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Gay & Bisex

E SIAMO SEMPRE IN QUATTRO… (il seguito di "cominciato in due e continuato in quattro")


di RedTales
24.03.2022    |    4.075    |    4 8.5
"Mi spoglio e restiamo a parlare per un po’ fin quando: “non sono arrivati e, vista l’ora, oggi non vengono più..."
E SIAMO SEMPRE IN QUATTRO…
(il seguito di COMINCIATO IN DUE E CONTINUATO IN QUATTRO)

Dopo alcuni giorni lo chiamo ma non risponde e quindi lascio un messaggio dicendo chi sono. Mi richiama poco dopo ed è felice di sentirmi. Viene subito al punto: “il giorno dopo sono tornati, poi per due giorni non sono venuti. Oggi sono appena arrivato. Vieni? Vieni qui? Mi farebbe tanto piacere. Non immagini neanche cosa ti perdi.”
Parliamo per un buon quarto d’ora e alla fine gli prometto che lo raggiungo.
Dopo un’ora sono lì e lo trovo in quel posto quasi nascosto. Mi spoglio e restiamo a parlare per un po’ fin quando: “non sono arrivati e, vista l’ora, oggi non vengono più.”
Chiacchieriamo ancora e mi confida che ha tanta voglia e si mette a giocare con il mio pene. Prima lo accarezza, poi lo tocca e infine si abbassa e inizia a lavorarci sopra con la bocca. Dopo un po’ si ferma e mi chiede: “mi monti? Vuoi?”
Gli dico che non è che ne vada matto: “ma se vuoi…”
“Ho capito che sei come me ma in mancanza d’altro… Vorrei sentirlo dentro...”
Faccio per prendere il preservativo ma mi chiede di non usarlo e si mette carponi sopra il telo che aveva steso. Mi sistemo dietro di lui a gambe larghe e: “ho già messo il lubrificante…”
Non mi resta che entrare. Vista la misura “normale” scivolo dentro come un coltello caldo nel burro e inizio a muovermi. Riesco ad andare avanti a lungo poi: “sto per venire. Adesso esco.”
“No, no, vieni dentro.”
Ci vuole poco e schizzo.
Poco dopo siamo di nuovo seduti: “bello ma niente di speciale. Una scopata come tante…”
“Sì, non sono neanche venuto. Sei durato tanto ma sei stato troppo delicato. Mi piace essere sbattuto per bene…”
“Come con quei due?”
“Sì!” e ridiamo.
Passa un tipo sui quaranta che ci guarda ma si allontana subito.
“Sono troppo vecchio per lui…”
Continuiamo a parlare per parecchio scambiandoci confidenze e, quando decidiamo di andarcene, mi invita a casa sua. Abita poco lontano e vive solo.
Mi offre un chinotto e mi fa vedere diverse foto che lo ritraggono, anche di quando era poco più che ventenne.
“Ho cominciato qui a prenderlo e… non ho più smesso. Parliamo dei nostri amori e delle nostre avventure. In molte foto è nudo assieme ad un uomo, in alcune ce ne sono anche due. In una, che mi mostra quasi con soddisfazione si vedono sei ragazzi attorno a lui. Di ogni immagine ricorda dove è stata scattata e il nome di chi vi è ritratto e… quello che è “successo”...
Mi colpisce quella di un ragazzo con la pelle scura e con un cazzo enorme: “ero in Grecia. Sette anni fa. Il ragazzo è turco, noleggiava motorini. Un’avventura di pochi giorni ma la ricordo come se fosse di ieri. Il più grande che ho preso. Dopo che mi scopava, il culo mi faceva male fino alla scopata successiva. Ma non sapevo resistere. Adorava il culo ma scopava pochissimo perché non trovava chi lo voleva prendere. Era troppo grosso. Mi ha fatto morire!”
Ormai si è fatta ora di cena e decidiamo di andare a mangiare una pizza. Serata simpatica nella quale mi convince ad andare il giorno dopo nell’officina di quei due. Mi racconta che ci è già stato e di come lo hanno fatto godere oltre ogni limite: “quando prendono la pastiglietta sono delle furie. Un giorno mi hanno scopato per ore. Sono tornato a casa che non capivo più niente. Ho goduto talmente che mi sembrava impossibile. Una volta mi hanno fatto vestire da donna: calze, minigonna, camicetta, anche la parrucca. E poi mi fanno mettere in tante posizioni. Anche se alcune faccio fatica a farle, ormai gli anni passano...”
Ascolto tutto anche se mi sembra che esageri e sono un po’ titubante, ma alla fine accetto: “lo chiamo domani mattina e gli dico se possiamo andare. Sai, lo vuole sapere sempre prima… Appena mi risponde ti faccio sapere.”
Verso le undici del giorno dopo mi arriva un messaggino: “Ciao. Ci aspettano alle 18:15. Vedrai che ci divertiremo. Passa da me alle 17:45. Un bacio.”
Arriviamo davanti all’officina puntuali. Si trova in un paese a meno di dieci minuti da casa mai… È chiusa.
“Passiamo da dietro che è aperto.”
Entriamo da una porta socchiusa e li troviamo con due bottiglie di birra in mano in un piccolo ufficio. Quello mi aveva scopato, Manlio, ci accoglie con un rutto mentre l’altro, Federico sta parlando al telefono.
Non ci salutano nemmeno ma, appena chiude la chiamata, ci ordina di spogliarci.
Maurizio mi aveva raccontato di quanto fossero autoritari, decisi, maleducati, cafoni e volgari e quindi sono preparato. D’altra parte lo avevo già ben capito quando li avevo incontrati pochi giorni prima.
Manlio ha una salopette da lavoro mentre l’altro maglietta e jeans decisamente sporchi.
Maurizio comincia a togliersi tutto mentre loro si appoggiano alla parete come per godersi lo spettacolo. Lo faccio anch’io e, in poco, siamo nudi davanti a loro che sorridono compiaciuti.
Federico prende due buste da un cassetto e ce le da: sono delle calze autoreggenti nere a rete.
“Mettetele, vi fanno più troie.”
Maurizio si siede e con attenzione per non rovinarle, le indossa. Io faccio altrettanto. Effettivamente ci stanno bene…
“Vi mancano solo i tacchi e le parrucche per sembrare delle vere puttane.” Ridono sguaiatamente e mi fanno salire su una sedia. Federico inizia ad accarezzarmi: indugia sul petto, sull’interno coscia e poi mi fa girare e si diverte con il culo. Prima lo palpa, strizza, sculaccia, mi divarica le chiappe e alla fine mi infila i pollici nel buco e mi allarga fino a farmi male. Mi lamento ma lui ride senza smettere. Più o meno ho l’ano all’altezza del suo viso e, guardando in giù, lo vedo osservarlo con attenzione e mi sento un po’ in imbarazzo.
“Bello largo. Sei proprio sfondato. Proprio come mi piace. E neanche un filo di emorroidi. Cazzo che culo! Ho proprio voglia di sbattertelo dentro, troia!”
Finalmente lascia la presa e mi congeda con un forte sculaccione.
Si allontana e si sfila la maglietta. Ha un torace ricoperto da una fitta peluria nera quasi dappertutto e la pancia è decisamente abbondante. Si toglie le pesanti scarpe da lavoro e quindi pantaloni e slip in un colpo solo e rimane solo con le calze.
“Vieni, adesso mi metto sul sedile e tu mi monti sopra e ti scopi da solo.”
Ci spostiamo nell’officina e, arretrato e inclinato un po’ il sedile del passeggero di un grosso furgone si sistema lì, ordinandomi di salirgli sopra.
Lo scavalco e sento subito l’acro odore del suo sudore ma è un attimo perché mi da subito una forte strizzata su un capezzolo: “che cazzo fai? Non voglio mica vedere il tuo cazzo! Girati!”
Scendo goffamente dal mezzo e risalgo dandogli la schiena. Come gli sono sopra lui allarga le gambe costringendomi a spalancare le mie. Riesco a stare appoggiato con i piedi sul pavimento mentre lui mi afferra per i fianchi e mi centra sul suo cazzo. Glielo guardo: saranno diciotto centimetri, bello grosso e con una forma molto piacevole alla vista. Bellissimo il glande completamente scappellato.
È chiaro che adesso devo scendere e infilarmelo dentro. Fortunatamente prima di venire mi ero messo del lubrificante e quindi lo sento scorrere facilmente tutto dentro e mi fermo solo quando mi appoggio con tutto il peso su di lui. Lo sento tutto. Mi preme sul fondo e mi da un po’ fastidio ma è lieve. Guardo dove appoggiare le mani e le metto sul ripiano del cruscotto. È una buona posizione, riesco ad avere una buona presa. Lui, stringendomi con le grandi mani sui fianchi comincia a darmi il ritmo: spingendo con le gambe e puntandomi con le mani mi accorgo che posso muovermi con facilità. Comincio a scoparmi e inizia a piacermi quasi subito Mi accorgo che Maurizio e Manlio si sono messi a fianco della porta e ci guardano. Man mano che mi muovo sento sempre più forte la stimolazione e, pur cercando di trattenermi, ad un certo punto non resisto e inizio a mugolare mentre Federico continua a rovesciarmi addosso un’infinità di volgarità. Contemporaneamente sento che Maurizio si lamenta. Non riesco a vederlo se non con la coda dell’occhio: è a fianco della porta e Manlio gli sta dietro. Penso che lo stia scopando ma mi sembra strana quella serie di lamenti che, di tanto in tanto diventano veri urli ma sono troppo impegnato a scoparmi che non riesco a prestare attenzione a quei versi. Proseguo a lungo fin quando comincio a fare sempre più fatica, anche per la posizione scomoda, e quindi mi lascio cadere, appoggiandomi nuovamente sopra di lui e mi accorgo che sentire il suo sesso così ben piantato dentro mi da proprio una gran bella sensazione. Federico senza dire niente cerca di farmi ripartire spingendomi verso l’alto i fianchi con le mani: “non ce la faccio.”
Non insiste, mi da una pacca sul sedere e mi dice di spostarmi. Un po’ mi dispiace farlo perché quella posizione mi piace ma, stanco e sudato come sono, decido che è meglio. A fatica lo scavalco nuovamente e scendo. Mi trovo davanti gli altri due e finalmente capisco il perché dei lamenti. Manlio è dietro a Maurizio ma non lo sta penetrando bensì, con la mano, gli sta strizzando le palle.
Come metto tutti e due i piedi per terra Manlio lascia la presa e mi afferra per una mano. Mi trascina davanti ad un carrello pieno di attrezzi e: “mettiti giù, mi hai fatto venire voglia. Ti sei proprio scopata bene troia!”
Capisco al volo che vuole prendermi e, senza indugiare, mi piego lì sopra. Sento i freddi attrezzi sotto la pancia e cerco di sistemarmi al meglio. Non è molto largo e le braccia restano penzoloni ai lati. Ma non ho il tempo di fare quasi altro perché mi viene dietro e con un colpo deciso mi è dentro e parte con la solita foga. Mi sbatte a lungo e mi piace. Diavolo se ci sa fare. Anche questa volta mi trattengo ma dopo poco inizio ad ansimare e poi a gemere ad alta voce per il troppo piacere. Dura tanto, ma davvero tanto, senza mai fermarsi mentre ormai io grondo sudore dappertutto. Quando si ferma capisco che è venuto anche se non me ne sono accorto ma, a quel punto, sento nuovamente la voce di Maurizio che si lamenta. Sono stanco, mi fa male il petto perché è rimasto schiacciato contro oggetti spigolosi e ho il culo che pulsa per il tanto sesso ricevuto. Mi alzo e quasi barcollo ma, come mi giro, resto di sasso. Una decina di metri più in la vedo Maurizio appeso a un ponte di sollevamento con le braccia aperte e sollevate verso l’alto. Riesce a toccare appena per terra con i piedi e ha i polsi legati con delle fascette. Ha il corpo con delle evidente strisce di color nero, probabilmente è grasso, e al suo fianco Federico ha in mano una cinghia di gomma nera con la quale lo sta colpendo. In pratica lo sta frustando. I colpi cadono dappertutto: petto, pancia, gambe, culo, genitali, schiena. Ad ogni colpo segue un urlo. Sono letteralmente allibito perché non mi sembra lo stia facendo piano anzi, accompagna ogni colpo con una certa forza. Mai mi sarei aspettato di trovarmi in una simile situazione. Le urla sono continue come pure le frustate. Mi fermo vicino ad una macchina, senza avvicinarmi, in disparte come per nascondermi. Non mi sento più a mio agio e ho quasi paura. Non mi aspettavo di trovarmi in una situazione del genere, anche se me lo aveva anticipato, perché pensavo che esagerasse. Vedo Manlio andare vicino ai due e dall’espressione compiaciuta sicuramente si sta godendo lo spettacolo. Resta lì un po’ quindi va a mettersi dietro e Maurizio che inizia subito a lamentarsi ancora di più. Immagino che gli stia facendo qualcosa ma non riesco a vedere cosa. Sicuramente non gli stringe le palle perché continuano a svolazzare ad ogni colpo. Ad un certo punto, dopo un sferzata più forte si lascia perfino andar giù, restando sollevato solo perché è appeso per le braccia anche se si risolleva quasi subito sulle gambe. Vedo Manlio abbassarsi dietro di lui e, vinto dalla curiosità, mi sposto dal mio angolino tranquillo. Cerco di non farmi notare e arrivo di lato, quasi dietro, dove scopro che Manlio lo sta fistando. Ha tutta la mano nel suo culo e la tira fuori completamente per poi spingerla nuovamente dentro fino al polso.
Resto ancora di più di sasso e non riesco a togliere gli occhi da quei movimenti e nemmeno mi accorgo che Federico mi si è avvicinato. Mi afferra per un polso e, istintivamente, grido che non voglio. Lui ride e: “voglio solo scoparti.”
Non sono tranquillo ma mi lascio guidare fino al carrello dove mi appoggio nuovamente. La testa va chissà dove per alcuni istanti ma quando lo sento entrare e iniziare a scoparmi mi rilasso. Accidenti se ci da dentro. Sembra indemoniato e comincia subito a farmi vibrare. Sento quella sensazione di “solletico” che parte dal fondo e si propaga dappertutto e più mi sbatte più aumenta. Mi tira da morire e avrei una voglia matta di toccarmi, masturbarmi per far cessare quel prurito ma mi è impossibile. Lui insiste con dei colpi sempre forti e con un ritmo incalzante e sembra non bastargli mai. Sono così forti che il carrello avanza ad ogni spinta. Dura tantissimo e non riesco a stare zitto, prima mi lamento ed infine esplodo in una serie ininterrotta di urla che fanno ben capire quanto sia… troia. Nel frattempo Federico mi grida un po’ di tutto: la sua parola preferita e ripetuta infinite volte è troia. Poi tutto finisce e ne sono quasi felice perché è da tanto che mi sento scoppiare dentro e credo che l’orgasmo sia durato tantissimo. Il carrello smette di oscillare e di spostarsi e tutto è fermo e, finalmente, mi toglie le mani dalle spalle e smette di schiacciarmi su quegli attrezzi. Si allontana e ne approfitto per sollevarmi e spostarmi da quei ferri che mi fanno davvero male.
Federico chiama Maurizio che si avvicina. Non è più legato e gli comanda in malo modo di pulirgli l’uccello: “solo con la lingua e piano. Non metterlo in bocca. Lecca solo!”
Mi appoggio ad una macchina e mi rendo conto che ho il fiato corto, le gambe che tremano e sento anche uno strano fastidio dietro e provo a massaggiarmi accorgendomi che sono proprio ben… bagnato e sgocciolante.
Vedo Maurizio passare la lingua dappertutto, indugiando tra i folti peli del pube e scendere fino allo scroto. Lo fa solo con la punta, almeno mi sembra.
“Basta! Aspetta.”
Federico si allontana e torna con un carrellino, di quelli per si usano in officina per scorrere sotto le automobili stando sdraiati.
“Mettiti lì, muoviti!”
Maurizio si stende e, non so perché, mi colpisce la chiara carnagione della pancia e delle cosce che contrasta con il nero delle calze a rete che indossa ancora.
“Mettiti sopra, come in un cesso alla turca e con il culo sulla faccia. Hai capito? Muoviti.”
Lo scavalco e mi accuccio a gambe larghe sopra il suo viso.
“Lecca, lecca porca troia!”
Sento la lingua di Maurizio scorrere nel solco, avanti e indietro, indugiare sul buco e risalire un po’ sulle cosce alla ricerca di quanto mi hanno versato dentro. Riesce a darmi ancora piacere e quasi mi vergogno del mio pene che svetta duro e dritto in avanti. La leccata va avanti fin quando non lo ferma.
A quel punto ricompare Manlio e tutti e due si rivestono.
Federico mi si avvicina e mi dice quasi all’orecchio: “se ti è piaciuto, la prossima volta giochi anche tu come lui. Troia! Sei troia, vedrai che ti diverti.”
Poi, in modo sgarbato, si rivolge ad entrambi: “vestitevi o andate via così. Qui si chiude. È tardi.”
Faccio per togliermi le calze ma: “che cazzo fai? È un regalo! Le troie si pagano no?”
Maurizio aggiunge a bassa voce di tenerle. Lo guardo e noto che è pieno di lividi e segni per i colpi ricevuti dappertutto e ha il culo, la pancia e le cosce rosse e ci sono anche le strisce nere lasciate dalla cinghia però sembra contento.
Ci rivestiamo in fretta ed usciamo dalla porticina sul retro.
Appena saliamo in macchina Maurizio esplode. È entusiasta e mi dice subito di quanto ha goduto e che non vede l’ora di tornare. Praticamente non mi lascia aprire bocca.
Dopo qualche centinaio di metri accosta: “devo farmi una sega. Sto per esplodere. Non resisto. Dio che orgasmo. Devo, devo venire.”
Si apre i pantaloni e comincia a masturbarsi. Ha il cazzo umido e duro e in brevissimo schizza dappertutto, bagnando il volante, i suoi vestiti ed anche il sedile. Ha il respiro accelerato e sorride, sudatissimo e felice.
Nel vederlo così non resisto e mi piego sopra di lui, incurante che siamo fermi su una strada, e mi metto a succhialo. Ha un sapore buonissimo: dolciastro. Una delle più gustose creme che ho mai assaggiato. Mentre è tra le mie labbra lo sento ammosciarsi ed in poco diventa piccolissimo. Insisto ancora un po’ e poi mi rialzo. Mi sorride.
“Dobbiamo tornarci. Dio come ti hanno scopato. Avevano il cazzo solo per te. Neanche lo guardavano il mio culo. Ma solo perché è la prima volta che vieni. Vedrai che la prossima lo danno anche a me. Dio, Dio che sera!”
“Ma se ti ha infilato la mano nel culo…”
“Sì! Dio che meraviglia! Hai mai provato? Ti sembra di impazzire tra piacere e dolore. Devi provarlo.”
Lo guardo ma non sono convinto della cosa e gli dico che per me è stato un po’ troppo: “non me la sento di farmi legare e frustare. E neanche di farmi aprire con la mano. Non è nelle mie corde.”
Smette di sorridere: “ma è un gioco. A me piace, piace tantissimo.”
Mi parla ancora di cosa gli fanno e mi conferma che sicuramente lo faranno anche a me.
“Poi dipende, improvvisano. Così, come gli viene. A volta ti pisciano addosso, altre ti legano. Dio! È così eccitante! Dai! Chissà cosa ci faranno la prossima volta.”
Resto della mia idea e lui prova ancora ad insistere ma, vedendomi sempre più indeciso sembra quasi seccarsi e riparte. Capisco che è deluso. Arrivati alla mia macchina mi saluta un po’ distaccato e freddo: “magari ci sentiamo domani.”
Ci siamo sentiti e, ancora adesso, ogni tanto ci vediamo per fare dei lunghissimi sessantanove, ma da soli. Mi racconta sempre dei due meccanici che continua a frequentare. Certo che gli fanno certe cose...
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