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Gay & Bisex

LA SCOPATA DELL'ANNO.


di RedTales
01.09.2018    |    18.304    |    8 9.7
"Infatti, ben lubrificato dalla saliva e probabilmente anche dal preservativo, si sentì riempire senza provare particolare fastidio nemmeno all’inizio e quasi..."
Quel giorno aveva proprio voglia e, preso da quel desiderio di sesso incontenibile, aveva deciso di andare in quel cinema a luci rosse dove, le poche volte che c’era stato, aveva sempre “trovato” qualcosa. In fondo i suoi quarantasette anni li portava bene e ne dimostrava sicuramente parecchi di meno. Così, nel tardo pomeriggio di quella giornata di metà settembre si era preparato al meglio, compreso un accurato lavaggio interno nella remota eventualità di andare oltre quei giochini di mano in cui sperava e si aspettava di fare. Aveva deciso di non indossare gli slip e, una volta entrato di aprirsi la camicia, abbassarsi i pantaloni e restare, allungato sulla sedia a toccarsi nell’attesa che qualcuno “abboccasse”.
“Sicuramente almeno uno si avvicinerà...” aveva pensato nell’immaginarsi così. Ovviamente si era posto la domanda se sedersi vicino a qualcuno o meno o se aspettare in piedi, se scoprirsi subito o aspettare e… tante altre sulle quale aveva rimuginato parecchio. Comunque, verso le diciannove entrò nella sala scoprendo che c’erano solo altre sette persone quando, nelle sue fantasie ne aveva immaginate ben di più. Rimase un pochino in piedi in fondo alla sala guardando distrattamente il video poi percorse entrambi i corridoi laterali per vedere bene gli spettatori e alla fine si sedette due poltrone oltre uno che avendo già le mani sul pacco gli ispirò la concreta possibilità di combinare qualcosa.
Mise subito in atto il suo piano, sbottonandosi la camicia e abbassandosi i pantaloni fino alle caviglie e restando praticamente nudo. Il vicino cominciò a guardarlo mentre lui iniziò a giocherellare con il suo pene quando un vociare deciso li fece girare entrambi verso l’ingresso. Erano appena entrati quattro ragazzotti che, incuranti del silenzio della sala e della proiezione, continuarono a parlottare ad alta voce tra loro guardandosi intorno. Quindi si incamminarono pure loro lungo un corridoio e arrivati all’altezza in cui era seduto Francesco, che nel frattempo era rimasto indeciso se rivestirsi o meno, si fermarono e confabularono tra loro: “guarda quello!” “E’ già mezzo nudo.” “Che vi sembra?” Si, può andare!” “Ma è anche depilato? Mi pare di si.” “Dai, si va...”. Dissero anche altro ma queste frasi si sentirono distintamente prima che i quattro si sedessero due ai sui fianchi e due nella fila dietro.
Francesco guardò i nuovi arrivati. Erano proprio dei bei ragazzi, sulla trentina, forse meno, alti, vestiti alla moda e con dei fisici decisamente “giusti”.
“Ciao!”
“Ciao.”
“Sei qui per divertirti?”
“Si.”
“Tutto bello depilato.”
Sorrise mentre prima una e poi anche un’altra mano iniziarono ad accarezzarlo. Si appoggiarono entrambe sul petto stuzzicando i capezzoli e poi scesero quasi contemporaneamente per sentirgli il sesso. Istintivamente allargò ancora di più le gambe e allungò le sue mani sulle cosce dei suoi vicini.
“Ti va?”
“Si.” sussurrò a bassa voce quasi miagolando.
Uno dei due si era già aperto la patta e la sua mano scivolò dentro e, scavalcando gli slip, si impossessò subito di un salsicciotto niente male.
“Cosa vuoi fare? Lavoretto di mano, di bocca o… tutto.”
“Wow!” pensò eccitato da quella proposta alla quale rispose sempre con quella vocina delicata: “quello che vi piace...”
Nel frattempo si ritrovò addosso anche le mani di quelli seduti dietro che erano alla ricerca della loro parte di divertimento. Nemmeno sapeva più da dove arrivavano tutte quelle carezze che lo avvolgevano e semplicemente se le godeva.
Un suo vicino gli suggerì di alzarsi e, incurante dei presenti nella sala, appena lo fece si sentì subito togliere la camicia e si rese pure conto di essere impacciato nei movimenti dai pantaloni. Evidentemente lo capì anche uno dei quattro che con movimenti bruschi gli tolse le scarpe lasciandogli la possibilità con due o tre scalciate di lasciare anche l’ultimo indumento sul pavimento.
Adesso era proprio nudo: in piedi tra quei quattro bei maschi che si erano alzati per poterlo toccare meglio. Fu un momento bellissimo sentire le mani e le dita iniziare a spostarsi dappertutto intrufolandosi anche nel buchino che stava già iniziando a contrarsi per l’eccitazione mentre una mano lo strinse iniziando a masturbarlo con decisione. Ma pure lui si era messo a fare la stessa cosa con i due piselloni che era già riuscito ad afferrare. Con la coda dell’occhio notò qualche spostamento in sala ma non si accorse che praticamente tutti gli spettatori si erano avvicinati a loro per poter osservare quanto stava accadendo.
“Mettiti in ginocchio sulla poltrona.”
Lo fece ma si ritrovò sistemato in modo strano.
“Più indietro le ginocchia e appoggiati allo schienale con i gomiti.” gli suggerì la solita voce.
Lo fece e si accorse immediatamente che così era in una posizione ottimale per… essere scopato e, al tempo stesso, si ritrovò davanti alla faccia i cazzi, duri e pronti degli altri due. Erano proprio dei bei gelati e, un attimo dopo, se ne trovò già uno appoggiato sulle labbra e fu ben felice di accoglierlo.
Uno dei ragazzi gli allargò le gambe spingendogli le ginocchia fino a farle appoggiare contro i braccioli e sistemandolo nel miglior modo possibile per quella scopata che Francesco stava già immaginando.
Effettivamente così com’era messo con il busto quasi orizzontale e con il culetto bello alto e completamente aperto si trovava nel modo migliore per… offrire il suo buchino a chiunque gli stesse dietro.
Uno, dopo aver passato la mano più volte tra i glutei, gli fece i complimenti per quanto fosse liscio e depilato: “proprio un gran bel culo, bianco, liscio, senza peli, sodo e morbido.”
Ne fu contento. Avrebbe voluto ringraziarlo ma quel grosso pisello che stava succhiando glielo impedì.
Nel frattempo il ragazzo si piegò di lato e cominciò a far scorrere la lingua in quel lungo solco tra il fondo schiena e l’attaccatura delle palle per poi concentrarsi solo sul buchino dove, oltre a lubrificare con abbondante saliva, spinse fino in fondo la lingua.
Era evidentemente che si stava preparando per penetrarlo.
Lasciando a malincuore per un momento il cazzo che aveva in bocca, si girò verso di lui ricordandogli: “con il preservativo. Inculami con il preservativo. Li ho nella tasca dei pantalo...”
Non finì nemmeno la frase perché il ragazzo gli mostrò proprio quello che stava chiedendo prima di avvicinarselo alla punta della cappella per indossarlo.
A Francesco sarebbe piaciuto vedere il bastone che stava per fotterlo ma era buio e per di più una mano gli raddrizzò la testa invitandolo a continuare il pompino. E così fece.
Guardò velocemente quel pene che era proprio bello e lo aspirò completamente in gola riprendendo a muoversi e ad accarezzarlo con la lingua.
Esitò qualche istante non appena sentì l’altro che, da dietro, si era appoggiato. Lo immaginò grosso e piacevole non preoccupandosi per la prossima penetrazione. Ne aveva presi parecchi e di tutte le misure, compreso quello di un magrebino che lo aveva davvero… sfondato e fatto gridare per tutto il tempo anche se non aveva voluto rinunciare a quell’esperienza. Questo, in quel fugace colpo d’occhio che gli aveva dato, sembrava ben messo ma non… esagerato.
Infatti, ben lubrificato dalla saliva e probabilmente anche dal preservativo, si sentì riempire senza provare particolare fastidio nemmeno all’inizio e quasi subito si abbandonò a quelle piacevoli sensazione che iniziarono ad invaderlo, ritornando a concentrasi sul lavoretto che si era messo a fare con la bocca e che adesso gli veniva facilitato dalle spinte che lo facevano andare avanti e indietro sulla poltroncina.
Il ragazzo si dimostrò un abile amante, continuando a martellarlo per una buona decina di minuti prima di fermarsi e uscire. Ma Francesco non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene perché immediatamente fu sostituito dall’altro che riprese con vigore a pomparlo.
Ormai in sala non c’era più nessuno che si interessava della proiezione. Gli sguardi di tutti i presenti erano concentrati su quanto stava accadendo… in diretta, compreso il vicino che si era trovato in una posizione privilegiata per godersi lo spettacolo.
Francesco non riusciva a vedere nulla di quanto succedeva, intento com’era a lavorarsi di bocca quanto gli veniva offerto e non era nemmeno in grado di sapere chi si alternava dentro di lui sia davanti che dietro. Semplicemente ogni tanto si accorgeva che i colpi cessavano per alcune manciate di secondi prima di riprendere e questo significava che nel suo culetto c’era stato un cambio. Altrettanto accadeva davanti quando, improvvisamente, vedeva l’oggetto del suo piacere sfilarsi per ritrovarsene subito dopo un altro perfettamente piantato fino in gola.
Anche le mani che incessantemente si spostavano sul suo corpo, procurandogli ulteriori stimoli e a volte facendolo vibrare per un capezzolo strizzato alle perfezione o per un dito fatto scorrere delicatamente sullo scroto o per una lingua passata dietro un orecchio, non smisero mai di muoversi su di lui.
E rimase immobile in quella posizione finché si accorse di aver finito di ondeggiare. Attese, madido di sudore e quasi incapace di respirare per il lungo piacere che ricominciasse prima di accorgersi che anche la bocca ormai restava vuota. Si allungò sulle braccia con la schiena che gli fece male e finalmente vide in viso i suoi amanti. Erano dei bei ragazzi, giovani, molto giovani e allungò una mano per accarezzare il viso di uno che gli sorrise continuando a sistemarsi i pantaloni mentre anche gli altri facevano la stessa cosa.
“Sei stato grande.”
“Si, grande. Una scopata da Dio.”
“Che culo!”
“Si ma che bocca anche!”
“Grazie.”
“Ciao.”
Sentì altri ciao confusi uno sopra all’altro e i quattro, con la stessa velocità con cui erano entrati in sala, se ne allontanarono.
Francesco si mise in piedi accorgendo di essere dolorante per la posizione in cui era rimasto per tutto quel tempo.
Si guardò attorno incrociando gli sguardi di quella decina di uomini che erano seduti tutti li vicino e, in quel preciso momento, realizzò che era nudo in piedi nella sala e si sedette.
Nessuno provò ad avvicinarsi o ad approfittare della situazione.
Rimase immobile per alcuni interminabili minuti, sentendo il cuore battere a mille prima di mettere a fuoco che aveva goduto in modo esagerato e si era saziato di quei giovani cazzi, accorgendosi anche del sudore che gli scendeva lungo la pancia e sulle gambe. Iniziò anche a sentire dei brividi di freddo e si rese conto che… doveva rivestirsi. Cercò la camicia che era appoggiata allo schienale e, dopo averla indossata, si mise i pantaloni dopo averli raccolti dal pavimento. Vide una scarpa e la mano del vicino che gli porgeva l’altra.
La prese e lo ringraziò con un cenno del capo, quasi vergognandosi nell’incrociare il suo sguardo.
“La scopata dell’anno!”
Abbassò lo sguardo imbarazzato da quello sconosciuto che lo aveva guardato nella sua più profonda intimità
“Avete fermato il cinema per più di un’ora.”
Fece un sorriso di circostanza.
“Che ne dici se adesso che sei già arrivato al caffè fai una pausa, andiamo a casa mia, ti fai una bella doccia e poi ti do l’ammazza caffè? Così, tanto per chiudere in gloria la giornata. Perché mi sa che anche tu di giornate così non è che ne vedi tante...”
Alzò di nuovo lo sguardo pensando di rifiutare l’offerta mentre l’uomo riprese: “e non lo dico per aggiungere ancora qualcosa che hai già avuto ma per mettere la ciliegina sulla torta prima di chiudere. E se guardi bene la ciliegina ti potrebbe interessare...”
Per un istante non capì ma poi il vicino si alzò e comprese al volo cosa voleva dire. Aveva i pantaloni aperti ed era in erezione e davanti a lui stava esibendo un signor cazzo di almeno venti centimetri e grosso come una bottiglietta d’acqua.
Lo fissò incredulo: era enorme. In una frazione di secondo pensò che non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione e guardando nuovamente il signore fece di si con la testa.
“Possiamo andare anche subito, vederti scopare da quel branco mi ha messo una voglia.”
Non aggiunse altro ma si alzò e si avviò verso l’uscita mentre Francesco, sistemate le scarpe, si accorse che per terra c’erano parecchi preservativi e li contò: arrivò a nove ma forse non si accorse di qualcuno. Affrettò il passo e lo raggiunse quasi alla porta.
“Francesco.”
“Agostino. Sei in macchina?”
“Si.”
“Abito in zona Borghetto, mi segui o vieni con me? Poi ti riporto qui.”
“Vengo con te.”
In macchina Agostino gli palpeggiò la coscia facendogli tante domande. Chissà perché ma in quella mezz’oretta di strada Francesco si aprì e si confidò con quel perfetto sconosciuto raccontandogli anche i suoi più intimi segreti e facendogli scoprire che la sua attività sessuale era veramente assai ridotta.
“A vederti al cinema avrei detto che sei la classica troia che ne prede un cesto ogni giorno. E adesso scopro che era almeno un mese che non scopavi e che non ne hai mai preso più di uno alla volta. Certo che la vita è strana.”
Arrivati a casa gli offrì da bere qualcosa di dissetante e gli mostrò il bagno, dandogli anche degli asciugamani. Come uscì dalla doccia trovò Agostino nudo ad aspettarlo. Era molto peloso e non era più eccitato ma quello che gli penzolava tra le gambe era decisamente di taglia extra large.
Gli indicò la camera con il lettone: “me lo fai duro con la bocca?”
Sorrise e, appena sdraiati, iniziò a leccargli le palle per poi dedicarsi a quel gigante che fece rinvenire con pochi e sapienti movimenti ma accorgendosi anche di non riuscire quasi a farlo stare tra le labbra.
“Non ti preoccupare. E’ troppo grosso per stare in bocca, a meno che non ce l’hai larghissima.
Vediamo se ti sta nel culo.”
Gli diede ancora alcune leccate in tutta la sua lunghezza ammirando quanto fosse ben fatto con la cappella grossa e rossa, il frenulo tirato e l’asta dura come un sasso quindi: “ti metti il preservativo?”
“Se vuoi. Ma sono donatore di sangue e sono sanissimo. Tu?”
“Si, si anch’io sono sano ma...”
“Non ci credi?”
Si alzò e tornò poco dopo con delle carte che lo confermavano.
“Ti va a pelle?”
Fece di si con la testa.
“Però almeno la crema...”
“Si, tranquillo, senza quello ti spacco in due.” e rise.
Prima di iniziare lo lubrificò con attenzione, intorno e dentro, infilandoci prima un dito, poi due poi quattro, come per saggiarlo.
“Si, ti apri bene, ma dopo tutto l’esercizio di oggi credo sia normale. Mi sa che riesci proprio a prenderlo tutto.”
Francesco guardò ancora quel grosso bastone provando una forte emozione per quello che stava per fare. Nemmeno pensò a quanto male gli fece con il marocchino e chiese solo come doveva mettersi.
“Alla pecorina ti va bene?”
Si sistemò subito mentre Agostino lo trascinò sul bordo del letto e si mise in piedi dietro di lui.
Come la cappella superò completamente la soglia non riuscì a resistere e si lamentò sentendosi strappare.
“Dai che è fatta. E’ già dentro, adesso il resto passa...”
In effetti il resto entrò anche se quella grossa punta continuò a tormentarlo facendogli male come si mise a spingere sul fondo.
“Piano, piano, mi fa male.”
“Ancora un centimetro e ce l’hai tutto dentro e mi fermo!”
Dopo un ultimo sospiro per un ulteriore fitta si accorse che era riuscito a prenderlo tutto. L’uomo era fermo, dopo averlo completamente impalato aspettava che si abituasse a sentirsi così pieno prima di iniziare la scopata.
“Pero mi ha fatto un po’ di malino.”
“Con una bestia così è normale. Sono pochi quelli che provano a prenderlo, sai. Avere un cazzo così è una merda se ti piacciono i maschi. Quasi tutti lo adorano, magari lo vogliono fotografare, leccare… ci giocano ma quando si tratta di prenderlo in bocca non ce la fanno e di prenderlo in culo non se ne parla nemmeno. Solo seghe. Tante seghe. Ma non è scopare questo.”
Francesco era ancora immobile, aveva quasi paura a far oscillare il fondoschiena per paura di sentire male ed era contento che anche lui stesse fermo.
Quando avvertì le mani appoggiarsi sulle chiappe capì che stava per muoversi e così fu. Iniziò a uscire, lentamente, facilitato dall’abbondante gel. Si fermò prima che la cappella potesse allargargli l’uscita.
“Come va?”
“Bene.”
“Male?”
“No, così no. Solo lo sento tanto. Mi sento pieno pieno.”
Risero tutti e due mentre l’asta sprofondò nuovamente dentro, fino in fondo.
Altro sospirone: “se ti fermi un po’ prima è meglio. E’ l’ultimo pezzo che mi fa male.”
Rifece, sempre piano il percorso.
“Così?”
“Si, così va bene.”
Iniziò a scoparlo, rimanendo sempre completamente dentro, senza nemmeno provare a far uscire la cappella e senza affondare del tutto.
Dopo i primi colpi il piacere di Francesco era evidente.
“Ti piace?”
Sbrodolò un si che, nel modo in cui suonò, piacque assai ad Agostino che finalmente prese a muoversi con un buon ritmo, affondandosi di tanto in tanto e cominciando anche a far fare capolino al di fuori pure all’anello più grosso del glande.
Per Francesco quegli sporadici eccessi si trasformavano in attimi di dolore che si mescolava al piacere intenso che gli dava tutto il resto. L’uomo si era inoltre impossessato del suo pene e ci era messo a masturbarlo seguendo il suo stesso ritmo. E tutto ciò sommava piacere al piacere.
“Sono lungo a venire.” lo informò.
Man mano che il tempo passava, erano sempre più frequenti gli sconfinamenti sul fondo e le parti di cappella che slargavano l’ano per uscire parzialmente, puntualmente sottolineati da un deciso e più intenso ansimare che si alternava al respiro già accelerato di Francesco.
Effettivamente quando la punta usciva slargandolo al massimo sentiva un dolore intenso e acuto ma istantaneo che passava immediatamente lasciandogli una sensazione di maggior piacere nell’intercalare di quanto provava. Era un dolore che diventava piacere nel preciso istante in cui cessava fu la conclusione a cui giunse Francesco la sera dopo essere rientrato a casa mentre era intento ad osservare con uno specchio quel buchetto che gli sembrava ancora non del tutto serrato e assai arrossato. “Ma poiché il piacere non smette mai e il dolore dura solo un attimo è come se non ci fosse...” fu la filosofica teoria che lo accompagnò nei suoi pensieri fin che non si addormentò.
Comunque il tutto continuò a lungo e il limite concordato all’inizio lentamente si superò al punto che Agostino iniziò a far uscire completamente il sesso dal suo amante per poi farlo nuovamente sprofondare al suo interno prima che lo sfintere provasse a richiudersi per poi fermarsi soltanto quando le palle sbattevano sulle chiappe.
Incredibilmente quel sottile limite tra piacere e dolore che continuò a ripetersi per tutto quel tempo piacque assai e l’uomo se ne accorse quando lo sentì svuotarsi abbondantemente tra la sua mano che aveva continuato a masturbarlo.
Alla fine di quella lunga sera anche l’altro raggiunse il traguardo inondando quell’abusato intestino di una crema così copiosa che cominciò a sgocciolare e colare lungo le gambe quando ne uscì.
Dopo pochi istanti in cui entrambi ripresero fiato: “ti è piaciuto l’ammazza caffè?”
“si.”
“Come al cinema?”
“No. Di più. E’ stato qualcosa di forte, estremo. Mi faceva male ma mi faceva bene. Non so come dirti.”
Continuarono a confidarsi su quello che avevano provato a lungo e, dopo una rapida doccia fatta assieme dove il dolce Francesco ricoprì con tanti bacini quel sesso che lo aveva fatto godere in un modo così esagerato, non si avviarono alla macchina.
Lungo il tragitto Agostino continuò ad accarezzare la coscia del suo amante ed entrambi concordarono di vedersi ancora, scambiandosi i numeri del telefonino
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