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Gay & Bisex

UN CULO A DISPOSIZIONE 1°P


di RedTales
18.03.2015    |    22.538    |    1 9.0
"Intanto ci penso, poi vi chiamo”..."
Era intento a cercare quei vecchi pezzi nel soppalco perché era l'unico posto dove potevano essere stati messi quando sentì dei passi decisi e vide entrare Lucio con quel ragazzo che era stato assunto da poco e di cui non ricordava il nome. Per un attimo pensò di richiamare la loro attenzione ma poi preferì aspettare che si accorgessero loro della sua presenza. Pensò cosa potevano essere venuti a fare li insieme e, proprio mentre stava per chiederglielo, il giovane si abbassò mentre l'altro si lasciò cadere i pantaloni. Fu preso in contropiede e rimase zitto, pochi metri sopra di loro.
- “Dai Marco, un bel pompino... fatto bene...”
Si, Marco! Adesso si ricordava che si chiamava proprio Marco. Fissò i due meravigliato. Mai avrebbe immaginato che nella ditta potevano accadere cose del genere. E poi proprio Lucio, il più vecchio dipendente, ormai sulla sessantina. Ma quanto stava accadendo li sotto era talmente evidente... Chissà da quanto andava avanti questa storia...
Gli balenarono tante domande nella mente mentre continuava ad osservare quella testa andare avanti e indietro.
- “Basta, è pronto. Mettiti giù che te lo faccio sentire...”
Il giovane si alzò, si tolse velocemente i pantaloni e si piegò a novanta gradi appoggiandosi con il petto su degli scatoloni e allargò le gambe. L'altro gli si mise dietro e iniziò a scoparselo.
Il tutto stava avvenendo con una naturalezza incredibile. Evidentemente non era la prima volta che lo facevano...
Quando l'uomo lo afferrò per i fianchi cominciò anche ad aumentare il ritmo e poco dopo, grugnendo, si fermò. Evidentemente si era soddisfatto in quel giovane culetto.
Lorenzo rimase immobile, realizzando che, se si fossero girati, forse anche senza alzare lo sguardo, lo avrebbero notato, fermo li sopra. Pensò che il suo silenzio non poteva certamente essere frainteso e si scostò dal parapetto, spostandosi indietro.
- “Sei pronto?”
- “Si!”
Non sentendo i loro passi, si tirò leggermente in avanti, con grande attenzione, per vedere cosa stessero facendo.
La scena si era invertita. Adesso era il ragazzo che lo stava mettendo, e con grande impegno. Guadagnò la posizione di prima e riprese a fissare il movimento di quel culo peloso. Certo che ci dava dentro alla grande quel ragazzetto!
- “Porco, sei porco. Adesso ti spacco io il culo vecchio porco”.
- “Si, si... aprimi tutto. Sfondami troia maledetta”.
- “Lo senti? Lo senti fino in fondo...”
- “Si, si, siiiii”.
- “Ti piace vecchio pancione? Dimmi che ti piace. Dimmelo!”
- “Siii... siii mi piace, mi piace...”
Continuava a martellare con foga. Altro non riusciva a vedere perché era proprio dietro di loro.
“Ti piace porco, ti piace...”
- “Si, si, mi piace”
- “Questo è un cazzo, non quel cazzetto che hai tu, vero?”
- “Si, si, spaccami il culo con il tuo cazzone...=
Il tutto durò parecchio, perché Marco non accennava minimamente a rallentare.
Lorenzo, d'altra parte, oltre ad essere meravigliato, si era eccitato alla vista di quello spettacolo perché pure a lui, anche se ormai gli capitava assai raramente, era sempre piaciuto farsi una bella scopata in un culetto maschile. Infatti era completamente in erezione pure lui.
- “Vengo! Ecco vengo!” disse ad alta voce
- “Si, riempimi tutto. Dai! Dai, vieni!”
Un attimo dopo lo vide spostarsi e, quasi contemporaneamente Lucio si girò e... lo vide.
Preso in contropiede, non riuscì a nascondersi. Lo sguardo dell'anziano dipendente era tra lo stupito e lo spaventato, e rimase come pietrificato, sempre appoggiato, a culo all'aria, sugli scatoloni, a fissarlo. Anche Marco si girò dicendo un “Oh Dio!” prima di piegarsi in avanti per prendere i suoi vestiti che non riuscì a trovare.
Lorenzo si riprese in pochi istanti e si mise immediatamente ad interpretare il ruolo del capo magazzino. Si sporse dal ballatoio verso i due: “Bene, bene... Quindi qui si scopa durante il lavoro”. Non aggiunse altro ma prese la scala a chiocciola e scese. Mentre lo faceva Marco aveva afferrato un paio di pantaloni e se li teneva stretti davanti al sesso mentre Lucio si era messo in piedi e restava immobile, come inerte, con le mani lungo i fianchi e senza neanche cercare di coprirsi.
“E così qui si scopa. Ma pensate che questo sia un bordello? Che qui si può fare il cazzo che si vuole? Adesso si scopa in magazzino? Così... come se fosse la cosa più normale del mondo? Si viene qui e ci si scopa? Ma che cazzo pensavate di fare?”
I due erano basiti. Si avvicinò al più giovane e gli strappò dalle mani i pantaloni, gettandoli lontano e quindi si sedette su uno scatolone davanti a loro.
- “Da quanto va avanti questa porcata?”
Con un filo di voce Lucio sussurrò: “Da sempre”.
- “Che cazzo vuol dire da sempre?” urlò. “Lui è qui da neanche due mesi! Che cazzo vuol dire da sempre?”
- “Lo... lo ho fatto anche con altri.”
- “E lui? Arriva e subito dopo te lo scopi?”
Entrambi, con lo sguardo basso, rimasero zitti.
- “Ma vi rendete conto, cazzo! E adesso cosa devo fare? Cosa devo dire al padrone?”
Lucio si abbassò davanti a lui e prendendogli le mani cominciando a supplicarlo di non farlo licenziarlo: “faccio tutto quello che vuoi... straordinari... non faccio le ferie... vengo prima... vengo quando vuoi... ti prego! Non mi rovinare... Cosa faccio alla mia età...”.
Anche il ragazzo fece la stessa scena e lui fu preso alla sprovvista da questa reazione che non si aspettava minimamente.
Si alzò bruscamente: - “Basta, finitela” replicò in malo modo e aggiunse “vestitevi e andiamo in ufficio”.
Cinque minuti dopo erano in piedi davanti alla sua scrivania.
- “Ma proprio tu, Lucio. Ma sono più di trent'anni che lavori qui. Hai iniziato quando c'era ancora il vecchio padrone. E hai sempre fatto questo! E tu, sei appena arrivato e ti metti a fare il porco. Ma cosa pensavate di fare?”
Lucio abbassò la testa e riprese a supplicare: “qualsiasi cosa, fammi quello che vuoi ma non rovinarmi. Faccio quello che vuoi, qualsiasi cosa. Ti faccio di tutto, ma non farmi licenziare”. Adesso gli aveva preso anche le mani e continuava a piagnucolare “qualsiasi cosa...”
- “Qualsiasi cosa!”
- “Si, di tutto, lavoro di più...”
- “Ma questo non mi interessa affatto” replicò duro.
- “Dimmi tu, dimmi cosa devo fare. Me lo dici e io lo faccio. Ti prego. Dimmi”.
- “Sei sicuro?”
- “Sicuro, dimmi, dimmi...”
- “Adesso andate. Intanto ci penso, poi vi chiamo”. Non aggiunse altro e con decisione li congedò, mostrandosi particolarmente gelido nei loro confronti.
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