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LUI LE ENTRO' DIETRO E IO NELLA PATATINA


di RedTales
09.02.2015    |    28.781    |    3 9.1
"Renato, pur continuando a darci dentro con forza, si era appoggiato completamente su di me che, a mia volta, ero sopra di lei..."
E' da alcuni anni che con il mio amico Renato mi diverto. E' un bell'uomo, appena oltre la quarantina, deciso, ben dotato, simpatico e tra noi si è instaurata una buona intesa. Niente di indissolubile, beninteso, semplicemente un rapporto fatto sul reciproco piacere di stare insieme, per godere dei nostri corpi. Ci vediamo con una certa regolarità e la cosa ci appaga e soddisfa. Io, che non ho ancora raggiunto la trentina, principalmente, o quasi esclusivamente, interpreto un ruolo passivo, ben felice di assecondare i suoi desideri e di soddisfare le sue voglie, principalmente con la bocca e con il culetto.
Qualche giorno fa, dopo un lungo pomeriggio di sesso, mentre lo coccolavo, mi ha raccontato di un'avventura che aveva vissuto pochi giorni prima con una splendida ragazza, confidandomi che era stato bellissimo ma che anche quando sta con me si diverte in un modo esagerato.
Non so come, ma parlandoci addosso della cosa siamo arrivati all'idea di provare a fare del buon sesso tutti e tre assieme. Lucia, questo il suo nome, aveva un irrefrenabile voglia di uccelli e non ne era mai soddisfatta, cercando in continuazione nuove occasioni per essere al centro dell'attenzione di qualche maschio. Sicuramente avrebbe accettato con disinvoltura una simile proposta.
Obiettai che non avevo mai provato una particolare attrazione per le donne, anche se, alcune volte, mi ero trovato coinvolto in momenti di intimità...
Per Renato la cosa non sembrava particolarmente d'ostacolo in quanto avrei fatto semplicemente ciò che mi sarei sentito di fare e che, sia a lei, che a me, avrebbe pensato lui, riuscendo, sicuramente, a farci godere entrambi.
Pensai che si poteva fare e che sarebbe stata un'esperienza simpatica.
Alcuni giorni dopo ci trovammo nel bar gestito dalla ragazza. L'unica condizione che aveva posto era che voleva vedermi per essere sicura che gli potessi andare bene.
Lucia non ci mise molto a decidere: ci stava. Senza aggiungere altro ci invitò a seguirla nel retro. Pensai che era proprio vero quanto mi aveva raccontato, anche se avevo ancora qualche dubbio che poteva trattarsi pur sempre di uno scherzo orchestrato nei miei confronti.
Lo stretto corridoio portava in una stanzetta arredata come un ufficio ma con l'aggiunta di un ampio divano. Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, iniziò subito a passarci le mani proprio li, per poi abbassarsi e aprirci la cerniera.
Lo fece con rapidità e naturalezza e in un attimo i nostri due uccellini erano liberi, anche se ancora piuttosto moscetti. Mentre iniziò ad accarezzare il mio, dopo essersi rovesciata all'indietro i lunghi capelli, si prese in bocca l'altro. Anche se si lavorava il cazzo di Renato era abilissima a... manovrare il mio e non riuscivo a staccare gli occhi da quelle labbra che lo risucchiavano completamente per fermarsi contro i peli del pube. Quasi contemporaneamente sia il mio che l'altro, stimolati così abilmente, erano pronti e nella loro massima forma. Improvvisamente lasciò la presa e spostò su di me la bocca, invertendo le sue attenzioni. Il contatto più ruvido e deciso delle dita si trasformò in qualcosa di estremamente eccitante. Le labbra mi avvolgevano stringendo e sollecitando completamente le mie terminazioni nervose esattamente nei punti che mi davano il maggior piacere, provocandomi repentini spasmi che non riuscivo a controllare. Pensai che con qualche minuto di quel trattamento non sarei riuscito a trattenermi ma, fortunatamente, questo lo sapeva anche lei che appena lo sentì ingrossarsi ed irrigidirsi ancora di più, lo lasciò sfilare morsicchiando con forza la cappella e procurandomi un deciso dolore che arrestò quel troppo rapido tentativo di eiaculare.
Alzando la testa fissò prima me e poi lui prima di aprire la cerniera della maglietta per farci ammirare quello splendido seno: bello, sodo, della misura giusta e con i capezzoli durissimi e sparati dritti in avanti. Ma non ci diede il tempo di ammirarlo perché si alzò e, dopo aver fatto un passo indietro, allargò i leggins e, con dei movimenti sinuosi li fece scendere fino ai piedi per calciarli lontano. Non indossava biancheria e, ai nostri occhi, appariva come una venere. Stavamo entrambi per allungare le mani su quel corpo meraviglioso ma lei ci fermò chiedendo a Renato di prenderla subito perché disse di avere tanta voglia di sentirlo tutto dentro. Come non capirla, considerando la sua imponente dotazione. Restò in piedi ma sollevò e divaricò una gamba appoggiandola al divano per facilitare il suo ingresso dentro di lei. Lui la abbracciò e con due o tre movimenti ben assestati la penetrò. Non mi restava che guardare, così mi accucciai a pochi centimetri dai loro sessi per osservare la decisione che ci metteva nello scoparsela e per inebriarmi di quel delicato profumo di sesso. Con le mani mi misi ad accarezzare il culo di entrambi e, dopo alcuni passaggi, nonostante la difficoltà dovute ai loro veloci movimenti, riusci ad infilare le dita dentro ad ogni buchetto iniziando a scoparmeli nel culo, anche se solo con un dito. Piacque ad entrambi perché smisero di baciarsi e, quasi contemporaneamente, iniziarono, lei a mugolare e lui ad ansimare. Ma a quel ritmo e già eccitato per il lavoretto di prima non poteva durare molto, lo sapevo benissimo, ed infatti, cercando di smorzare l'urlo, la riempì con la sua crema. Dopo pochi altri movimenti misuratamente attenti per prendersi tutto il piacere possibile, uscì, dandomi la possibilità di accoglierlo nella mia bocca. Il sapore era strano, diverso dalle altre volte, ma decisamente più saporito, o almeno a me parve tale. Lo succhiai con avidità fino a che lei non mi chiese di leccarle un po' la patatina. Mi dispiaceva lasciare quel bel birillo, anche perché non accennava a... scendere, ma la accontentai, Mi capitava di rado di avere un sesso femminile dove infilare la lingua e così cercai di dare il mio meglio. Certo era un lago in piena, tra sperma e suoi umori e più leccavo e più sembrava sgocciolare. Lui si era spostato, pensai per facilitarmi il compito, ma mi accorsi con gran gioia che si era messo proprio dietro di me e, dopo avermi sollevato il sedere e ben puntato, mi si infilò dentro. Bellissimo! Non me lo aspettavo e godetti pienamente per quella sorpresa, trascurando pure, ma solo per un pochino, di lavorami lei con la bocca. Pensai anche che il mio culo doveva essere particolarmente attraente per distoglierlo da quello di Lucia che era pur sempre li, a sua disposizione. La mia posizione, purtroppo era decisamente scomoda e pure sbilanciata e, ad ogni colpo, rischiavo di ribaltarmi in avanti, almeno fino a che lui non mi afferrò con decisione per i fianchi mantenendomi di fatto in equilibrio. La ragazza, invece, si lasciò scivolare sul divano, togliendomi la possibilità di leccarla ma consentendomi di appoggiare le braccia sullo schienale per ritrovarmela proprio sotto e sistemata perfettamente per... prendermi. Mi abbassai contro di lei mancando il bersaglio e, mentre mi ritornavo a sollevare, proprio per farmela infilare bene smise pure Renato di scoparmi. In un attimo le scivolai nella vagina e iniziai a sbatterla con le spinte che lui mi dava. Con quel cazzo in culo che mi stava stimolando in un modo indescrivibile e con il cazzo affogato in quel l'umida palude stavo godendo alla grande, continuando a passarmi la lingua tra le labbra. Per me era troppo e non, non potendo resistere oltre, sgocciolai, aggiungendo ulteriori umori in quel mare dal quale non potevo uscire. Infatti ero messo in una posizione tale che non riuscivo a spostarmi, e Renato, inculando me, mi faceva continuare a... scopare lei che, non so come ci riuscisse, ma mi teneva l'uccello imprigionato stretto stretto nella sua vagina. Renato, pur continuando a darci dentro con forza, si era appoggiato completamente su di me che, a mia volta, ero sopra di lei. Ormai eravamo tutti e tre persi in quell'orgasmo continuo. Lei ci pregava di smettere perchè stava godendo in continuazione grazie al mio uccello e io ero venuto di nuovo e non riuscivo a capire se era ancora duro o meno e, soprattutto, come faceva a continuare ad andare su e giù, stretto com'era proprio alla sua base. Alla fine riconobbi la sua tipica accelerazione. Stava per schizzare di nuovo. Ma non lo fece nel mio intestino, si sfilò e, messosi al nostro fianco terminò, aiutandosi con la mano, e gridando senza contegno e schizzando, con un getto molto liquido, le nostre facce. Si strizzò più volte per far uscire anche l'ultima goccia poi, esausto, si lasciò cadere, madido di sudore, seduto. Un po' intorpidito, puntai le braccia e mi sollevai facendo una notevole fatica per vincere la resistenza che opponeva la sua patatina che sembrava proprio stringermi come in un pugno. Quello che saltò fuori, effettivamente, non era un granchè, ma era ancora... duretto. Certo, guardandomi e confrontandomi con Renato... il raffronto era ben misero. Quasi contemporaneamente io e Lucia ci mettemmo ai suoi lati per continuare a succhiarglielo, alternandolo nelle nostre bocche che lo desideravano ancora. Questa volta, nonostante l'impegno profuso, continuò a smosciarsi e non riuscimmo più a farlo... rivivere.
Lei si pulì sommariamente con delle salviette umide e rimessi i leggins e la maglietta ci salutò per ritornare nel bar, dicendo che potevamo fare con calma. Lo leccai ancora un pochino mentre lui, per ricambiare, mi aveva infilato due dita dietro e le faceva scorrere avanti e indietro. Ormai sazi e appagati ci rivestimmo e ritornammo pure noi nel bar. Ci sedemmo per riprenderci a bere una cosa mentre lei era già attiva tra i tavoli, fresca come un bocciolo di rosa. Prima di uscire ci disse che le era piaciuto e che si poteva riprovare perché, vista l'intesa che c'era tra noi due, le sarebbe piaciuto provare a farsi scopare da noi in contemporanea davanti e dietro, schiacciata come se fosse dentro un panino.
Ci guardammo e Renato, prima di andarsene, le fece l'occhiolino, certo che ci saremmo ritornati. Mentre mi accompagnava a casa mi chiese com'era stata e se mi fossi schifato proprio tanto di quella fichetta bagnata. Gli risposi sinceramente, ricordandogli che avevo goduto come un porcello mentre mi riempiva il culo ma che mi era piaciuto anche come mi aveva bloccato il pisello dentro di lei, facendomi provare qualcosa di assai stimolante. Lui, ridendo, mi salutò con un ironico: “ma non vorrai mica diventare anche tu bisex...”.
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