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Lui & Lei

PER POI SPINGERLO NEL BUCHINO...


di RedTales
08.03.2015    |    26.092    |    2 8.7
"Si fece annunciare e, dopo un po' che era entrato nell'ufficio, chiamarono anche lei..."
Era passato un po' di tempo e Lucia aveva fatto carriera. Ora era lei la segretaria del capo. Il suo ufficio era grande e spazioso, proprio davanti al suo. E anche il lavoro era... diminuito. In compenso le capitava spesso qualche incontro particolare. Dalle scopate in ufficio, si era passati a qualche incontro a casa di lui, a dei week end a sua “disposizione”, agli incontri a tre, lei e due uomini, a delle e vere e proprie gang band dove lui invitava anche sei maschi. Maschi che lei doveva soddisfare in ogni senso e in ogni modo. Ci era sempre stata. Aveva accettato tutto come piacevoli esperienze. In fondo era quello che aveva desiderato la prima volta, quando aveva cercato, a tutti i costi, del sesso. Be, ne aveva avuto e...
in gran quantità e nei più svariati modi. E la cosa le era proprio piaciuta. Al punto di chiedersi spesso come aveva potuto vivere, fino ad allora, senza tutto quel... movimento.
Questa volta però il dott. Vertrami. Le aveva chiesto qualcosa che andava oltre. Avrebbe dovuto darsi al vicepresidente. Per fare un piacere a lui che ne avrebbe, certamente, tratto dei vantaggi. Gli stessi, aveva sottolineato, che avrebbe avuto lei. Era veramente indecisa sul da farsi. Messa così, si sentiva veramente una puttana, non solo a parole. Quell'uomo aveva più di settant'anni. Quasi il triplo dei suoi!. E poi cosa avrebbe voluto fare con lei? E... quali erano i vantaggi? Quando lui arrivò, entrarono insieme nel suo ufficio e lei gli pose tutti questi dubbi. Ci fu una risposta per tutto. E le risposte la convinsero a dire di si. Si accordarono bene per il giorno in cui sarebbe venuto li in ufficio. E quel giorno arrivò presto.
Il vicepresidente era un anziano signore particolarmente curato nell'aspetto, asciutto e fisicamente in forma per la sua età. Si fece annunciare e, dopo un po' che era entrato nell'ufficio, chiamarono anche lei. Federico sorrideva mentre ascoltava l'altro uomo che iniziò subito a parlare: “cara signorina, senza tanti giri di parole, a cui non sono abituato, il dott. Vertrami mi ha informato della sua disponibilità, diciamo così, a dedicarsi anche ad attività non propriamente legate alle mansioni che svolge in questo ufficio. Dico bene?”
“Si”.
“Lei mi conferma che il tutto si svolgerà nella più completa discrezione?”
“Si”.
“Bene. Quindi, per parlare ancora più chiaro, se ho qualche voglia da soddisfare, lei è disponibile, indipendentemente da cosa potrei chiederle?”
“Si”.
“Sa che mi piace? Chiara, di poche parole, convinta. Mi piace proprio. E' esattamente come mi è stata descritta. Ancora una cosa. Le informazioni, e glielo dico per esperienza, sono fondamentali, ma ancora di più lo è il verificare la loro reale fondatezza. E' d'accordo?”
“Si”.
“Allora, se non le dispiace vorrei verificare con i miei occhi e toccare con mano le sue qualità. Signorina, si spogli”.
“Si”.
Restando immobile dove era, si sbottonò e tolse la giacca e la appoggiò sul divano alle sue spalle. Aprì la lampo della gonna e la fece scivolare ai piedi per poi prenderla con gesto delicato e appoggiarla sulla giacca. Sbottonò lentamente la camicetta, allungando lo sguardo sull'uomo che la stava mangiando con gli occhi, e poi la sfilò. Restò in reggiseno, reggicalze, calze e tanga.
L'uomo la guardava, potremmo dire, con avidità. Slacciò una calza e, sedendosi sulla sedia, la tolse. Fece lo stesso con l'altra. Quindi scoprì il seno e, infine, alzandosi nuovamente, si liberò pure del reggicalze e pure del tanga. Fece tutto con naturalezza, sistemandosi, ogni tanto i capelli che, con i movimenti, le finivano sul viso. Adesso era nuda davanti a quei due uomini che la divoravano con uno sguardo avido e lei se ne rendeva perfettamente conto.
“Che spettacolo, signorina. E che naturalezza. Lei non lo sa, ma io adoro le donne con i tailleur scuri e i reggicalze”.
In realtà il dott. Vertrami sapeva benissimo ciò, ed era per questo che aveva fatto vestire Lucia in quel modo comperandole il giorno prima proprio questi vestiti. Si avvicinò e le toccò il seno, palpandolo con attenzione. Si soffermò sul capezzolo, titillandolo tra indice e pollice. In un attimo si inturgidì.
“Bene, proprio perfetta. Magari è già bagnata?”
“Si”.
La guardò perdendo un po' quell'espressione distaccata che aveva e fissandola le infilò due dita tra le grandi labbra.
“Ancora più sorprendente. Una vera cagna in calore”. Disse guardando il direttore. “E' proprio vero che è un animale da sesso. E' completamente bagnata. Sta sgocciolando anche lungo le cosce. E non le ho fatto praticamente niente”.
Passò e ripassò la mano per poi infilarle un dito dentro. Lei fece un respiro profondo che il vecchio sembrò apprezzare. Tolse quindi il dito e, girandole intorno, lo fece scorrere tra le natiche per poi spingerlo con forza nel culo. Vi entrò subito. Lo sfilò e glielo mise davanti al viso: “fammi vedere cosa sai fare con la bocca”.
Lei cominciò a leccarlo e poi a succhiarlo. Con voluttà.
“Maiala. Sei proprio una maiala. Mi piaci sempre di più. Fai proprio al caso mio. E' perfetta. Domani la fai venire da me. Mandala con l'autista. E' stato un piacere”. Si girò ed uscì dall'ufficio. Senza salutare.
“E' fatta” disse lui.
“Tutto qui” aggiunse lei.
“Ma dai sciocchina, domani vai a casa sua e ti scopa. Non sai neanche quanto è difficile di gusti
il dott. Strasenti. Mica prende la prima troia che trova. Devono essere perfette. Il vestito, poi, è stata la goccia che ha colmato il bicchiere”.
Allungò una mano sul quel bel sedere sodo che aveva li davanti e sussurrò: “dai girati, che me lo hai fatto venire duro”.
Lei, obbediente, si mise sullo schienale del divano, aprì bene le gambe, con le mani divaricò le chiappe e le lubrificò un po' con i suoi umori e offrì il suo buchino al grosso cazzo del direttore. Lui la penetrò, senza tanti complimenti. Ogni volta che la grossa cappella la allargava sentiva una fitta, che poi spariva appena scivolava dentro e cominciava il pompaggio. Di sicuro non provava alcun piacere. Come tante altre volte fu una scopata rapida. Quando era in ufficio lui faceva quasi sempre così. Giusto per il piacere di venirle in pancia. Pochi colpi ben dati, una scarica di sperma nell'intestino, una bella pulita al membro nella bocca di lei e via, pronti per il lavoro. Lui le chiamava piccole pause di piacere. La scopava sempre nel culo perché diceva che era più stretto della fichetta e quindi se lo sentiva stretto stretto e gli piaceva di più. A volte potevano anche essere tre in un giorno. Anche lui era... sempre pronto!
Come le altre volte lei andò in bagno a pulirsi e a rivestirsi e riprese il suo posto nell'ufficio.
Chissà cosa sarebbe successo domani..

Avevo già pubblicato il racconto in un altro profilo che non esiste più e lo ripropongo qui dove sto inserendo tutte le storie che ho scritto..
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