Racconti Erotici > Gay & Bisex > UN BEL BUCHETTO NERO.
Gay & Bisex

UN BEL BUCHETTO NERO.


di RedTales
09.03.2015    |    21.364    |    5 9.6
"Al massimo mi avrebbe mandato via..."
Quel giorno ero a casa più scazzato del solito. Avevo anche voglia di sesso ma sapevo benissimo che non avrei combinato niente. Almeno fino a sera. Mandai anche alcuni sms per vedere se qualche amico era libero, ma rispose solo uno dicendo che oggi non poteva.
Decisi di cominciare a preparare qualche cosa da mangiare e, mentre stavo per andare in cucina, suonò il campanello.
Aperta la porta vidi un esile ragazzo con una carnagione di un nero incredibile.
Proprio mentre stavo per liquidarlo lui mi disse con una voce leggera se potevo dargli almeno un po' d'acqua. Non so perché ma decisi di farlo entrare.
Lo feci sedere in sala e presi un bicchiere e la bottiglia d'acqua dal frigo.
“Oggi tanto caldo e gente non compra. Troppo caldo per vendere”.
Notai che aveva una maglietta bagnata di sudore.
“Tu non compra proprio niente?” insistette. “Io non ho ancora venduto per trenta euro”.
“Cioè?” dissi.
“Io devo vendere per trenta euro almeno, tutti i giorni”.
“E se non vendi?”
“Botte. Padrone da a noi botte. Noi si deve vendere almeno trenta euro al giorno. Lui mette noi in strada mattina e a sera riprende e porta a casa sua.
Se no soldi lui picchia noi”.
“Ma picchia picchia?”
“Si, da calci, pugni, a volte anche con bastone. Guarda”
Si alzò la maglia mostrandomi un livido sul fianco.
“Certo che sono degli stronzi. Ma non puoi andare via?”
“No, lui ha documenti. Lui pagato mio viaggio e io in debito. Quando finito di pagare viaggio lui lascia me andare via”.
“Ma dove vivi?”
“In casa di padrone. Grande casa in campagna. Siamo tanti. Tutti in giro a vendere”.
Ma quanti anni hai?”
“Ventidue”
“E sei qui da quanto?”
“Tre anni”.
“Ma non ti mancano gli amici, la casa?”
“Un poco ma ora abituato. Solo lavoro duro. Poi poco mangiare, poco lavare” e, guardandomi con uno sguardo “furbetto”, “poco donne”:
Presi la palla al balzo e replicai: “ma come scopate?”
“Poco, quasi niente. Donne qui no. Ma...” e guardandomi con aria complice e maliziosa “facciamo tra di noi. Meglio che uno ti faccia che fare da soli. Ma si fa anche da soli. Ma in casa siamo tanti e, a volte, ci facciamo sesso tra di noi”
La cosa si faceva interessante. Continuai.
“Quindi scopi con altri uomini?”
“No. Non scopo. Ci meniamo cazzi. Qualcuno anche scopa in culo, ma io ancora no. Tocco e mi faccio toccare. Qualche volta ho messo cazzo in culo, ma poco”.
“E ti piace?”
“Non so. Si fa. Si fa perché tutti fanno. Non so se piace tanto. Ma faccio. Facciamo tutti”:
“Ma solo tra di voi?”
“Si. Anche se so che alcuni fanno con italiani”.
Decisi di essere brusco. Gli misi una mano sul braccio e: “sei tutto sudato, vuoi farti una doccia prima di andare via? Così ti riposi un po'”
Mi guardò, di scatto mise la mano sulla borsa che aveva appoggiato per terra e pensai che se ne sarebbe andato.
Non aggiunsi altro, la frittata era fatta.
“Va bene. Faccio poche docce. Qui non posso fare. Mi va bene fare doccia adesso”:
Lo guardai forse più sorpreso di lui. “Vieni, il bagno è di qua”.
Gli mostrai dove poteva lavarsi.
“Aspetta”.
Presi un asciugamano pulito nel ripostiglio e glielo diedi in mano.
Restai fermo sulla porta. Lui forse capì le mie intenzioni ma non si tirò indietro. Appoggiò l'asciugamano sul lavandino e si tose la maglietta sudata. Si aprì la cerniera, guardandomi, e fece cadere alle caviglie i larghi pantaloni, li scavalcò e quindi fece scendere anche le mutande. Ora era completamente nudo. Il fisico era proprio bello. Tutto era proporzionato. Abbassai lo sguardo sul sesso. Le dimensioni erano normali con una fitta e riccia peluria che spuntava sopra il pene.
Mi guardò ancora e poi, aperta l'acqua, dopo aver dosato la temperatura, sparì dentro il box doccia e cominciò a lavarsi lasciando la porta del box aperta.
Decisi di sfruttare l'occasione. Al massimo mi avrebbe mandato via. Mi tolsi velocemente quello che indossavo e mi misi davanti alla porta della doccia.
MI osservò per un istante, poi scese con lo sguardo sul mio sesso.
Non disse niente ma allungò una mano sul mio petto.
Entrai nella doccia e cominciammo ad accarezzarci.
Scalzo era ancora più piccolo di quanto mi era sembrato prima. La sua testa mi arrivava sotto i capezzoli.
Feci scivolare le mani sul suo cazzo e lui ricambiò, facendo altrettanto. I nostri membri si stavano ingrossando, il mio molto più del suo.
Lo toccavo dappertutto e lui, viscido per il sapone, si strofinava contro di me, procurandomi un nuovo piacere. Mi accorsi che il corpo era quasi glabro e molto liscio. Adesso lui stava appoggiano la schiena sulla mia pancia. Lo strinsi contro di me facendogli passare le mani intorno alla vita schiacciando con forza il mio pene tra i nostri corpi. Afferrai il suo e cominciai a masturbarlo.
Poco dopo chiusi l'acqua e, tenendolo per una mano lo portai in camera. Non diceva niente.
Mi stesi sul letto dicendogli di sdraiarsi vicino.
Mi rispose con un filo di voce: “Vuoi scoparmi?”
Replicai: “vuoi scoparmi tu?”
Annuì con un gran sorriso.
Mi sedetti sul bordo del letto e presi un preservativo dal comodino ma, prima di metterglielo, lo succhiai un po'. Mi accorsi che gradiva molto la mia bocca e cercava di contenere dei movimenti involontari del bacino.
Leccai per bene quel bastoncino nero. Certo, era proprio nero nero. Ma, a differenza di quanto avevo immaginato, era lungo non più di quindici centimetri e non era neanche molto grosso. In compenso si lasciava scappellare che era una meraviglia. La pelle scorreva, ben lubrificata dalla mia saliva, dentro il mio pugno.
Quando mi accorsi che si tratteneva a fatica mi fermai e lo incappucciai. Mi girai a pancia in giù invitandolo a scoparmi.
Mi allargò ancora un po' le gambe e, guidandosi con la mano, mi penetrò con facilità cominciando subito un movimento velocissimo. Sentivo più lo sbattere delle sue palle sulle mie chiappe che il suo cazzo dentro il culo. Dopo poco di questo frullare, si fermò di scatto rantolando.
Era venuto.
Si sfilò subito, buttandosi al mio fianco.
Mi girai e, sedendomi, gli sfilai il preservativo pieno di sperma, gettandolo nel cestino. Gli asciugai con un fazzolettino il cazzo, continuando a menarlo. Restava bello duro. Piccolo ma resistente.
“Vuoi scopare tu adesso?”
Mi girai a guardarlo e, stendendomi a pancia in su gli dissi: “prima me lo ciucci un po'. Vuoi?”
Non rispose ma cominciò a leccarmi le palle, poi il cazzo, toccandomi un po' dappertutto. Faceva fatica a prenderlo tutto in bocca.
“Grande. Tu c'hai grande cazzo. Ma peli? Non ti crescono o tu tagli?”
“Mi depilo. Mi piace sentirmi liscio e senza peli.”
“Mi piace leccare cazzo liscio. Miei amici tutti con peli. Alcuni tanti, altri pochi, ma tutti pelosi”.
Smise di parlare e ritornò ad ingoiarlo. Lo succhiava veramente bene. Ci sapeva fare il ragazzo. Le mie mani, intanto, frugavano il suo buchetto: piccolo, stretto, caldo. Senza che se ne accorgesse lo lubrificai per bene, infilandoci dentro un dito e poi due. Era proprio stretto.
“Dai, mettiti giù”
Obbedì sistemandosi con il culo, bello tondo, in alto.
“No, girati”
Forse non capiva o forse non lo aveva mai fatto, ma dovetti guidarlo per farlo sistemare con la schiena sul letto e con le gambe sulle mie spalle. Mi sistemai in ginocchio ai piedi del letto, tirando il suo culetto fino al margine del materasso poi cominciai a puntarlo.
“Metti preservativo?”
“Vuoi?”
“Per me è uguale”
“Allora faccio senza.”
La cappella era ancora più grossa e di un rosso scuro molto intenso. Sembrava impossibile che entrasse in quel buchetto. Cominciai a spingere un po', ma facevo fatica. Misi ancora abbondante pasta sul buco e sul cazzo, poi ripresi a spingere.
Piano piano cominciai ad entrare guardandolo fisso negli occhi. Il suo viso aveva una smorfia, probabilmente sentiva un po' di dolore.
Cominciai ad andare su e giù con la cappella che entrava ed usciva per due, tre centimetri in quel caldo pertugio che, lentamente, si cominciava ad allargare.
Spinsi un po' più a fondo e, dopo una certa resistenza, lo sentii cedere ed aprirsi. Lui aveva la bocca aperta e tratteneva il respiro. Non diceva niente e aspettava che io facessi.
Spinsi bruscamente e tutta la cappella sparì dentro di lui.
Gridò cercando di allontanarmi con le mani proprio mentre mi lasciai cadere su di lui. Mi piegai sopra il suo petto e cominciai a baciarlo sulla bocca.
La chiuse ma con la lingua spinsi sulle labbra fino a che si aprirono. Esplorai la sua bocca restando fermo, sempre con il cazzo mezzo dentro.
Quando sentii la sua lingua rispondere alla mia, lentamente cominciai a muovermi un po'.
Cercò di nuovo di respingermi e la mia bocca soffocò un suo urletto.
Mi fermai ancora per cominciare subito dopo un lentissimo movimento con il bacino.
Questa volta non fece nulla.
Puntai le braccia ai lati della sua testa e, tiratomi su, cominciai a scoparlo.
Dopo poco mi rimisi dritto, per poter guardare quel bel buco ricevere il mio pisellone.
Lo stavo pompando alla grande. Gemeva e si contorceva. Con le unghie mi graffiava la schiena.
Quando uscii del tutto per poi rientrare gridò di nuovo. Ma gli piaceva. Il buchetto era proprio ben dilatato. Mi feci un po' indietro per osservare bene quella larga apertura e un attimo dopo, prima che si richiudesse, mi ci ributtai dentro.
Andai avanti così per un bel po'.
Soddisfatto, lo rigirai e lo inchiappettai anche da dietro. Questa volta non riuscii a resistere molto e sborrai con violenza nel suo intestino senza volerlo. Uscii di nuovo e dopo averlo fatto sedere continuai a masturbarmi per finire la sborrata sulla sua faccia gridando per il bellissimo orgasmo che stavo avendo.
Voleva spostarsi ma con la mano lo forzai a stare fermo. Finito di schizzare gli spinsi il cazzo che sembrava ancora più grosso del solito in bocca, tenendogli la testa con tutte e due le mani.
Guidai quel movimento prolungando il piacere fino a che non mi sentii esausto e più che appagato e mi lasciai cadere sul letto.
Dopo qualche istante in cui tutti e due prendemmo fiato, ritornai a cercare il suo sesso con le mani e lui fece altrettanto. Ci accarezzammo quei flaccidi cazzi ancora per un po', quasi stremati entrambi.
“Ora vado. E' tardi, devo tornare da padroni”.
Raggiunse il bagno vestendosi senza lavarsi. Tornato in sala, mentre riprendeva le sue cose, gli misi in mano cinquanta euro. “Lasciami un po' di roba, dai”. Sorrise.
“Quando vuoi che torna?”
“Anche domani”
“Bene per domani. Io vieni come oggi”
“Sempre alla stessa ora?”
“Anche prima. Diciamo undici”
“Benissimo”
“Domani io faccio morire te. Oggi solo assaggio di me. Domani ti faccio volare ancora di più. Tu contento?”
“Contentissimo”
“Bene tutti e due allora contenti”
Si avvicinò, mi diede un bacio sulla bocca mentre strinse nella mano il mio sesso. Prima di andarsene mi guardò un momento mentre ero ancora tutto nudo e, aperta la porta, poi uscì.

Avevo già pubblicato il racconto in un altro profilo che non esiste più e lo ripropongo qui dove sto inserendo tutte le storie che ho scritto.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per UN BEL BUCHETTO NERO.:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni