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PICCOLO E MINUTO SFONDATO DA GRANDE E GROSSO


di RedTales
21.04.2018    |    50.116    |    15 9.7
"Gianni gli passò sopra la crema, mettendone anche altra tra le chiappe..."
Prima di raccontare questa storia serve una breve parentesi per definire chi è Gianni, il protagonista, un simpatico ragazzo di venticinque anni. Fa il commesso in un grande magazzino di abbigliamento. Verso i quindici anni, forse complice il suo fisico, cominciò ad essere sempre più attirato dagli altri maschi. Infatti, arrivato ai sedici anni, e dopo alcune visite mediche, si dovette rassegnare al fatto che la sua statura non sarebbe cambiata più di tanto e pure il suo corpo non avrebbe avuto troppi peli. Questo lo portò ad osservare sempre di più gli altri maschietti, in particolare quelli molto alti e parecchio pelosi, prima con curiosità, poi con invidia e alla fine con… desiderio.
Ma tutti questi suoi “sogni” rimasero tali fino al giorno in cui, andando a prendere un suo amico in palestra al termine degli allenamenti di basket, cosa che faceva spesso, proprio per poter ammirare quegli splendidi ragazzi, fu avvicinato dal custode della palestra. Per farla breve gli disse che lo vedeva spesso li e, dopo aver sondato il terreno, cominciò a sbilanciarsi con decisi commenti su quei bei ragazzi. Gianni, dapprima cercò di restare molto sul vago, ma vedendo quel tipo così esplicito, alla fine si aprì con lui, confidandogli i suoi desideri e le sue voglie. Il passo successivo fu assai breve e quell’uomo divenne la sua prima esperienza omosessuale. Si frequentarono per più di un anno e ne fu felice perché con dolcezza e pazienza ma anche con malizia e senza alcun pudore gli insegnò tutto quello che due maschi potevano fare. E lui si dimostrò un ottimo allievo, applicandosi e lasciandosi coinvolgere in ciò che gli veniva proposto perché era proprio quello che cercava e che sentiva di dover conoscere. E, incontro dopo incontro, carezza su carezza scoprì che era diventato abilissimo con la bocca e che era in grado di provare un profondo e duraturo orgasmo anale che riusciva a togliergli il fiato lasciandolo sfinito ma talmente gratificato da fargli toccare il cielo. A lui bastava sentirsi riempire l’ano, percepire quel grosso cazzo che si impadroniva della sua intimità e, quando lo violava a lungo, raggiungeva l’estasi che iniziava gradualmente per poi esplodere con forza in tutto il suo corpo. Ed era infinitamente più forte della masturbazione che scoprì essere un complemento anche non necessario… Anche se il loro era un rapporto basato quasi esclusivamente sul sesso Gianni si sentiva molto legato a quell’uomo che lo conosceva profondamente nel suo intimo e si sentì tradito il giorno che lo trovò intento a fare sesso con un altro. Ci restò così male che decise di non vederlo più. E mantenne il suo proposito. Anzi, fece di più perché per oltre un anno ritornò solo a fantasticare su un possibile nuovo amante che però non si mise mai a cercare.
Nel frattempo trovò lavoro come commesso in un grande magazzino di vestiti e il destino volle che il proprietario, un cinquantenne decisamente grande e grosso, notasse, giorno dopo giorno, i suoi sguardi, diciamo particolari, rivolti solo a certi clienti e cominciasse a dedicargli attenzione. Per farla breve, i due cominciarono a frequentarsi. Gianni trovò in Pasquale il maschio alto e robusto che rispecchiava il suo sogno maschile mentre l’altro fu affascinato da quel ragazzetto che aveva passato da poco la ventina ma che sembrava decisamente molto più piccolo e verso il quale sentiva una forte attrazione. La cosa andò così bene che dopo meno di un anno i due si misero a convivere con Gianni che si trasferì dalla casa dei suoi a quella dell’uomo. Passarono altri due anni e la grande differenza di età non fu proprio un limite al loro amore che, questa volta, non fu solo fisico ma si spinse ben oltre, coinvolgendo entrambi in una relazione veramente profonda. E, per tutto questo tempo Pasquale si dimostrò un compagno perfetto sotto ogni aspetto anche se a volte Gianni visse la sua inesauribile voglia di fare sesso praticamente tutti i giorni e persino più volte nella stessa giornata come un po’ troppo… invasiva. Anche perché, pur raggiungendo meravigliosi orgasmi, ogni tanto, pur essendoci abituato, si ritrovava con il culetto che gli bruciava. E questo perché il suo partner era veramente molto ben messo in fatto di cazzo e, soprattutto, di resistenza. In ogni caso il piacere che provava superava di gran lunga quei piccoli fastidi dei quali, forse per pudore, non accennò mai al suo partner, preferendo accontentarlo sempre.
Ed è a questo punto che inizia la storia, esattamente dal giorno in cui il giovane si trovò nuovamente nell’imbarazzante situazione di vedere il suo uomo a letto con un altro ragazzo. Capitò casualmente quando rientrò prima del previsto a casa. Erano in camera e quanto vide dalla porta lasciata socchiusa fu inequivocabile. Questa volta non esplose ma rimase per alcuni lunghissimi istanti a fissarli, poi se ne andò con il cuore gonfio di amarezza. Girò per due orette prima di rientrare e, quando aprì la porta, non sapeva ancora cosa fare. Pasquale gli venne incontro con naturalezza e lo baciò con dolcezza proponendogli di uscire a cena. Cercò di sembrare naturale e accettò continuando a pensare ma non riuscendo a trovare una soluzione. La sera fecero sesso e, per la prima volta, la sua testa non fu li, ma chissà dove. Nonostante l’uomo si diede veramente tanto da fare non raggiunse alcun orgasmo ma, ad un certo punto e per la prima volta, si lamentò, pregandolo di lubrificare di più. La notte la passò insonne notando quanto russasse e chiedendosi, mentre gli osserva il cazzo e lo soppesava con la mano, se si fosse almeno lavato dopo l’altro incontro. Per alcuni giorni continuò a rimuginare senza venire a capo di nulla e senza trovare il coraggio di parlargliene.
Poi, un pomeriggio al lavoro, gli capitò un cliente particolare. Un ragazzone altissimo. Ci lasciò proprio gli occhi e si precipitò a chiedergli se poteva essergli utile. Cercava dei pantaloni e fu ben felice di aiutarlo. Continuò, anche se con discrezione, a fissarlo. Era sicuramente oltre i due metri e, dal fisico, era certamente uno sportivo. Vista la taglia riuscì a proporgli solo alcuni capi e quindi iniziò a provarne uno. Poteva andare anche se era da ritoccare. Ovviamente Gianni con la scusa di vedere come li indossava iniziò a infilargli le mani un po’ di qua e un po’ di la con grande soddisfazione. Alla fine ne prese un paio che dovevano essere sistemati.
“Domani pomeriggio sono pronti. Meglio se sul tardi.”
“Fate anche consegne a domicilio?”
La domanda lo prese in contropiede perché non lo facevano ma, chissà perché, rispose con un: “no, ma posso portarli io. Termino alle diciotto...”
Accettò e si fece lasciare l’indirizzo.
Il giorno dopo suonò: “chi è?”
“Sono venuto a consegnare i pantaloni.”
“Si, perfetto, settimo piano. Ti apro.”
Quando uscì dall’ascensore lo vide sulla porta e, dopo averlo raggiunto, gli allungò il pacco.
“Aspetta. Ti dispiace se li provo? Così mi dici se vanno bene.”
Accettò e, una volta in casa si tolse i pantaloni davanti a lui dicendo un: “faccio in un attimo”.
Come si sfilò i jeans Gianni trasecolò osservando che indossava un paio di slip quasi trasparenti che lasciavo vedere tutto quel ben di Dio che si portava tra le gambe. Provò a distogliere lo sguardo ma non ci riuscì finché non indossò il nuovo paio di pantaloni.
“Si, li sento bene. Cosa ti sembra?”
“Perfetti, cadono benissimo. Abbiamo una buona sartoria. E poi con un fisico come il tuo...” Non finì la frase pensando a che diavolo aveva detto e vedendo il cliente sorridergli prima di chiedergli a bruciapelo: “ma quanti anni hai?”
“Venticinque.”
“Venticinque! Però! Ne dimostri tanti di meno...”
Questa volta fu Gianni a sorridere.
“Beh! Anche tu non scherzi a fisico. Sei splendido.” E, fissandolo con intensità, aggiunse: “e hai un culetto che è uno spettacolo.”
Gianni sobbalzò. Si, si stava gustando quel ragazzone ma pensava di essere il solo a farlo anche se quella frase sembrò indicare che anche l’altro lo stesse apprezzando. In ogni caso non disse nulla.
“Adesso me li tolgo, meglio tenerli così belli piegati...”.
In un attimo fu nuovamente in mutande e avvicinandosi gli chiese quanto doveva per la consegna.
“Niente, niente.”
Gli allungò venti euro ma Gianni rifiutò dicendo che lo aveva fatto così, e non voleva nulla.
“Bevi almeno qualcosa? Una coca? Un’aranciata?”
Accettò. Lo fece sedere sul divano e, senza preoccuparsi di rivestirsi, se ne andò in cucina. Tornato con la bibita gli si sedette accanto.
Gli occhi di Gianni osservarono quelle lunghe gambe pelose e si spinsero nuovamente a cercare il suo sesso che era coperto dalla maglietta.
“E così hai venticinque anni. Sai che te ne davo si e no diciotto? Sei così mingherlino e slanciato che sembri un ragazzino. E’ da tanto che lavori li?”
“Tre anni.”
“Ti trovi bene?”
“Si, si...”
“Oh! Che stupido! Non ci siamo neanche presentati. Io sono Lorenzo.”
“Gianni.”
Gli allungò la mano e lui protese la sua. Accidenti se era grande, forse era quasi il doppio dell’altra.
Con disinvoltura l’uomo appoggiò il braccio sul divano dietro il ragazzo lasciandogli penzolare la mano sulla sulla spalla.
“Abiti qui?”
“Si.”
“Vicino?”
“No, non molto.”
La mano iniziò ad accarezzare la spalla, quasi alla ricerca di complicità.
“Siete in molti a lavorare li?”
“Undici.” rispose appoggiando fingendo indifferenza la mano sulla gamba dell’uomo.
Ora la situazione stava diventando decisamente esplicita.
Gianni pensò al suo uomo, a come lo aveva tradito e decise che quella poteva essere l’occasione giusta per rendergli pan per focaccia e cominciò ad accarezzarlo mentre lui fece scivolare la sua mano dentro la maglietta.
“Baci?”
Gianni non rispose ma si girò verso di lui chiudendo gli occhi e, un attimo dopo le loro labbra si unirono. Fu un bacio lunghissimo dove lingue, saliva e sapori si mescolarono mentre le mani dei due uomini non smisero di accarezzare i reciproci corpi. Lorenzo continuò a scorrere sulla schiena mentre Gianni, dimostrandosi più intraprendente, dopo aver indugiato a lungo sulla coscia, si intrufolò sotto gli slip pensando che, vista la situazione più unica che rara e considerato quello che sarebbe successo: “almeno che ce l’abbia bello grosso, se no che diavolo sto facendo”.
E, come la mano raggiunse l’oggetto del suo desiderio, trovò quello che aveva sperato. Infatti in quell’uomo tutto era perfettamente proporzionale ed anche il pene era… veramente grande.
Come lo strinse nella sua manina Lorenzo ebbe un sussulto e si staccò. Lo fissò e: “ma sei proprio deciso...”
Gianni sorrise continuando a palpeggiarlo.
“Ti spogli?”
Sorrise ancora e, lasciata la presa, si alzò in piedi. In un attimo la maglietta finì sul divano e quindi, tolte le scarpe con un po’ di fatica, fece scendere gli stretti e aderentissimi leggins sfoggiando un intrigante perizoma che gli rimase addosso solo per il tempo di farlo vedere al suo partner.
“Ma sei completamente depilato!”
Un altro sorrisetto assai malizioso si unì ad un sussurrato “siii.”
L’uomo si passò la lingua sulle labbra, colpito da quel corpo splendido mentre Gianni gli afferrò la maglietta per toglierla.
“Si, sono molto peloso. Che dici? Ti va bene?”
“Adoro i peli. Più sono più mi piace.”
Lorenzo si alzò sovrastandolo di quasi mezzo metro.
“Troppo alto?”
“Perfetto. Ti voglio proprio così.” Sussurrò ancora afferrando gli slip per tirarli giù e rimanendo a bocca aperta davanti a quanto si trovò davanti.
“Troppo grosso?”
“Fantastico!”
“Ma poi diventa tanto grosso...”
“E così sarà ancora più fantastico.”
Non disse altro e accucciandosi davanti a lui iniziò a leccarlo.
“Wow! Così! Parti subito così...”
Non gli rispose e l’uomo capì quasi subito che ci sapeva fare perché si lavorò il suo uccello come un vero professionista, fermandosi solo quando quel palo, dritto e duro era ormai pronto per sistemarsi in un’altra parte…
Durante quel lungo lavoretto Lorenzo continuò ad incitarlo e a sottolineare la sua maestria e smise solo quando si fermò.
“Vuoi scoparmi?”
“Sei sicuro? Hai visto quanto è grosso. Hai un culetto così piccolo… Dai! Sei troppo stretto per il mio cazzo.”
Gli sorrise ancora ma non rispose continuando con un: “però ti metti il preservativo.”
“No, dai. Guarda che lo dico davvero. Ti faccio male.”
“Non credo. Ne ho già presi di belli grossi.”
Fece una faccia incredula e sembrò scettico. Il ragazzo si girò e si piegò in avanti allargandosi le chiappe con le mani.
“Ti sembro tanto stretto?”
Lo spettacolo era eccitante e l'uomo si abbassò e gli spostò le mani per metterci le sue. Effettivamente sembrava molto morbido e cedevole quel buchino e… non seppe resistere. Ci incollò la bocca sopra e iniziò a leccarlo con avidità, prima dall’alto al basso e poi concentrandosi solo sul buchino. Infilò dentro la lingua gustandosi quella meravigliosa fessura e alla fine ci infilò un dito e poi due, accorgendosi che nonostante fossero tozzi ci scivolavano dentro con estrema facilità.
“Ci credi adesso? Pensi che potresti scoparmi?”
“Proviamo! Ma se mi accorgo che ti fa male mi fermo subito.”
“Non mi farà male...”
“Vieni, andiamo in camera. Vuoi lavarti?”
Gianni rispose di si e lui gli mostrò dov’era il bagno prima di andare in camera.
Come il ragazzo ritornò lo trovò in piedi vicino al letto ancora con quell’imponente erezione e con il condom in mano. Gli strizzò l’occhio e prese la protezione che con disinvoltura gli srotolò sul cazzo.
“Proprio sicuro?”
“Si.”
“Prendi. E’ silicone. Con questa scorrerà meglio. Se ti fa male dimmelo.”
Gli fece nuovamente l’occhiolino e salì sul letto: “come vuoi che mi metta?”
“Sei così minuto che… Mi vieni sopra tu? Se no ti schiaccio.”
“Va bene.”!
Lorenzo si sdraiò sulla schiena con quel grosso palo che puntava perfettamente verso il soffitto.
Gianni gli passò sopra la crema, mettendone anche altra tra le chiappe.
“Di faccia o di schiena?”
“Di faccia, voglio vederti.”
Lo scavalcò e piegando le ginocchia si abbassò sulla cappella turgida. Lo centrò senza aiutarsi con le mani e in un attimo la fece sparire dentro di lui e, continuando a sostenere il suo sguardo, gli si accovacciò sopra lasciandosi penetrare completamente.
“Tutto! Lo hai preso tutto!” esclamò meravigliato ed afferrandogli le mani.
“Neanche un gridolino! Si lamentano tutti quando lo prendono. Ma che culo hai? Ma quanti ne hai presi?”
Rimanendo fermo e ben piantato dentro: “non ci crederai ma ne ho presi solo due. Belli grossi però. Come il tuo. Ti sento tanto sai. Mi piace. E’ proprio grosso e lungo. Mi riempi tutto.”
“Due! Hai preso solo due cazzi!”
“Si solo due. Uno di questi però lo prendo ancora… ed è bello grosso. Non come il tuo ma poco meno.”
Lorenzo gli sorrise e lui iniziò a scoparsi. Prima piano, come per misurare la distanza, quindi aumentò il ritmo lasciandolo uscire quasi tutto prima di farlo sprofondare nuovamente dentro.
Si capiva che ci sapeva fare anche dai piccoli movimenti a destra e a sinistra o in avanti o indietro che alternava a quel costante su e giù e che procuravano gran piacere a tutti e due.
Però, forse per la mole del suo amante, era particolarmente scomodo in quella posizione e quindi ad un certo punto gli chiese di cambiare e Lorenzo colse la palla al balzo per tirare su la schiena e, tenendolo ben stretto a se, per sedersi e quindi per alzarsi, mantenendo il suo cazzo sempre completamente dentro il suo giovane amante. Una volta in piedi lo portò in giro per la stanza, come per giocare, quindi iniziò a spingerlo, con le mani serrate sui glutei, in rapidi movimenti verso l’alto per poi lasciarlo cadere in modo che si ficcasse nuovamente quel bel palo tutto dentro. Gianni apprezzò particolarmente quella posizione e ben presto cominciò a sentire quella vibrazione interna che conosceva bene e che, piano piano, iniziò ad espandersi dentro di lui. Non riuscì a resistere e iniziò a mugolare di piacere facendo eccitare ancora di più l’uomo che, per nulla disturbato dal suo peso, continuò a sbatterlo su e giù come fosse un pupazzetto.
Altri minuti di quel trattamento e il ragazzo prese ad ansimare e, spezzando più volte il respiro, aggrappandosi con violenza sulle sue spalle con le mani, lanciò diversi urli incontrollabili per l’orgasmo che lo stava avvolgendo. Lorenzo non smise di agitarlo, incurante delle sue suppliche per il piacere estremo che lo stava invadendo, fin quando non lo sentì adagiarsi quasi inerte contro di lui totalmente sfinito e incapace di reagire oltre a quel delirio dei sensi. Allora si fermò, tenendoselo stretto stretto, restando sempre dentro di lui. Aspettò che si riprendesse e quindi lo adagiò sul letto e, finalmente, gli liberò lo sfintere da quella enorme presenza. Non poté non notare quanto fosse dilatato e la vista lo eccitò ancora. Si tolse in fretta il preservativo e iniziò una furibonda sega che in pochi istanti lo condusse ad un getto liberatorio rivolto in direzione di Gianni che, ancora steso sul letto, lo ricevette sul torace.
“Mi hai fatto morire!”
“Anche tu. Non sono riuscito ad aspettare. Ho dovuto schizzare. Sei incredibile.”
“E tu scopi da Dio. Mi hai fatto venire un orgasmo da stendermi.”
Rise.
“Però potresti anche dirmi come fai ad avere un culo così sfondato.”
Adesso rise il ragazzo che, finalmente cominciava nuovamente a respirare un po’ più lentamente.
Poco dopo si passò la mano sul petto: “tu sei tutto tanto. Mi hai inondato.” Spalmò dappertutto quella crema calda e quindi, guardandolo in modo assai malizioso, si portò un dito in bocca per assaggiare il sapore di quell’uomo che, stimolato da quei gesti iniziò a toccarsi e ad agitare il pisello sbatacchiandolo di qua e di la.
Dopo quell’incontro i due non si videro più. Gianni continuò la sua relazione con Pasquale che non seppe mai di essere stato scoperto e non sospettò nemmeno dell’avventura del suo giovane amante anche se lo fece pensare molto una frase che buttò li un giorno: “ti sembra equo il detto dente per dente, occhio per occhio? Inteso come tu fai una puttanata a me e io ne faccio una a te. Che ne pensi?” Quella volte non disse nulla ma per lungo tempo nessuno dei due ebbe altre occasioni e quindi continuarono il loro menage in modo esclusivo
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