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PAPA', FIGLI E AMICI...


di RedTales
13.02.2016    |    44.630    |    2 9.4
"Anche se non si vedeva molto altro la scena era decisamente intrigante e, evidentemente, anche eccitante per quei quattro uomini..."
Luisella era in camera con suo fratello. Come ormai faceva da tempo, quando ne aveva voglia, si divertiva con lui. Nel solo modo che per lei significava divertirsi, con il sesso.
Lui era piegato sulla sua patatina e, con la bocca, le stava dando piacere. Lo faceva benissimo e lei riusciva a goderne in modo sublime. Ovviamente pure la ragazza ricambiava e, con un dildo, penetrava Marcello.
Si, suo fratello godeva particolarmente quando qualcuno gli stimolava il buchino. Pur avendo solo ventitré anni, aveva scoperto ciò da diversi anni. Ovviamente preferiva vivere questo con altri ragazzi, ma anche la compagnia della sua sorellina lo soddisfava, anche perché lei aveva imparato bene cosa gli piaceva.
Ovviamente anche la ragazza, poco più che diciannovenne, era decisamente… aperta e pure lei, pur preferendo incontrarsi con dei maschi, non disdegnava di “giocare” con il suo fratellone.
Ormai era da tempo che lo facevano e la cosa era nata quasi casualmente ma poi la complicità era continuata e… continuava ancora.
Quella sera, al pieno di sotto, il papà dei ragazzi aveva organizzato una partitella a carte. Aveva approfittato del turno di notte della moglie che sarebbe tornata dall'ospedale solo la mattina seguente per questa seratina tra amici. Così potevano divertirsi in tranquillità.
Verso mezzanotte, tutti leggermente alticci, erano nel pieno del loro divertimento e, al piano di sopra, i due fratellini stavano vivendo una sensazione simile.
“Pausa. Vado a prendere altra birra.”
“Si, e anche patatine.”
Mentre il padrone di casa si recava in cucina, gli altri si alzavano per sgranchirsi le gambe.
Uno di loro andò anche in bagno.
“Franco… posso andare nel bagno sopra? Federico è chiuso dentro e non esce più...”
“Si, si, sai dov'è, no!”
Salì le scale e raggiunse la stanza da bagno ma proprio mentre stava per entrarci dei gemiti attirarono la sua attenzione. Si fermò e provò ad ascoltare meglio. Venivano dall'altra parte del corridoio. Si spostò da quella parte e i suoni si fecero più distinti e inequivocabili. Invece di ignorarli e andarsene, si fermò ad ascoltare. Provò a guardare dal foro della serratura ma senza successo e quindi decise di aprire, piano piano, la porta. Lo fece con estrema circospezione e attenzione. La maniglia si abbassò, la porta si socchiuse e una fessura gli consentì di sbirciare all'interno. Chi era dentro non si accorse di niente.
Sul letto c'era il figlio di Franco, tutto nudo, piegato sopra un'altra persona. Non vedeva cosa faceva ma lo immaginava benissimo. Quello che era in bella mostra era il culetto del ragazzo, rivolto verso di lui, con una mano che gli infilava e sfilava velocemente un cazzo di gomma. Non vedeva chi c'era sotto di lui e pensò ad un suo amichetto.
Da vero porcello restò favorevolmente colpito e si fermò a godersi lo spettacolo. Improvvisamente dalle scale qualcuno lo chiamò.
“Allora? Ti sei perso?”
Quella voce lo fece sobbalzare e, rapidamente, si allontanò, scendendo i gradini a due a due.
“Ehi! Franco, sai cosa fa tuo figlio?”
“Cioè?”
“Dai… davvero non lo sai?”
L'uomo lo guardò con aria incuriosita.
“Scopa. Tuo figlio si sta scopando un suo amichetto...”
Franco non ne fu sorpreso. Sapeva che al figlio piacevano i maschi ma riteneva che fossero fatti suoi.
“Ne ha portato un altro qui?”
“Si, si...”
Alzò le spalle: “glielo avevo detto che i suoi amichetti qui non li volevo. Ma come lo sai?”
“Lo ho visto dalla porta… Era aperta e loro dentro...facevano...”
“Sopra? Adesso?”
Uno dei quattro aveva sentito e si era incuriosito: “e… si vede?”
“Cazzo, se si vede! E' li col, culo al vento...”
“Andiamo a vedere!”
Chissà come ma quest'idea balzana piacque a tutti, papà compreso. Come ladri salirono quasi in punta di piedi la scala e raggiunsero la porta socchiusa.
All'interno non era cambiato nulla. C'era sempre quel bel culetto rivolto verso la porta con quella mano che continuava a muovere quel dildo.
Anche se non si vedeva molto altro la scena era decisamente intrigante e, evidentemente, anche eccitante per quei quattro uomini.
“Gli facciamo uno scherzo” sussurrò uno di loro.
“Cosa?”
“Ci mettiamo nudi, entriamo piano piano e ci mettiamo li vicino.”
La strampalata idea, forse per le troppe birre ingurgitate, sembrò buona e quasi contemporaneamente iniziarono a spogliarsi.
Cercando di non fare rumore lasciarono nel corridoio un piccolo mucchietto di vestiti e, come mamma li aveva fatti, entrarono sistemandosi vicino al ragazzo che continuò, sprofondato con la testa tra quelle gambe, a fare quanto stava facendo.
Un rumore o chissà cosa segnalò improvvisamente la loro presenza e i due ragazzi, di soprassalto, si tirarono su.
La sorpresa fu per tutti. Sul letto, nudi nudi, c'erano Luisella e Marcello mentre, in piedi, nudi nudi, c'erano Franco con i suoi tre amici.
Per qualche istante nessuno disse nulla e un pesante silenzio scese nella stanza.
Quindi la mano della ragazza si allungò e afferrò l'uccello dell'uomo che le era più vicino. Chissà perché e chissà quale strana idea glielo fece fare ma questo assurdo gesto scatenò una reazione a catena assolutamente imprevista e inimmaginabile.
La mano iniziò a muoversi e l'uomo non si spostò, anzi, si avvicinò leggermente per facilitarle il compito. Gli altri tre spostarono lo sguardo su quella mano e, un attimo dopo un altro cazzo finì in una mano, quella di Marcello che, scelto quello più grande, prese a imitare la sorellina.
Anche questo secondo maschio sembrò gradire. La scena sembrava incredibile. I due ragazzi erano seduti sul letto con i quattro uomini in piedi davanti a loro. Stava succedendo qualcosa di fantascientifico ma, al tempo stesso di reale.
Franco restò bloccato nel vedere tutto ciò. Li c'era suo figlio e sua figlia che aveva scoperto scopare tra loro e, come se il tutto fosse di una banale normalità, adesso stavano cercando anzi stavano facendo sesso con i suoi amici. E fu in quel momento che anche il suo cazzo fu afferrato dalla mano della sua bambina. Abbassò la testa per guardare e vide che anche suo figlio si stava piegando sull'uccello dell'altro amico per… prenderlo in bocca.
Si lasciò andare e iniziò a godere di quella giovane mano.
In breve i quattro amici cominciarono a divertirsi senza freni con quei due ragazzi così disponibili e totalmente aperti, in tutti i sensi. Bocche, culetti e passerina diventarono caldi anfratti in cui infilare, alternandosi, i loro sessi. Cambiarono in continuazione partner e posizione. E sarebbe impossibile descriverle tutte, diciamo che ad un certo punto sul letto c'era la ragazza infilata a sandwich tra due di loro che la stavano penetrando contemporaneamente mentre lei gridava come impazzita per il piacere e sulla poltrona c'era il ragazzo seduto, ben impalato, sul terzo mentre, con la bocca, si spompinava il quarto che era in piedi davanti a lui. In un altro momento davanti al buchetto del ragazzo c'era la fila, in attesa di sprofondarsi dentro di lui appena il precedente ne uscisse o, più tardi, la stessa fila aspettava per tuffarsi, a bocca aperta sul quella patatina dalla quale colava crema in continuazione. Ma, in ogni caso, sarebbe riduttivo di quanto sia successo in quelle ore.
E fu sesso, sesso e sesso. Sesso sfrenato. Ma tanto e in tutte le salse. E con tanto, tanto piacere che si riversò in imponenti schizzi sia dentro che su quei due ragazzi che pur soddisfando le attenzioni di quei quattro per più di tre ore non sembrarono mai appagati, anzi più ne avevano e più sembrava ne cercassero.
Poi, un po' alla volta, man mano che le loro energie venivano meno quello scambio cominciò a raffreddarsi per terminare del tutto quando si era più vicini all'alba che a mezzanotte e gli ospiti ripresero a rivestirsi per ritornare alle loro case.
Franco, ancora nudo, dopo essersi chiuso la porta alle spalle dell'ultimo, ritornò nella camera del figlio, trovandolo addormentato e abbracciato assieme alla sorella. Si avvicinò, li guardò, sorrise nel notare tutto quello sperma sul collo e sui capelli di lei e pensò che presto, tutti e sei, avrebbero… giocato ancora.
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