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Prime Esperienze

NAIKE: un ragazzo gay alla scoperta del sesso.


di RedTales
04.05.2019    |    14.003    |    3 9.8
"All’improvviso mi sentii scuotere..."
Nicola era in vacanza e si godeva quel tardo pomeriggio di uno splendido luglio sorseggiando un drink in quel simpatico locale in fondo alla pineta lontano dalla vita frenetica della località balneare in un’atmosfera ovattata perché il luogo non era molto frequentato. Ci era arrivato in macchina per non fare l’oretta buona di camminata nella pineta e stava già pensando al ristorante dove sarebbe andato a mangiare quando un lontano suono lo richiamò al presente. Un attimo dopo arrivò una rombante Harley Davidson e lui, da buon motociclista di vecchia data la osservò con attenzione. Scese un ragazzotto piuttosto e, tolto il casco si sedette proprio vicino a lui ordinando subito una birra. Poco dopo giunse un’altra Harley e a questa ne seguirono altre due.
“Si, proprio un bel vedere” pensò l’uomo fissando le motociclette. I quattro si conoscevano ed evidentemente si erano dati appuntamento li.
“Marco ha detto che ha due sorprese.”
“Quando?”
“Prima, mi ha scritto poco fa.”
“Ritrovo alle 19 e festino per tutti ha scritto. Mi ha mandato anche la foto di due gambe lunghissime con sopra attaccato un super culo.”
Risero tutti passandosi diverse volte il telefonino per vedere l’immagine.
“Ma è maschio o femminuccia?”
A tutti restò il dubbio. Quasi alle sette e un quarto arrivò un’altra moto, sempre americana con due persone in sella.
“Ecco, è Marco!”
“Ma chi si è portato dietro?”
“Non so, però ha un gran bel paio di gambe!”
Effettivamente il passeggero sfoggiava due lunghe gambe, faticosamente coperte da un ridottissimo paio di short sfilacciati ed attillatissimi e, appollaiato com’era su quello strapuntino di sella lasciava al vento anche una parte delle chiappe.
I due scesero e i quattro lanciarono un altro commento: “però è piatta!”
“Si, ma che culo!”
Come si tolsero il casco ci furono quattro esclamazioni di meraviglia all’unisono perché quella che credevano una bella ragazza in realtà era un maschio sebbene con un visino efebico incorniciato da una lunga cascata di capelli quasi biondi e con un corpo assai slanciato che le lunghe gambe facevano sembrare ancora più alto e snello. Indossava anche una maglietta sbracciata e assai corta in vita.
“Ciao gente!” Come va?”
“Eccoti qua!”
“Lui è Naike. O forse è meglio che dico lei?” disse sorridendo e guardando l’altro ragazzo.
“Ah! Ma è quello che ti sei rimorchiato ieri sera.”
“Si, piaciuto e preso al volo! Chi aspetta perde il treno” sottolineò quasi con spavalderia.
“Ed è ancora con te?”
“Che ci vuoi fare. E’ da ieri notte che scopiamo.”
“Dai!” intervenne con una flebile vocina il ragazzo.
“Una bocca da meraviglie e un culo da morire!”
“Dai, sciocco!” provò nuovamente ad interromperlo mentre si vedeva che era in evidente imbarazzo.
“E che ho detto?”
“E te lo sei scopato fino adesso?”
“E si! Una notte e un giorno di sesso. Alla grande. E dove la ritrovo una troietta così.”
“Dai… ti prego… smettila...” supplicò tra le risate dei quattro.
Nicola, seduto al tavolo a fianco, sentendo questo pesantissimo scambio di battute smise di guardare le moto e fissò i suoi vicini. Purtroppo i quattro gli davano le spalle e solo gli ultimi due arrivati erano di fronte a lui. Squadrò la faccia del motociclista, un ragazzo vicino alla trentina, agghindato alla moda, barbetta cortissima assai curata e vistosa collana d’oro. Faccia decisamente strafottente. L’altro, molto giovane, sembrava quasi spaurito perché aveva un espressione assai triste e, a parte quel vistoso abbigliamento, non centrava proprio nulla con quei cinque e gli fece quasi pena nel sentire come lo stavano trattando.
“Quindi ieri te lo sei portato a casa?”
“Si, al volo. Mi aveva fatto venire una voglia...”
“Il solito porco!”
“Sei sempre il solito Marco: se uno ti intriga te lo scopi sempre.”
Il ragazzo intanto si era seduto e sembrava ancor più in difficoltà davanti a quella raffica di commenti che sicuramente non si aspettava. Uno dei quattro se ne accorse e: “dai! Non te la prendere, si scherza. E poi siamo qui per divertirci, no?”
“E quante volte hai fatto gol?” continuò un altro.
“E chi lo sa. Abbiamo scopato da ieri fino a poco fa.”
“Balle!” Come hai fatto? Pastiglietta?”
“E che cazzo! No, no! Mica prendo quella porcheria! Culo bocca, culo bocca! In bocca per farlo tirare in culo per svuotarlo. E poi anche qualche pausa. Mica potevo sfondarlo! Doveva pur riprendersi. Ha ancora il culo che gli brucia. Vero Naike? Abbiamo anche messo la cremina per la bua.”
Il giovane aveva appoggiato i piedi sulla sedia e tirato su le gambe, affondando la testa tra le ginocchia attorno alle quali aveva stretto le braccia.
“Certo che questi bifolchi ci vanno giù pesante. Ma se sta bene a loro...” pensò ancora Nicola, sempre più sconcertato da quello “spettacolo” indecente. Ma se pensava di aver visto tutto si sbagliava perché ci furono ancora alcune pesanti allusioni alle “prestazioni” fornite dal ragazzo fin quando uno dei quattro invitò Marco a svelarle le due sorprese che aveva promesso loro.
“Giusto! Le sorprese. Beh! Una ve la ho appena presentata e per l’altra ci spostiamo tutti in quel cantuccio che conosciamo in pineta.”
“Wow! E’ da un po’ che non ci si va!”
“Si, ottima idea!”
“Ma chi hai trovato?”
“Per caso quel bel paio di gambe con quel favoloso culo sopra che ci hai mandato prima?”
“Ed proprio questa la seconda sorpresa” proseguì indicando Naike che alzò il viso per guardarlo.
“Con Naike?”
“Si! Non vi ho detto che ha una boccuccia meravigliosa? Ve la faccio provare. Farà un bocchino con ingoio a tutti! E non ditemi che non vi porto sempre grosse novità! Da quanto è che non ci facciamo un maschietto! E questo ne vale la pena, ve lo assicuro!”
“E la foto?”
“Per depistarvi, niente culo ma bocca. Comunque anche il culo era roba sua.”
Dopo un attimo di esitazione la cosa fu accettata con allegria e in modo goliardico dal gruppo mentre il ragazzo, con gli occhi lucidi bisbigliò a Marco: “ma no… non voglio. No, non voglio farlo… Ti prego… Marco! Dio, no!”
La risposta fu piccata: “che cazzo dici? Ieri mi hai detto che lo facevi. Adesso si va e tu fai vedere come ti sai far scopare bene in bocca!”
Naike continuò a rifiutarsi di farlo e ne seguì una breve discussione tra i due che si concluse con un lapidario: “se questa troia non vuole, non vuole. Che vada a farsi inculare da un’altra parte. Andiamocene” e in una manciata di minuti le cinque moto rombando si allontanarono lasciando il ragazzo da solo.
Rimase immobile, fissando il nulla in direzione della pineta e Nicola sentì che doveva dirgli qualcosa e lo fece in modo estremamente diretto: “certo che te li cerchi proprio stronzi...”
Spostò lo sguardo verso il vicino sorpreso e questi continuò: “scusa, ma non ho potuto fare a meno di sentire. Parlavano così forte... Mi sono trattenuto solo perché sembrava una cosa tra di voi, ma...”
Si interruppe perché all’altro iniziarono a scendere dei lacrimoni e quindi si sporse verso di lui e gli allungò un fazzolettino spostando la sedia vicino alla sua.
“Non te la prendere… Il mondo è pieno di stronzi così. Hai solo avuto la sfortuna di incontrarli. Ma ce ne sono tanti altri che ...”
Naike per risposta si protese verso di lui e lo abbracciò sorprendendolo, tanto che pensò che forse avrebbe fatto meglio a restare zitto.
Restarono così per alcuni minuti poi Nicola cercò di interrompere quel momento di intimità non voluto: “va meglio?”
“Si.”
“Secondo me ti farebbe bene parlare un po’”
L’alto fece di si con la testa e finalmente si staccò da lui.
“Però non qui, credo che la gente abbia già sentito troppo e mi sa che ne ha le palle piene di questa telenovela.”
Riuscì a fargli fare un sorriso e proseguì: “facciamo due passi? Più in la c’è anche una bella panchina in un posto tranquillo.”
Si avviarono e Nicola lo spinse a confidarsi, cosa che Naike iniziò a fare.
“Hai ragione sono stati proprio degli stronzi. Ma non li avevo mai visti. Conosco solo Marco, ma da ieri. Lo ho incontrato in un disco bar. Ci ero andato proprio per vedere di trovare qualcuno. Lo ho notato e mentre lo guardavo lui se ne è accorto e si è avvicinato. Abbiamo chiacchierato per un po’ e mi è piaciuto. Mi sembrava un ragazzo a posto e poi non credo che li ci fossero tanti che potevano interessarsi a me, così quando mi ha chiesto se volevo andare da lui per stare più tranquilli, ho capito subito dove voleva arrivare ma mi andava bene e così siamo usciti. Lo ho visto salutare alcune persone ma non ci ho fatto caso. Mi piaceva, era figo e mi voleva. Per una serata era già tanto. E poi era da più di un anno che… non facevo niente”
“Così siete andati a casa sua?”
“Si, aveva un fuoristrada gigantesco e mi ha detto che la casa era dei suoi ma che non c’erano.
Prima di partire mi ha baciato e mi é piaciuto moltissimo e per tutta la strada ha continuato ad accarezzarmi le gambe e mi ha anche fatto tanti complimenti. La casa era una bellissima villa quasi fronte mare ma immersa nella pineta. Appena entrati in un grande salone mi ha abbracciato e ci siamo nuovamente baciati a lungo mentre sentivo le sue mani dappertutto. Ero contento e sapevo cosa eravamo andati a fare li. Effettivamente era un po’ brusco nei modi, ma non più di tanto. Mentre continuammo a baciarci mi abbassò short e mutandine afferrandomi e stringendomi le chiappe. Mi venne la pelle d’oca e cominciai ad accarezzarlo anch’io. Un attimo dopo eravamo tutti e due nudi. Aveva un gran bel fisico, muscoloso, peloso, alcuni tatuaggi giusti… Ed era messo proprio bene anche li”
Naike si interruppe di colpo e fissò Nicola. “Ma perché ti dico tutto questo?”
“Perché hai voglia di toglierti un peso...”
“Ma non ti interessa...”
“E invece si… ti prego continua.”
“Va bene. Si, era bello, mi piaceva e poi sapeva dire le cose giuste. Va beh che parlava tanto, ma diceva le cose che volevo sentire. E poi abbiamo fatto l’amore. Più volte e ho dormito li e la mattina ancora sesso e poi siamo venuti qui dove mi ha detto tutte quelle meschinità. Che stronzo!”
“No, dai! Ti prego. Non così. Continua come prima. Cerca i ricordi, anche i più piccoli. Vedrai poi ti sentirai meglio. Ci sono passato. Aiuta a far passare l’incazzatura.“
“Ma chi sei? Uno psicologo?” rispose piccato.
L’uomo rise: “no, no! Proprio no. Faccio l’avvocato. Ma ci sono passato e so cosa si prova.”
“Si, ma io non sono etero. Sono gay e non è la stessa cosa.”
“E chi ha parlato di etero? Io ci sono passato proprio come te. Non proprio così ma tanto tempo fa il mio ragazzo mi ha lasciato. Si, non è la stessa cosa ma ci si sta male ugualmente. Per fortuna avevo una spalla su cui confidarmi. E, ti assicuro, poi ci si sente meglio. Se vuoi continui ma solo se te la senti.”
Naike lo guardò incrociando a lungo il suo sguardo e riprese a raccontare la sua giornata: “va bene. Si, mi piaceva. Un bel corpo e sapeva anche cosa dirmi. Mi sono lasciato andare completamente. Mi sentivo bene e nel posto giusto. Mi stava dando quello che volevo. Mi ha portato in camera e ci siamo messi sul lettone, abbracciati, ancora con le bocche attaccate in un lungo bacio e con le mani che si spostavano dappertutto. Il suo sesso si mise a crescere e divenne bello grosso. Mi chiese di prenderglielo in bocca e lo feci con entusiasmo, volevo proprio vederlo e sentirlo da vicino. Ero già eccitato e mi tirava pure. Aveva proprio un bel cazzo, grosso e abbastanza lungo. Mi diedi da fare al meglio e lui, steso a pancia in su, si godette il mio lavoretto di bocca.
Sai, sono abbastanza bravo in queste cosette… Ormai gli era diventato durissimo e, come immaginavo, mi chiese se volevo prenderlo. Lo pregai di usare il preservativo sentendomi rispondere di non costringerlo a metterlo, insistendo sulla sua buona salute e su quanto gli piacesse senza e alla fine, dopo aver resistito per un po’, accettai di farlo senza. Mi fece mettere disteso a pancia in giù e dopo avermi leccato e ben inumidito il buchetto entrò. Anche se era da più di un anno che non facevo sesso anale tutto filò liscio e il timore di sentire male che mi preoccupava sparì immediatamente. Continuò ad accarezzarmi, scopandomi per bene fin che non raggiunse l’orgasmo. Mi piacque parecchio e fu tutto bellissimo. Come uscì mi abbracciò e restammo così mentre continuò a dirmi dolcissime frasi. Mi sentivo trasportato verso di lui e quasi quasi pensavo che di uno così mi potevo anche innamorare. Si, lo so, mi lascio trasportare ma in quel momento era tutto meraviglioso.
Dopo una mezz’oretta mi disse che gli era tornata la voglia e che voleva scopare ancora. Lo fece in un modo un po’ brusco ma non ci diedi peso. Con piglio deciso mi ordinò di succhiarglielo per farlo diventare più duro e poi mi volle seduto su di lui e mi comandò di muovermi. Mi lasciò fare strizzandomi i capezzoli e riprendendo a dire quanto gli piacessi prima di uscirsene con un’altra frase quasi imperativa: “cambiamo. Ho voglia di provare posizioni diverse. Ti voglio inculare dappertutto.”
Credo che questa sia stata la frase del cambiamento perché da quel momento cominciò a trascinarmi dappertutto, spingendomi, allargandomi le gambe, strattonandomi fin che non mi mettevo come voleva per poi entrarmi dentro di colpo con forza e iniziando a muoversi con furia, quasi con cattiveria. Contemporaneamente mi sculacciava, mi pizzicava, mi tirava i capezzoli, rovesciandomi addosso frasi e battute pesanti che non potevano piacermi, del tipo: “ti sfondo il culo, lo senti tutto fino in gola, muoviti cagna, ti piace così brutta troia, checca in calore” e molte altre sempre dello stesso tenore. Non sembrava nemmeno lontanamente il Marco di poco prima. Comunque alla fine dopo avermi preso in tanti posti e modi diversi, mentre ero sdraiato di schiena sul tavolo con le gambe appoggiate sulle sue spalle, non si trattenne più eiaculando dentro.”
Smise anche di parlare godendosi quel momento ad occhi chiusi ed infine, senza uscire, mi chiese di masturbarmi per lui: “voglio vederti venire. Fai partire la mano.”
Lo accontentai e, cercando di fare in fretta vedendolo impaziente, poco dopo riuscii a schizzare su petto e pancia. Come terminai mi afferrò l’indice cominciando a raccogliere le gocce per poi avvicinarle alla bocca: “lecca, lecca tutto.” Andò avanti così finché non restò traccia del mio seme e a quel punto si tirò indietro ed uscì dal culo. Quel movimento repentino mi diede anche un po’ di fastidio perché fu come se il suo pene, incollato alle pareti dell’ano, venisse strappato via.
Raccolse un po’ dello sperma che iniziò a colarmi fuori, sempre con l’indice, e mi fece assaggiare anche questo per tre o quattro volte.
A quel punto, dicendomi che ero stata brava, andò in bagno a fare la pipì.
Mi accorsi che erano le due passate e immaginai che mi avrebbe riaccompagnato a casa o in centro ma non fu così perché, appena tornò mi propose di vedere un film: “vedrai che ti piacerà. Ne ho uno che sembra fatto apposta per te.”
Gli dissi che dovevo mandare un messaggino a casa per informarli che tornavo tardi e mi derise mentre lo feci, quindi ci sedemmo sul divano difronte al grande schermo e scelse un video tra i tanti che aveva in memoria. Il titolo era già allusivo: “addio al celibato di gruppo”.
Mi fece vedere per più di un’ora otto quarantenni, alcuni decisamente fuori forma, scoparsi a ripetizione un ragazzetto che era la sorpresa della festa ed era stato pagato per questo. Il giovane era un trav meravigliosamente femminile quasi in tutto e fu preso sia in bocca che nel culetto da tutti gli altri che continuarono a venirgli dentro il sedere. Ovviamente ci furono tanti primissimi piani delle penetrazioni che avvennero nelle più fantasiose posizioni possibili e del buchetto pulsante dal quale colava sperma a fiotti. Nel quarto d’ora finale ci fu poi l’apoteosi della sottomissione del poverino con un bukkake collettivo nel quale tutti gli eiacularono in bocca o in faccia.
Durante la visione Marco mi chiese di toccarlo e lo accarezzai per quasi tutto il tempo. Inoltre si sprecò in infiniti commenti su quanto godesse quel giovane attore e su come gli aprissero il culo chiedendo spesso conferma se anche a me piacesse il tutto. Ovviamente per non contraddirlo, vedendolo così partecipe, continuai a dimostrarmi interessato e stuzzicato dalle immagini.
E quando mi chiese: “lo hai fatto un giro di giostra così?” gli dissi di no.
“Ti piacerebbe?” risposi che dipendeva da come fossero stati gli altri e che comunque con otto mi sembrava un’esagerazione.
“Ma almeno un pompino di gruppo? Magari con quattro? Ti andrebbe?” Quasi sicuramente per farlo smettere dissi di si, ma non ci feci quasi caso anche perché mi domandò immediatamente se avevo fatto sesso con più di uno e, in modo sciocco ma sincero, gli dissi di si.
Ormai, almeno per me era tardissimo ed ero anche stanco ma lui sembrava ancora sveglissimo e poiché, nonostante lo avessi toccato a lungo, non gli tirava mi disse: “voglio giocare ancora un po’ con il buchetto anche se non mi tira. Prendo dei giocattoli.”
Mi fece andare in camera e sdraiare con la pancia sopra tre cuscini in modo da restare con il culetto ben sollevato e sporgente, poi aprì una valigetta con diversi vibratori e cazzi di gomma di varie misure e, dopo avermi lubrificato un pochino, iniziò a spingermeli dentro, lasciandoli vibrare o muovendoli con la mano. Si divertiva tantissimo nel vederli sprofondare completamente dentro lasciando fuori solo la base e sottolineava la cosa con enfasi. Quello che lo eccitò di più fu una specie di collana con diverse palline attaccate. Non so quante fossero, ma sicuramente troppe perché se le prime le spinse dentro facilmente, le ultime mi procurarono una certa sofferenza andando a spingere sul fondo in qualche punto sensibile. Comunque le cacciò tutte dentro e poi ridendo in modo sguaiato ad ogni sordo schiocco che faceva ogni palla quando usciva, le tirò fuori tutte. Ripetette tre volte la cosa che non mi diede alcuna sensazione positiva. Purtroppo non si fermò lì, insistendo ancora con un vibratore che gli piaceva particolarmente e con altri falli di gomma. Per continuare a compiacerlo, soprattutto con quelli più grossi, mi misi a gemere facendo finta di gradire e di godere e lui iniziò nuovamente a ricoprirmi di frasi volgari. All’improvviso se ne uscì con un: “mi sa che mi comincia a tirare di nuovo. Credo proprio che un’ultima botta riesco a dartela. Questi li puliremo un’altra volta. Adesso ti metto questo bel tappo per tenerlo aperto e tu intanto me lo ciucci” e, mostrandomi una specie di palla da tennis attaccata ad una larga base piatta, con fatica e anche con un certo fastidio perché non voleva entrare, riuscì a schiacciarmela dentro facendomi sentire una fitta. Soddisfatto si sdraiò e me lo diede da succhiare riprendendo pure a dirmi delle oscenità: “brava zoccola. Succhia bene. Fino in fondo. Tutto dentro. Ti piace troia, ti piace. Si vede che ci godi. Sei nata per fare la puttana...”
Ad un certo punto smise di colpo di farlo e anche il suo membro iniziò a calare vistosamente. Pur senza toglierlo dalla bocca mi girai un poco e alzai lo sguardo: sembrava appisolato. Smisi con prudenza il lavoretto ma non diede alcun segno. Si, si era addormentato. Erano quasi le quattro e mezza. Andai quatto quatto in bagno e mi tolsi con fatica quel dannato affare dal culo e mi feci un bidet accorgendomi che, stranamente, il culetto mi bruciava dentro. Prima pensai all’acqua troppo calda ma poi, anche toccandolo con le dita sentivo un deciso fastidio solo a sfiorarlo. Evidentemente quegli affari di gomma me lo avevano irritato. Mi lavai anche la faccia e passai del dentifricio tra i denti per cambiare sapore. Mandai ancora un messaggino a mamma dicendo che stavo per spegnere la luce, ospite di un amico, e mi sdraiai vicino a lui.”
“Certo che si è dimostrato proprio un gran bastardo. Ti ha trattato come una bambola gonfiabile. Ma ti sei reso conto?”
“Si, adesso si, ma ieri… E poi ogni tanto continuava a dirmi che gli piacevo, che ero bravissimo, che avevo una pelle liscia come l’olio, che non aveva mai fatto l’amore cosi bene, che avevo dei cappelli morbidissimi...”
“Si, si, però poi con te ha fatto i suoi porci comodi.”
“Si...”
“E così quando vi siete svegliati ti ha riportato a casa.”
A questo punto Naike, invece di ricominciare a sfogarsi, abbassò lo sguardo rimanendo silenzioso.
“Ti ha fatto altre cose che non volevi?”
“Si.”
“Ti ha ferito?”
“Si.”
Vuoi dirmi come?”
“Non so, mi ha umiliato.”
“Si, lo ho visto, ma adesso è passato e tu li hai mandati al diavolo.”
“No, non prima, questa mattina mi ha umiliato, dopo che ci siamo alzati. Sempre a casa sua.”
Nicola rimase in silenzio e lui riprese: “mi alzai quasi alle undici e realizzai subito dov’ero. Lui dormiva ancora. Andai in bagno ma, sbadatamente, feci cadere una spazzola e, quando ritornai in camera, lo trovai sveglio. Mi vide e mi disse buongiorno, come se trovarmi li fosse una cosa normale, prima di andare anche lui in bagno. Quando tornò si fermò sulla porta a guardarmi: “dio mio, sei ancora più bella di giorno. Hai un corpo splendido. E i capelli...”
Gli sorrisi e mi chiese di sdraiarmi di pancia perché voleva vedermi meglio. Raggiunse i piedi del letto e sfiorandomi delicatamente gambe e glutei mi rivolse dei bellissimi apprezzamenti: “così sei meravigliosa, sembri una ragazza da urlo con quelle gambe e quel culetto. Da perderci la testa! Aspetta ferma così, voglio farti una foto.”
“Andò a prendere giù il telefonino e mi immortalò di schiena… Poi mi invitò a girarmi e subito riprese ad adularmi, osservando come: “ma sei stupenda! Hai un corpicino da favola, guarda che petto e che pancino piatto. E i capezzolini sono deliziosi… da mangiare. Mi accarezzò ancora delicatamente rimanendo piegato sopra di me che continuavo a sorridergli fin quando non si raddrizzò per salire con i piedi sul letto. Mi scavalcò e si abbassò sopra di me fermandosi con il pisello proprio davanti alla bocca.
“Mi fai il ciucciotto della mattina?” quasi mi ordinò e, quasi bloccato in quella posizione, aprii la bocca e lui, abbassando con il pollice il membro, me lo spinse dentro. All’inizio lasciò che lo succhiassi poi si piegò in avanti scendendo contro di me e iniziò a “a servirsi da solo” scopandomi in bocca. Continuò per parecchio dandomi un senso di soffocamento e si fermò senza venirmi in gola anche se credo fosse proprio sul punto di esplodere.
“La teniamo per dopo, che ne dici?”
Si tirò su e si girò per scendere di nuovo: “una leccatina al buchetto. Mi piace tantissimo” ordinò mettendomi davanti al naso il suo pelosissimo culo aperto. Ci passai la lingua sopra più volte, scorrendo dall’alto al basso. Non aveva un odore gradevole, puzzava. “Spingila dentro, su! Bene dentro!” Feci del mio meglio e quando si sentì contento si mise di nuovo in piedi.
Andiamo a farci un caffè? Dopo prendiamo un po’ di sole e magari continuiamo da dove ci siamo fermati ieri. Ti va?”
Sorrisi ma più per gentilezza che per volerlo fare.
Dopo una rapidissima colazione spalancò l’immensa porta finestra che dava all’esterno: “ottima giornata, adesso andiamo in giardino, un po’ di sole, baci, abbracci, carezze, me lo succhi di nuovo e poi una bella scopatina in piscina. Lo hai mai fatto in piscina?”
“No.”
“Allora vedrai che bella sensazione.”
Proprio in quel momento suonò il campanello e Marco rimase sorpreso e quasi contrariato ma andò ugualmente a vedere chi fosse e, ritornando da me sorridendo, mi informò che era il giardiniere.
“Viene una volta a settimana a sistemare tutto.”
“Allora niente piscina.”
“E perché no? Lo conosco Michele, una mancetta e lui non vede niente, non sente e neanche si ricorda...”
Mi trascinò fuori e ci mettemmo sulle comodissime poltrone.
“E se viene qui?”
Mi rispose ridendo e dicendo di fare come se non ci fosse.
Però, sapendo che c’era quel signore, mi sentii ugualmente a disagio nel restare completamente nudo ma vedendo Marco così tranquillo immaginai che lì non sarebbe venuto, magari fermandosi a lavorare da un altro lato della casa. Fortunatamente non avevamo ancora iniziato a fare nulla di quanto aveva detto che l’uomo infagottato nella sua salopette arrivò ma sembrò quasi non far caso a Marco che lo salutò cordialmente allungando, quasi provocatoriamente, una mano sul mio sesso per accarezzarlo.
“Guarda come diventa invisibile.” mi sussurrò andandosene dentro e ritornando poco dopo con un centone tra due dita.
“Michele, vero che tu questa troietta non la hai vista?”
Il giardiniere lo guardò e quindi fissò anche me per un istante e rispose prontamente: “chi? Chi non ho visto? Ma se lei è qui da solo signore. Chi dovrei vedere oltre a lei. Se non le dispiace vado avanti che ho tante cose da fare oggi.”
Marco gli diede una pacca sulla spalla e ritornò da me.
“Visto! E adesso possiamo fare quello che vogliamo. Dai, andiamo in acqua che è bella fresca.”
Si tuffò e io lo ho seguì. Nell’acqua iniziò a farmi tanti scherzi schizzandomi, mettendomi la testa sotto, passandomi di slancio vicino, pizzicandomi il culo, tirandomi sott’acqua per i pedi… infine mi fece andare dove l’acqua arrivava alla vita e, abbracciandomi da dietro, cominciò a strusciarsi contro. Dapprima sentii il suo pene moscio che si piegava tra le chiappe, iniziando via via ad indurirsi quasi ad ogni passaggio, fin quando, diventato completamente eretto, scorreva perfettamente dritto nel solco.
Era piacevole anche se continuavo ad essere preoccupato per il giardiniere anche se non lo vedevo li intorno.
“Senti che sono pronto? Adesso te lo metto ancora dentro.”
Gli sorrisi pensando ad altri momenti di piacere mentre mi prese per mano facendomi appoggiare la pancia sul bordo della vasca ma fuori dall’acqua, in modo da lasciarmi piegato a metà e con le gambe nella vasca. Avevo capito come voleva fare e l’idea mi intrigava. Si mise quindi dietro e si appoggiò, preciso preciso, sul buchino proprio mentre mi passarono davanti al viso, che era appoggiato sull’erba, i piedi dell’uomo. Non immaginando di trovarmeli lì, feci un salto indietro rialzandomi mentre Marco mi rassicurò dicendo che non dovevo farci caso perché era li per fare le sue cose e non si sarebbe nemmeno accorto di noi.
Mi spinse di nuovo in avanti premendo sulla nuca e facendomi riprendere la posizione. Cercai di non badare a quell’uomo che, a tre metri da noi, si era messo a togliere delle foglie secche dai vasi ma proprio non ci riuscii continuando a fissarlo con la coda dell’occhio.
Marco cominciò a spingere senza riuscire ad entrare e, contemporaneamente, partì una fitta che mi fece lanciare un urletto. Vidi Michele girare la testa verso di noi, fissarci per una manciata di secondi e poi scuoterla prima di riprendere quanto stava facendo. Ti assicuro che mi sono sentito un verme.”
“Ci credo. Ma che brutta situazione. Ma perché sei restato li?”
“Non lo so, adesso non lo so. Sono stato proprio sciocco. Comunque Marco non ci fece caso e provò ad insistere facendomi ancora malino ma dopo diversi tentativi, non riuscendo proprio a penetrarmi, rinunciò.”
“Andiamo fuori che con l’acqua non scivola e non ce la faccio. Mi sa che serve un po’ di crema.”
“Ce ne andammo da li e mi sentii sollevato. Entrati dall’enorme porta finestra spalancata andò in camera ritornando subito con il tubetto del gel ma mi riportò fuori. Mi fece sistemare a gambe larghe attorno ad una delle poltroncine e poi mi spinse in avanti lasciandomi con il busto piegato perfettamente a novanta gradi e con le mani appoggiate sui cuscini. Non fu una posizione facile perché la larghezza del lettino mi costringeva a tenere le gambe esageratamente aperte ed era scomodo. Percepii subito il freddo del gel tra i glutei e la sua mano che lo spalmava anche nella fessura.”
“Sei rosso. Sai che hai il buco rosso?”
“Non lo immaginavo anche perché il bruciore che avevo provato prima di addormentarmi era sparito. In ogni caso non se ne curò più di tanto, perché si sistemò subito dietro di me e afferrandomi bene per i fianchi mi centrò con facilità penetrandomi in un sol colpo e dandoci dentro subito con foga, come se volesse far vedere a quell’involontario spettatore come poteva disporre a piacere di me…
Purtroppo fin da subito per me cominciò un vero supplizio perché mi bruciava tutto e quindi mi misi a gemere ma non per il piacere ma per il fastidio ma non volevo rovinargli la festa e lo ho sopportato fino alla fine, sperando solo che finisse presto e che non si fermasse per cambiare posizione. Come per miracolo è andata proprio così e quando lo ho sentito godere ho pregato che finisse e così è stato.
Senza più badare a me e con il pisello sgocciolante mi passò vicino per andare in casa mentre io rimasi li, a gambe larghe e con con il culo in fiamme, fermo, aspettando che il bruciore diminuisse, un rumore mi fece girare la testa e notai che il giardiniere era poco distante, dritto in piedi che mi fissava. Fortunatamente di lui me ne ero dimenticato, distratto dal bruciore e dai miei pensieri. Probabilmente non si era perso un solo attimo di quanto avevamo fatto, e ciò mi fece sentire in grande imbarazzo per trovarmi nudo davanti a lui in quella posizione sconcia ma anche per come avevo urlato fino a poco fa e per quello che sicuramente stava pensando del mio modo di essere. Abbassai gli occhi per non incrociare il suo sguardo ed immediatamente scavalcai la poltroncina per scappare in camera sentendomi ancora una volta come un giocattolo che Marco stava usando a suo piacere.
Mi gettai sul letto aspettando che passasse quel senso di umiliazione ma anche il fastidio interno. Quando Marco arrivò, vedendomi disteso, mi diede una sonora pacca sul sedere e poiché mi lamentai disse di non fare tante storie. Replicai che il culo mi bruciava dentro. Lo osservò e confermò che era più rosso di ieri. Andò in bagno e tornò con una crema idratante e me la spalmò bene anche in profondità procurandomi ancora fastidio, quindi mi invitò ad andare a farmi una doccia e a prepararmi per uscire e, dopo avermi accarezzato il viso, mi raccomandò anche di farmi bene la barba: “voglio fare una sorpresa ai miei amici e voglio che ti vedano per quello splendore che sei.”
Quando uscii lo trovai giù, ancora nudo, addormentato al sole sulla poltroncina e preferii ritornarmene in camera dove mi assopii pure io.
All’improvviso mi sentii scuotere. Era lui, perfettamente vestito che mi diceva di muovermi che era già tardi. Gli chiesi cosa potevo mettermi visto che avevo solo la maglietta e gli short che non ritenevo adatti ma lui rise dicendo di infilarli e alla svelta che così sembravo proprio una gran troiona e avrei fatto ancora più colpo sui suoi amici. Ci rimasi nuovamente male, soprattutto perché non volle farmi indossare nemmeno le mutandine e perché mi sollevò il bordo posteriore dei pantaloncini per far uscire una fetta di natica: “questi short elastici sono una figata e con un pezzo di culo fuori lo sono ancora di più”.
Non mi piacevo, almeno non per uscire di pomeriggio, ma non potevo farci niente. Ce ne andammo da quella casa con la moto. Mi diede un casco e mi fece sedere su un minuscolo sellino posto sul parafango e mi mortificò con un’altra delle sue battute sprezzanti “seduta così farai vedere il culo a tutti. Sei contenta?”
“Dopo un breve giro arrivammo al bar dove mi hai visto e e il resto lo sai.”
“Che brutta persona.”
“Si, proprio brutta. E c’è un’altra cosa che mi ha amareggiato, quel chiamarmi sempre al femminile e associando sempre quest’idea a quella di troia. Io non mi sento donna, mi sento maschio e anche se anche con lui mi sono lasciato andare e gli ho concesso di farmi quello che voleva, non mi sento una troia. Avevo voglia di un po’ di sesso ma lui me ne ha dato oltre la misura ed in un modo osceno. Però, devo riconoscerlo, è tutta colpa mia. Avevo troppa voglia di sesso e prima mi sono lasciato abbagliare dalle sue parole dolci e poi non ho trovato le palle per frenarmi ma, soprattutto, per farlo fermare. Me ne rendo conto, ti prego, non farmi anche tu la… morale.”
Restarono a parlare ancora un pochino con l’uomo che cercò di rasserenarlo e consolarlo riuscendoci solo in parte. Ma ormai si era fatto tardi.
“Ti fa ancora male il culetto?”
“Mi brucia leggermente.”
“Dovrai metterci una qualche crema lenitiva, magari di quelle anti-rossore. Ce l’hai?”
“No.”
“Vuoi che andiamo a prenderla? Ho qui la macchina. Poi ti accompagno a casa.”
Lo guardò piegando la testa di lato e assumendo una posizione dolcissima: “si. Mi potresti per favore comperare anche un paio di jeans e un’altra maglietta? Però adesso non ho i soldi con me, te li darò...”
Fecero così e Naike si mise i nuovi pantaloni sopra gli altri prima di scendere e si cambiò in fretta la maglia.
Giunti davanti casa: “aspetta, non fermarti proprio qui, vai un po’ più avanti, non vorrei che i miei mi vedessero scendere.”
Appena aprì la porta Nicola lo salutò spendendo le ultime parole per farlo riflettere sulle esperienze che si possono fare e su quelle che si possono evitare o, se ci si trova coinvolti, rifiutare. Con semplicità e mai ponendosi in un ruolo di maestro ma di semplice compagno di cammino e chiudendo con un grosso augurio per il suo futuro che, vista la giovane età, non poteva che essere splendente. Concluse ricordandogli che se avesse voluto parlare ancora lo avrebbe trovato tutti i pomeriggi in quel piccolo bar oltre la pineta.
“ma per i soldi dei vestiti?”
“Lascia stare, dopo quello che hai passato… Piccolo regalino. Vedi che la giornata comincia migliorare...” e sorrise.
Il ragazzo fece di si con la testa con un’espressione quasi serena e lo ringraziò per tutto. Prima di andarsene si tuffò verso di lui stampandogli un bacione sulle labbra.
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Il racconto termina qui ma non la storia che Naike continua a raccontare a Nicola. Sempre in prima persona e affrontando situazioni per certi versi ancor più scabrose, descrive la sua prima volta e come è stato “svezzato” - NAIKE: HO COMINCIATO COSI’"
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