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UOMO CERCA GIOVANE MASCHIO UBBIDIENTE E PRONTO ALL’USO


di RedTales
11.06.2017    |    33.206    |    12 9.4
"” Lasciò la presa e soppesò i testicoli prima di impossessarsi nuovamente del pene per giocarci mentre iniziò a passare l’altra mano tra cosce e palle..."
Sono un maschio robusto sulla cinquantina, autoritario e attivo. Mi piace fare quello che voglio. Cerco ragazzi, meglio se giovani, che sappiano ubbedire ed essere aperti a tutto. Non mi interessa l’aspetto ma la disponibilità. Meglio non scrivere per perdere tempo. Posso ospitare.
L’annuncio era chiarissimo e Angelo, in un momento di voglia aveva risposto: “sono Angelo. Ho 23 anni e mi ritrovo nel tuo annuncio. Non saprei cos’altro dirti. Sono alto 170 cm e sono magro. Se ti interesso chiedimi cosa vuoi che faccia per te.”
Le risposte che riceveva per i suoi annunci, quasi tutti simili, erano assai poche. Spesso sempre delle stesse persone e diverse si rivelavano finte. Questa però era diversa e Matteo rispose subito: “mi puoi andare bene. Inutile perdersi in tante mail, meglio conoscersi di persona. Così sappiamo subito se può andare. Ti va se ci vediamo stasera alle 20 davanti all’ingresso est del centro commerciale Iper? Lasciami un telefono per concordare quando saremo li.” Rispose subito: “Si, mi va bene. Arrivo alle otto. Il telefono è 32756...”
Angelo arrivò con un buon quarto d’ora d’anticipo e rimase a gironzolare li intorno. C’era tanta gente e lui osservava tutti i maschi robusti sulla cinquantina fin che non gli suonò il telefonino. Era un numero privato.
Rispose: “sono arrivato. Dove sei?”
“Fuori, davanti alla porta, vicino ai grandi vasi di fiori...”
“Ti vedo, sono dall’altra parte della strada. Se ti giri… ti sto salutando...”
Si incontrarono.
L’uomo rimase piacevolmente colpito da quel ragazzo. Era perfetto, perfino troppo. Era grazioso, sembrava timido, un bel fisico, insomma, un gran bel… bocconcino. Era da tanto che non ne incontrava uno così giovane…
Anche Angelo osservò attentamente quell’uomo che aveva voluto incontrare. Gli appariva grande e grosso, con la barba trasandata. Non era proprio quanto aveva immaginato ma rientrava nell’idea che si era fatta di un tipo autoritario. Forse con un po’ meno di pancia...
Matteo iniziò subito a mettere i puntini sulle i: “ciao. Ti dico subito che sei un gran bel ragazzo e che mi interessi. Però si gioca a modo mio… Meglio essere chiari per non perdere tempo. Tu devi fare tutto quello che ti chiedo. Sempre! Ti va bene?”
Timidamente disse di si.
“Perfetto! Se ti sta bene, prima di cominciare ti voglio vedere il cazzo e il culo. Sai, devono piacermi. Il fisico è ok, ma sotto… Vieni, andiamo nei bagni che ti vedo.”
Restò per un attimo come stordito. Non si aspettava tanta decisione ma, timido e introverso com’era, seguì l’uomo senza ribattere. Gli fece strada verso i servizi camminando veloce e ad un buon metro davanti a lui. Raggiunti i gabinetti si infilò nella prima porta aperta e, incurante di uno che si stava lavando le mani gli disse di entrare con lui. Il ragazzo, imbarazzato, entrò.
“Chiudi! Chiudi la porta.” Quello spazio era stretto e chiuse a fatica. L’uomo si era seduto sulla tazza e aveva subito allungato le mani sulla sua cerniera. In un momento gli aveva calato tutto fino al ginocchio e, preso in mano il cazzo disse che andava bene. Prendendolo per i fianchi lo fece girare su se stesso e osservò anche il sedere e si mise a palpeggiarlo prima di sentenziare che era un gran bel culo. Si, quel ragazzo era davvero super. Adesso lo voleva, e tanto.
“Va bene, mi piaci, sei a posto. Se vuoi possiamo andare da me, anche subito. Abito abbastanza vicino.” Spiccicò solo un altro si e dopo essersi sistemato raggiunsero l’abitazione dell’uomo.
Era una casa singola, dentro era molto in disordine e tutto sembrava trasandato.
“Tiralo fuori!” Vedendolo esitare replicò in modo ancora più deciso: “muoviti, non abbiamo mica tutta la notte!”
Angelo si aprì i jeans, li allargò in vita e, dopo essersi tolto le scarpe, aiutandosi con le mani, se li sfilò. Guardò l’uomo che fece un gesto con il capo per invitarlo a continuare e si tolse anche gli slip. La maglietta arrivava poco sotto il pene e, in parte lo nascondeva.
“Anche la maglia!” La tolse. Adesso era tutto nudo. Lasciò cadere le mani penzoloni lungo i fianchi e aspettò che dicesse qualcosa.
“Bel fisico. Si, sei proprio un bel ragazzetto. Quanti anni hai detto di avere?”
“Ventitré.”
“Va bene… ti depili?”
“No, sono così di mio...”
“Va bene, togliti gli occhiali.”
Li appoggiò sul tavolo.
“Hai capito che devi fare tutto quello che ti dico, vero?”
“Si.”
“Va bene, cominciamo con una cosa facile...”
Si tirò su la larga maglia fino al petto scoprendo il pancione peloso.
“Leccami la pancia! Bene!”
Si piegò sulle gambe e iniziò a passare la lingua tra i peli.
“Bene, fallo bene, come se fossi un cane. Lecca, lecca bene!”
Lo lasciò fare per diversi minuti poi lo fece fermare e rialzare. Iniziò a toccarlo. Gli piaceva quella pelle liscia e così poco pelosa. Accarezzò le spalle, il collo, le guance, le labbra.
Ritornò sul collo, scese sul petto e dedicò particolare attenzione ai capezzoli che si inturgidirono in fretta. “Ti piace che ti tocco?” Ovviamente non si aspettò risposta. La mano proseguì il suo percorso sulla pancia piatta e dura prima di svoltare sui fianchi e quindi sui glutei. Anche questi erano sodi e morbidi.
Angelo si aspettò di sentire le dita sul culo, ma queste deviarono sulla gamba e sull’interno coscia.
“Liscia! Liscia e vellutata. Mi piace. Sei fatto proprio bene!”. Scese quasi al ginocchio e iniziò a risalire, afferrando il pene del ragazzo che era diventato durissimo. Lo strinse con forza tra le dita strappandogli un lieve lamento.
“Ti piace! Ti piace fare la troietta. Ci godi a sentirti accarezzato. Ce l’hai tutto duro.” Lasciò la presa e soppesò i testicoli prima di impossessarsi nuovamente del pene per giocarci mentre iniziò a passare l’altra mano tra cosce e palle. Continuando sempre a masturbarlo, anche se assai lentamente, si spostò sul sedere e questa volta si intrufolò nel solco e provò ad infilarci dentro un dito. Incontrò resistenza e si fermò dopo averci infilato solo la prima falange.
“Mh. Stretto e asciutto. Però un uccellino mi dice che questo culetto ne ha già visti di cazzi! Ti sei già fatto inculare, vero?”
Timidamente rispose di si.
“Guardami! Guardami quando mi parli.”
Alzò lo sguardo incrociando quello dell’altro. “Quando hai cominciato a darlo via il culo?”
Non rispose e Matteo alzò la voce: “Quando? Quanti anni avevi?”
“Sedici!”
“Cazzo, e ci voleva tanto!”
“Dove? Dove cazzo ti sei fatto inculare?”
“D’estate. Al mare.”
“Adesso cominci a capire… E chi è stato?”
“Un amico.”
“Certo che con te è una bella fatica… Che cazzo di amico! Età?”
“Conosciuto al mare. La mia età.”
“E così ti sei fatto sverginare da un ragazzetto… E poi? Ti ha scopato per tutta l’estate?”
“No, una volta sola, poi non lo ho più voluto vedere...”
“E bravo stronzo. Ormai era fatta… tanto valeva approfittarne… E dopo questo sbarbato?”
“Basta. Non ho fatto altro fino a tre mesi fa.”
“Cazzo! Ma sei una suora! E tre mesi fa cosa hai fatto? Dai! Parla! Muoviti che mi piace sentire le tue porcate...”
Lunga esitazione, sguardo nuovamente basso e ulteriore strigliata.
“Tre mesi fa mi è venuta una strana voglia e ho cercato degli annunci gay. Ho visto uno...”
“Uno come?”
“Uno! Come tanti.”
“Anni?”
“Sulla quarantina.”
“E ti ha fatto il culo?”
“Si. A casa sua.”
“Un’altra botta e via?”
“No, ci siamo visti tante volte. E ogni volta voleva qualcosa di più… Prima in culo, poi in bocca, poi legato, poi all’aperto… E sempre posizioni diverse. Ogni volta voleva che mi mettessi in un modo diverso...”
“Un porco. Hai trovato un porco. E tu? Tu gli hai lasciato fare tutto? Vero?”
“Si!”
“E adesso dov’è?”
“Sparito! Non mi risponde più e a casa non c’è nessuno. Non mi apre. Ormai è più di un mese...”
“E così ti sei messo a cercare altri annunci perché ti tira il culo… e ti piace sentirti comandato… Vero?”
Non rispose ma cominciò ad agitarsi perché la mano, che non si era mai fermata, lo stava guidando verso un orgasmo.
“Sei pronto? Vuoi schizzare? Lo sento che ti agiti. E’ quasi pronto. Vuoi venire?”
Non rispose ma iniziò a fremere.
“Però non si può sprecare così...” disse abbassandosi a fatica e con impaccio. Gli si accovacciò davanti e si infilò tra le labbra la cappella, continuando sempre a muoverlo e, in breve, raggiunse lo step che voleva. Si lasciò sgocciolare in bocca fino alla fine poi, con ancor più difficoltà si rialzò e avvicinò la bocca a quella di Angelo e iniziò a baciarlo, passandogli buona parte della sua crema, spingendola con la lingua. Fece durare quel bacio a lungo e quando si staccò gli chiese se gli era piaciuto e se anche l’altro gli avesse fatto assaggiare il suo stesso sapore.
Fece di no con la testa mentre Matteo gli ricordò che “qui non si sputa nulla. Ricordati che devi inghiottire tutto. Sempre!”
Annuì nuovamente con un cenno del capo mentre quelle grosse mani ripresero a toccargli l’uccello che si era ridimensionato…
“Adesso mi hai fatto proprio venire voglia!”
Si sbottonò i pantaloni e li abbassò un poco e altrettanto fece con gli slip, tirando fuori un grosso cazzo non ancora del tutto turgido circondato da una foresta di peli neri. Lo afferrò con la mano e lo esibì al ragazzo: “ti piace? Adesso me lo assaggi tu.”
Si piegò agevolmente sulle ginocchia e con le mani finì di abbassare gli indumenti. Davanti a lui aveva un cazzo abbastanza lungo ma decisamente largo. Lo afferrò con una mano mentre uno scappellotto lo colpì sulla testa: “niente mani, solo con la bocca! Non te lo ha insegnato il porco?”
Tolse subito la mano e, piegando la testa, se lo infilò in bocca assieme a parecchi peli che gli diedero fastidio. Poiché Matteo restava immobile iniziò lui a dondolare la testa e quel movimento lo fece crescere rapidamente. Continuava a farlo scorrere per metà della sua lunghezza dentro e fuori quando gli chiese: “tutto dentro. Adesso mettilo tutto dentro. Dai, da bravo, fino in fondo!”
Inghiottì e lo lasciò scivolare sulla lingua dritto in gola. Pensò subito di non farcela, ma quando sentì i peli schiacciati sulla faccia capì che ci era riuscito.
“Bravo, così! Tutto dentro e poi fuori!”
Lo sfilò in fretta e quindi lo fece sprofondare di nuovo. Al quinto passaggio le mani di Matteo gli si serrarono sulla nuca impedendogli di tornare indietro. “Da bravo, fermo così. Stai fermo.”
Riuscì a resistere per una decina di secondi poi un senso di nausea lo fece lacrimare e tossire proprio mentre Matteo lasciò la presa. Si spostò così in fretta che il cazzo gli uscì completamente dalla bocca e, per questo, ricevette un altro ceffone, questa volta su una guancia.
“Chi cazzo ti ha detto di togliertelo dalla bocca, stronzo!”
Restò immobile, sorpreso per lo schiaffo e per quanto fosse lungo e grosso il cazzo che fino adesso si era trovato in bocca. Lo confrontò con quello dell’altro uomo che ricordava benissimo e che era decisamente più corto, molto più sottile e assai meno peloso. Matteo, vedendolo osservare così attentamente il suo pene gli chiese se gli piacesse, prima di sbatterglielo nuovamente in bocca.
Questa volta lo afferrò con decisione sopra le orecchie e guidò lui il ritmo e la… profondità che doveva raggiungere.
“Sei bravo. Hai una bella bocca. Lo tieni bello stretto. Hai un culo anche in bocca!”
Angelo, per non perdere l’equilibrio si era inginocchiato e aveva appoggiato le mani sulle gambe.
Continuò a guidargli la testa per molto finché non sentì un abbondante schizzo caldo. Ancora due movimenti e lo tenne nuovamente stretto con tutto il cazzo dentro. Questa volta iniziò a tossire di più e come gli levò l’uccello di bocca si ritrovò sgocciolante di sperma e di saliva e con quel coso che gli veniva sbattuto dappertutto in faccia.
Provò a sollevarsi ma Matteo lo redarguì: “fermo! Resta fermo! Non muovere le mani!”
E continuò a schiaffeggiarlo con il suo cazzo per alcuni minuti.
“Mi piace sentire questo suono.”
Si sedette a gambe larghe su una sedia: “non male. Per essere la prima volta… non male. Ma c’è da lavorare! E non ti ho neanche guardato il culo.”
Con un dito gli raccolse quanto colava da una guancia e glielo infilò in bocca perché lo succhiasse. Ripeté l’operazione più volte finché il grosso della crema sparì dalla faccia.
“Che cazzo fai?”
Non rispose.
“Che cazzo fai? Lavori?”
“No, studio.”
“Bene, allora non hai quasi mai un cazzo da fare. Adesso è tardi e domani devo alzarmi presto per andare al lavoro, ma alle due sono a casa e ti voglio trovare qui, così ci divertiamo per tutto il pomeriggio. Adesso vestiti e vattene. Domani non metterti mutande e calze, solo maglietta e jeans, hai capito?”
Disse timidamente si e cominciò a vestirsi ma Matteo lo sgridò nuovamente: “ma mi senti? Capisci quello che dico? Niente mutante e calze! Che cazzo ti stai mettendo a fare le mutande? Lasciale li per terra!”
Si mise la maglietta e i jeans ma prima che potesse chiuderli l’uomo lo tirò verso di se e li abbassò iniziando a leccarlo e baciarlo sia davanti che dietro. Gli succhiò ancora il pisello e provò ad infilargli la lingua nell’ano. Un sonoro schiaffone su un gluteo segnò la fine di quel gioco: “mi piaci, porco, ma adesso non ho tempo. Vestiti e vattene.”
Matteo si sdraiò, sbracato, sulla poltrona e accese il televisore. Fece un gesto di saluto con la mano e gli ricordò: “domani alle due, qui. Preciso!”
Angelo uscì. Era lontano da dove aveva parcheggiato e, vista l’ora, doveva farsela a piedi fino a li. Lungo il tragitto pensò a quell’uomo e ai suoi modi. Era contento. Non era così duro come l’altro ma prometteva bene. Il precedente lo prendeva a schiaffoni in continuazione e spesso anche a calci e la cosa gli piaceva, ma anche questo alzava le mani… Si, era molto vicino a quello che cercava e che poteva trasformare i suoi sogni in realtà. Doveva solo ricordarsi di sembrare impacciato, timido, magari restio a a fare qualcosa e, soprattutto non doveva fargli capire quante cose porche già sapeva fare e come godesse ad essere trattato così. Si, si sarebbe sicuramente divertito con quel maschione
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