattamente cosa doveva fare ma lo immaginava anche se era fiducioso sapendo quanto fosse importante l’uomo che lo stava guidando e, ciecamente, si lasciò nelle sue mani.
“Alzati e piegati in avanti. Tu, prendigli i polsi e trattienili senza mai lasciarli per alcuna ragione.”
Preso infine un altro unguento lo spalmò sopra quello che già gli ungeva l’intero corpo anche se questa volta solo nella fessura tra i glutei, spingendo anche alcune dita all’interno ma trovando subito una forte resistenza dello sfintere che cerò di opporsi. Era molto scivoloso, ancor più dell’altro.
“Devi lasciare che il tuo corpo non sia rigido, abbandona i tuoi muscoli alla loro volontà...” e, girandosi verso Abdelkabir: “appoggiati ma senza entrare. Fai solo sentire la tua presenza, la tua richiesta, fai capire la tua volontà di oltrepassare quello scoglio.”
Eseguì, appoggiando la smisurata punta sulla minuscola apertura.
“Lascia che si apra, che accolga la sua carne che sentirai fluire in te, preparati a diventare uomo e a compiacere al desiderio di tuo padre che mi ha chiesto di prepararti.”
Fece solo un gesto, rimanendo con la mano sollevata, come per dirigere i suoi movimenti: “lentamente, molto lentamente” e il ragazzo cominciò ad esercitare forza. L’ano iniziò ad aprirsi e un pezzetto di punta cominciò ad allargarlo. Lo percepì distintamente ed istintivamente strinse ma, ricordando quanto gli aveva detto, provò a rilassare i muscoli anche se la tensione delle fibre delle gambe diceva che era tesissimo. Il glande avanzò ancora di qualche millimetro mentre un leggero lamento scappò al giovane. Ma, inesorabilmente la mano sollevata indicava al servo di avanzare e così continuò. Trovò resistenza e, insistendo, quando questa, per un istante si allentò, lo fece avanzare bruscamente. Il tutto fu nuovamente sottolineato da un altro lamento. Ma tutto continuò, con esasperante lentezza fin quando il bordo del glande non si appoggiò contro di lui. Faceva male ma doveva resistere. Doveva diventare uomo e se quella era una prova da superare doveva esserne capace. La mano gli indicò di fermarsi e poi, con uno sguardo di intesa, evidentemente per un qualcosa già concordato, dopo una breve pausa gli segnalò di entrare completamente in quella morbida apertura togliendogli la verginità.
Abdelkabir inarcò il bacino caricandolo e, come un arco teso, si spinse in avanti vincendo d’un colpo la forza che si opponeva e fermandosi subito al di la di quella stretta soglia che aveva ceduto di schianto.
Nelle stanze echeggiò un lunghissimo urlo mentre Aethalas cercò di divincolarsi come un pazzo furioso per liberarsi di quella dolorosa presenza che sentiva dentro di lui e che gli stava squarciando il corpo. Soffriva terribilmente, si sentiva lacerato, come se una lama lo avesse aperto ma la stretta sui polsi lo costrinse a rimanere in quella posizione. Gridò e si lamentò per una decina di minuti ma tutto fu inutile. Il suo mentore gli parlò a lungo per consolarlo ma non ce la fece, anzi non riuscì proprio a sentirlo. Abdelkabir continuava a rimanere fermo, senza avanzare e assecondando i suoi bruschi movimenti tanto che per aiutarsi lo strinse con forza sui fianchi. Dopo un tempo che gli sembrò lunghissimo il lacerante dolore cominciò parzialmente ad affievolirsi anche se continuava a lamentarsi a gran voce con copiose lacrime che gli solcavano le guance.
“Adesso passerà... Ora sei un uomo...” gli sembrò di percepire qualcosa. Stava cessando di essere concentrato solo sul suo dolore e qualcosa di esterno iniziava a palesarsi nella sua testa.
Passò altro tempo e il dolore diminuì sensibilmente. Riuscì a parlare: “per l’amore degli Dei, vi prego, fate cesare questo tormento. Maestro, di a questo servo di uscire dal mio corpo. La sua presenza è qui con me, dentro di me. Fallo allontanare, te ne supplico!”
Per tutta risposta ricevette solo vaghe parole di conforto mentre quel cazzo restava piantato nel suo culo per una manciata di centimetri ed un’altra ventina attendeva solo un ordine per proseguire il cammino.
Anempodistos rimase assorto ad osservare quel pezzo di carne sprofondato nell’intimo di quel ragazzo che solo fino a poco fa viveva nella sua innocente incoscienza. Pensò che era realmente tanto grosso e lungo ma ritenne che era la cosa giusta da fare, anche per prepararlo a quanto avrebbe dovuto vivere presto ed anche perché gli era stato espressamente richiesto dal suo genitore che, essendo molto influente, doveva tassativamente essere assecondato. Con questi pensieri e con un altro sguardo d’intesa, fece l’ultimo gesto della mano che questa volta si abbasso completamente e il culetto fu completamente sfondato da quella massa rigida che affondò fino all’ultimo millimetro nel suo intestino. Le urla si alzarono ancora più potenti, lo scatto che lo fece rialzare fu così repentino che riuscì perfino a sfuggire alla presa dell’altro servo ma Abdelkabir lo teneva così stretto in vita che non ce la fece a liberarsi, anzi finì per affondarsi ancora di più. Provò a scalciare a dimenare le braccia ma tutto fu inutile. Vedendosi impotente difronte a tanto dolore si lasciò cadere in avanti accettando quella invadente presenza che lo riempiva e aspettò rassegnato il suo destino. Il maestro li lasciò così per un’altra manciata di minuti e vedendo il viso di Aethalas coperto da saliva, lacrime e schiuma ordinò al servo di pulirlo.
“Ti prego, maestro, fallo finire...” Gli mise una mano sulla spalla e gli confidò che ancora non poteva perché la prova non era terminata. Infatti impartì l’ultimo comando e il muscoloso mediorientale cominciò la parte finale del rapporto cominciando ad entrare ed uscire dal giovinetto che prontamente prese a rimarcare ogni movimento con degli acuti stridii ma restando impassibile nell’accettazione del suo destino.
Anempodistos lo fece smettere dopo un’altra manciata di minuti, ritenendo sufficiente quanto avevano fatto e considerando che era… la sua prima volta.
Il cazzo di Abdelkabir era ancora perfettamente turgido, lucido e scintillante per gli unguenti e gli oli mentre l’ano di Aethalas all’inizio rimase aperto e slabbrato, anche se poi, lentamente si richiuse. Era così spossato da vacillare e, immediatamente, lo fece sdraiare sull’ottomana e mandò a prendere dell’idromele per cercare di farlo riprendere.
Rimase in una specie di dormiveglia per più di un’ora fin quando sentì la voce del padre che era venuto a prenderlo.
“Ecco qui il mio uomo! Il tuo rètore mi ha illustrato l’iniziazione e mi ha rassicurato sulla tua strenua resistenza nonostante la smisurata prova che hai dovuto affrontare. Sono fiero di te e quando ti sarai ripreso mi accerterò personalmente delle tue capacità. Lo sai, ogni padre ha il dovere di appurare le doti del figlio che offrirà allo stratega che lo accoglierà sotto le sue ali. Ma lo faremo più avanti. Mi diceva Anempodistos che ha appena iniziato e che la strada della tua preparazione è ancora lunga e irta di avversità. Ma c’è già un buon inizio.”
Non ebbe la forza di dire alcuna parola, rimanendo accasciato.
Un servo poi lo girò mettendogli il culo verso l’altro e, prima di addormentarsi sentì nuovamente la voce del suo maestro che, mentre gli allargava i glutei per mostrare l’ano al padre prendeva accordi per il prosieguo dell’addestramento: “si, forse domani è meglio che si riposi, ma il giorno successivo me lo puoi mandare e riprendiamo. Ormai è aperto e quindi adesso non resta che esercitarlo nell’arte...” Gli occhi si chiusero in un sonno profondo
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