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Gay & Bisex

UNA GIORNATA MOLTO, MA MOLTO PIENA DI SESSO.


di RedTales
15.01.2020    |    9.832    |    8 9.6
"Riuscì anche, in qualche momento, a fermarsi per scambiare quattro chiacchiere con lui fin che non se ne uscì con un’ improvviso: “Luca, ho una voglia! Che..."
Arrivò in leggero anticipo perché sapeva cosa avrebbe trovato e preferiva sbrigarsi, anche per evitare che gli altri camerieri arrivassero prima che avessero finito. Quando il proprietario del locale gli chiedeva di arrivare una mezz’oretta prima era per… fare sesso con lui. Ovviamente l’anziano signore, alla soglia della settantina, se ne approfittava della sua posizione ma a Luca la cosa non dava particolare fastidio. Situazioni simili gli erano già capitate e, anche questa volta, capita l’antifona, si era adattato ad accontentare Giuseppe. In fondo da lui voleva solo sesso e, in cambio di questo, lo trattava bene, semplificandogli il lavoro e poi non cercava niente di strano, solo una scopata, quasi volesse scaricarsi e quello fosse l’unico modo per farlo. E poi voleva sempre le stesse cose… Quando arrivò, un po’ prima delle sei e mezza trovò la porta chiusa ma dentro la luce era accesa e si mise a bussare per farsi aprire.
“Sei già qui!”
“Si, un po’ in anticipo.”
“Meglio, così abbiamo un po’ più di tempo prima che arrivino gli altri.”
“Già!”
Lo fece entrare richiuse la porta dirigendosi nella stanza dietro.
“Togli, togli tutto.”
Ci mise pochissimo a sfilarsi t shirt, jeans, slip e scarpe.
“Mh. Hai preso sole, sei abbronzato.”
“Un po’.”
“Mi piace.”
Con una mano gli accarezzò il sedere e quindi, aprendosi i pantaloni lo invitò a prenderlo in bocca.
“Un bel lavoretto, come sempre.”
Si infilò tra le labbra il pene flaccido fermandosi quasi subito per togliersi dalla lingua alcuni peli e quindi si diede da da fare fin che non lo fermò: “basta. Basta così. Sono pronto. Girati. Su bene una gamba sullo scaffale.”
Appoggiò un piede su un ripiano allargando le gambe e piegandosi leggermente in avanti mentre l’uomo gli si mise dietro e dopo aver strofinato alcune volte il membro tra i glutei lo impalò, iniziando a muoversi con un ritmo sincopato, a volte veloce, altre lento con spinte forti che poi quasi si arrestavano.
Come le altre volte si dimostrò particolarmente resistente e smise solo quando finì di eiaculare, un buon quarto d’ora dopo.
“Bravo, bel culo, bella scopata. Asciugati che ne ho fatta molta” aggiunse sistemandosi le mutande e tirandosi su i pantaloni. Quindi proseguì, andandosene dalla stanza: “vestiti che tra poco si apre”.
Luca si asciugò cercando di espellere quanto più sperma potesse e poi passò uno straccio umido nel solco per sistemarsi al meglio prima di rivestirsi.
Il tempo di passare dall’altra parte e iniziò la sua nuova giornata. Cominciò a stendere le tovaglie sui tavolini, a spazzare, ad aprire i grandi ombrelloni e quindi, con l’arrivo dei primi clienti si mise a raccogliere le ordinazioni con un incessante andirivieni tra il bancone e i tavoli. Tutto proseguì tranquillamente fin quando, verso le undici, arrivò Filippo, un ragazzo con cui ogni tanto andava a letto. Ovviamente lo salutò in modo cordiale e fu contento di prendere la sua comanda. Riuscì anche, in qualche momento, a fermarsi per scambiare quattro chiacchiere con lui fin che non se ne uscì con un’ improvviso: “Luca, ho una voglia! Che dici se facciamo una cosetta veloce.”
“Qui?”
“No, non qui, andiamo in bagno. Ti prendi una pausa e andiamo in bagno.”
“Ma sto lavorando e c’è gente.”
“Ma siete in tre e non c’è così tanta gente. Dai, cinque minuti.”
“Dai! Non insistere.”
“Cinque minuti, andiamo e facciamo. Guarda, è già duro. Lo sai che quando ti vedo me lo fai tirare subito.”
Luca si guardò intorno per vedere se qualcuno poteva aver sentito ma il tavolo di Filippo fortunatamente era in disparte.
“Ti ho detto di no, sto lavorando.”
“Ma non c’è nessuno.”
“E se arriva un cliente al tavolo?”
“Andiamo un attimo in bagno e torni subito.”
“Cinque minuti al massimo. Ma cinque davvero.”
“Si, ho il colpo in canna.” replicò toccandosi il pacco che si vedeva gonfio sotto i leggeri pantaloni estivi.
“Michele, vado in pausa, cinque minuti. Vedi tu i miei tavoli?”
Ottenuto l’assenso si diresse all’interno, verso il bagno, seguito dall’altro ragazzo.
“Andiamo. Ma cinque minuti”
“Si, sto quasi per esplodere.”
“Non è vero.”
Si chiusero nel gabinetto e in un attimo Filippo si abbassò i pantaloni mentre il giovane amico si sedette sulla tavoletta del water: “vedi che sta per scoppiare?” aggiunse esibendogli la sua imponente erezione.
Non disse nulla e iniziò a succhiarlo. Era bravo e ci sapeva fare e poi quel pisellone lo conosceva bene e sapeva come dargli piacere, per questo ci mise poco a farlo arrivare. Non cinque minuti ma poco di più. Lo lasciò schizzare in gola, anche per evitare di macchiarsi e smise solo quando sentì che aveva finito. Sputò nella tazza tre volte e si pulì le labbra con la mano.
“Magico! Sei sempre super in questi lavoretti. Avevo una voglia...”
“Si, ma adesso torno di là.”
“Io vado. A che ora finisci dopo?”
“Stacco dalle diciassette alle ventuno. Poi una tirata fino alle chiusura.”
“Ciao.”
“Ciao.”
Un attimo dopo era di nuovo nel giardino della gelateria. I tavoli erano sempre vuoti e tirò un sospiro di sollievo raggiungendo il bancone per bere qualcosa.
Luca era fatto così e non sapeva rinunciare ad un bel pisello che gli… svolazzava attorno. Aveva imparato ad apprezzarli e a voleri solo da qualche anno anche se quel desiderio lo aveva sentito da sempre.
Come d’accordo, nella pausa pomeridiana venne a prenderlo un amico, un motociclista. Avevano concordato di andare in una spiaggia naturista ma anche luogo di incontri gay, non molto lontano da lì.
Arrivati si misero completamente nudi su un telo da mare ed iniziarono ad abbronzarsi anche se sapeva benissimo che non avrebbe preso… soltanto il sole. Infatti, dopo un quarto d’ora il suo amico iniziò ad allungare le mani accarezzandolo prima di piegarsi verso di lui per mettersi a baciarlo con grande passione.
Anche le mani di Luca presero a scorrere sul meraviglioso corpo di Tiziano e, inevitabilmente, dopo varie divagazione, raggiunsero l’oggetto del desiderio che, già eccitato dai lunghi baci, ci mise pochissimo a far vedere tutta la sua vitalità.
Ovviamente una zona così esposta non era particolarmente indicata per continuare e quindi si spostarono poche decine di metri all’interno della pineta, tra i cespugli del sottobosco.
Un tranquillo tardo pomeriggio in spiaggia si trasformò in un lungo momento di sesso, fortunatamente indisturbato, dove per una mezz’ora Tiziano diede prova di tutta la sua voglia ed il suo pisello di tutta la sua prestanza.
Luca soddisfò completamente Tiziano, lavorandolo bene con la bocca e poi ospitandolo tra le chiappe finché non raggiunse il traguardo.
“Wow!” pensò il ragazzo: “oggi è la terza schizzata che mi prendo e con tre cazzi differenti. Ma Tiziano è così bello che gli darei il culo cento volte al giorno se lo volesse.” Continuò a fantasticare, sognando idilliaci momenti con lui quando fu riportato alla realtà: “sei meraviglioso. Con te scopo da Dio. Sei unico. Hai un corpo… E baci...”
Ritornarono alla spiaggia e passarono un’altra ora distesi al sole prima che Tiziano lo riaccompagnasse a casa.
Alle ventuno si presentò puntuale per il turno serale e dovette darsi un bel daffare perché sui suoi tavolini si alternò un sacco di gente e il tempo sembrò passare in fretta.
“Ciao Luca. Ci becchiamo dopo? A che ora finisci?”
Il messaggino lo vide un buon quarto d’ora dopo che era arrivato. Era di Michael un quarantenne che aveva conosciuto proprio all’inizio della stagione e che aveva visto alcune volte. Anche se non era proprio il suo target gli era piaciuto: alto, moro, villoso, deciso. Insomma un vero uomo, proprio come piacevano a lui anche se preferiva quelli con una decina di anni di meno.
“Alla chiusura. All’una. Un po’ prima se se ne vanno tutti.”
Ottenne risposta immediata: “io chiudo a mezzanotte. Poi posso venire a prenderti. Hai voglia?”
“Non so. Oggi ho lavorato tanto.”
“Così ti rilassi.”
“Non so.”
“Andiamo da me.”
Luca era fatto così e… non sapeva dire di no, quindi rispose: “ma non stiamo tanto e poi mi riporti a casa.”
“Promesso.”
“Ok.”
“Mi è già venuta una voglia.”
“Anche a me.”
Quel giorno il turno finì perfino più tardi perché alcuni clienti se ne andarono ben oltre l’orario di chiusura e, con una buona mezz’ora di ritardo, raggiunse Michael e poco dopo erano a casa sua.
L’uomo non perse tempo in preliminari mentre Luca chiese di potersi fare una doccia: “sono in giro dalle sei e ho bisogno di darmi una rinfrescata.”
“Vai, sai dov’è il bagno.”
Ritornò poco dopo con ancora parecchie gocce d’acqua che splendidamente luccicavano sul suo corpo trovando l’uomo già nudo che lo aspettava sul letto, si stava toccando ed era già pronto per il sesso. Probabilmente vista l’ora aveva pensato di saltare completamente i preliminari, magari lasciandoli per un’altra volta. Luca si fermò ai piedi del letto a guardarlo e a mangiarlo con gli occhi. Lo considerava bellissimo ed era totalmente convinto che fosse uno splendore.
“Certo che dieci anni fa mi avrebbe fatto perdere completamente la testa. Però anche adesso è stupendo. Che corpo! Bello. E’ bellissimo. Ed è tutto mio. Non devo deluderlo. Adesso lo faccio morire.”
Le sue fantasie anche questa volta furono interrotte: “che fai? Mi vuoi solo guardare o anche assaggiare...”
Si sdraiò accanto a lui allungando la mano su quel pene così ben tornito e scolpito e si mise ad accarezzarlo prima di piegarsi per accoglierlo tra le labbra. Aveva un sapore ed un profumo delizioso di uomo: sensuale ed eccitante. Ci mise molto impegno ma fu interrotto quasi subito. Michael voleva arrivare al sodo. Il suo cazzo era grosso e sembrava scoppiare ed aveva un profondo desiderio di spingerlo dentro il suo giovane amante che, d’altra parte, già dimenticato tutto il sesso fatto durante la giornata era ben felice di riceverlo. Lo sistemò di fianco e gli si mise dietro sollevandogli una gamba e, con la disinvoltura di chi è avvezzo a simili scorribande, lo fece suo penetrandolo, prima lentamente e con dolcezza per poi passare a cavalcarlo con impeto e passione.
Per più di un’ora i loro corpi, guidati sempre dall’uomo, si unirono in svariate posizioni, compenetrandosi, avvinghiandosi, stringendosi per giungere ad un crescendo di sensazioni che portarono l’uomo ad un orgasmo esplosivo che liberò negli anfratti più nascosti di Luca il succo della sua mascolinità. Il piacere fu profondo e ci vollero parecchi minuti per fargli riprendere fiato e a quel punto, dopo aver afferrato con decisione il membro eretto del suo ragazzo, lo masturbò fino a farlo schizzare e lasciandolo spossato ma felice.
“Vuoi restare a dormire qui?”
“No, domani inizio alle sette.”
“Rimani. Restiamo abbracciati tutta la notte. Ti stringo stretto stretto...”
“Ma sono quasi le quattro. No, meglio se mi riporti a casa.”
“Va bene, come desideri. Vuoi farti una doccia?”
“No, meglio di no.”
“Ma ti ho riempito, ti sta colando fuori.”
“Basta un po’ di carta.”
Una decina di minuti, ancora stralunati per il tanto piacere provato, erano in macchina e poco dopo Luca si ritrovò davanti al suo appartamentino.
Un fugace bacio prima di scendere e guadagnò le scale, la porta ed il letto.
Si sentiva così stanco che si tolse maglietta e jeans al volo e si buttò prono sul letto incurante degli slip umidicci di sperma e degli odori che aveva ancora sul corpo. Sollevò una mano per accendere la sveglia sul telefonino e un istante dopo chiuse gli occhi.
Non fece in tempo ad abbracciare Morfeo che il suo coinquilino, avendolo sentito rientrare, gli si sdraiò sopra sussurrando nell’orecchio: “hai fatto tardi. Un nuovo amante?”
Non ebbe la forza di scrollarselo di dosso: “si, ma non abbiamo fatto niente. Solo parlato. Sono stanchissimo.”
“Lo vedo. E tu lo senti?”
“Cosa?”
“Come cosa? Pippo! Non lo senti come è duro. Vuole farti un salutino...”
“Ti prego non adesso. Ho sonno.”
“Solo un salutino. Veloce veloce…. Ho voglia.”
“Ma io no. Ho sonno” e allungò una mano per spingerlo via accorgendosi che era nudo.
“Spostati.”
“Dai, solo un salutino. Veloce veloce.”
“Dai, no.”
Francis infilò una mano tra i due corpi e abbassò gli slip che separavano il suo pene dal buchetto.
“Dai, lascia stare.”
“Mh. Adesso lo senti. Senti quanto è duro?”
“Si, lo sento ma non lo voglio. Facciamo domani.”
Per tutta risposta l’altro si sollevò, inarcò il bacino e, facilitato da quanto fosse scivoloso e dilatato, gli spinse dentro l’uccello. Fino alle palle.
“Dai! Ti avevo detto di no.”
“Solo un salutino. Senti come è entrato subito. Ma hai scopato prima?”
“Ti ho detto di no.”
“Ma mi sembra così scivoloso.”
“Vai al diavolo.”
Rise iniziando a muoversi mentre Luca smise di parlare accettando passivamente anche quell’ulteriore botta di sesso.
Francis si impegnò e non smise mai di muoversi, cercando quasi di fare in fretta, finché non fu appagato da quel navigato sfintere che contribuì ad inumidire ulteriormente.
A quel punto, quasi rantolando, si fermò ancora completamente conficcato dentro: “sono venuto, ti sei accorto?”
“Si.”
“Vuoi che resti dentro?”
“Ho sonno.”
“Dai! Non dirmi così che mi togli tutto il piacere.”
“Ok. Domani ti farò impazzire, ma adesso sono stanco.”
Finalmente l’amico decise di assecondarlo e se ne andò nella sua stanza.
Luca si addormentò in pochi secondi.
Il suono insistente del telefonino gli sembrò lontanissimo e lo spense dopo alcuni minuti rendendosi conto che era tardissimo.
Alzandosi si accorse di quanto fosse imbrattato il lenzuolo e di come gli bruciasse il sedere.
Pensò al giorno passato e si mise a contare, meravigliandosi di aver fatto sesso con così tanti maschi.
Vista l’ora si tolse gli slip sporchi e maleodoranti e se ne infilò un nuovo paio, indopssò una maglietta pulita, i jeans e si precipitò al bar.
Arrivò quasi puntuale. Erano appena passate le sette.
“Caduto dal letto?” ironizzò un altro cameriere vedendolo.
“Non mi è suonata la sveglia.”
Rise: “vai dal capo, ti vuole parlare.”
Si precipitò da Giuseppe.
“Eccoti qui. Oggi mi prendo mezza mattina libera. Mia moglie è via e ho la casa libera. Adesso andiamo da me e ti scopo a dovere. Non come queste sveltine del cazzo qui al bar. Vai pure in macchina, è lì dietro, arrivo subito.”
Non ebbe la forza di replicare e si avviò verso la macchina del padrone pensando ancora a quanto sesso aveva fatto nella giornata appena trascorsa e che… forse stava per replicare
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