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UN ESIBIZIONISTA SPECIALE: UNA NUOVA… SCOPERTA (3/4)


di RedTales
05.01.2018    |    4.396    |    1 9.7
"” “Vuoi che cambiamo posizione?” “No, no, va bene così..."
Arrivò persino con un po’ di anticipo e non dovette nemmeno suonare perché era lui alla finestra ad aspettarlo e gli aprì subito la porta. Si lanciarono uno verso l’altro con impeto iniziando a baciarsi. Tutti e due immaginavano già quanto si erano scritti poche ore prima…
Il sapore delle loro salive ebbe il sopravvento e Ivan, sforzandosi di essere sfacciato, iniziò a spogliarsi per mostrarsi subito tutto nudo al suo amico. E non gli diede nemmeno il tempo di ammirarlo perché cominciò subito ad aprirgli i pantaloni per cercare quello che in quel momento desiderava forse più dell’essere ammirato. Gianfranco lo lasciò fare e in pochi istanti la sua decisa erezione campeggiava in bella vista tra loro.
Ivan si abbassò e, con estrema dolcezza, diede un lunghissimo bacino alla punta di quel fallo.
“Ma sei proprio sicuro di volerlo fare?”
Alzò lo sguardo per cercare quello del suo amico: “si… si, lo voglio. Non ti sembra che sia giunto il momento?”
Aggiunse un: “si!” finendo di spogliarsi e gettando dove capitava scarpe, calze e maglietta.
“Vieni...” lo prese per mano e lo portò in camera dei suoi.
“Qui? Ma sei matto!”
“Perché? Mica ritornano. Anzi, faranno più tardi del solito perché c’è una grossa consegna che metteranno a posto dopo la chiusura...”
“Si, ma è tutto fatto...”
“Poi metto a posto io…”
“Che scemo!”
“Beh! Per me è un momento importante… E’ la prima… volta...”
“Anche… anche per me...”
Risero ingenuamente.
“Come vuoi che mi metta?”
“Non lo so… Vuoi sdraiarti?”
“Si, va bene...”
Si adagiò su quel profumato copriletto e rimase come sospeso ad aspettare qualcosa.
Nessuno dei due pensò minimamente ai preservativi o al lubrificante. Ma, d’altra parte, era per tutti e due la loro prima volta…
“Dici che mi farà male?”
“Forse, ma poi passa...”
“Si, è quello che ho letto… Qualcuno dice che fa un po’ male ma poi passa...”
“Poi dipende. Uno mi ha detto che gli ha fatto male forte subito, anche se poi gli è piaciuto tanto...”
“Ah! E chi è questo uno?”
“Dai! Lo conosci anche tu… Martino. Quello di quinta D.”
“No, non so chi è!”
“Ma si! Quello che lo viene a prender ogni tanto uno con quel grosso SUV nero. Dai! Lo conoscono tutti. Sai, no… cosa si dice...”
“Ah! Quello!”
“Si!”
“Ma allora tu...”
“Senti, io niente! Lo conosco perché più di un anno fa ci siamo baciati…”
“Ah!”
“Si ma tutto li. Qualche bacio e poi lui ha trovato quello. Tutto qui!”
“Ed è quello che lo ha...”
“Si!”
“Ma se potrebbe essere mio padre!”
“Basta che vada bene a lui...”
“E cosa ti ha detto?”
“Che quando lo ha fatto per la prima volta lui non è stato tanto delicato. Forse pensava che non fosse la prima volta. Però gli ha fatto male. Mi ha detto che gridava anche se poi, visto che non si fermava, gli è passato e gli è anche piaciuto.”
“E così quello si fa scopare da un vecchio?”
“Vecchio...”
“Si, vecchio. Avrà almeno più di quarant’anni… Io non lo farei mai...”
Poi smisero di parlare e Gianfranco gli si mise sopra. Per aiutarlo allargò le gambe mentre quel grosso affare cominciò a frugargli tra le chiappe e poi lo sentì spingere ma non nel posto giusto.
“Non è li, un po’ più sopra...”
Si spostò ma non individuò ancora il buchino. Ci passò sopra alcune volte muovendosi in su e in giù per trovarlo, ma non lo individuò. Provò a cercarlo con un dito che si fece leggermente strada all’interno e quindi, finalmente, appoggiò la cappella proprio sulla stretta apertura.
Si mise a spingere ma Ivan, pur senza volerlo, stringeva lo sfintere. Insistette ma non riuscì a farsi strada.
“E’ chiuso. Lo tieni stretto.”
“Prova con le dita. Magari sin apre… Ho letto che tanti lo preparano prima con le dita...”
Gli si sedette a fianco e appoggiò l’indice sul pertugio. La prima falange riuscì a farsi strada ma poi non ci fu più modo di proseguire.
“Ahi! Mi fai male!”
“Bisogna bagnarlo!”
“Bagnarlo?”
“Si, con la saliva.”
Ci sputò sopra ma troppo poco e dovette ripeterlo altre due volte prima di strofinare l’indice che, adesso, scivolava facilmente sull’ano. Provò a farlo entrare e, questa volta, pur sentendo la resistenza che faceva, riuscì a farlo entrare tutto.
“Piano… piano… Lo sento entrare… E’ come una supposta...”
“E’ dentro.”
Guardava il suo dito che era sparito nel corpo del suo amico. Era molto diverso da quanto aveva visto nei video. Il buchetto era stretto. “Come potrà passarci il cazzo se faccio fatica a far entrare un dito” pensò tra se.
“Quanto?” Ivan lo disse di uovo: “quanto? Quanto è dentro?”
“Tutto! Adesso lo muovo...”
Iniziò a farlo scorrere ma dopo alcuni passaggi cominciò nuovamente a procedere con difficoltà.
“Fermo… fermo… mi fa male...”
“Si, non scorre...”
“Proviamo a mettere dell’olio.”
“Olio?”
“Si, olio...”
Lo fece e, questa volta l’indice iniziò a muoversi con estrema facilità. Provò perfino a infilarci assieme il medio e lo spinse tutto dentro, anche se Ivan gli chiese di fare piano perché si sentiva… strappare.
“Credo che sia pronto...”
“Si, dai, proviamo...” e, quasi sussurrandolo: “ho voglia...”
Gianfranco si mise nuovamente tra le sue gambe, tenendosi sollevato con le braccia. Dovette nuovamente cercare a fatica l’entrata ma, questa volta, la punta della cappella iniziò a farsi strada dentro Ivan.
“Si! Si, lo sento… Piano… piano… E’ grosso. Ahi! Ahiiii! Aspetta! Fermo! Fermo!!! Sei dentro?”
“Si ma di pochissimo.”
“Mi fa male. Tanto! Troppo. Esci… esci...”
Si sfilò mentre Ivan diede due profondi respiri.
“Mi faceva troppo male… E’ troppo grosso...”
“Ma no, non è grosso. E’ che è la prima volta...”
“Si… ma… non ho mai letto che faccia così male… Mi sembra che mi strappi in due dentro...”
“Se non vuoi...”
“No… voglio. Prova di nuovo… ma piano… piano piano. Se mi fa male ti fermo… Ti fermi?”
“Si, si...”
Si appoggiò sopra e, unto com’era, non trovò difficoltà ad allargarlo trovando però una decisa resistenza.
“Non tenerlo stretto...”
“Non lo faccio apposta...”
Ivan provò a resistere e non si lamentò anche se quello che provava era puro dolore. Gli sembrava che qualcosa di enorme lo stesse rompendo. Una cosa mai provata.
Gianfranco era perfettamente piantato dentro con mezza cappella ma restava immobile. Esercitava solo una leggera pressione ma non spingeva. Sentiva la pressione costante sul suo cazzo e, la tensione di tutti i muscoli delle braccia e delle gambe che lo stavano tenendo sollevato.
“Meglio?”
“Nnn… no. Ancora no… Mi fa male...” e, forse per non deluderlo: “forse un po’ meno.” Ma non era vero. Si tratteneva anche se aveva voglia di dirgli di spostarsi. Pensava a tutto quello che aveva letto ma non gli veniva in mente nulla per uscire da quella situazione.
La pressione sul suo sfintere era costante e la resistenza che questo opponeva decisa. La situazione era in perfetto stallo. Entrambi avrebbero voluto che succedesse qualcosa, ma ogni cosa sembrava rimanere immobile.
Dopo alcuni minuti Gianfranco gli disse che proprio non ce la faceva ad entrare.
“Aspetta ancora un poco… magari ci riesci...”
E, proprio mentre stava dicendo questo, sentì che il culo stava per aprirsi e che quel coso gli stava entrando dentro. Non fece in tempo a fermarlo che Gianfranco, non trovando più alcuna resistenza, prima di riuscire a fermarsi, era già penetrato con tutto il glande in quel buchino che, probabilmente stremato, aveva cessato di colpo di… opporre resistenza.
Nella stanza echeggiò un forte urlo che lo spaventò facendolo saltare indietro.
“Scusa… scusa, non volevo. Ti fa male?”
Ivan riprese fiato e disse subito che era durato un attimo ma era stato molto intenso
“Ti fa male?” ripeté.
“Adesso no...” Mentiva, sentiva ancora quella fitta, ma voleva che continuasse, che riprovasse, che gli tornasse dentro. Era qualcosa di più forte del dolore, lo voleva e basta. Non poteva rinunciarci proprio ora che era quasi fatta.
“Dai… riprova… magari adesso va meglio...”
“Sei sicuro?”
“Si...”
“Vuoi che cambiamo posizione?”
“No, no, va bene così...”
Questa volta trovò più facile il cammino anche se dopo poco fu nuovamente difficile proseguire, anche se solo per qualche istante, perché poi sentì la porta aprirsi e, pur se con estrema attenzione e molto lentamente, abbassò il bacino spingendosi per la seconda volta dentro la sua carne.
La sensazione che gli ritornava era splendida ma strana. Era come se una grande mano lo stringeva dappertutto ed era calda.
Anche Ivan, pur in difficoltà perché qualcosa faceva ancora male, tratteneva il fiato cercando di capire cosa stava provando oltre al dolore. Di sicuro sentiva benissimo che qualcosa di grosso era dentro di lui e lo stava aprendo e allargando e gli procurava una sensazione stranissima che però era in parte coperta dal fastidio.
Gianfranco era sprofondato completamente dentro e si era fermato. Il culo gli serrava il cazzo e gli pareva che stesse facendo quasi una specie di massaggio ed era… assai piacevole.
Rimasero in silenzio per diversi minuti, fin quando: “esco… esco… se no vengo...”
Uscì velocemente, rimanendo con il cazzo a pochi centimetri dal culo, cercando di trattenersi perché le contrazioni dello sfintere avevano agito come una mano e lui stava per eiaculare, pur non volendolo fare.
“Wow! Che roba!”
“No, no, no… Non devo venire...”
“Ti è piaciuto?”
“Tanto, era come se mi avessi fatto un pompino… A te?”
“Strano. Tanto strano. Non ho capito.”
“Male?”
Ci pensò un attimo, infatti mentre cercava di capire cosa sentiva non si era accorto che il dolore era quasi sparito.
“No. Sparito...”
“Bene! Mi è passato. Entro?”
“Si!”
Sembrò facile con una sensazione forte e intensa per tutti e due, anche se ancora leggermente fastidiosa per uno. Anzi, era solo il momento in cui il glande entrava a non piacere, perché poi, una volta dentro, era assai strano ma non più doloroso. Di sicuro si sentiva allargato, come riempito ma era… bello. Forse perché nuovo, pensò.
Gianfranco iniziò a muoversi, piano, cercando di essere delicato e attento ad ogni richiesta dell’altro ma soprattutto circospetto per non rischiare di arrivare all’improvviso al traguardo. Ad Ivan quella cosa faceva un effetto ancora diverso, una specie di soffocato solletico interno che aumentava con i colpetti che gli dava. Se la godeva, cercando di afferrare ogni sensazione.
“In fondo non è stato tanto male, le fitte sono quasi sparite e rimane solo quella specie di prurito che si avvicina molto a quando sto per venire mentre mi faccio una sega, solo che è profondo, interno e lo sento un po’ dappertutto.” pensò tra se e se mentre si lasciava dondolare dalle spinte dell’altro che lo scuotevano.
Si erano zittiti.
“Aargh” si lasciò scappare Gianfranco.
“Male?”
“No… no… bene… troppo… vengoooo...”
Si fermò senza uscire per farsi cullare dal retto che lo massaggiava e continuava a stimolarlo facendolo schizzare ritmicamente e poi dovette muoversi ancora per venire incontro al suo piacere. Ancora fermo, altri colpetti e poi… fuori perché la sensazione diventava troppo forte e quasi insopportabile.
“Venuto?”
“Si… Si...”
“Hai fatto tutto dentro?”
Prendendo fiato: “si...”
Gli si appoggiò sopra scaricandogli addosso tutto il peso. Ivan avvertì distintamente il cazzo ancora durissimo che gli appoggiava tra le chiappe e sorrise.
Il viso di Gianfranco era di fianco al suo, sudato e scapigliato. Si girò a guardarlo: “ti ho fatto venire! Ti ho fatto venire di culo...”
Gli diede un bacio sull’orecchia: “si.”
“Ti è piaciuto?”
“Si, è stato tanto forte… Non sono riuscito ad uscire… Non… non volevo… Era troppo… troppo...”
Gli sorrise ancora.
“A te è piaciuto?”
“Abbastanza… Ma non ho ancora capito bene cosa...”
“Cosa?”
“Si, cosa devo sentire. E’ stato come una sega molto lunga ma senza lo schizzo finale.”
“Allora non ti è piaciuto.”
“Ma si, solo che… è come se fosse mancato ancora qualcosa.”
Gli rotolò al fianco e, senza dirgli nulla lo spostò a pancia in su e, sedutosi iniziò a masturbarlo. Ci mise assai poco a raggiungere il suo scopo e Ivan, inarcando il bacino, come per divincolarsi da quella stretta, iniziò a far uscire la sua crema che, sfortunatamente, finì non solo su di lui e sul suo amico, ma anche sul letto.
Appena ebbe finito si abbassò e lo baciò con intensità. Fu un lungo bacio.
Qualcosa di forte e di magico era nato tra i due, un qualcosa che continuarono a sperimentare e a vivere, freschi della loro innocenza, per lungo tempo, imparando a capire i loro corpi e a controllare le loro sensazioni e riuscendo a darsi un reciproco piacere sempre più intenso.

(continua – UN ESIBIZIONISTA SPECIALE: EPILOGO 4 di 4)
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