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GIOVANE ATTORE PORNO: PRIMA ESPERIENZA


di RedTales
29.07.2018    |    32.297    |    19 9.7
"A volte gli bloccò le mani, altre gli spinse la schiena contro il cuscino ma per tutto il tempo lo montò con forza e decisione..."
Londra. Michele è da tre mesi che fa il cameriere in una pizzeria italiana mentre Calogero, per tutti Tony, è da più di un anno che ci lavora ma da un mesetto ha trovato un secondo lavoro, fa l’attore di film porno.
“Ma dai? Non ci credo.”
“Ti assicuro che non si guadagna una follia ma ci si vive bene e ci si tolgono tanti sfizi.”
“Ma è una cosa sicura? Sai con così tante porcherie che ci si può prendere...”
“Quelli con cui lavoro io ti chiedono un certificato ogni tre settimane. Se lo porti lavori, se no niente.”
“Ma solo con maschi?”
“Dipende, ma questi si sono specializzati in gay e quindi...”
“Mah? Non è che l’idea mi attiri tanto.”
“Si, anch’io dicevo che sta cosa mi schifava, ma poi… sai com’è… cinquecento euro per quattro o cinque ore. Puliti eh! Cinquecento netti. Qui al ristornate li faccio in una settimana.”
“Si, si, ma non so se sono capace.”
“Basta cominciare poi ti dicono loro cosa fare...”
“Ma sei sicuro che mi prenderebbero?”
“Si, basta che uno sia carino e sano… si, prendono tutti.”
“E si sceglie cosa fare?”
Tony rise, attirando anche l’attenzione del proprietario del ristorante che lo richiamò interrompendo la loro chiacchierata che riprese a fine turno.
“Ma con il lavoro qui?”
“Si combina sempre o in mattinata o nella pausa o dopo il lavoro.”
“Si, ma chi decide cosa devi fare?”
Rise ancora: “fai quello che ti dicono. Sai, ci sono due categorie o ce l’hai dai venti in su e lo metti o ce l’hai dai 12 in giù e lo prendi” e rise ancora.
“Ecco, allora io lo prendo...”
Tony lo guardò: “non dirmi che non hai un gran cazzo?”
“Si, te lo dico.”
“Dai, non ci credo!”
“Discorso finito.”
“Ma anche a prenderlo ci si diverte, poi è per finta...”
“Dai, lascia perdere, mai preso e non credo che inizierò qui.”
Calogero non insistette e la cosa finì li ma, giorno dopo giorno, Michele ci pensò su e, alla fine, con l’incoscienza dei vent’anni decise di provare a vedere di cosa si trattava e come andassero le cose sul set e un mesetto dopo si recarono insieme a parlare con il produttore che senza tanti giri di parole gli chiese se era sano e di vedere i risultati delle analisi.
“Senza queste qui non si entra nemmeno!”
Seguendo i consigli di Tony che sapeva “muoversi” le aveva fatte e così il capo dopo averli visti, gli chiese di spogliarsi. E anche questo gli era stato preannunciato dal suo amico.
“Si, bel fisico, gambe lunghe, magro, carnagione chiara. Italiano no? Un italiano con il cazzo piccolo. Strano! Fammi vedere quanto è in erezione.”
Poco dopo continuò dicendo che gli piaceva: “si, molto bene, piccolo, molto piccolo, ottimo. Devi cambiare taglio di capelli, così sembrerai più giovane e poi fai sparire tutto il pelo e sarai perfetto.” Lo fece piegare e controllò il culo guardandolo con attenzione e palpeggiandolo: “bello, tondo sodo, chiaro, gran culo e buchetto piccolo, piace a chi vede i porno. Un po’ truccato e sembrerai un ragazzetto. Questo va molto, si vende bene.” Insomma, restò soddisfatto e concluse che andava bene e poteva cominciare.
Concordarono che come primo video poteva essere con un vecchio, così tanto per cominciare in modo soft, “anche se sei abituato, prenderlo da un vecchio è sempre tranquillo e poi non durano mai tanto. Magari ti dovrai dare da fare di più di bocca, ma ti riposi di culo...” aggiunse Mark concludendo che, se la cosa gli andava bene poteva passare negli uffici per fare tutte le carte.
Michele prese tempo dicendo che gli avrebbe risposto nei giorni seguenti perché, a questo punto, voleva sapere tutto da Tony, ma proprio tutto di quello che avrebbe dovuto fare ma, soprattutto, doveva confidargli che non aveva mai preso un cazzo né in bocca… né in culo e aveva l’assoluto bisogno che lo… svezzasse.
Tony, nonostante avesse solo due anni più del suo giovane amico, si dimostrò un abile maestro in quanto, quasi con modi distaccati, gli raccontò con estrema precisione cosa si faceva quando si realizzavano i video, ma non solo, lo aiutò a depilarsi completamente come aveva chiesto il produttore e poi gli offrì il cazzo perché potesse esercitarsi con la bocca. E così i due, non senza un iniziale imbarazzo nello spogliarsi di Michele, si ritrovarono nudi nella camera del più grande.
“Guarda che nei video si recita nudi. Devi abituarti a stare nudo in mezzo a tanta gente. Li nessuno fa caso a te, se sei vestito o se sei nudo. Sono tutti impegnati a preparare le scene o a girarle.”
Si, lo sapeva benissimo, ma era pur sempre la sua prima volta che stava nudo con un altro maschio in una situazione del genere e… un po’ a disagio continuava a sentirlo anche se poi, viste la naturalezza di Tony e considerate le richieste che cominciava a fargli, lentamente si lasciò andare. D’altra parte come poteva sentirsi in imbarazzo per essere nudo se l’altro gli spiegava come fargli un bel pompino, come muovere la bocca, come far scorrere il cazzo sulla lingua, come stringere le labbra…
Provò anche a lamentarsi perché era troppo grosso e faceva fatica ad allargare la bocca ma da quanto gli disse capì che doveva per forza abituarsi se voleva provare a fare quei video.
“Michele, ascoltami. Si, è grosso ed è anche lungo e ti viene da vomitare quanto te lo spingo dentro, ma li ne troverai altri che sono ancora più grandi. O ti abitui o lascia perdere. Se ti lamenti, ti cacciano… a meno che non ti dicano di farlo” e rise.
Michele ci ragionò su e si dimostrò risoluto nel continuare: l’idea di fare tanti soldi in poco tempo gli diede una “marcia in più” e si mise d’impegno: “dai continuiamo, mi devo solo abituare. E la prima volta che lo prendo in bocca...”
Lo fece “lavorare” per una buona oretta, anche se ogni tanto era Tony che si metteva il suo uccello in bocca per fargli capire esattamente cosa doveva fare. Quella parte di lezione termino con un abbondante schizzo in bocca.
Immaginando cosa voleva fare: “non provare nemmeno a sputarlo o fare una faccina schifata, deve sembrare che ti piace e che ne sei ghiotto e che lo aspettavi con golosità...” lo richiamò prontamente.
“Ma ha un gusto schifoso! E’ caldo, colloso...”
“E’ così e te lo devi far piacere. Tra tre giorni registri e se fai una cazzata del genere sei già fuori dal set.”
Michele si fece forza e inghiottì quanto gli era rimasto in bocca mentre Tony, con un dito, si mise a raccogliere quello che era finito sul letto invitandolo a leccargli il dito. Lo fece e, piano piano, fece andare giù tutto.
“Dai, vai a bere qualcosa che facciamo una pausa perché dopo ti devo aprire il culo.”
“Ma mi farà male?”
“Dipende. Ma faccio piano: dito, dita, mano, bottiglia...”
“Bottiglia?”
“Si, ti apro piano piano prima di mettertelo dentro.”
Anche quella parte creò al ragazzo parecchi fastidi, innanzitutto perché scoprì di avere un buchetto stretto ma soprattutto perché come ci infilava qualcosa dentro erano dolori. Tony si rese conto che doveva proprio lavorarselo bene e fece le cose con estrema tranquillità anche perché Michele iniziò a lamentarsi e a dirgli di toglierlo appena gli spinse su l’indice.
“Se ti da fastidio un dito mi sa che è dura...”
“No, no, fai, fai… ma piano” e strinse i denti.
I due si impegnarono a lungo perché i passaggi furono veramente fatti a piccoli passi ma, quando se ne andò aveva il culo che non si poteva più definire… buchino ed era anche ben arrossato per quanto gli aveva fatto anche se non gli aveva ancora sbattuto dentro il cazzo.
“Domani nella pausa ritorni e continuiamo. Se ti brucia o ti da fastidio metti un po di questa crema. E’ ottima!”
E dovette fare proprio così perché l’ano gli diede fastidio per tutta la notte non facendolo dormire e costringendolo ad alzarsi diverse volte per… mettersi altra crema. Alla mattina andava meglio ma non del tutto e persino al lavoro provò un certo fastidio.
“Come va?”
“Mi brucia ancora.”
“Può succedere la prima volta… e poi ce l’avevi veramente stretto… Vedrai che oggi andrà meglio. Hai messo la crema?”
“Si si, tante volte.”
Alle tre erano di nuovo a casa di Tony che ricominciò a tormentarlo. Riprese dalla bottiglia, accorgendosi che, pur con un certo fastidio di Michele, entrava assai più agevolmente.
“Certo che sei ancora bello rosso. Magari per oggi non lo tormentiamo più di tanto, però vorrei piazzartelo almeno una volta, così capisci cosa dovrai fare...”
Sinceramente Michele pensò che avrebbe voluto andarsene via ma non disse nulla e cercò di essere il più aperto possibile anche quando la grossa cappella, dopo aver incontrato una bella resistenza, si introdusse nel suo intimo. Purtroppo nel preciso istante che lo sfintere cedette sotto la pressione si sentì come squarciare e non riuscì a trattenere un urlo.
“Tanto male?”
“Tantissimo. Esci esci. Ti prego esci.”
Lo accontentò e per una decina di minuti rimasero fermi, almeno fin quando: “è passato.”
“Passato?”
”Si, abbastanza, adesso da solo fastidio. Dai, riprova. Poi lo fanno tutti! Non posso avere un culo speciale solo io. Dai, aprimelo.”
E ripresero, con calma e tranquillità ma determinati entrambi a… riuscirci. E così fu. Nel tardo pomeriggio Tony riusciva a scopare con scioltezza quel morbido culetto e a spingersi dentro fino alle palle.
“Missione compiuta! Adesso però dobbiamo tornare al lavoro.”
Il giovane allievo pronunciò solo alcune frasi di cortesia pensando che aveva fatto qualcosa che mai avrebbe immaginato di poter fare ma, soprattutto, l’aveva vissuta come un qualcosa da imparare a fare e si era talmente concentrato nel lasciarsi andare, aprendosi in tutti i sensi che solo adesso si rendeva conto che non sapeva nemmeno dire se gli era piaciuta o meno. Comunque quella sera anche il proprietario si accorse che Michele camminava un pochino male e glielo fece notare.
“Niente, niente, mi fa n po’ male… la schiena. Forse un movimento brusco...” spiegò guardando con un’occhiata complice il suo amico.
Finito di lavorare andò a casa per lasciar riposare le sue terga ma anche quella notte usò la crema pur se il bruciore gli sembrò meno intenso e il fastidio più ovattato.
Il pomeriggio dopo Calogero gli disse che non poteva stare con lui perché lo avevano chiamato per un video: “se vuoi puoi venire a vedere, così capisci esattamente quello che dovrai fare perché più o meno è sempre la stessa minestra.”
Sul set c’erano da registrare solo scene di sesso, niente inizio storia. Tony doveva fare sesso con un giovane ragazzo di colore. Prima di cominciare gli disse di pensare di essere lui il nero: “lui è già da qualche mese che fa film, quindi è abituato, ma potresti esserci tu la prossima volta.”
Nessuno fece caso che lui fosse li e tutti, una decina di persone tra tecnici, produttore e curiosi, lo ignorarono. Le riprese iniziarono in una parte dello studio dove Tony, in accappatoio, parlava con un fattorino al quale passò una banconota prima di cominciare ad allungare presto le mani, ricambiato.
“Fermi, rifacciamo l’ultima parte, la voglio sentire meglio la battuta, più deciso. Ripetila e mentre glielo dici fissalo negli occhi.” grugnì ul regista.
“Bastano per una pompa?”
Il fattorino non rispose ma mise via i soldi e allora iniziarono baci, abbracci, carezze e quindi i due furono seguiti dalle telecamere sul divano dove Tony spogliò il ragazzo prima di offrirgli il pene da leccare. E quella parte fu lunghissima, comprese due interruzioni volute dal regista che continuava a dare precise indicazioni ai tre tecnici di ripresa su cosa inquadrare e su come muoversi. Durante l’ultima pausa spiegò ai due che adesso era arrivato il momento della scopata e, fin nei minimi dettagli, chiarì come dovevano muoversi, mettersi, quanto doveva durare l’inizio della penetrazione e così via. Ricordò a Josephat che doveva sembrare contrariato e non voler essere inculato. Fare una certa resistenza e poi lamentarsi molto e cercare di divincolarsi.
La scena successiva fu esattamente come richiesto con Tony che, incurante della poca disponibilità del ragazzo, lo prese e, messo a pancia in giù, lo possedette senza tanti complimenti. A volte gli bloccò le mani, altre gli spinse la schiena contro il cuscino ma per tutto il tempo lo montò con forza e decisione.
“Fermi, fermi. Sei troppo arrendevole! Devi sembrare più deciso nel respingerlo. Digli di no qualche volta di più, magari ad alta voce, sgomita, muoviti, cerca di allontanarlo. Cazzo! Così sembri una gattina in amore… Riprendiamo.”
Questa volta il fattorino cercò di liberarsi con maggior impegno gridandogli che doveva essere solo un pompino: “no, dai no! Non voglio. Mi fai male. Smettila. Tirarlo fuori.”
E continuò, con l’altro incurante e intento solo a sbatterlo. Cambiarono alcune posizioni con Tony che sembrò proprio forzarlo in questi movimenti e con il ragazzo che continuava a respingerlo.
“Basta! Adesso ti piace e lo lasci continuare. Ti piace! Basta lamentarti. Di che ti piace. Fai la gatta in calore.” disse nuovamente il regista.
Josephat cambiò subito iniziando a muoversi in modo flessuoso e assecondando i movimenti del suo partner, le mani iniziarono ad accarezzarlo: “si, ancora. Dio come sei forte. Si! Si, prendimi. Aprimi tutto. Sono qui per te. Mh!”
E continuò, continuò per un’altra decina di minuti finché la solita voce chiese a Calogero di riempirgli la faccia: “lo tiri fuori, gli vai vicino e gli schizzi in bocca. Tu la apri bene, ti lecchi le labbra e quando ha finito lo prendi tutto dentro. Deve piacerti. Tu stai sognando. Quello è il cazzo che ti ha fatto godere e lo ami. Chiaro?”
A quel punto diede una rapida serie di colpi accelerati prima di uscire e, incredibilmente, appena lo prese in mano, dopo averlo puntato verso la faccia, solo con pochi movimenti della mano iniziò a ricoprirlo di crema. Il nero aspettò a bocca aperta quel gustoso liquido e poi con la lingua sembrò assaporare quello che non era entrato e infine si mise a succhiare quel grosso uccello con impeto e trasmettendo un senso di piacere veramente grandi.
Per tutto il tempo le videocamere avevano seguito ogni singolo particolare avvicinandosi talvolta fino a pochi centimetri dai loro corpi per fare dei primissimi piani.
Poco dopo la solita voce disse che bastava e che avevano materiale a sufficienza. Erano tutti liberi. Tony gli andò vicino chiedendo come gli era sembrata mentre il nero se ne andò verso il bagno.
Lungo la strada parlarono del video: “visto! Giusto in tempo per tornare in pizzeria, anzi, riesco a passare a casa per farmi una doccia e bere qualcosa. Stasera però non vieni. Non ho proprio voglia di fare ancora sesso. Così fai riposare anche il tuo culetto” e rise.
Il pomeriggio dopo si ritrovarono e questa volta a Michele il culo non dava alcun fastidio e il suo amico passò più di un’ora, facendolo mettere in tante posizioni diverse, con quel grosso cazzo dentro di lui e alla fine fu soddisfatto di quell’allievo: “bravo, lo hai preso dappertutto e non ti sei lamentato… però quando si gira devi essere più sciolto, non così rigido e soprattutto deve sembrare che ti piace o magari dovrai far finta che ti fa male… insomma devi recitare come ti diranno. Comunque bene, sei pronto.”
Tornando al ristornate aggiunse: dimenticavo: è ancora rosso, continua con la crema. Se ce l’hai così irritato non ti fanno lavorare.”
Passarono alcuni giorni, giusto il tempo di far passare completamente l’infiammazione e gli arrivò la telefonata che aspettava, era il regista: “domani mattina si gira. Cerca di essere qui per le sette e mezza. Pulito e ben rasato. Chiaro?”
Ne parlò con l’altro cameriere che gli diede le ultime dritte e la mattina dopo si presentò in anticipo.
Scrutò con curiosità le persone che erano li per cercare di capire chi potesse essere il suo partner ma non ci riuscì. Il regista lo chiamò assieme ad un vecchietto, sulla settantina e iniziò a spiegare loro la trama. Restò malissimo. Sapeva che doveva girare con un anziano, ma non pensava che fosse tanto vecchio bloccandosi quasi soprappensiero mentre lo squadrava ma poi ritornò con la testa li riprendendo ad ascoltare con attenzione: “…tuo nonno. Tu invece sei Charley. Lui ti incula spesso. Ormai sei abituato ma provi sempre a schivarla. Tu hai voglia e glielo sbatti in bocca poi lo spogli e giochi con il suo pisellino, lo succhi anche. Poi lo giri e lo monti da sopra. Tu prima cerchi di dire che oggi non ti va e poi fai tutto come se la cosa non ti toccasse. Lo fai come se non ci sei. Chiaro? Non ti piace ma lo lasci fare, sei quasi distratto. Dopo che sei venuto ti tiri su e lo ficchi di nuovo in bocca. Tu provi a resistere ma lui ti tiene la testa e glielo devi leccare tutto. Gli dai un bacino finale e te ne vai. Tu ti rimetti sotto la copertina. Chiaro? Devo ripetere? La scopata deve durare almeno dieci minuti. Ce la fai? Hai preso un aiutino? Va bene? Siete pronti? Domande? Per lui è il primo video ricordatelo. Marco, cerca di farlo bene!”
“Michele, mi chiamo Michele.”
“A si, Michele. Ecco qui ci sono un po’ di battute che potete dire, ma si può anche improvvisare, sempre in tema però...” Dateci una letta e fra mezz’ora si comincia” aggiunse porgendo loro due fogli stampati e indicando delle sedie. Si sedettero vicini e l’uomo gli disse che si chiamava Sebastian e che era contento di conoscerlo: “sei proprio un bel ragazzo. Italiano? Ho già lavorato con degli italiani ma me lo hanno sempre messo. Gran cazzo gli italiani e… scopano da Dio!”
“Lo fai da tanto?”
“Da un tre anni. E’ un gran lavoro! Mi fanno scopare e mi pagano anche. E poi dove li troverei certi bocconcini come te? concluse ridacchiando proprio mentre li fecero andare in una stanza dove c’era un letto singolo: “ti metti questi” disse uno porgendo giacca e pantaloni di un pigiama: “solo questi, togliti tutto il resto.”
“Via tutto e infila questa maglietta e gli slip.” disse un altro rivolto a Michele.
Mentre si prepararono lo guardò di nuovo: era davvero vecchio. Molto magro, con fitto pelo bianco sul petto e attorno ai genitali, il culo floscio e la pelle un po’ cadente come pure le palle. Li non era messo male. La voce del regista lo richiamò: “infilati sotto la copertina… così va bene ma girati di qua. Ecco, così. Fai finta di dormire, chiudi gli occhi. Pronto che si comincia.”
Sentì il segnale di inizio e rimase immobile nell’attesa dell’altro che arrivò subito.
“Charley. Charley sveglia.”
“Dai nonno, oggi no.”
“Si, ormai sono qui. Dai, tirati su.”
“Dai nonno, sono stanco...”
L’uomo si tirò fuori il cazzo dalla patta e cominciò a strusciarlo sulla faccia.
“Prendilo in bocca...”
Si accorse che era ancora flaccido ma piuttosto grosso e, come da copione, provò a girarsi e a rifiutare ma il vecchio continuò insistere e alla fine se lo ritrovò tra le labbra e iniziò a succhiarglielo cercando di fare del suo meglio. Rimase con gli occhi chiusi e cercò di ricordare quanto gli aveva mostrato Tony.
Sentì che gli tolse la coperta e si trovò le mani che lo palpavano dappertutto. Gli tolse quindi la maglietta e, dopo averlo toccato si dedicò al suo uccellino che era già duro, strizzandolo, tirandolo, scappellandolo, piegandolo e poi succhiandolo e facendogli un po’ di tutto. Quando smise gli infilò ancora il cazzo in bocca. Provò nuovamente a girare la testa per non prenderlo ma alla fine lo fece entrare. Adesso era ben più duro e ancora più grosso. Riprese a fare del suo meglio fin quando l’uomo cercò di girarlo con la pancia in giù.
“Girati che adesso ho voglia. Dai nipotino, fai contento il nonnino.”
Provò un po’ a divincolarsi ma poi lo lasciò fare e appoggiò il viso sul cuscino. Lo sentì salirgli sopra e poco dopo spingere per centrarlo.
“Fermi. Non sei in luce, non si vede come lo inculi.”
Un tecnico posizionò due lampade di fianco e quindi ripresero. Si ritrovò la cappella che spingeva.
“Piano, fallo durare, non sbatterlo subito dentro. Resta fermo li. Poi fallo scivolare un po’ alla volta, pianissimo, come al rallentatore. Tu, gira la faccia di lato e fai un’espressione di noia.”
Ripartirono. Il vecchio prolungò la penetrazione a lungo e Michele, pur fingendo indifferenza sentì alcune leggere fitte ma solo all’inizio e pensò che il lubrificante che gli avevano detto di mettersi funzionava bene. Provava però un certo fastidio per il peso che lo schiacciava perché il suo partner si appoggiava quasi del tutto si di lui. Andò un pochino meglio quando cominciò a scoparlo. Poi si accorse che i suoi pensieri erano per il peso che sentiva e non per la scopata. Ma, da quella parte, oltre a quell’incessante strofinio che gli procurava un leggerissimo fastidio, come per un solletico, non gli giungevano particolari stimolazioni. Era come lo spazzolino da denti che scorre in bocca. Provò a socchiudere gli occhi e notò una videocamera che gli riprendeva il viso e si ricordò che gli avevano detto che non doveva mai guardare verso la lucina rossa, mai. Richiuse gli occhi cercando un’espressione di fastidio, quasi di seccatura e lasciò che l’altro continuasse a sbatterlo con quel bel ritmo.
“No! No, vengo...” gridò l’uomo improvvisamente uscendogli dal culo ma continuando a schizzare dappertutto.
“Ma che cazzo! Avevamo detto di venirgli in bocca! No, no! Non ci siamo. Tutto da rifare.”
“Mi spiace. Non mi sono controllato.”
“Riesci a riprendere?”
Ci provò dopo che un assistente pulì le varie tracce e ritornò dentro ma poco dopo uscì. Non era più così duro da poter continuare.
“Mi spiace ma… credo che ci vorrà un’oretta. Mi spiace ma non ce la faccio.”
“Se non ce la fai fermiamo. Si finisce domani, stessa ora. Abbiamo già abbastanza per montare una parte. Spegni tutto. Domani alle otto tutti qui.”
Michele fu quasi ignorato. Tutti si allontanarono presi da cento faccende. Il suo partner continuò a seguire il regista scusandosi e lui, trovati i suoi vestiti, se ne andò.
Erano da poco passate le dieci e si avviò verso il ristorante, anche se era in anticipo pensando soltanto a quanto non aveva provato. “Possibile che mi abbia scopato e non abbia sentito niente?” si chiese tra se e se quasi incredulo.
Quando Tony arrivò volle sapere ogni cosa e si complimentò dopo aver chiesto più volte se il “capo” lo avesse fermato o fatto rifare delle scene. Ma poiché non era successo nulla di tutto questo: “ma allora sei andato benissimo. Non hai idea di quante volte ti ferma agli inizi per dirti cosa devi fare… E spesso non gli va mai bene nulla. Vuol dire che ci sai fare! Cosa ti dicevo: poche orette e ci fai cinquecento euro solo per dar via per un po’ il culo. Non è un’occasione? Ma ti è piaciuto?”
“No, non ho sentito niente!” rispose a bruciapelo.
“Niente? Ma niente niente? Neanche quanto ti ha scopato?”
“No! Lo sentivo che era dentro ma non mi faceva nulla.”
“Ma non hai detto che era come il mio più o meno?”
“Si, ma a parte il fastidio quando è entrato per tutto il tempo non mi diceva niente tutto quello che mi faceva. Come se lo facesse ad un altro….”
“Cazzo! Ma allora sei nato per fare l’attore porno o per fare la… troia.” e rise con gusto.
Michele fece di si con il capo, era tranquillo anche se, dentro dentro, si sentiva un po’ sporco e in testa gli frullava l’idea di essere davvero un po’ troia. Ma tenne tutto per se. E poi stava vivendo una nuova esperienza, ancora non sapeva dire se bella o brutta, ma sicuramente quasi unica
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