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SONO STATO MUNTO DAL PADRONE


di RedTales
07.04.2023    |    12.623    |    5 8.4
"” La voce sorprende anche il Padrone: “sì, sono qui..."
È il pomeriggio del 22 febbraio e ricevo un messaggio dal Padrone: “vieni domani alle 20:00. Tre ore prima prendi un Cialis.”
Sono contento perché è parecchio che non mi chiama ed ho proprio voglia di… qualcosa di speciale ma, contemporaneamente sono sorpreso dalla novità. Non mi ha mai chiesto di prendere il Cialis e nemmeno lo ho...
“Wow!” penso. “Chissà che cosa mi farà oggi. Perché vuole che prenda il Cialis? Di solito si secca quando mi diventa duro…”
Inoltre devo procurarmelo ma so chi lo usa e dove lo acquista… segretamente. Ci vado e lo trovo senza difficoltà, lasciandomi consigliare sul dosaggio...
Giovedì pomeriggio lo passo a prepararmi con attenzione ed arrivo puntuale all’appuntamento e, quando mi apre, lo saluto anche se non risponde ma mi indica dove andare: “scendiamo in taverna.”
Noto che la stanza è davvero bella e assai ben arredata ma, improvvisamente, mi accorgo che, inginocchiata in un angolo c’è un’altra persona. Mi da le spalle ed è nudo e, ad un primo sguardo mi sembra più vecchio di me.
“Spogliati” è l’ordine che arriva.
Lo faccio in un attimo perché sotto il giubbotto ho solo scarpe, jeans e maglione.
Mi squadra con quel solito distacco borbottando un: “sei sempre depilato, proprio come le puttane” seguito dall’ordine di sdraiarmi sul tavolo.
È grande e come ci salgo sopra sento il legno freddo sotto la schiena. Mi comanda di allungare le braccia all’indietro e mi blocca i polsi con una grossa corda e quindi fa la stessa cosa con le caviglie.
A quel punto si rivolge all’altro: “alzati! Vieni qui.”
Ubbidisce e, come mi viene vicino, giro la testa per osservarlo. È molto magro, ha i capelli bianchi e ha il corpo glabro.
“Gioca con il cazzo.”
Non se lo fa ripetere e inizia a toccarmi con le mani. Mi sfiora il pene, lo accarezza, tende la pelle per poi riavvolgerla completamente attorno al glande, lo stringe nel pugno, mi masturba un po’ per poi afferrarlo solo tra indice e pollice per abbassare la pelle in basso fino a far tendere allo spasmo il frenulo e poi si ripete con altri gesti. Ovviamente quasi subito esplodo in un’erezione che, sollecitata da quella sapiente mano, persiste. Vedo il suo sguardo fisso sul mio sesso che sembra ipnotizzarlo mentre il padrone, dall’altra parte del tavolo osserva tutto.
Il gioco continua ed è inutile dire che dopo pochi minuti inizio a contrarmi per il piacere.
“Non deve venire!”
Le mani rallentano, alternando delicate carezze a intensi momenti di masturbazione e la cosa va avanti parecchio fin quando vedo il Padrone allontanarsi e quindi ritornare con una strana cosa, sembra un cilindro di quelli per mettere i grissini. Si mette al mio fianco, mi afferra il cazzo con la mano ed inizia a masturbarmi. Lo fa con calma, quasi giocando con quel salsicciotto che sembra esplodere per quanto è grosso e duro. Lo stringe tra le dita, lo scappella, fa scorrere la pelle, lo strizza, lo ruota…
“Hai preso la pastiglietta?”
Rispondo: “sì, alle cinque” ma è evidente che non potrei avere un’erezione così intensa e prolungata senza...
A quel punto, dopo averci messo sopra del lubrificante, infila il sesso in quel cilindro e… preme qualcosa e immediatamente capisco che cos’è: un masturbatore. Non ne ho mai usato uno ma li ho visti su Internet. Ho lo sguardo fisso su quell’affare che va su e giù e ruota facendo un forte rumore. Funziona e comincia a stimolarmi proprio bene. Mi piace.
Lo tiene un po’ e poi ordina all’altro di continuare quando, improvvisamente, una voce femminile irrompe nella taverna.
“Pier, sei li? Non trovo gli occhiali.”
La voce sorprende anche il Padrone: “sì, sono qui. Aspetta che salgo.”
Spegne la macchinetta e se ne va.
Io e lo sconosciuto ci guardiamo negli occhi ma nessuno dei due osa dire qualcosa e restiamo in silenzio. Lo osservo e noto che ha il pene chiuso in una piccola gabbietta che gli impedisce di crescere e ricordo che alcuni anni prima ne avevano messa una anche a me. Mi colpisce anche per quanto sia magro, praticamente pelle e ossa…
Il Padrone torna poco dopo e ovviamente non dice nulla ma, visto che ho ancora l’erezione, accende nuovamente quell'aggeggio che l’altro ha sempre tenuto ben appoggiato su di me con tutto il pene infilato dentro. Il Padrone inizia a variare la velocità e quella stimolazione ci mette poco a farmi giungere al piacere.
Inizio a mugolare e quindi mi dice con fare severo: “sopra c’è mia madre. Non fare rumore. Hai capito. Vuoi che ti imbavagli?”
Mi zittisco e comincio a sbavare dal piacere ma… in silenzio.
Ancora poco e sborro sentendo quasi subito il liquido colare su di me.
Guardo il Padrone che rimane impassibile mentre quell’altro continua a far andare la macchinetta che mi provoca un fortissimo senso di fastidio e vorrei che la spegnesse. Stringo i denti per non farmi sentire ma ugualmente mi escono dei lamenti che lo fanno seccare.
Ferma il masturbatore e se ne va e, pur sapendo di aver fatto qualcosa che non ha gradito e quindi di aver disobbedito, sono contento per quella pausa… insperata. Quando ritorna mi mostra una specie di ciucciotto e mi ordina di aprire la bocca. Lo faccio e mi spinge dentro una pallina di gomma: “stringi i denti” è il comando e, come lo eseguo mi sigilla la bocca con del nastro adesivo. Lo guardo con gli occhi sgranati mentre appoggia una seconda striscia di scotch. Provo un senso di nausea e sposto la lingua mentre lui accende di nuovo quell’affare. La pausa è servita a calmarmi ma ben presto la situazione diviene insostenibile per quanto quei movimenti mi provocano dentro nel basso ventre. Mi agito e cerco di divincolarmi ma sono completamente bloccato e, quando non riesco più a trattenermi, inizio a mugolare. Ciò disturba il Padrone che per zittirmi mi colpisce con un forte schiaffo i testicoli. Nella taverna echeggia una specie di rantolo soffocato che non riesco proprio a trattenere. Un altro colpo mi fa inarcare e gemere ancora mentre il terzo schiaffo mi lascia ammutolito e ciò mi risparmia ulteriori percosse.
Il dolore alle palle si mescola al dolore che sento alla base del pene, che non è un vero dolore ma un eccesso di piacere ed è assai difficile da descrivere.
A questo punto il Padrone fa un’altra pausa e ferma l’uomo facendogli spostare quell’arnese dal mio cazzo. Mentre si allontana per mettere della musica, probabilmente perché vuole coprire i sordi rumori che emetto, abbasso lo sguardo e sgrano gli occhi quando mi vedo il sesso scappellato, tutto arrossato e così grosso che non sembra neanche il mio. Inoltre è completamente ricoperto di lubrificante e di sperma che vedo luccicare e colare lungo l’asta.
Messa la musica ritorna e infila nuovamente il masturbatore che, con il suo sferracchiare meccanico, continua ad andare su e giù con dentro il mio sesso che, più passa il tempo, più mi sembra diventi sensibile.
Non resisto e stringo con forza i denti su quella specie di morso di gomma e tremo. Ogni tanto lo spegne e mi libera il cazzo ma quando riprende è un vero suplizio ed è davvero insopportabile. Inesorabilmente mi accorgo che sto sempre più perdendo il controllo del corpo e ho la sensazione di sentirmi male anche se, lentamente, mi sembra di cominciare a perdere sensibilità in tutta la zona pelvica. Piano piano quell’iperstimolazione perde efficacia e alla fine credo di non sentire quasi più nulla. I muscoli del corpo restano tesi e contratti ma non mi agito più.
Probabilmente lo capisce anche il Padrone che fa fermare il mio “aguzzino” e, incredibilmente, mi toglie lo scotch e la pallina dalla bocca per poi andare al piano di sopra. Purtroppo scopro che togliere il nastro adesivo non è piacevole...
Nel silenzio riprendo fiato con le labbra spalancate e mi accorgo di essere in un bagno di sudore e la bocca e le guance mi fanno male come pure la schiena.
“Una volta mi ha munto per tre ore…” dice sottovoce come per paura di essere sentito mentre mi sfiora la cappella con un dito facendomi sobbalzare.
“Ahi!”
“Scusa. Certo che ti sta massacrando… È così rosso… Vuoi che te lo succhi?”
“No, no, se ci vede poi… Lo conosci da tanto?”
“Anni. Ma adesso mi chiama poche volte… Sai gli anni passano...”
Il rumore dei passi ci fa zittire e mi preparo per un’altra “sessione” ma, incredibilmente mi libera le mani e, afferrandomi per un braccio, mi tira su in modo da farmi mettere seduto.
Non so cosa voglia fare e non provo nemmeno ad immaginarlo ma sento un brivido di freddo lungo la schiena e mi accorgo di essere in un bagno di sudore mentre, istintivamente, gli occhi si abbassano sul cazzo.
È ripiegato in avanti ed è ancora in erezione e mi sembra che sia più lungo del solito. Osservo anche che è completamente scappellato ed è tanto rosso, dalla punta fin quasi alla base e mi brucia, mi brucia tanto. Mentre lo guardo sento un forte odore di sperma mescolato all’inconfondibile olezzo dell’urina e mi accorgo che sono seduto su una grande chiazza umida che è sicuramente mia anche se non ho coscienza di… averla fatta.
Spero che con me sia appagato ed inizi a fare qualcosa con l’altro ma… mi sbaglio perché mi spinge nuovamente giù e mi lega nuovamente i polsi e… si da da fare in prima persona.
È il Padrone a toccarmi il cazzo e si mette a giocare scappellandolo, accarezzandolo, stringendolo, schiaffeggiandolo o tirandolo a destra e a sinistra per poi lasciarlo andare a sbattere come se fosse una molla.
Mi fa decisamente male ma è molto meglio così rispetto a quella dannata macchinetta…
Non dice alcuna parola ma lo vedo felice e lo sono anch’io. Lo sto accontentando e la cosa mi riempie di soddisfazione.
Purtroppo arriva il momento che smette di farlo e ricomincia con lo strumento di prima e così la pompa meccanica riprende a scorrere e a girare sul cazzo.
Stranamente è piacevole ma, dopo un po’ ritorna ad essere un vero suplizio ma Pierluigi è entusiasta e quindi cerco di convincermi che la gioia del Padrone è anche la mia ma il fastidio è davvero insopportabile e il pene mi brucia…
Continuo a tremare e a contorcermi senza volerlo, mentre lui cerca di cogliere ogni singola vibrazioni tenendomi una mano appoggiata sul ventre.
Purtroppo mi lamento per il troppo piacere e un attimo dopo sono nuovamente… con la bocca piena ma lo vedo davvero contento ed appagato e continuo a stringere quella pallina di gomma tra i denti soddisfatto di dargli tanto piacere.
Lo vedo attento, probabilmente cerca di capire se sono in grado di produrre ancora qualcosa ma immagino che si renda conto che sono completamente svuotato...
Prosegue ancora ma riesco a sopportarlo e quando spegne l’apparecchio mi sento… libero e lo sono ancora di più poco dopo quando mi svuota la bocca.
Pochi istanti ed anche le mani sono senza corde come pure le caviglie.
“Lecca! Leccalo!” è l’ordine che impartisce all’altro che immediatamente si piega su di me e inizia a passare la lingua sia sul mio corpo ce sul tavolo andando alla ricerca di quanto ci ho rovesciato sopra.
Prosegue a lungo sotto l’attento controllo del Padrone che alla fine si rivolge a me con un laconico: “lì c’è il bagno. Prendi mocio e spugne e pulisci questo schifo che hai fatto” prima di salire al piano di sopra.
Come scendo dal tavolo mi ritrovo quasi incerto sulle gambe e mi accorgo che nonostante le leccate sono ancora bagnato, un po’ per il sudore ma pure per lo sperma e l’urina che mi sono versato addosso. Mi sento sporco e spossato ma so che devo eseguire quanto richiesto ed è ciò che faccio: asciugo bene il tavolo e poi anche il pavimento, prima con il mocio e poi con degli stracci finché non è completamente asciutto.
L’altro schiavo rimane immobile e non prova nemmeno ad aiutarmi. Restiamo in silenzio.
Quando il Padrone ritorna trova tutto pulito ed ordinato e mi ordina di vestirmi.
Vorrei lavarmi ma lui dice soltanto di indossare gli abiti e quindi li devo infilare sopra quello schifo che mi sento addosso…
Vedo che toglie anche la gabbietta dal cazzo dell’altro e che, repentinamente e senza alcun preavviso, gli molla due forti schiaffoni proprio lì facendolo piegare su se stesso prima di comandare anche a lui di vestirsi.
Come siamo pronti mi rendo conto benissimo che puzzo ma non ci posso fare nulla e quindi lo seguo e saliamo. Nella sala c’è una anziana signora seduta davanti alla televisione accesa che ci guarda: “Pier, non mi presenti i tuoi ospiti?”
Non aspetta risposta: “avete giocato di sotto? Aspetta, non me li fai neanche vedere?”
Il Padrone si ferma e si gira verso di lei ed io faccio altrettanto.
“Ma sono grandi. Questo è grande. Adesso li prendi anche grandi?” la signora è un fiume in piena: “il mio Pier è sempre stato prepotente. È prepotente anche con lei? Da piccolo voleva sempre comandare e farsi ubbidire. Lo fa ancora? Lo fa anche adesso?”
La guardo e lei prosegue: “eravate sotto? Ma siete stati tanto. Ma si può sapere cosa avete fatto?”
“Mamma, ti prego, adesso devono andare.”
“Oh! Ma non si può neanche dire una parola… Mah! Spero che non abbiate fatto brutte cose. Mah! Comunque se Pier fa il prepotente lei lo venga a dire a me, ha capito?”
“Adesso devono proprio andare.”
Salutiamo la signora e lo seguiamo verso la porta.
“Da oggi non ti depili più. Capito? Voglio vederti con il pelo” mi dice prima che me ne vada (capirò il motivo di questa richiesta dopo più di un mese... Ma questo lo ho già scritto nel racconto: IL PADRONE HA OFFERTO IL MIO CULO A QUEGLI SCONOSCIUTI).
Chiude la porta e… “Mauro, mi chiamo Mauro.”
Gli dico il mio nome mentre lui, titubante, mi invita a fare una doccia a casa sua.
“Magari un’altra volta, oggi proprio non me la sento.”
“Eh si! Ti ha munto come se fossi una vacca… però ci conto. Ho proprio voglia di lesbicare con te. Ti va, vero?”
Gli sorrido e lui continua: “se vuoi mi puoi anche montare. Hai un gran bel cazzo. E ce l’hai sempre duro...”
Sorrido ancora mentre lui conclude: “però non lo diciamo al Padrone…”
Lo saluto e mi avvio verso casa.
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