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UN RUDE CAZZO DELL'EST


di RedTales
08.06.2021    |    17.760    |    8 9.6
"Un attimo dopo Marcian si ritrasse dicendogli di alzarsi e di mettersi sul divano gattoni e gli si mise dietro iniziando a palpeggiargli il culo per poi..."
Quando Augusto arrivò ebbe un momento di incertezza prima di premere il campanello dell’interno 147 di quel grande e trasandato condominio. Esitò per un attimo ma poi si disse che ormai, visto che era arrivato fin lì… e quindi prese il sopravvento la voglia di provare e pigiò il tasto.
“Piano sette. Poi destra fino porta aperta.”
L’accento tradiva l’origine dell’est, ma questo già lo sapeva. Marcian era rumeno ed aveva quarantadue anni.
Trovò gli ascensori in un ampio atrio trasandato. Appena arrivò al quarto piano si trovò in un piccolo labirinto con quattro lunghi corridoi davanti a sé. Prese quello a destra. Guardò il numero sulla prima porta: 171. La superò e proseguì. Sulla successiva vide il 170 e quindi avanzò fin quando notò un uomo alcune decine di metri più avanti. 152, 151… Sì, doveva essere proprio lui.
Indossava solo un largo paio di mutande ed era ancora più imponente di quanto se lo era immaginato, probabilmente sfiorava il metro e novanta.
“Ciao. Entra, entra.”
Chiuse la porta alle sue spalle.
“Spogliati. Spogliati tutto.”
Lo fece rapidamente.
“Davvero hai sessantaquattro anni? Sembra meno. Sarà che sei magro. Bel corpo. Bel culo. Me piace.”
Anche Marcian si tolse le mutande rovesciando in avanti il pene. Non era enorme ma proporzionato alla mole dell’uomo.
“Trovi quello che vuolevi? Ti piace mio cazzo?”
Augusto sorrise.
“Inizia mettere in bocca” lo incalzò subito appoggiando un piede sulla sedia e allargando le gambe.
L’uomo era brusco e rude nell’esprimersi proprio come aveva intuito in quelle poche email che si erano scritti ma, in fondo era lì proprio per quello, per farsi scopare in modo deciso… Infatti da un po’ gli era venuta una gran voglia di provare nuovamente una scopata… dura, come gli era capitato qualche volta ma… tanti anni prima.
Si accucciò e iniziò a leccare quel grosso cazzo moscio. Poi lo afferrò con una mano per poterci passare la lingua dappertutto ed infine infilò la cappella tra le labbra e cominciò a succhiare.
L’uomo sembrò gradire perché in pochissimo tempo si trovò quel bel palo dritto e duro piantato quasi fino in fondo alla gola perché Marcian gli aveva afferrato la testa con le mani obbligandolo a farlo entrare del tutto. Trattenne il fiato mentre gli occhi presero a lacrimare. Dopo qualche istante lo lasciò libero e, facendolo scorrere quasi del tutto fuori, riprese fiato.
Un attimo dopo Marcian si ritrasse dicendogli di alzarsi e di mettersi sul divano gattoni e gli si mise dietro iniziando a palpeggiargli il culo per poi abbassarsi e, dopo averlo slargato con tutte e due le mani, prese a leccalo, spingendosi con la lingua fin dentro il buchetto. Passò e ripassò nel solco e nell’ano grattandolo con la barba ispida. Probabilmente lo fece per… lubrificarlo perché subito dopo si rialzò, si sistemò e dopo essersi assestato lo penetrò bruscamente e con decisione.
Avrebbe voluto dirgli di usare il preservativo ma non osò e lo lasciò fare.
Era un bel cazzo e, sebbene ne avesse presi di tutti i tipi e dimensioni, Augusto si sentì riempire e sfondare davvero fino in fondo.
Le grandi e grosse mani dell’uomo lo bloccarono con una ferrea stretta sui fianchi mentre con dei decisi movimenti del bacino iniziò a scoparlo.
Il cazzo, piantato nel minuto sedere, sembrava ancora più grosso di quanto non fosse in realtà ed anche Augusto, nonostante superasse il metro e settanta, con il suo fisico mingherlino appariva minuscolo, piegato in quella posizione, nei confronti di quell’omone che passava abbondantemente il quintale.
Continuò a darsi da fare con foga per un buon quarto d’ora, senza interruzioni o esitazioni, accelerando solo verso la fine quando, senza dire nulla, gli rovesciò un’abbondante colata in profondità. Diede ancora due colpi, come per assicurarsi di essersi svuotato completamente e quindi uscì sbattendo per alcune volte il pene sulla schiena di Augusto.
“Buona! Buona scopata. Anche se vecchio sai farti fottere bene. Buon culo. Prendi bene cazzo in culo.”
Detto questo si lasciò cadere sul divano tenendosi il pene con una mano: “lecca tutto. Lecca, lecca cazzo bene.”
Augusto si accovacciò tra le sue gambe appoggiandosi sopra con le mani e iniziando ad accarezzarle. Gli piacevano quelle grosse e muscolose cosce così pelose e iniziò a sorbire tutti gli umori che ricoprivano il membro che, lentamente iniziò a scendere. Nel frattempo l’uomo si era messo a far scorrere le dita tra i suoi glutei e, di tanto in tanto, gliele avvicinava alla bocca in modo che potesse leccare lo sperma che aveva raccolto. Continuò così infilandogli più volte l’indice dentro l’ano e, quando si fermò, non c’era più alcuna traccia di sperma né sul membro di Marcian né sul culo di Augusto.
“Bene! Come tu detto in email. Scopato bene con te. Mi piace. Tu non parli, non gridi. Fai. Così bene. Se vuoi torna e scopiamo ancora. Adesso vai.”
Si rivestì, salutò e, raggiunta la porta si voltò ancora una volta. Marcian, nudo, si era messo comodo sul divano e aveva acceso la televisione. Nemmeno lo guardò. Uscì e si tirò dietro la porta.
Assaporò il gusto dello sperma che aveva in bocca, ripensò a quel quarto d’ora di scopata e sorrise soddisfatto. L’aveva immaginata un po’ più brutale ma anche così non gli era dispiaciuta. Sì, lì ci sarebbe tornato, anche perché ormai, alla sua età, non era poi così facile trovare dei cazzi disponibili, soprattutto di così generose dimensioni.
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