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LO SCHIAVETTO.


di RedTales
16.09.2015    |    16.513    |    8 9.7
"Si tolse la maglietta, slacciò la cintura e calò i jeans sfilandosi anche le scarpe e alzò lo sguardo..."
Questa storia inizia con un annuncio: -ospito “schiavetto” max coetaneo a Ibiza in tranquilla villetta per due settimane. Ho 50 anni, attivo e dominante. Non cerco mercenari.-
Federico è un commercialista cinquantenne, diciamo in carne ma non grasso e di bell'aspetto e dal fisico curato. Praticamente da sempre gay e continuamente alla ricerca di nuovi compagni per soddisfare la sua voglie autoritarie e dispotiche. Ovviamente i suoi partner devono essere ben coscienti del ruolo da interpretare e ne devono trarre anche piacere. Quattro o cinque volte all'anno riesce a “staccare” per qualche giorno o anche di più, come in questo caso e concedersi una vacanza … di tutto sesso.
Questa volta al suo annuncio rispose David, un ragazzo particolarmente giovane, chiedendogli maggiori informazioni. Si presentò in modo completo ed altrettanto chiaramente gli chiese quello che voleva sapere.
La mail diceva pressapoco così: ciao, sono David, ho 23 anni, non ho molta esperienza ma vorrei provare ad essere il tuo schiavetto per due settimane a Ibiza. Credo di poter obbedire e soddisfare tutte le tue voglie. Sono alto 170 cm e peso 65 chilogrammi. Sono magro e normodotato. Ho i capelli chiari. Ho avuto un ragazzo un po' più grande di me con cui ho fatto sesso, ma sono tre anni che mi masturbo in solitudine guardando video gay. Purtroppo non lavoro e vivo con mia madre e il suo compagno e non posso permettermi un viaggio ad Ibiza, ma ci verrei volentieri. Ti allego una foto. Se ti vado bene mi puoi rispondere a questa mail…
A quanto detto aggiungerei che il ragazzo a casa ha una situazione un po' ingarbugliata in quanto il compagno della giovane madre oltre ad essere molto più grande di lei è anche il classico uomo dispotico ed autoritario e, pur non essendo il padre del ragazzo, lo tratta sempre malissimo, umiliandolo e facendogli pesare continuamente che non lavora e che è lui a doverlo mantenere.
Si può ancora dire che l'unica esperienza omosessuale David la visse l'ultimo anno delle superiori quando un nuovo compagno di classe, ripetente e con tre anni più di lui, dopo averlo invitato a casa sua per studiare, gli fece scoprire il sesso tra maschi, sodomizzandolo per due mesi, fino a che non si stancò di lui.
Ritornando alla nostra storia, l'ingenua mail colpì Federico, anche perché la foto raffigurava un bel ragazzo, che rispose dicendogli che poteva andargli bene ma che prima avrebbe voluto incontrarlo. Aggiunse che per il volo non ci sarebbe stato problema, in quanto avrebbe pagato lui il viaggio.
Si scambiarono ancora delle mail e poi alcune telefonate in cui l'uomo fu chiarissimo, spiegandogli che lui cercava un vero schiavetto, docile e sottomesso e disposto a fare ogni cosa che gli veniva ordinata. Ovviamente sottolineò che non ci sarebbe stata violenza fisica, a parte qualche sculacciata o qualche schiaffo se non avesse eseguito bene quanto richiesto. Gli spiegò che lui era solo attivo e che lo avrebbe inculato molte volte e in tante posizioni diverse e che sicuramente avrebbe dovuto succhiargli il cazzo. Si informò della sua salute e gli comunicò che pure lui era perfettamente sano e che, per questo, non avrebbero usato preservativi.
“Mi tolgono il piacere della scopata e a te tolgono il piacere di gustare la crema in bocca”.
Aggiunse anche che per le due settimane sarebbe stato completamente suo ospite in tutto. Avrebbero frequentato pure la spiaggia, fatto escursioni e vita notturna.
Decisero di incontrarsi e un pomeriggio David arrivò a casa di Federico.
Appena aperta la porta al ragazzo apparve un uomo maturo più o meno come se lo era immaginato mentre l'impressione opposta fu decisamente più piacevole perché lui, di persona, sembrava molto più giovane dell'età che aveva.
Federico fu subito deciso e brusco nei modi. Lo salutò e gli disse a bruciapelo: “sei qui perché devo valutare se sei la persona che cerco, quindi ti metto subito alla prova. Se riuscirai a soddisfarmi, ti porterò a Ibiza, altrimenti… quella è la porta. Va bene?”
Riuscì a pronunciare solo un si.
Sbottonandosi e aprendosi la camicia lo incalzò: “leccami il petto, bene i capezzoli...”
Quello che stava succedendo non era proprio come se lo era aspettato ma si mise subito ad eseguire quel comando, passando la lingua tra il pelo del petto, succhiando le areole e titillando con la punta delle dita i capezzoli.
In breve divennero duri e l'uomo sembrò soddisfatto, ma senza far trapelare particolari emozioni gli ordinò di spogliarsi perché voleva vederlo nudo.
Si tolse la maglietta, slacciò la cintura e calò i jeans sfilandosi anche le scarpe e alzò lo sguardo.
“Dai, veloce, anche gli slip e le calze.”
Abbassò a terra le mutande e le tolse assieme ai pantaloni scavalcandoli e, piegandosi si denudò anche i piedi.
Federico si allontanò di un due metri per poterlo osservare. Si, era proprio un bel ragazzo, capelli corti chiari, occhi azzurri, ben proporzionato, non molto peloso, culetto alto e sodo anche se non troppo sporgente, gambe lunghe. Bel viso, bella bocca con labbra turgide.
Si avvicinò di nuovo e lo accarezzò sul petto per scendere sui genitali che soppesò appoggiandoli sulla mano e stringendoli leggermente. Spostò la mano sul culo che passò in rassegna con attenzione, toccandolo dappertutto.
Si, l'aspetto gli piaceva e glielo disse: “si, ci siamo, mi piaci, però hai troppi peli, se ti porterò con me dovrai depilarti.”
Non lo aveva mai fatto e la cosa trapelò immediatamente dalla sua espressione tanto che riprese: “non ti sei mai depilato?”
“No!”
“Vuol dire che è arrivato il momento di farlo. Non mi piace metterti il cazzo in culo in mezzo a quella foresta.”
Non rispose. Pensò che era una cosa che poteva fare. Nei video aveva proprio notato che tantissimi dei protagonisti erano senza peli.
“Siediti, siediti sulla poltrona.”
Gli si mise davanti e prese a sbottonarsi.
“Adesso mi fai vedere come sai lavorare con la bocca. Fammelo diventare duro!”
Lasciò cadere pantaloni e mutande fino alle caviglie. Si trovò davanti alla faccia un cespuglio nero dal quale spuntava un cazzo flaccido e cadente, mentre in basso penzolavano due grossi testicoli, pure loro pelosissimi. Mentre guardava quello che aveva davanti, l'altro allargò le gambe e si spostò leggermente verso di lui che istintivamente aprì la bocca.
“No! Non subito dentro! Prima leccalo. Leccami il cazzo, le palle, appoggiaci le labbra sopra, sfioralo… Ma non subito in bocca, dai.”
Cominciò a fare quanto detto, passando la lingua sui testicoli che prese in mano per sollevarli, poco dopo iniziò a scendere nell'interno coscia per risalire sul pene. Iniziò a far scorrere la punta della lingua sul glande che si stava già ingrossando, soffermandosi pure sul frenulo.
“Adesso mettilo in bocca. Dai mettilo in bocca.”
La aprì e lo fece scivolare tutto dentro. I peli del pube gli solleticarono le labbra ed il naso mentre i peli più alti li trovò quasi dentro gli occhi, che chiuse. Provò a farlo scorrere ma l'uomo lo riprese nuovamente in modo ancor più brusco.
“No, non adesso, tienilo tutto dentro e lavoralo di lingua. Girala, muovila, aspira, succhia… ma non farmi un pompino proprio adesso.”
Lo fece nuovamente sparire tra le labbra e provò ad eseguire quanto gli era stato comandato, ma non lo aveva mai fatto e cercò di improvvisare. Lui se ne accorse.
“Ma non hai mai fatto un pompino come si deve?”
Fece no con la testa.
“Va bene, continua così.”
In ogni caso le stimolazioni riuscirono a fare il loro effetto perché si ritrovò poco dopo la punta che spingeva verso la gola. Provò un senso di nausea e lo sputò fuori con un mezzo conato.
“Che cazzo fai? Mettilo di nuovo in bocca e comincia a muoverti.”
Con qualche lacrima agli occhi per lo sforzo fatto lo accolse dentro e iniziò a muovere la testa avanti e indietro. Non riusciva a farlo andare tutto dentro e si fermava quando sentiva che gli dava fastidio.
“Devi ancora imparare a fare pompini. Non ci siamo proprio. Però ti stai impegnando.”
Diversi minuti dopo iniziò quasi a sentire un senso di stordimento per quel rapido e costante movimento anche se lo faceva ad occhi chiusi.
“Va bene, va bene, è pronto, basta così, adesso ti inculo. Vieni, mettiti sul letto. Lo fece sdraiare a pancia in giù, gli allargò le gambe e gli passò l'indice nel solco, lo appoggiò sul buchino e provò a spingerlo dentro.
“E' proprio stretto, allora è vero che non scopi da tanto come mi hai detto.”
“Lo ho fatto solo quelle volte e poi basta.”
Insistette, ma era stretto e asciutto.
“Ti metto la crema, così non entra”
Spalmò il lubrificante intorno e sulla punta del dito. Massaggiò la zona e questa volta mezzo dito scivolò facilmente dentro. Prese a muoverlo per farsi strada ma appena lo affondò lo tirò prontamente fuori.
“Ma ti sei lavato?”
“Si, ho fatto una doccia prima di venire.”
“Non la doccia, ti sei lavato dentro?”
“Dentro?”
“Cazzo, ma non ti sei lavato dentro!”
“No... Non sapevo che bisogna lavarsi dentro...”
“Va bene, va bene, vieni in bagno.”
Lo accompagnò e gli spiegò come doveva lavarsi con la doccetta.
“Ti sciacqui fino a che non esce più niente, solo acqua. Hai capito? Tre, quattro, cinque volte. Poi aspettiamo un pochino che esca bene tutta. Non vorrei che ne pisci fuori altra mentre ti inculo.”
Una decina buona di minuti più tardi quel bel culetto era pronto anche se il cazzo che doveva prenderlo non lo era più, così la bocca dovette ricominciare a… prepararlo.
“Questa volta lo stai facendo meglio. Impari in fretta...”
Appena fu duro a sufficienza gli fece riprendere la posizione sul letto, lo spalmò, lo penetrò con il dito, poi con due e, soddisfatto, disse che era arrivato il momento dell'inculata.
Gli si mise sopra, facendogli sentire tutto il suo peso e, aiutandosi dapprima con una mano, lo impalò. Nonostante interpretasse il ruolo del duro, spinse piano e con attenzione, ma lo sentì scorrere bene e anche David non si lamentò.
“Tutto bene? Lo senti entrare? Ti fa male?”
“Si, si, va bene”.
Possiamo dire che non era particolarmente grosso o lungo, ma faceva pur sempre la sua figura.
Evidentemente il culetto del ragazzo era… predisposto per ricevere dei paletti.
Arrivò alla fine, era tutto dentro e si fermò.
Era stretto e si sentiva avvolgere bene. David pensò invece che la cosa non gli stava facendo praticamente nulla. All'inizio era rimasto piuttosto teso e quasi guardingo per paura di sentire male, ma la penetrazione si era risolta senza alcun fastidio. La cosa gli sembrò strana perché ricordava benissimo che quasi tutte le volte che era stato inculato dal suo compagno di classe, almeno all'inizio, il culo gli faceva male, anche se poi passava. Pensò che forse era merito del lubrificante che non aveva mai usato.
Interruppe improvvisamente questi pensieri quando Federico, puntandosi bene sulle braccia prese ad andare su e giù. Prima piano, poi più velocemente. Prese un buon ritmo e lo mantenne a lungo. Quel culo era perfetto, stretto al punto giusto. Si sentiva fasciare e stringere nei punti giusti. Gli piaceva veramente molto quella scopata.
Anche il ragazzo, che all'inizio non aveva provato nulla, piano piano aveva iniziato a percepire una certa stimolazione profonda che poteva sembrare una specie di solletico ma che cresceva sempre di più. Gli sembrò quasi che la cosa lo stimolasse a fare la pipì e lo disse all'uomo che rise rispondendogli che gli stava iniziando un orgasmo di culo.
Gli sembrò strano ma più lui lo scopava, più aveva voglia di toccarsi il cazzo che gli pareva venisse masturbato… dall'interno.
Improvvisamente non riuscì più a trattenersi e iniziò a lamentarsi.
“Ti fa male?”
“No, è come se mi masturbassi, non riesco a controllarmi. Fermati.”
Rise ancora non curandosi delle sue parole.
Quando si arrestò lo fece solo per cambiare posizione, non perché David si era messo a respirare affannosamente e a gemere ma soltanto perché voleva provare a spostarsi.
La pausa però riuscì a far passare al giovane la fase acuta e appena lo fece sistemare alla pecorina e se lo prese di nuovo ricominciò a provare un nuovo piacere, leggermente diverso che stava ricominciando da capo Riuscì così a durare a lungo prima di essere nuovamente coinvolto in quel profondo orgasmo.
“Ti piace, porco!”
Incurante di tutto rispose immediatamente: “si!”
Quel cinquantenne, molto esperto non accennava minimamente a venire, anzi, cercava di controllarsi per resistere il più possibile.
Dopo la pecorina gli ordinò di mettersi con la schiena sul tavolo e con le gambe rivolte verso il soffitto. Le allargò, tenendole ben strette per le caviglie e lo penetrò ancora. Si accorse che il pisello di David era proprio duro e disse: “cazzo se ti tira! Ti piace di brutto. Alla tua età devi scopare di più, ragazzo mio.”
L'uccello del giovane era sparato verso il soffitto, dritto, duro, rosso fuoco, completamente scappellato. Non era grande ne grosso, ma turgido al massimo delle sue possibilità.
Non soddisfatto ma attirato da quell'uccellino, decise di fare uno strappo alla regola e, dopo averlo fatto sdraiare di nuovo sul letto, questa volta con la schiena in giù ritornò a inchiappettarlo ma tenendogli con la mano destra ben saldo il cazzo e masturbandolo con vigore. Durò poco perché David schizzò, tanto e a lungo. Si riempì il petto e la faccia della propria crema gridando come un disperato per il troppo piacere mentre Federico continuava a fotterlo con estrema forza.
Provò un orgasmo profondo, mai provato prima, molto più grande di tutte le volte che si era masturbato da solo e neanche minimamente paragonabile a quello che aveva sentito quando era stato con il suo compagno di classe.
“Fermati, fermati… è troppo… è troppo forte. Non resisto.”
Non si fermò, ma continuò a masturbarlo, anche perché il cazzo che aveva in mano restava sempre duro e cominciò a sbattersi contro di lui infilandogli l'uccello più in dentro che poteva.
David tremava, gridava, sbavava. Si mise a urlare e… venne di nuovo.
Si era giunto il momento di godere anche per lui. Federico uscì da quel caldo e umido buco, si mise a cavalcioni sopra a lui e gli appoggiò la punta della cappella tra le labbra e muovendo vorticosamente la mano terminò di darsi piacere. Schizzò in gola un bel fiotto bianco che colse di sorpresa lo schiavetto. Scartò con la testa di lato sputando ma una sberletta sulla guancia e un imperioso comando gli ricordò che doveva aprire la bocca, e aspettare di ricevere anche il resto della sborrata. Così fece.
“Adesso inghiotti tutto”.
Gli tolse il cazzo dalla bocca per osservare che obbedisse e una volta vistolo deglutire appoggiò nuovamente tra quelle calde labbra il suo pistolotto ancora umido e colloso affinché potesse pulirglielo.
“Succhialo bene, devi bere tutto. Puliscilo bene bene.”
Il ragazzo aveva ripreso il controllo di se e fece con precisione quando richiesto.
Leccò e succhiò e inghiottì, assaporando quello strano sapore vagamente dolciastro.
Ormai si era fatto tardi e dopo averlo ricondotto in sala dove aveva lasciato i suoi vestiti, lo invitò ad andarsene. Gli disse che erra rimasto abbastanza contento ma che voleva un'ulteriore prova, questa volta però doveva presentarsi depilato e ben lavato.
Gli ordinò di tornare dopo due giorni anche perché la possibile partenza assieme per Ibiza era fissata più o meno una settimana più tardi.
Non glielo disse, ma si era trovato bene con quel ragazzo, docile, ubbidiente, aperto. Si, era quasi sicuro che sarebbe andato proprio con lui.
David, da parte sua era felicissimo, non aveva mai sentito quello che gli aveva fatto provare quell'uomo. Non era sicuro che lo avrebbe portato con se, e questo gli dispiaceva, ma quanto lo aveva fatto godere era già una cosa fantastica. Si ripromise di depilarsi perfettamente, di lavarsi con grande attenzione e di cercare, la prossima volta, di fargli tutto quello che voleva al meglio.
Non lo disse nemmeno lui, ma desiderava tanto fare sesso di nuovo con Federico ed essere il suo “schiavetto”.
Uno sbrigativo saluto e se ne andò
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