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UNA TRAV MILF CON TANTI, MA PROPRIO TANTI... 2 di 4 (SECONDA PARTE)


di RedTales
04.02.2020    |    6.050    |    2 9.7
"Anche questa volta l’interlocutore non le diede il tempo di dire nulla e rispose: “hai fatto bene a richiamare..."
Qualche settimana dopo il telefonino di Pam si mise a squillare, distrattamente guardò chi era e… rimase di ghiaccio. La stava chiamando uno dei suoi violentatori. Pensò di non rispondere ma poi, quasi seccata da tanta spavalda arroganza, decise di rispondere per dire a quel bastardo tutto quello che non gli aveva potuto dire mentre si sentiva minacciata.
Riconobbe subito la voce del capo che, fermandola ancor prima che potesse pronunciare una sola frase e senza giri di parole, le disse subito che: “il comandante vorrebbe conoscerti. Se ti va vieni in caserma vestita da troia per un colloquio.”
Pam rimase spiazzata e tutti gli improperi che voleva proferire le restarono in gola perché mai e poi mai si sarebbe aspettata quella telefonata dai suoi aguzzini e, nuovamente presa dal panico, chiuse la conversazione.
Rimase immobile a fissare il telefonino abbuiarsi e continuò a fissarlo prima di sedersi sconcertata sul divano. Rimase per un’ora buona a pensare richiamando nella memoria le immagini di quanto era successo e ripetendo le scarne parole sentite al telefono. Rivisse i momenti di paura e disagio, il sesso forzato ma, incredibilmente, furono i ricordi del profondo piacere che quella violenza le aveva procurato a prendere il sopravvento e, alla fine, decise di richiamare.
Anche questa volta l’interlocutore non le diede il tempo di dire nulla e rispose: “hai fatto bene a richiamare. Lo sapevo che lo avresti fatto. Le troie come te amano il cazzo e se invece di uno ne trovano tanti non sanno più farne a meno.”
Non rispose, rimanendo in silenzio perché quell’uomo aveva proprio indovinato: nella sua vita aveva preso talmente tanti cazzi che qualcuno in più non la spaventava affatto, anzi pensò che poteva essere quasi una sfida.
“Come dicevo, devi venire in caserma ma chiama prima che il comandante non è a tua disposizione” e riagganciò.
Questa volta rimase un male per il tono autoritario e, nella sua testa, rimise in discussione tutto, cercando di valutare gli aspetti positivi e quelli negativi e si prese qualche giorno per pensare ma alla fine decise di richiamare e di presentarsi.
Si vestì da donna ma non da troia, preferendo un look semi sobrio: gonna corta ma non troppo, collant grigio e una camicetta leggermente scollata.
Come si fece annunciare capì subito che era attesa e fu scortata da un solerte ragazzo nell’ufficio del comandante.
Per tutto il tragitto sentì lo sguardo di parecchi militari addosso.
La fecero accomodare in una saletta d’attesa per alcuni minuti e poi fu ricevuta dal comandante che, come la vide, per prima cosa si scusò per quanto le avevano fatto dicendo che, saputo dell’aggressione: “ho redarguito duramente quei sei che sono stati puniti adeguatamente. Purtroppo qui siamo spesso consegnati e dopo mesi di isolamento certi elementi assumono dei comportamenti del tutto inappropriati.”
Continuò per un po’ fin che Pam gli rispose accettando le scuse.
A quel punto il colloquio cambiò tono e quel signore incominciò una lunga chiacchierata per capire quanto fosse davvero troia e se fosse disponibile per… soddisfare le loro voglie concludendo con un: “qui è sempre meglio che entri una troia, almeno la paghiamo e ci possiamo fidare dei suoi servizi.”
A quel punto Pam, sempre più incredula, decise di stare al gioco e accavallando le gambe in modo assai malizioso replicò, con un sorriso complice, che quel gioco poteva anche interessarle: “purché la tariffa sia adeguata al carico di lavoro.”
A quel punto il comandante concordò con lei una specie di tariffario chiedendole infine di dare una dimostrazione delle sue capacità e, continuando a darle del lei, “anche per vedere se è in grado di soddisfarli tutti senza cedere per stanchezza.”
A questo punto Pam fece una faccia stupita e allo stesso tempo si dimostrò incuriosita su cosa avesse in mente: “semplice, ti scopano in venti, metà in bocca e metà nel culo. Se ce la fai sei fatta per questo lavoro e diventi la nostra troia. Se lo concludi ti prendi anche duecento euro. Sei pronta?” concluse passando al tu.
“Venti! Venti!” ripeté fra sé e sé. “Al massimo lo avevo fatto con quattro prima che quei sei mi prendessero con la forza. Con venti? Come posso reggere con venti?”
Ma all’idea di avere tutti per lei venti cazzi si fece forza e accettò la sfida.
La condusse in una stanza vicina dove era già stata preparata una specie di cabina chiusa con quattro fori, uno per ogni lato e aperta in alto per far passare un po’ di luce, insomma una specie di di gloryhole.
“Ti chiudiamo dentro e faccio venire i miei uomini. Prima dieci, poi altri dieci. Come finisci con uno passi ad un altro. I primi te li scopi in bocca e bevi tutto. Non voglio vedere macchie per terra. Inghiotti tutto. Chiaro?”
Fece di si con la testa.
“Poi ne mando altri dieci e questi te li scopi nel culo.”
A quel punto chiese se usassero dei preservativi ma anche questa volta si sentì rispondere che loro hanno l’obbligo di un controllo ogni due settimane e che quindi non c’è nulla da temere.
“Tu, piuttosto, hai un certificato?”
Ovviamente lo aveva perché, anche se non con la frequenza di quegli uomini, un controllo lo faceva con costanza.
“Si, tutto a posto. Possiamo cominciare. Spogliati nuda che ti chiudiamo dentro. Appoggiandosi su una sedia si denudò sotto lo sguardo attento dell’ufficiale e, rimanendo solo con la parrucca e con le scarpe con il tacco, andò dentro quell’improvvisato riparo.
Poco dopo sentì dei passi rimbombare nella stanza e una voce che ordinava ai presenti di spogliarsi indicando loro cosa avrebbero dovuto fare. Un attimo dopo comparvero i primi quattro cazzi.
A quel punto Pam si diede un gran daffare succhiando, aspirando e leccando al meglio delle sue possibilità e stando attenta, al momento dello schizzo, di averlo ben dentro la bocca. Anche se alcuni furono particolarmente lenti, altri arrivarono subito e in meno di un’ora aveva finito. Se ne accorse perché tutti i buchi rimasero vuoti. Si pulì le labbra guardando se avesse sporcato per terra ma il pavimento sembrava asciutto. Non si rese nemmeno conto del tempo passato perché, seppur stanca ed indolenzita per la posizione in cui era rimasta, quel turbinio di cazzi e di sborrate le era piaciuto assai. In ogni caso si sedette per terra per sgranchirsi e per riprendere fiato anche se quella calma durò poco perché un altro comando riecheggiò nella stanza facendo apparire, quasi per magia, quattro nuovi piselloni.
L’altezza dei fori le consentì di sistemarsi piegata a novanta e, dopo essersi passata della saliva, aiutandosi con la mano, si infilò il primo nella fighetta anale. Scoprì subito che anche in quella posizione riusciva sia a muoversi che a seguire le loro spinte senza farselo uscire anche se dovette appoggiarsi con le mani sul pavimento per non cadere in avanti. Questa volta il tutto durò anche meno ma fu assai più faticoso per la scomoda posizione in cui dovette rimanere, riuscendo ad alzarsi solo per pochi secondi mentre si spostava da un soldato all’altro.
Anche questa volta perse la cognizione del tempo gustandosi quelle portentose spinte che la fecero vibrare dal piacere. Senza volerlo cominciò a gocciolare e forse le scappò anche qualche zampillo di pioggia dorata che sicuramente si mescolò con quanto le colò lungo le gambe.
Alla fine, quando tutto intorno a lei si fermò, le sembrò incredibile esserci riuscita. “Venti, venti, venti” le rimbalzò nella testa e le sembrò impossibile: aveva soddisfatto venti uomini, venti. Di scopate durate tutta una notte ne aveva fatte e qualche volta ne era uscita con il culo in fiamme ma non ne aveva mai presi così tanti… tutti diversi.
Improvvisamente sentì la voce del comandante che lasciando cadere dentro la cabina i suoi abiti le ordinò di rivestirsi mentre cominciò a domandare ad ognuno un giudizio sulla prestazione ricevuta. Tutti furono positivi ed alcuni perfino entusiastici.
“Puoi uscire. Come voto sei quasi al dieci, ci manca poco." aprì e lei si trovò davanti un gruppo di ragazzi, alcuni giovani, ma la maggioranza sulla trentina o poco più che rimasero come interdetti nel veder comparire una milf trav e per giunta nemmeno giovanissima. I commenti di stupore riecheggiarono nello stanzone ma poi furono sovrastati da quelli che si complimentavano per il look, per quello che aveva fatto, per quanto bene ci era riuscita e, spontaneamente, partì un applauso, un lungo applauso.
Un altro ordine, impartito in maniera secca e decisa, e tutti se ne andarono lasciando Pam sola con il superiore.
“Superato l’esame? E’ andata bene mi pare. Erano contenti.”
“Sembra di si.”
Quindi Pam disse sfacciatamente al comandante: “che dici? Vuoi farti un giro anche tu… Così ti togli la voglia e tocchi con mano. Vedo sai come mi guardi.”
L’uomo annuì e si sbottonò i pantaloni lasciando libertà alla nuova troietta della caserma di dimostrargli quanto fosse abile con la bocca. Infatti lo succhio così bene che lo vide contorcersi dal piacere prima di offrirgli la fighetta anale ancora piena di sborra dei ragazzi dove, dopo una bordata di possenti colpi che Pam sentì fin dentro la pancia, gli liberò un abbondante dose di nettare bianco. Come finì le chiese di pulirlo per bene: “con tutto quello che hai dentro, guarda come me lo hai ridotto.” Si riferiva al suo cazzo che stava letteralmente gocciolando di umori. Ubbidiente e servile lo leccò come fosse un meraviglioso gelato e quando smise, anche se ormai un po’ ammosciato, sembrava uscito fresco fresco da una doccia.
“Brava, una vera troia, una professionista.”
Le consegnò in mano i duecento euro pattuiti e ne aggiunse altri cinquanta informandola che l’avrebbe contatta per un nuovo incontro con i ragazzi mentre lei precisò che la sua disponibilità poteva esser al massimo di due volte al mese.
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