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CON LA GUIDA DELLO ZIO - 3


di RedTales
11.02.2016    |    25.798    |    14 9.7
"Iriuscì a identificare il punto da cui partiva tutto: era la base del pene..."
Lo vide dalla finestra e si precipitò giù. Lo aspettava fuori dall'automobile e lo fece sedere al posto del conducente. Girarono per una buona mezz'ora, perlopiù in periferia quando Michael, impaziente, disse: “pensi che possa bastare per oggi?”
“Mi pare che giriamo da poco, ma se vuoi ti riporto a casa...”
Il ragazzo girò di colpo la testa verso di lui con un espressione di meraviglia.
“Ma io… io pensavo che … che potevamo andare… si… che si poteva andare da te...”
Paolo si mise a ridere dicendogli che aveva scherzato e che anche lui aveva proprio voglia di ritornare a casa.
Anche lui voleva andarci e… si era anche preparato. Sapeva cosa sarebbe successo oggi e così si era letto tanti forum sui rapporti anali ed era giunto alla conclusione che, sicuramente, un po' di male lo avrebbe sentito visto il bestione dello zio. Ma era pronto. Voleva a tutti i costi provare quest'esperienza.
A casa ci arrivarono presto.
Neanche gli avesse letto nel pensiero la prima frase che pronunciò fu: “che ne dici se oggi provo a mettertelo?”
Ci andò giù diretto e deciso. Evidentemente riteneva che fosse giunto il momento di “fare la festa” a quel vergine buchino.
“Piano. Piano piano. Sicuramente ti piacerà… Ti va l'idea?”
“Sss… si. Ma...”
“Dimmi, dimmi tutto. Tra noi non ci devono essere segreti o incertezze...”
“Ma… ma non mi farà male? Ho letto che fa male la prima volta.”
“E noi non lo faremo far male. Fa male se si è bruschi. Se non lo si lubrifica per bene. Ma se si fa fatto bene non fa male.”
“Si.”
“Però se senti qualcosa che non ti va me lo devi dire subito. Mi fermi! Va bene!”
“Si, si.”
Adesso, anche se ancora dubbioso, si sentiva rassicurato. E poi ieri gli era piaciuto tanto…
Lo fece sedere sul divano e portò due bicchieri di vino bianco.
Gli si sedette accanto e se lo tirò contro iniziando ad accarezzarlo partendo dal collo per arrivare, facendo scendere la mano dentro la camicia, fino al petto.
“Che pensi di uno zio così?”
Non rispose e lui non insistette iniziando a sbottonarlo. In un attimo fu a petto nudo e le mani cominciarono a scorrere dappertutto, facendolo tremare.
“Ti piace?”
“Si.”
“Ti piace più qui o più giù?”
Quasi timidamente sussurrò un: “più giù...”
E le mani scesero, mettendosi ad accarezzare i suoi jeans.
In poco Michael si ritrovò nudo, ricoperto solo di carezze e di baci che lo facevano fremere in continuazione. E che non facesse finta era evidente dalla decisa erezione che sfoggiava.
“Vuoi che andiamo di la?”
“Si.”
Si diressero in camera e pure lo zio si spogliò.
“Ti sei lavato dietro?”
“Si, ho fatto la doccia.”
“No, non la doccia, ti sei lavato il culo?”
“Si.”
“Anche dentro?”
Lo guardò stupito e capì che non sapeva di cosa stesse parlando. In tutto quello che aveva letto aveva trovato consigli sulla posizione, sul lubrificante e su tante altre cose, ma questo non lo aveva visto.
“Vieni in bagno che ti mostro come ci si lava dentro.”
Lo fece entrare nella doccia e: “adesso ti faccio entrare un po' d'acqua nel culo, poi ti siedi sul water e la butti fuori. Così ti pulisci. Possiamo dire che ti fai un clistere. Hai mai fatto un clistere?”
“No.”
Con una doccetta lo riempì e lo fece sedere sulla tazza.
“Quando si entra, dentro deve essere pulito”.
Michael si vergognò un pochino ma si lasciò fare una bella pulizia.
In camera lo zio non si dedicò che al suo posteriore. Lo accarezzò, lo baciò a lungo, leccandolo, ci passò sopra decine di volte le dita, lo lubrificò con attenzione, lo penetrò con uno e poi con due dita e poi passò anche ad infilarci dentro un pene di gomma. Lui se ne stava a pancia in giù e si godeva tutte quelle attenzioni che trovava deliziose. Quasi non parlarono fino a che non gli disse che gli avrebbe infilato un cazzo di gomma.
Si sollevò sui gomiti e girò la testa per guardare.
“Cosa fai? E' quello?”
Glielo fece vedere. Gli sembrò abbastanza grosso e, soprattutto tanto lungo, ma non aggiunse altro. Si fidava dello zio e sapeva che… era esperto. E la preparazione in quel modo era una di quelle che aveva trovato e che sembravano facilitare… il resto.
“Si, così si abitua a prenderlo e lo allargo un po' alla volta. Ti va? Ti Piace?”
“Si, si.”
Lo appoggiò proprio li e cominciò a farlo sparire, centimetro dopo centimetro. Lo osservava dilatarsi e aprirsi sempre di più e ne era contento.
Un lamento lo fece fermare. Aveva sentito una fitta e, senza pensarci, si ea lamentato, ma era già pentito di averlo fatto.
“Male?”
“Appena appena, ma quasi niente.”
“Deve aprirsi ancora ma vai benissimo. Hai un culetto magico.”
Aspettò con pazienza e poi riprese ad avanzare mentre Michael avrebbe voluto lanciare qualche lamento ma si tratteneva, sostituendoli con dei sospiri profondi. Intanto Paolo era riuscito nell'impresa e cominciò a muoverlo e per quel culetto iniziarono le sensazioni forti. Altro che se gli piaceva. E questa volta lo sentiva, eccome se lo sentiva. Quando sprofondava dentro di lui tremava per quella strana sensazione che lo avvolgeva. Ma, soprattutto quando usciva, quasi non riusciva a tenersi. Gli sembrava di aver voglia di fare pipì e aveva anche una voglia enorme di toccarsi, di masturbarsi di… lasciarsi portare da quanto percepiva. E il tutto ricominciava ad ogni inversione di quel movimento che sentiva dentro di lui.
Paolo lo stava capendo benissimo perché lo vedeva contorcersi ed eccitarsi sempre di più e lo fece durare a lungo.
Quando sfilò il dildo rimase quasi incantato davanti a quel foro che si richiuse lentamente e approfittando della momentanea debolezza del suo partner che sembrava quasi assorto, gli chiese di tirar su il culo mettendosi in ginocchio. La testa restò bassa, appoggiata al cuscino.
“Adesso sentirai il mio” gli sussurrò e, sistematosi in ginocchio dietro a lui gli allargò le gambe e, aiutandosi con la mano, appoggiò la cappella rossa e turgida su quel piccolo forellino. Michael sapeva che era venuto il momento di sperimentare e, non sapendo con esattezza cosa aspettarsi, era ansioso di sentirlo entrare. Sperava che tutto filasse liscio.
Spinse ma non riuscì che a farlo allargare di pochissimo. Continuò ma era evidente che non sarebbe entrato facilmente.
Si alzò, lo fece sistemare sul bordo del letto, più o meno nella stessa posizione, si lubrificò e mise ancora un po' di crema intorno e dentro il buchetto. Lo allargò con un dito e subito dopo con due e… riprovò.
Si, questa volta andava meglio. Scivolò per qualche centimetro ma poi incontrò una decisa resistenza.
Michael era come in trance. Sapeva cosa stava accadendo ma era ancora perso nel suo piacere di poco prima e sperava di provarne ancora e sapeva che sicuramente quel grosso affare dello zio sarebbe stato capace di darglielo ma, involontariamente, aveva paura del dolore e restava contratto.
Quando, con una spinta leggermente più decisa, l'ingrossamento del glande fece cedere lo sfintere il nipotino lanciò il suo primo grido. Questa volta aveva sentito una forte fitta che lo aveva repentinamente riportato alla realtà. Si lasciò cadere in avanti facendo uscire il cazzo e subito prese coscienza di cosa aveva fatto e si pentì di essersi buttato giù. No, non doveva reagire così. Magari lo zio si sarebbe fermato. E questo non lo voleva.
Quasi gridò: “Mi hai fatto male e non me lo aspettavo. Ma … è stato un attimo.” e si rimise nella posizione di prima.
“Scusa, pensavo entrasse senza farti male...”
“No, no, va bene. E' stato un attimo, mi hai spinto… Sono scivolato...”
Paolo non riuscì a capire se diceva la verità o se volesse far finta di niente.
“Sicuro?”
“Si, si… dai, riproviamo. Adesso mi metto meglio.”
Nel dubbio lo rassicurò: “Se non ti spostavi sarei restato fermo dentro... ti sarebbe passato subito...”
“Ma è passato subito...”
“Si, sicuramente. Ero entrato. Ormai era fatta...”
“E poi?”
“Mhh. Non lo immagini?”
“Vai avanti, mettimelo”
“Certo! Vuoi?”
Non era sicurissimo di quello che voleva, ma…
Allargò le braccia, girò la testa da un lato e si preparò. Subito quel grosso cazzo lo insidiò. Anche questa volta sentì una fitta decisa quando superò il primo traguardo ma cercò di resistere e lo zio restò immobile per facilitare quel passaggio.
“Ecco, il peggio è passato. Sono dentro. Ti fa male.”
“No, no… appena appena ma pochissimo.” Non era proprio vero perché la sensazione che provava era come di un qualcosa che lo stesse “strappando” ma era deciso a continuare e questa rispsota era l'unica possibile.
“Ti passa subito. Metà è già dentro. Adesso sono fermo. Lo senti?”
“Si, è grosso, lo sento bene. E' tutto dentro?”
“Solo un pezzo. Dai, adesso passa.”
Gli parlò ancora un poco, come per farlo distrarre e tranquillizzare e poi, appena lo sentì più rilassato, cominciò a muoversi facendolo scorrere in fuori per poi tornare ancora dentro. Sempre senza affondare. Il ritmo accellerò e quel buchetto rispose nel migliore dei modi, continuando ad aprirsi sempre di più. L'uomo, piano piano, cercava di insinuarsi sempre più in profondità ma trovava ancora resistenza, ma non si fermò.
Michael non si lamentava ma era teso e tutto contratto. Gli accarezzò la schiena e il sedere per un po' e quindi, afferrandolo bene per i fianchi, prese a spingere con maggior decisione per vincere l'ultima resistenza e sprofondare completamente dentro. Con pochi colpi riuscì nell'intento. Era tutto dentro, fino alle palle.
Il ragazzo avrebbe voluto lanciare ancora un urlo che riuscì nuovamente a trattenere perché aveva capito che più di così non poteva fargli male.
Lo zio iniziò a scoparselo per bene. Sapeva che anche se adesso lo vedeva e sentiva rigido, con pochi colpi lo avrebbe conquistato e così fu.
Lentamente Michael cominciò a lasciarsi andare, rilasciando i muscoli già alla quinta spinta, sentendo nuovamente quella sensazione di profonda soddisfazione che si espandeva in tutta la zona e poco dopo ne cominciò a godere in un modo esagerato. Iriuscì a identificare il punto da cui partiva tutto: era la base del pene. Da li, come un'onda il piacere saliva verso la punta ma anche verso l'interno.
Passò dai sospiri ai respiri profondi quasi strozzati e quindi ad un lamento incessante che aumentava o diminuiva al ritmo delle spinte. Era in completa balia dell'uomo. Anche Paolo restò sorpreso dall'eccitazione del ragazzino. Non ne aveva mai trovato uno così. E non stava fingendo, stava proprio godendo di culo, ma alla grande. E questo lo eccitava ancora di più, facendolo continuare di buona lena nel suo… martellare.
Dopo pochi altri minuti Michael era… perso. Sembrava e si sentiva come sotto l'effetto di qualche strana sostanza. Non era quasi in grado di capire quello che gli stava succedendo. Sapeva cosa gli stava facendo, ma le stimolazioni del suo intestino e degli organi coinvolti erano tali da non fargli capire più nulla. Era bellissimo. Non se ne accorse nemmeno di sgocciolare sul letto e non lo capì nemmeno Paolo.
Il gioco andò avanti parecchio anche perché l'uomo era davvero assai resistente. Quando si sentì pronto accelerò il ritmo e, godendo pure lui tantissimo, gli si svuotò dentro senza che il nipote se ne accorgesse. Si mosse ancora ma ormai più che piacere la sensazione era di fastidio, così si fermò, senza uscire e prese fiato.
Lo zio era completamente sudato e respirava a fatica. Anche il ragazzo grondava e quasi rantolava per lo sforzo.
Si lasciò cadere, veramente sfinito, sul letto e lui gli si schiacciò contro. Sentivano i loro corpi bagnati e i cuori che pulsavano intensamente.
Gli passò un braccio sul fianco accarezzandolo. Era morbido, liscio, umido e caldo. Scese fino al gluteo e si insinuò tra le chiappe. Sentì tra le dita il suo sperma che colava e delicatamente lo spalmò su quel sodo culetto.
“Passato?”
“Si.”
“Fatto tanto male?”
“No… no.”
“Ti è piaciuto?”
“Si… tanto… tantissimo...”
“Adesso che è aperto non lo sentirai più quando entra...”
“No?”
“No.”
“Ti voglio bene zio.”
Non rispose ma gli passò una mano sui capelli.
Restarono vicini vicini a lungo prima di farsi una calda doccia.
Lo zio volle sbirciare il buchetto che sembrava aver ripreso la dimensione originale.
“E' tornato a chiudersi...”
“Hai un cazzo enorme. Non pensavo che me lo avresti messo tutto dentro...”
“Si allarga. Si allarga… è fatto apposta per allargarsi. Una volta che ha imparato poi…”
Quasi non sentì quest' ultima frase, avvolto dai suoi pensieri.
Solo qualche giorno prima non gli sarebbe nemmeno passato per la testa di baciare un altro ragazzo. Non lo aveva mai fatto, anche se più di qualche volta ci aveva fantasticato su, ma quasi senza rendersene conto. E nemmeno avrebbe potuto immaginare che, in così poco tempo, si sarebe fatto aprire il lato b. Perdipiù da un affare niente male in quanto a misure. E che dire del tanto piacere che il tutto gli aveva procurato. In quei pochi giorni lo zio gli aveva fatto scoprire un universo parallelo al suo. Un mondo che aveva guardato da lontanto e nel quale ora era profondamente entrato e che gli piaceva in modo dannato.
“Pensieroso?”
Non gli lasciò finire la frase perché, fissandolo, gli si attaccò alla bocca desiderando ardentemente di baciarlo.
E fu un lungo bacio.
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