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Gay & Bisex

PISELLINO GIALLO


di RedTales
14.05.2017    |    22.615    |    10 9.5
"Quando smisero di baciarsi l'uomo si sollevò e, puntando le braccia sui fianchi del cinesino, continuò con il suo ritmo lento, abbassando anche lo sguardo..."
Quel ragazzo cinese gli piaceva. Gli era piaciuto fin dalla prima volta che lo aveva visto. Così, a pelle, senza pensarci tanto su. Come aveva aperto la porta per ricevere quanto aveva ordinato e se lo era trovato davanti era rimasto affascinato da quella esile figura sorridente con in mano un cartoccio e con in testa un casco forse troppo grande. Lo aveva fatto entrare, pagato e se ne era andato via subito. Non era nemmeno riuscito a chiedergli come si chiamava. Il giorno dopo ordinò altre cose, sperando di rivederlo, e così fu. Questa volta gli chiese se era sempre lui a fare le consegne e, nel suo italiano stentato disse di si. Gli chiese il nome e gli rispose Liang. Adorava già quella vocina delicata e sottile e quell'accento dolcissimo. Provò ad offrirgli da bere ma rifiutò dicendo: “consegna, tanta consegna ancora. Tempo, poco tempo. Andare. Io deve andare.”
Non insistette, pur avendone voglia. La stessa scena si ripeté diverse volte nei giorni seguenti tanto che ad una consegna il ragazzo gli chiese se gli piaceva tanto la cucina cinese. Ormai, ogni volta che arrivava si fermava a parlare per qualche minuto, forse perché, oltre a saldare la fattura, gli allungava sempre dieci euro di mancia che gli faceva aprire un grande sorriso e il viso brillava di felicità.
“Quasi nessuno da mancia. Paga conto, a volte si lamenta per costo, ma non da mancia a me. Tu sei speciale. Tu mi piace”.
Così, tempo dopo, quando lo invitò a fermarsi un attimo, accettò. Si sedette e parlarono davanti ad un'aranciata. Frase dopo frase, ad un certo punto gli chiese se aveva una ragazza. Lui lo guardò e con totale candore gli disse di no perché lui faceva con i maschi.
Marcello lo guardò spiazzato. Quella frase era andata ben al di la delle sue aspettative e quindi insistette con un: “Ah! Hai un ragazzo.”
“No, solo che mio padrone mi scopa.”
Restò nuovamente interdetto ma si riprese subito lasciando perdere quel discorso e chiedendogli quando avesse cominciato. Si sentì rispondere che aveva cominciato presto, quando era andato a lavorare in una fabbrica di vestiti. Li lavorava tanto e dormiva in una grande stanza con molti altri operai e i più vecchi molto spesso facevano sesso con i più giovani.
“Quando ero a letto arrivava uno, mi si metteva sopra e mi scopava. Lo facevano anche con gli altri ragazzi. Era abitudine fare così. Io restato li per alcuni anni e loro fatto sempre così con me. Poi sono venuto qui perché miei genitori mi hanno trovato questo lavoro. Qui molto meglio, dormo in piccola stanza con altri tre del ristorante ma padrone chiede quasi sempre a uno di noi di restare dopo il lavoro e poi ci scopa. Se non va bene lui manda via da lavoro...”
Raccontò la sua esperienza con tranquillità, aggiungendo che a lui piaceva il sesso e che lo faceva volentieri, concludendo con un incredibile: “tu vuoi fare sesso con me?”
Marcello rimase ancora esterrefatto. Certo che lo voleva, gli era piaciuto dalla prima volta che lo aveva visto, pensò e, senza rispondere gli sorrise e gli accarezzò il viso, trovandolo perfettamente liscio.
Prima che potesse aggiungere qualcosa, Liang continuò: “adesso devo andare a finire lavoro, se vuoi posso venire a fine turno se non devo fermarmi col padrone, però qui è molto lontano dal ristornate.”
“Vuoi che venga a prenderti?”
“Si, se vieni tutto più facile. Esco verso le ventitré, va bene?”
“Si, va bene. Dove ti trovo?”
Si accordarono e, proprio quella sera, lo portò di nuovo a casa sua.
Tutti e due sapevano perché erano li e Liang non perse tempo, togliendosi subito la maglietta e i pantaloni.
“Aspetta. Vuoi che facciamo un bagno prima?”
Accetto con entusiasmo e poco dopo si trovarono insieme, nudi, dentro la vasca. Gli sembrava un sogno. Era bellissimo quel ragazzo, esile, minuto, con la pelle liscia come un velluto. Non dimostrava minimamente i suoi venticinque anni. Gli unici peli erano un ciuffo sopra il pene e una rada peluria sulle gambe.
Si passarono la schiuma con la spugna a vicenda e Liang si divertì molto, confessando di non averlo mai fatto.
Aveva un pisellino piccino e, stimolato, non era nemmeno cresciuto molto, raggiungendo una decisa rigidità ma la lunghezza e lo spessore di un pollice. Come se lo mise in bocca il cinesino rise perché anche questa cosa non l'aveva mai provata. Ma gli piacque tanto, iniziando ben presto ad ansimare per il piacere e dicendogli quasi subito di fermarsi per non farlo venire. Marcello lo ignorò e si fece riempire la bocca dalle gocce che schizzarono accompagnate da uno suo strano verso. Alzando gli occhi lo vide sorridente e felice.
Dalla vasca, dopo essersi asciugati, andarono sul letto dove il ragazzo si sdraiò subito.
“Come ti sembro?”
“Tu uomo bello. Mi piaci. Niente pancia, magro, buono e tanto gentile. Tu mi piaci tanti.” sorrise e continuò: “cazzo bello e grande. Tu gran cazzo. Ma come mai tu non hai peli?”
“Mi depilo, mi piace sentire il corpo liscio.”
“Depili?”
“Si, mi rado, mi taglio i peli. Ti piace?”
“Si, mi piace, mi piace tanto, meglio di uomini con peli.”
Parlarono ancora un pochino poi le grandi mani dell'uomo incominciarono ad accarezzarlo dappertutto. Più lo toccava più si eccitava al profumo di quella pelle delicata. Gli sfiorò ogni centimetro, soffermandosi sulle parti che lo facevano tremare. Anche le labbra e la lingua percorsero quel corpo indugiando su capezzoli, testicoli, ano. Quando fu sazio e appagato da quel corpo, concluse quella lunga esplorazione con due dita che si misero a frugare dentro di lui, quasi a preparare quello stretto pertugio per il passo successivo. Quando gli spalmò il gel scoprì che non lo aveva mai usato perché lo inculavano usando solo la saliva.
Una volta preparato si mise a pancia in giù, ma Marcello lo fece girare: “ti voglio vedere mentre lo facciamo, voglio sapere se ti piace...” Gli sollevò e allargò le gambe e si mise accucciato dietro, facendosi passare le gambe ai lati del collo. Gli sorrise, con la mano appoggiò il cazzo sul culetto e iniziò lentamente a premere. La grossa cappella incontrò una leggera resistenza ma, appena superato il punto della massima larghezza, scivolò dentro istantaneamente. Si fermò e Liang sottolineò quello step con un mugolio ma non smise mai di sorridergli.
“Tutto bene? Lo senti?”
Fece di si con la testa e lui riprese a spingere, continuando ad entrargli dentro. Sentì poco dopo altra resistenza e si fermò un attimo, poi riprese e, questa volta lo penetrò fino in fondo mentre i loro sguardi non smisero di incrociarsi. Restò immobile a gustarsi quel momento e quindi decise di piegarsi in avanti, appoggiando il suo petto su quello del ragazzo. Adesso i loro visi erano a pochi centimetri uno dall'altro e appoggiò le sue labbra su quelle sottili di Liang. Le trovò chiuse. Passò la lingua su quella stretta fessura e, lentamente la sentì aprirsi. Si spinse avanti incontrando l'altra lingua che rimase ferma, la toccò, la urtò, ci si appoggiò sopra, riuscendo a coinvolgerla in quel bacio. E, in quel momento, prese anche a muovere il bacino, iniziando a scoparlo con misurati movimenti mentre il bacio continuò con sempre più coinvolgimento di entrambi. Quando smisero di baciarsi l'uomo si sollevò e, puntando le braccia sui fianchi del cinesino, continuò con il suo ritmo lento, abbassando anche lo sguardo per guardare proprio li e ne rimase soddisfatto.
Vedeva il suo cazzo entrare completamente tra le chiappe e i due piccoli testicoli per poi ricomparire lasciandogli intravvedere quasi metà cappella. E il tutto lo faceva godere e anche per il suo amante era lo stesso. Il loro ansimare si sovrappose e continuò all'unisono. E continuò, continuò a lungo, fino al momento in cui si sentì gonfiare, pronto per esplodere. “Vengo! Ti vengo dentro? Ti vengo dentro?” Un altro sorriso su quella faccina sudata gli disse di si e così si lasciò andare. Ancora qualche istante e il vulcano liberò la sua lava all'interno di quel caldo canale. Lanciò un rauco grido, si inarcò e si fermò completamente piantato dentro quel morbido culetto. Ancora qualche istante e Marcello si abbassò nuovamente di lui, appoggiandosi con tutto il suo peso e cercò ancora la sua bocca che questa volta gli venne incontro e labbra e lingua si unirono nuovamente in un lunghissimo bacio, interrotto solo dal loro riprendere fiato. Quando i due visi si allontanarono entrambi si sorrisero e, una volta uscito dal giovane, i due corpi rimasero attaccati, uno di fianco all'altro.
Le mani dell'uomo si spostarono sul pisellino del ragazzo che, quasi subito, ricambiò il gesto. Si rilassarono a lungo, parlottando di quanto fosse piaciuto ad entrambi fin quando Liang gli disse che doveva ritornare nella sua stanza.
Gli offrì di lavarsi ma rifiutò, rivestendosi in fretta. Si baciarono ancora e quindi lo riaccompagnò nei pressi del ristorante. Lungo la strada gli disse che era stato contento e che nessuno era mai stato così gentile con lui: “tu sei stato dolce e mi hai fatto tanto godere. Sei il primo uomo che mi fa così. Per tutti gli altri sono stato solo un culo da riempire. Per te no, tu sei stato buono e mi hai dato tanto di tuo. E poi baci...” E, con voce ancora più bassa aggiunse che sentiva di volergli bene. Un ultimo bacio prima di farlo uscire e si lasciarono.
Si sarebbero visti sicuramente nei giorni successivi, anche perché Liang gli aveva detto che la domenica pomeriggio era sempre libero e sarebbe stato felice di ritornare li.
Mentre rientrava a casa Marcello pensò a quanto incredibile fosse stata quella sera e alla fatica che aveva fatto per non rivelare a Liang quanto gli piacesse. Ma lui lo sapeva, nonostante i suoi anni e l'esperienza, sapeva che si era perdutamente innamorato di quel ragazzo..
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