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Gay & Bisex

NAIKE: ho cominciato così.


di RedTales
11.05.2019    |    11.229    |    8 9.7
"Continuò a lungo, almeno fin che la batteria non gli segnalò che stava per esaurire la carica e quindi si dovette fermare..."
Prosegue il racconto: “NAIKE: un ragazzo gay alla scoperta del sesso.”

Era passata quasi una settimana dal quel fortunato incontro con Naike ed ormai Nicola aveva archiviato la vicenda essendo sicuro di non vedere più quel ragazzo con il sorriso triste quando, mentre era seduto a sorseggiare un altro aperitivo, sentì dietro di lui una vocina familiare: “ciao Nicola. Hai voglia di fare altre quattro chiacchiere?”
Era Naike, splendidamente avvolto in un paio di leggins che gli fasciavano le gambe e con una coloratissima t-shirt.
“Che piacere. Sai che ormai non speravo più di incontrarti? Sono felice di vederti e ancor più di vederti così’ sorridente. Ti siedi?”
“Ti dispiace se facciamo come l’altro giorno? Camminiamo un pochino e poi ci sediamo su quella panchina nella pineta?”
“Ma certo! Sai che sono proprio felice di rivederti?”
“Si, anch’io. Mi ha proprio fatto bene parlare con te. E non sai quante cose mi hai fatto capire. Ma davvero anche tu hai vissuto un qualcosa di simile?”
“Beh! Non proprio simile ma… Sono stato lasciato per tre volte e avevo sempre creduto di aver trovato l’amore di tutta una vita. Ma è sempre finita. Per tre volte. E ogni volta è durata quasi dieci anni...”
“Wow! Ma quanti anni hai… avvocato?”
“Quasi cinquanta, li faccio tra un mese.”
“Davvero? Più di mio padre, sai? Ti facevo sulla quarantina,.. scarsa.” e rise.
“E tu?”
“Venti, compiuti qualche mese fa.”
“Lo hai più visto quell’imbecille?”
“No, non saprei nemmeno dove poterlo incontrare, non ho capito neanche di preciso dove abita.”
“Meglio così. Certo che voi ragazzi di oggi ne avete di libertà.”
“In che senso?”
“ In tutti. Io alla tua età con il mio ragazzo mi vedevo di nascosto e in gran segreto e, almeno per i primi tempi, quando si scopava non è che si provava chissà che cosa. Io sopra e lui sotto, come si vedeva fare a tutte le coppie… ma forse eravamo noi due che eravamo imbranati.”
Risero entrambi.
“Quando hai cominciato?”
“A venti, proprio con quel ragazzo. Il mio primo ragazzo. Ci siamo conosciuti in facoltà. Ci abbiamo messo quasi sei mesi a dichiararci e a scambiarci il primo bacio. Poi siamo andati di fretta per recuperare il tempo perduto… Siamo rimasti insieme per quasi dieci anni.” ripeté a bassa voce e facendosi serio.
“Ehi avvocato! Non ti mettere tristezza tu adesso.”
Sorrise riprendendo l’espressione di prima.
“Mi togli una curiosità?”
“Se posso...”
“Ma Naike è il tuo vero nome?”
“Si e no. Si perché mi chiamano tutti così da sempre. No perché il nome che ho sui documenti è Mathias Naike, davvero. Comunque è il nome di una dea greca, non mi ricordo bene di cosa… Nike ed è un nome sia maschile che femminile.”
“E’ vero, adesso ricordo. Nike era la dea della vittoria.”
“Quante cose sai avvocato!” disse scherzano il ragazzo.
Dopo questa frase tra i due cadde un breve silenzio. Lo ruppe Nicola riprendendo la conversazione interrotta poco prima: “a te invece come è andata la prima volta?”
“Come a tanti. Avevo già fatto diciassette anni. Mi ero innamorato perso del mio maestro di tennis. Non facevo che guardargli le gambe pelosissime, il pelo che gli usciva dalla maglietta, il pacco. Ma sapevo di non avere speranze, era l’idolo di tutte le signore che frequentavano l’ambiente e sapevo che se ne faceva anche tante. Ma per me restava un sogno. Probabilmente lui se ne era anche accorto perché spesso, anche senza motivo, mi veniva dietro e mi afferrava il braccio per correggermi una postura, mi si appoggiava contro e mi faceva sentire il pacco. Altro che se lo sentivo. Poi una sera, dopo la lezione, mentre andavo nello spogliatoio mi disse che si era rotto il riscaldamento e quindi di andare a fare la doccia in quello dei maestri. Poiché non era la prima volta che capitava non ci feci molto caso, presi la sacca e i vestiti e mi spostai. Poco dopo entrò anche lui per cambiarsi perché la mia era stata l’ultima lezione della giornata. Cercai di sbirciare per vedere se si spogliava e lo fece. Si fermò agli slip, lasciandomi comunque vedere un gran bel corpo, forse ancor più peloso di quanto avevo immaginato. Io ero già nudo e sperai che mi guardasse ma non si girò mai verso di me e così, essendomi già dilungato, raggiunsi la doccia. Poco dopo me lo vidi apparire davanti, completamente nudo e, pur cercando di non farlo, non riuscii a non abbassare lo sguardo. Cazzo! Aveva un pene che era grosso il doppio del mio ed era anche bello lungo.
“Scusa, qui c’è una doccia sola, ti dispiace se la facciamo insieme?” disse senza aspettarsi risposta. Mi spostai verso la parete e lui mi si mise vicino. Praticamente era ricoperto di un vello di pelo nero. Era bellissimo. Uno splendore, un Adone. Muovendosi mi sfiorava e la percezione del suo crine sulla pelle era meravigliosa. Mentre provavo queste stupende sensazioni mi accorsi di essere in piena erezione, completamente scappellato e duro come una pietra. Mi vergognai tantissimo diventando rosso fuoco e mi girai dandogli la schiena, sperando che non se ne fosse accorto. E fu proprio allora che mi afferrò il pisello con la mano stringendolo forte: “ti sei eccitato? Ti piaccio davvero? Anche tu sei un gran bel ragazzo sai. Ti guardo da tempo ma non pensavo che poteva interessarti un vecchietto come me.”
Restai senza parole mentre lui si era messo a masturbarmi muovendo quella grande mano assai lentamente. Restai immobile in silenzio per non rovinare tutto ma al tempo stesso pensai che forse dovevo dire qualcosa per non farlo smettere e così dissi la cosa più stupida che potessi pronunciare: “mi piaci tantissimo.”
Manuel, così incoraggiato, mi si appoggiò contro la schiena e per la prima volta potei sentire il suo grosso affare sulla pelle. Era li, forse non del tutto duro ma dritto tra le mie chiappe. Era stupendo, talmente bello che iniziai a schizzare dopo solo un minuto cercando di non fare alcun rumore come se lui così non se ne potesse accorgere...
“Sono cose che si fanno… la prima volta. E’ successo anche a me. Ma lui quanti anni aveva più di te?”
Tanti. Ne aveva più di quaranta. E appena sono venuto se ne è accorto dicendomelo ma continuando a tenerlo stretto mentre piegandosi sulle gambe mi aveva fatto passare il suo che si stava indurendo sotto il cavallo e lo faceva scorrere e, guardando in giù, lo vedevo fare capolino sotto le mie palle ma soprattutto lo sentivo strusciarsi contro lo scroto e la cosa mi dava un piacere enorme, come un altro orgasmo che si ripeteva ad ogni passaggio. Ma questo lui lo sapeva perché sottolineavo il suo muoversi con dei ritmici sospiri che non riuscivo a trattenere. Continuò fin che non si ritrovò con un bastone duro che quasi poteva sollevarmi e, a quel punto, mi girò e ci ritrovammo uno davanti all’altro.
“Ti piace?”
Non gli risposi e senza alcun pudore rimasi estasiato con lo sguardo basso e quasi gli mangiai il cazzo con gli occhi. Non ne avevo mai visto uno vero ed era bellissimo, lungo, grosso da far paura, perfetto nelle forme, la cappella era violacea e turgida con la pelle liscia e tesa. Rimasi incantato a fissarlo puntare verso l’alto fin quando non mi invitò a baciarlo.
Chiuse l’acqua che continuava a scorrere su di noi ed io mi piegai in avanti sbattendo con il sedere contro la parete. Ero all’altezza giusta e gli diedi un bacino a labbra chiuse proprio sulla punta. Poi ne seguì un altro più lungo ed infine mi appoggiai sopra restandoci attaccato. Era caldo, liscio.
“E’ la prima volta?”
Feci di si con la testa.
“Ti piace?”
Confermai sempre con un gesto e senza staccare le labbra.
“Vuoi provare a leccarlo?”
Mi scostai di poco e con la punta della lingua percorsi i due o tre centimetri del glande.
Lui mi incoraggiò invitandomi a passare la lingua dappertutto e provai a farlo: prima timidamente e via via più disinvolto. Lo leccai come un gelato e lui mi disse proprio questo: “adesso che lo hai leccato fai finta che sia un ghiacciolo e inizia a succhiarlo.”
Spalancai le labbra più che potevo e, a fatica, misi mezza punta dentro e inizia ad aspirare facendo anche dei rumorini perché non lo tenevo ben stretto. Mi lasciò giocare a lungo, senza farmi alcuna fretta. Non credo che gli piacessero quelle goffe cose che stavo facendo ma continuò a darmi dei consigli, suggerendomi di tanto in tanto come migliorare. Forse dopo una buona mezz’ora, o forse assai di più, iniziai a fargli un vero bocchino perché avevo capito come riuscirci. A quel punto mi disse che era tardissimo e che dovo andare. Ci rimasi malissimo ma lui si tirò indietro e mi tolse quel gustoso sesso dalla bocca. In cinque minuti ero vestito e già diretto verso l’uscita. Lui, ancora nudo e fermo sulla porta dello spogliatoio mi gridò se mi andava bene spostare anche la prossima lezione alla fine della giornata. Urali di si e me ne andai correndo per arrivare alla fermata dell’autobus.
“Beh! Questo è stato dolce. Certo che alla sua età mettersi con un ragazzetto… Io non lo farei mai. Sarebbe come se adesso noi due cominciassimo a fare sesso.”
Perché? Non ti piacerebbe farlo con un ragazzo come me?
“Si che mi piacerebbe ma … no. Sei troppo piccolo. Potrei essere tuo padre...”
Si, ma forse ero più io che lo volevo che lui...
“Si, però poteva toglierti quei grilli dalla testa e lasciarti perdere...”
Si, ma era tanto bello...
“Sai cosa ti frega Naike? Che tu credi di innamorati del primo che ti trovi davanti. E non va mica bene! Così anche il peggior malintenzionato potrà farti del male...”
Si, lo so. Purtroppo lo so, ma ci casco sempre. Vuoi che continui?
“Si, si. Ma non è che mi stai raccontando una balla gigantesca?”
Ebbe un netto movimento di stizza e squadrò l’uomo con uno sguardo offeso ed indignato poi, senza dire altro, prese il suo telefonino e ci smanettò per qualche secondo ed infine mostrò una foto: era lui, decisamente più giovane e in tenuta da tennis assieme all’uomo che aveva descritto.
“Questo è lui.” Armeggiò ancora e gli mise sotto il naso un’altra immagine. Erano sempre loro due ma completamente nudi e ritratti mentre stavano facendo sesso. “Ci credi adesso?”
“Scusa, sembrava così incredibile come storia… Scusa ancora, mi perdoni? Vuoi andare avanti?”
Ti prego, non dubitare di me, perché dovrei mentirti dopo quello che hai fatto per me.
Nicola lo strinse contro di sé in un delicato abbraccio e lo vide sorridere nuovamente sereno e riprese la sua storia da dove si era interrotto.
Il venerdì successivo andai nuovamente all’ultima ora di lezione e mi trattò come se non fosse successo niente almeno finché l’altro campo non si liberò e restammo soli.
“Vuoi che finiamo un po’ prima oggi?”
Feci di si con la testa e mi diressi nello spogliatoio.
“No, non in quello, vieni nel mio. Chiudo le porte e ti raggiungo.”
Quando arrivò mi feci trovare pronto, completamente spogliato. Mi guardò, si avvicinò, mi accarezzò il pene che stava già salendo a vista d’occhio e: “ricominciamo da dove avevamo lasciato. Ti va?”
Annuii con il capo e lui mi disse di sedermi sulla panca. Rimase in piedi e mi si mise davanti e si tolse maglietta, pantaloncini e slip in un solo colpo lasciandomi a pochi centimetri dal viso il suo pisello penzolante.
“Di solito un cazzo lo troverai sempre così. Per averlo bello duro devi fare quanto ti ho lasciato fare martedì scorso. Mossi ancora la testa in senso affermativo e aprii le labbra per farlo entrare. La sensazione era completamente diversa. Intanto era più piccolo e non dovevo spalancare la bocca e poi riuscivo a farlo scorrere, come chiedeva lui, completamente dentro senza provare quel senso di nausea come la prima volta. Ma durò poco perché in pochi minuti diventò quell’enorme affare che avevo già visto. Questa volta mi diede pochi consigli, incoraggiandomi solo a continuare, magari lentamente, senza perdere il ritmo.
Improvvisamente mi disse: “bravo, sei stato bravo, sono quasi pronto, ma oggi non voglio venirti in bocca. Te lo farò assaggiare un’altra volta” Mi spinse indietro e continuò con la mano fino a che non mi schizzò un’abbondante dose sul petto. La vidi uscire con un getto imponente seguito da altri meno consistenti. Era calda e si mise a colare verso il basso.
Sembrò soddisfatto mentre io ebbi un’improvvisa sensazione di sporco. Quella cosa che tante volte avevo prodotto masturbandomi adesso che era stesa li su di me non mi piaceva molto. Forse non lo capì perché ne raccolse un poca con un dito e me la mise sulle labbra.
“Assaggia!”
Ne presi una piccolissima parte con la lingua e inizia a scoprirne il sapore, ma era così poca che non riuscii a definirlo e tirai di nuovo fuori la lingua. Questa volta percepii qualcosa di acido e di dolce assieme. Indefinibile, ma di sicuro non cattivo. Lui ne prese dell’altra sull’indice e questa volta me lo spinse dentro. Il sapore era lo stesso, forse un pochino più deciso ma sempre lo stesso.
“Come ti sembra?”
Nel dubbio dissi che era strano ma buono e lui sorrise compiaciuto offrendomi nuovamente il pene da succhiare.
Vedendolo coperto di sperma rimasi indeciso ma poi mi dissi che dovevo pur provare e lo accolsi. Il senso di acido fu molto più forte ma mitigato da quella punta di dolciastro e, dopo le prime passate, mi misi a farlo scorrere tranquillamente come se non avesse affatto quel nuovo sapore.”
“E questo è stato il tuo primo pompino.”
Quasi pompino. Il primo completo glielo ho fatto la lezione successiva. E’ andato tutto come la volta precedente solo che al momento dello schizzo mi ha solo avvisato che stava per arrivare. Mi sono preparato e ho lasciato che mi riempisse la bocca senza fermarmi. Mentre stavo per staccarmi però mi ha chiesto di continuare e di provare a tenere tutto in bocca o di inghiottirlo e per non deluderlo ho fatto proprio così. Ho continuato a muovermi sentendolo fremere di piacere ma con la bocca proprio piena di saliva e sperma e ad un certo punto ho dovuto proprio buttarlo giù per non sputare tutto. Mi sono così svuotato la bocca e ho potuto continuare a succhiarlo. Stranamente non ho avvertito alcun sapore strano...
Mi disse che ero stato bravissimo e che una cosa così non la fa nessuno la prima volta. Lui era contento ma io ancor più felice di lui e mi sentivo al settimo cielo. Sapevo fare cose da grandi e le facevo bene. Peccato che doveva essere un segreto inconfessabile.
“E hai inghiottito tutto la prima volta?”
Si.
“Però! Io credo di averlo fatto solo dopo settimane, se non mesi di pompini… E poi è voluto andare sempre più avanti?”
Si, ma lo volevo pure io. Di video ne avevo visti tanti e volevo provare. Lui mi disse se mi interessava provare a prenderlo in culo solo dopo altre tre settimane e io ne fui entusiasta. Però aggiunse che non si fidava di farlo li e mi fece andare nel suo camper dove ci rintanammo al posto di fare la lezione. Quella volta ero assai insicuro perché sapevo che poteva far male e avevo letto tante esperienze di ragazzi che dicevano la stessa cosa. Lui mi tranquillizzò confermandomi che avrebbe fatto piano e che se avessi sentito male si sarebbe fermato. Come le altre volte ci mettemmo nudi.
“Ti sei lavato bene dentro?”
Dissi di si rispondendogli che mi ero lavato bene come sempre ma che non capivo cosa voleva dire con dentro. Si divertì nel sentirmi e mi mostrò come fare delle doccette anali per pulirmi bene dove poi lui sarebbe entrato. Mentre procedemmo mi fece vergognare per tutto quello che uscì prima che l’acqua diventasse pulita. Sottolineò che quel lavaggio serviva proprio per pulire bene il canale perché a lui non piaceva trovare la… cioccolata.
Finalmente ritenne che fossi pronto e mi volle mettere in ginocchio e piegato in avanti sul letto matrimoniale che c’era in coda al camper. Praticamente davanti a me si trovava la parete posteriore del mezzo e i miei piedi sporgevano nel corridoio centrale. A questo punto mi spalmò parecchio gel, che mi sembrò freddissimo, distribuendolo con attenzione dappertutto e si posizionò bene sui gradini per essere all’altezza giusta proprio dietro di me. Appoggiò con precisione il suo pene sul mio buchino e cominciò subito ad esercitare una forte pressione. Una spinta decisa e incessante che riuscì a forzare la debole resistenza e il glande mi “deflorò”. Mi fece un male terribile ed ebbi l’impressione che mi spaccasse tutto. Non riuscii a resistere e mi lasciai cadere in avanti appoggiando la testa sui materassi e stringendo con forza i denti per non lasciarmi sfuggire dei lamenti. Lui compensò il mio brusco movimento afferrandomi con più decisione sui fianchi in modo da restare sempre ben piantato dentro e forse non si accorse nemmeno di cosa stessi provando oppure se ne rese conto ma preferì continuare ugualmente, proseguendo con le spinte e andando sempre più in profondità. Fu un dolore lunghissimo e costante che non cessò nemmeno quando iniziò a muoversi. Ed allora, con la testa affondata nelle coperte mi misi a piangere, cercando di farlo in silenzio, con dei grossi lacrimoni che non finirono più di scendere. Mentre lui continuava mi sembrò che il tempo si fosse fermato e che non passasse mai. Ormai era solo sofferenza che aumentava e diventava insopportabile. Strinsi tra i denti il cuscino e serrai tra le dita il materasso e cominciai ad emettere un verso come se stessi miagolando. Lui lo scambiò per un espressione di piacere: “passato vero? Il primo momento eri rigido ma adesso ti piace già… Sembri una gattina in calore”. Continuai con quel suono gutturale che proprio non potevo trattenere, respirando a fatica con il naso pieno di lacrime e la bocca serrata. Quando ormai credevo di non farcela più lui raggiunse l’orgasmo e tutto intorno a me si fermò. Uscì quasi subito facendomi provare ancora del male e io, non più sorretto dalle sue mani, mi lasciai cadere spossato.
“Anch’io sono senza fiato. Hai un culo della madonna. Direi che come prima volta è andata bene. Cazzo, hai goduto tutto il tempo!”
Non solo non fu minimamente sensibile nel capire che far entrare per la prima volta quel suo enorme pene in un culetto vergine non poteva procurare piacere allo sventurato che lo subiva ma nemmeno mi chiese cosa avessi provato.
“Si, una bestia d’uomo, sicuramente!”
Si, ma nonostante tutto mi ripetevo che ero stato zitto ed era colpa mia se non gli avevo fatto capire come stavo veramente. Infatti non risposi e lui prese il mio silenzio come un “tutto va bene...”
Soddisfatto andò a lavarsi lasciandomi quella manciata di minuti per riprendermi. Mi asciugai la faccia, soffiai il naso, girai il cuscino bagnato e provai ad alzarmi ma mi faceva malissimo così me ne restai inginocchiato con il culo appoggiato sui calcagni. Quando uscì dal bagno non si accorse di niente, forse per la poca luce, e mi disse di andare a lavarmi mentre lui raggiunse il frigorifero per prendere da bere.
Mi feci forza e scesi dal letto mettendomi in piedi e, traballando, entrai nel bagno. Mi sentii subito colare qualcosa lungo le gambe e mi pulii con della carta ma come la vidi mi sentii ancora peggio perché era tutta insanguinata. Mi accovacciai nella doccia per sciacquarmi vedendo come l’acqua era rossa anche se, per fortuna, dopo poco ritornò trasparente. Passai ancora della carta ma non trovai altre tracce di sangue. Come ritornai da lui lo trovai già al posto di guida: “vestiti che devo andare.” Anche se a fatica mi infilai tutto e scesi da dietro vedendolo partire subito. Facevo fatica anche a camminare e raggiungere la fermata dell’autobus fu doloroso e ancor di più salirci sopra e mi accorsi che seduto era anche peggio. Così restai in piedi in fondo. A casa non si accorsero di nulla e io non dissi niente, se non accusando di avere dei dolori alla pancia, forse per uno strappetto che mi era venuto a tennis. Mi lasciarono in pace e mi portarono anche la cena a letto ma non mangiai niente. Passai una notte insonne girato a pancia in giù perché era la posizione migliore e il giorno dopo non andai a scuola. Fortunatamente non persi più sangue ma restai tutto il giorno a letto. Mi preoccupai quando mamma, rientrata a casa e trovandomi ancora disteso, si domandò se non fosse il caso di chiamare il medico. La rassicurai e mi sforzai di alzarmi e di trascinarmi in sala. Solo verso sera cominciai a sentire meno fitte ma ci vollero altri tre giorni perché passasse tutto.
“Certo che anche tu… Ma cosa ti è saltato in mente di startene zitto? Certe cose si fanno in due… Avresti almeno dovuto dirgli che ti aveva fatto male. Però sarebbe stato meglio fermarlo subito.”
Non so. In quel momento lui era il mio sogno e io gli stavo dando quello che voleva e forse era la sola cosa che potesse avvicinarlo a me. Credevo che se avessi detto qualcosa mi avrebbe lasciato perdere… e io lo volevo a tutti i costi, anche se faceva un male dell’anima.
“Si, posso capire te ma lui doveva pur accorgersi di qualcosa… E poi, lasciatelo dire da uno che ci è passato tante volte, una persona non si conquista perché la si lascia fare quello che vuole ma perché ci si trova bene con lei. E la cosa deve anche essere reciproca… se no non funziona. Accontentandola incondizionatamente la si può prendere ma, ti assicuro, sarà sempre un legame effimero! E se poi pensi che tutto si possa basare solo sul desiderio di sesso… ti assicuro che sei proprio sulla strada sbagliata. Il sesso ci vuole, è bello, importante ma non sarà mai l’alchimia per tenere unite due persone a lungo. Ci vuole altro, tanto altro! Ma immagino che adesso per te capirlo sia quasi impossibile.”
Naike fissò l’uomo quasi aggrottando la fronte per quella valanga di parole quasi troppo difficili da capire e riprese: ormai è passata ma lo ricorderò sempre. Era il trentun ottobre e fuori diluviava.
Tornai a lezione di tennis dopo una settimana e tanto preoccupato che volesse ancora sesso ma, come per miracolo, mi mandò un messaggino: “oggi ho degli impegni e non mi posso fermare tanto, ma se vuoi te lo faccio assaggiare.”
Nei messaggini lui non diceva mai nulla di esplicito ma era chiaro che voleva solo che lo prendessi in bocca e ne fui sollevato. Infatti andò così.
Alcune ore prima della lezione successiva mi mandò questo: “in camper. Parcheggio corso Venezia. Ora della lezione” e mi resi conto che mi avrebbe fatto di nuovo male ma ci andai ugualmente. Lo vidi da lontano, parcheggiato in un angolino. Bussai e mi aprì già nudo e pronto: “ti sei lavato questa volta?”
“Si, sono pulito.”
“Bene, spogliati.”
Esitai, volevo dirgli quanto mi aveva fatto male ma me ne restai zitto guardando quel grosso cazzo già pronto che lui continuava a maneggiare. Immaginando cosa mi avrebbe fatto mi convinsi che anche quel giorno non sarebbe stato per nulla piacevole anche se mentre mi ero preparato avevo provato a mettere dentro tre dita ed era andata bene, ma in quel momento ero preoccupato pur avendo deciso di… concedergli ciò che desiderava. Mi lasciai mettere sdraiato, mi lubrificò e infine mi venne sopra e, aiutandosi con la mano, lo mise nel punto giusto. Ci fu resistenza e spinse forte per entrare fin quando non mi spalancò di colpo e mi penetrò. Provai ancora una fortissima fitta che mi fece lanciare un grido che lo fece fermare di colpo mezzo dentro e mezzo fuori: “ti ho fatto male?”
Un pochino
“Esco?”
La sola idea di sentirlo uscire e poi magari rientrare mi fece dire immediatamente: “no, no. E’ già quasi passato. E’ stato un attimo, quando sei entrato...”
“Sicuro? Hai gridato forte.”
“Si, va bene.” e andai anche oltre: “si, mi piace. Voglio sentirti tutto dentro” aggiungendo solo un: “magari fai piano, non muoverti troppo bruscamente.”
Sprofondò fino alle palle che mi colpirono il sedere e fu un’altra fitta. Ma non così devastante come la prima volta. Certo che se avesse avuto un cazzo normale invece di quel bestione…
“Ma non ha capito che ti faceva male o ha fatto finta di non capire?”
Credo un po’ tutte e due le cose insieme. Comunque aveva voglia di scoparmi e lo ha fatto. Ma anch’io lo desideravo. Non so dirti perché ma dopo tutte le ricerche fatte in rete avevo capito che poteva far male ma prima o poi passava e piaceva a troppi sentirsi inculare perché non potesse piacere anche a me. Quindi non c’era altra soluzione che aspettare e lasciar passare quei momenti. E fu proprio così perché pur non piacendomi per niente fu assai meno doloroso.
Mi ricordo che anche allora rimasi buono buono ad aspettare che finisse sperando che arrivasse presto. Ma questa vola Manuel, sapendo che avevamo quasi due ore, fece tutto con calma e credo ci mise più di un’ora prima di soddisfarsi. Mi fece cambiare continuamente posizione chiedendomi di mettermi in quel modo, poi in un altro, di alzare una gambe, di spingere in fuori il sedere, di allargare tutte e due le gambe... Non ricordo in quanti modi diversi mi prese ma mi sistemò almeno in sei o sette posizioni prima di farmi venire masturbandomi e sbrodolandomi contemporaneamente nel culo. Cercando di ricordare potrei dirti che dopo essere stato sdraiato mi sistemò alla pecorina, quindi seduto su di lui, ancora sdraiato ma di fianco a lui e poi il tutto si perde perché, anche se mentre mi scopava mi dava solo fastidio ma non mi faceva male, ogni volta che entrava era come se mi strappasse qualcosa. Il mio culo faceva resistenza, lui spingeva e quando riusciva a penetrarmi mi sembrava che una parte di me si lacerasse ed era bruttissimo anche se passava quasi subito. Ricordo anche la fine di quel tormento. Ero appoggiato di schiena sul tavolo con le gambe aperte e appoggiate sul mobiletto dall’altra parte e lui in piedi con una mano mi toccava il petto e con l’altra mi masturbava seguendo il ritmo con cui si muoveva dentro di me. Venimmo quasi assieme, io sulla mia pancia, lui dentro. Quella sera a casa, pur continuando a sentire un bruciore interno un po’ dappertutto, nessuno si accorse di nulla.
Mi fece male per altre quattro volte quindi per diverse altre non provai quasi nulla se non la sensazione della sua ingombrante presenza dentro di me ma ad un certo punto, quando ero rassegnato ad essere uno di quelli che non avrebbe mai goduto con il culo, scattò qualcosa che cominciò a farmi provare solo piacere. Fu una cosa lentissima, ma ne fui soddisfatto perché ero riuscito a diventare l’amante di quel bellissimo uomo e, al tempo stesso, a fare quello che quasi nessuno dei miei amici aveva mai fatto, a parte qualche ragazza, anche se non potevo dirlo a nessuno.
“Però! Chi lo avrebbe detto che sei così deciso. Scusa, ma ti facevo arrendevole...”
Si, mi piace lasciarmi fare… Arrendevole in quel senso si. Non prenderei mai l’iniziativa… Però se voglio una cosa vado fino in fondo. Credo di aver iniziato quella volta e me lo ricordo bene.
“Mi piaci, sei proprio un ragazzo super. Però, per quel poco che ti conosco mi sembra che la “mala suerte” ti stia vicino. Non credo che molti possano dire di aver provato quello che hai vissuto tu. La mia prima volta per esempio è stata dolce e indolore… e anche la seconda, la terza… Che dici, facciamo due passi? Mi pare che l’abbiamo scaldata abbastanza questa panchina.”
Si incamminarono lungo un sentiero della pineta e Naike riprese il suo racconto: “ormai alla fine di ogni lezione Manuel chiudeva il circolo con attenzione e poi mi raggiungeva nello spogliatoio e facevamo sesso. A volte aveva poco tempo, altre di più. Dopo circa due mesi mi disse che era meglio non farlo più li e che restava solo il camper… quando lui era libero dai tanti impegni di lavoro. Cominciammo così a vederci un po’ a tutte le ore, spesso di mattina. A volte mi avvisava anche all’ultimo momento con un messaggino dove, come avevamo convenuto, mi scriveva solo l’ora e la via e io dovevo raggiungerlo. Comunque anche così ci incontravamo due o tre volte alla settimana ed era sempre bellissimo andare da lui. Un giorno mi scrisse “domani 8.30 via Palladio edicola”.
Era vicinissimo alla mia scuola e, come già fatto altre volte, quel giorno a lezione non ci andai proprio. Quando arrivai mi accorsi che il camper non c’era e pensai di essere in anticipo ma lo vidi quasi subito scendere dalla macchina e farmi segno di raggiungerlo.
“Oggi andiamo a casa mia. Moglie al lavoro e figli a scuola e mi sono preso mezza mattina libera. Fino alle due è tutta per noi.”
Ne fui contento. Abitava in periferia in una casa singola. In sala c’erano foto di sua moglie e dei figli di cui non mi aveva mai parlato. Scoprii così che avevano più o meno la mia età e la cosa mi creò un certo sconcerto che svanì quasi subito perché si mise a spogliarmi e, quando lo faceva, mi piaceva e mi sembrava di volare al di la di ciò che mi circondava. Mi ritrovai nudo e, cogliendomi di sorpresa ancora una volta, prese il telefonino e mi disse che voleva fotografarmi.
Risposi che preferivo di no ma vedendolo contrariato accettai pregandolo di non inquadrare il viso e di farmi vedere ogni scatto. Rispose che erano cose che avrebbe fatto ugualmente e cominciò subito a farmi girare in tutta la casa suggerendomi prima di ogni foto la posizione in cui dovevo mettermi. Mi accorsi che gli piaceva moltissimo che gli facessi da modello e vedendolo così eccitato mi calai ancora di più nel ruolo del fotomodello… porno eseguendo alla lettera tutte le sue indicazioni. Continuò a lungo, almeno fin che la batteria non gli segnalò che stava per esaurire la carica e quindi si dovette fermare. Ne approfittai per chiedergli di farmele vedere e così accese un portatile e collegò lo smartphone. Aveva fatto quasi centocinquanta foto e iniziammo a guardarle. Mi accorsi che mi aveva imbrogliato perché in molte mi si poteva benissimo riconoscere e finsi di essere arrabbiato e lui mi disse che poi le avrebbe cancellate. Effettivamente diverse erano proprio ben fatte, decisamente sensuali ed erotiche mentre altre erano solo volgari o… anatomiche o semplicemente brutte.
Ad un certo punto si alzò e si spogliò anche lui: “mi sono eccitato. Ho voglia di scoparti mentre le guardiamo.” Ormai ero abituato ai suoi modi spicci e a volte rudi ma quell’uomo continuava a piacermi troppo per badare a queste sottigliezze. Lo fissai mentre si toglieva tutto osservando che effettivamente era già pronto e il suo bellissimo pisellone era dritto e duro. Allungai le mani per toccarglielo ma non me ne diede il tempo: “andiamo in camera, le vediamo li con il televisore.”
Sistemò rapidamente il cavetto e sul grande schermo ai piedi del letto apparvero nuovamente le mie immagini. Impostò un timer e mi fece sdraiare mettendosi sopra di me in modo che entrambi le potessimo vedere. Ci mise poco ad intrufolarsi nel mio corpo e, continuando a guardarmi in tutte quelle posizioni, raggiunse più in fretta del solito l’orgasmo. Per quella volta non fece altro se non riguardare ancora le mie immagini soffermandosi su alcune per commentarle. Prima di uscire, poiché gli avevo chiesto nuovamente di cancellare tutti gli scatti che non volevo restassero li, mi accontentò e li gettò nel cestino svuotandolo: “contento? Perse per sempre. Guarda: la cartella delle immagini è vuota. Ti è piaciuto fare il divo?”
Risi dicendo di si e che la novità mi aveva proprio coinvolto e lui sfruttò subito questa mia disponibilità per propormi di farne altre. Accettai con un sorriso.
Negli altri incontri lo fece davvero e non fotografò solo me ma anche alcuni momenti dei nostri rapporti.
“Cioè ha fatto delle foto mentre scopavate?”
Si.
“Certo che era proprio un bel porcello il tuo maestro.”
Naike sorrise cercando di riprendere la narrazione ma Nicola lo interruppe: “lo sai che sei bravissimo a raccontare? Mi sembra di vivere tutto quello che dici. Ho quasi l’impressione di essere un guardone che è li vicino e vi osserva mentre fate le vostre cosette. Ma che scuola hai fatto? Il liceo classico?”
No, no, un istituto tecnico. Tecnico informatico.
“E come andavi in italiano?”
Benino.
“Solo benino? Mi stai affascinando… Senti, visto che abbiamo fatto ora di cena, che ne dici se andiamo mangiare qualcosa? Conosco un posticino che potrebbe piacerti. Ti va? Offro io naturalmente.”
Naike accettò di buon grado.
Nicola era conosciuto in quel locale e si fece dare un tavolo appartato per poter continuare ad ascoltare il suo giovane amico senza la presenza, magari imbarazzante, di qualcuno troppo vicino.
“Dai, continua! Stavi per dirmi delle foto che scattava mentre facevate sesso.”
---
Il racconto termina con l’ultima parte in un susseguirsi di colpi di scena in:
- NAIKE: CONCLUSIONE
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Commenti per NAIKE: ho cominciato così.:

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