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Gay & Bisex

PAUSA PRANZO IN QUATTRO


di RedTales
18.08.2021    |    17.436    |    9 9.8
"Per un culetto così ci sono sempre..."
La camera non era molto luminosa e si presentava piuttosto disordinata. Sul letto, sdraiato in modo scomposto e a pancia in giù, c’era un ragazzo che dormiva. Sulla ventina, con un corpo leggermente formoso e con pochi peli che in alcune parti erano maliziosamente assenti. Aveva passato due ore di fuoco, soddisfacendo da solo tre uomini e godendo in un modo esagerato. Ormai si era fatto tardi e, nella sala accanto uno dei tre, bevuto l’ultimo bicchiere, stava finendo di vestirsi mentre gli altri due erano ancora completamente nudi. Nonostante il climatizzatore acceso l’aria non era fresca.
“Ora devo proprio andare. Riapro tra mezz’ora. Voi?”
“Io mi farei ancora un giro con Gioele. Che dici?”
“Si può fare. Noi riapriamo alle quattro e manca ancora più di un’ora.”
“Cazzo! Certo che non vi basta mai. Mica scappa.”
“Si, ma già che ci sono… E’ Federico che adesso ce l’ha sempre tra le mani e se lo fa quando vuole. Lo ha preso proprio per questo…”
Risero mentre l’uomo si diresse verso l’uscita.
“Ciao. Quando vuoi fammi un fischio che arrivo. Per un culetto così ci sono sempre.”
Si salutarono ed uscì.
“Allora? Gli diamo un’altra botta?”
“Ma si dai. Solo a pensarci mi tira già.”
Si spostarono nella camera: “guarda! Si è addormentato.”
“Ci credo, con tutto quello che ha gridato prima. Non hai visto che era morto sfinito…”
“Si, si, ma che culo! Cazzo! Ma lo vedi? Sembra messo li apposta… e poi così paffutello mi fa un sesso.”
Senza tanti complimenti svegliarono il ragazzo che si stiracchiò e girò la testa verso i due: “volete fare ancora?”
“Tu che dici? Cosa pensi che voglia fare con questo cazzo?” gli rispose in modo ironico sbatacchiando il pene in erezione con la mano mentre Marco sorrise.
“Ce l’ho ancora pieno. Vuoi che mi lavi?”
“No, no, non serve, tanto adesso ti riempiamo ancora di più…”
Lo prese per le caviglie e lo tirò in malo modo sul bordo del letto quindi lo afferrò per i fianchi e lo sollevò facendogli allargare le gambe e sistemandolo alla pecorina. Lo bagnò di saliva e un attimo dopo era già dentro a darsi da fare con foga, come se non avesse scopato da giorni. Invece era la quarta volta che lo faceva quasi di seguito.
Andò avanti per un buon quarto d’ora, incurante del sudore che gli colava sul corpo e sempre più eccitato dai sospiri e dai lamenti di piacere che Gioele lanciava ininterrottamente.
Federico continuò, sculacciandolo di tanto in tanto su una chiappa, fin quando non raggiunse l’orgasmo e gli versò dentro ancora un po’ di crema.
Si fermò per qualche istante per raccogliere tutto il piacere che quello stretto pertugio sapeva dargli e poi si spostò per lasciare la porta aperta all’altro che era impaziente di prendersi la sua parte.
Anche lui scivolò dentro quel canale umido fino alle palle con estrema facilità e iniziò a martellare con energia dopo essersi ancorato sui fianchi con le mani per essere più incisivo con le spinte. Durò un po meno di Federico ma quando raggiunse l’orgasmo grugnì assai di più.
“Cazzo che scopate! Dovrebbero essere tutte così le pause pranzo.”
“Si, si, bellissimo!” intervenne il ragazzo che si era nuovamente sdraiato e si accarezzava l’ano umidiccio: “peccato dover andare a lavorare adesso…”
“Poche storie. Dai, dai fai una doccia che tra dieci minuti torniamo in negozio.”
“Va bene, va bene… cattivo!”
Si alzò ciondolando e come fu vicino a Federico si piegò, gli prese il pene con una mano e lo baciò delicatamente: “ciao piccolino. Sei stato bravo, sai. Prima mi hai fatto morire. Sei splendido. Magari stasera mi fai ancora un salutino? Il buchino ti aspetta… però tardi perché vengono i miei. Sono a cena con loro. Vogliono festeggiare il mio nuovo lavoro.”
L’uomo rise mentre Gioele fece altri due passi e si piegò nuovamente davanti a Marco per una veloce succhiatina all'uccello che poi salutò con un malizioso: “ciao bellissimo. Sei stato bravissimo anche tu…” prima di andarsene a fare una doccia.
“Cazzo che culo che hai avuto a trovarlo.”
“Si, ho capito subito che era una vera troia. Giovanissimo ma proprio troia.”
“Ma da quanto lavora in negozio? Da ieri. E ieri sera me lo sono già scopato.”
“Cazzo e già oggi ce lo siamo fatto in tre! Domani?”
“Vediamo. Vediamo come va la giornata in negozio. In caso ti chiamo come oggi.”
“Cazzo! Certo, ci conto. Però queste fortune capitano solo a te.”
“Sì, però bisogna anche saperli scegliere giusti.”
Marco si vestì e se ne andò.
Poco dopo ricomparve Gioele con un asciugamano in vita e, strusciandosi contro Federico, si fermò per farsi dare un bacio. Le loro bocche si incollarono e la lingua dell’uomo si spinse tra le morbide labbra del ragazzo per alcuni minuti.
“Mh! Allora ti piaccio proprio. Anche se sono un po’ tondino… Non ti piace solo il mio culo…”
“Dai, dai! Vestiti che è tardi.” lo interruppe Federico assestandogli un altro sculaccione.
Anche Federico si lavò velocemente e quindi raggiunsero la macchina: “dai! Dobbiamo far in fretta che sono quasi le quattro. Ma i tuoi sanno cosa ti piace fare?”
“Solo la mamma. Papà no.”
“Sono giovani?”
“Più o meno della tua età...”
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