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Gay & Bisex

UN CULO E UNA VITA PIENA DI CAZZI


di RedTales
25.04.2021    |    18.891    |    1 9.7
"Dopo un po’ il ragazzo coinvolse in questi giochi spregiudicati anche qualche suo amico, uno in particolare che tutte le mattine poteva avere la casa libera..."
Augusto lo avevo incontrato in Istria: ci fu subito una buona intesa tra di noi, rafforzata dalla scoperta di essere coetanei, di avere interessi in comune e di adorare entrambi il cazzo. Passammo così una spensierata serata piena di musica e risate e un’intensa nottata nella sua camera. Facemmo del buon sesso dandoci appuntamento per il giorno dopo ma, come capita spesso in questi casi, non ci incontrammo più.
Un giorno, sette anni dopo, ricevetti una chiamata e, incredibilmente, proprio di Augusto. Mi disse che aveva conservato il numero e che si era trasferito dalle mie parti. Mi fece piacere sentirlo e scoprire come anche lui ricordava benissimo la serata passata assieme. Aveva voglia di vedermi: “sempre che la cosa non ti crei casini… allora dicevi di essere single...”
Nessun problema, anzi, proprio da qualche mese non vedevo più una persona che era stata presente nella mia vita per parecchi anni. Quindi, in questo periodo di... “vacche magre”, la sua telefonata mi fece davvero piacere e concordammo subito di vederci. Purtroppo, non potendolo fare in qualche locale causa Covid, lo invitai da me.
“Ti va bene alle quattro?”
“Perfetto.”
Arrivò in leggero anticipo e nonostante il tempo passato e la sessantina abbondante, era in perfetta forma e ci mettemmo subito a parlare come se ci fossimo lasciati il giorno prima.
Inutile girarci tanto attorno… dopo un’oretta di chiacchiere finimmo nuovamente a letto e, anche questa volta ci saziammo con un infinito sessantanove. Ci svuotammo letteralmente fino all’ultima goccia nelle rispettive bocche godendo alla grande. Riuscì a farmi avere tre orgasmi e, sinceramente, mi chiedo ancora oggi come possa esserci riuscito.
Io mi fermai a due. Il terzo alzabandiera non riuscii proprio farglielo fare.
Alla fine, spossati ma felici ce ne restammo accoccolati vicini con quel torpore che, almeno a me, capita dopo aver fatto del sesso intenso e prolungato.
Iniziammo a chiacchierare saltando di palo in frasca continuando a far scorrere piacevolmente le mani sui nostri corpi e fu durante questo intimo e sincero incontro che Augusto mi raccontò la sua vita. Ne rimasi colpito e, adesso che ci vediamo spesso, dopo aver letto parecchi dei miei racconti, mi ha concesso di scriverla.

Augusto venne alla luce alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso in una cittadina di provincia ed ebbe un’infanzia come quella di tutti i suoi coetanei. Scoprì, se possiamo definirlo così, il sesso alla fine della seconda media, durante l’estate quando, con alcuni coetanei, iniziò ad appartarsi in zone “tranquille” per sfogliare dei giornaletti porno “tanto in voga a quei tempi”. Lui era un ragazzino alto e magro. Superava già il metro e settanta ed era il più alto del gruppo tanto che era facile dargli qualche anno in più di quelli che aveva.
Come capita spesso in questi casi, le foto produssero una bella eccitazione nei maschietti che, dopo alcuni di quegli incontri, spinti dal solito ragazzo più disinvolto, iniziarono ad aprirsi i pantaloni e a masturbarsi in compagnia.
E fu proprio in una di queste “festicciole” che Augusto si accorse che lo eccitava assai di più guardare gli uccelli dei suoi amici che le inculate della Cicciolina. Non aveva occhi che per quei giovani cazzi che scorrevano nelle mani dei suoi vicini. E quando uno di loro iniziava a sborrare il piacere era tale che nel giro di poco lo faceva anche lui.
Tutto continuò così a lungo fin quando Mario non se ne venne fuori con un lapidario: “ma tu ti seghi guardando le foto o guardando i nostri cazzi?”
Per Augusto fu un momento di grande imbarazzo e il rossore che lo avvolse assieme al repentino ammosciamento e all’assoluta mancanza di risposte non fece che confermare quell’affermazione. Si sa come sanno essere crudeli i ragazzini e, in quel momento, lo dimostrarono schernendolo e accusandolo di essere “un finocchio” e Mario andò oltre. Si mise proprio davanti a lui e senza giri di parole lo invitò: “visto che ti piacciono tanto i piselli prendi il mio e fammi una sega.”
Appena pronunciò questa frase le risate e gli insulti cessarono e gli altri tre ragazzi si immobilizzarono, smettendo anche di masturbarsi.
In un incredibile silenzio passarono alcune interminabili manciate di secondi fin quando Augusto non allungò una mano e afferrò con le lunghe e affusolate dita il sesso che gli veniva offerto iniziando a masturbarlo. Tutti i ragazzi restarono quasi increduli finché proprio Mario non se ne uscì con un: “fammela bene. Voglio sborrare alla grande.”
Anche gli altri ripresero a segarsi smettendo però di guardare il giornale per fissare quella mano che si muoveva velocemente.
Per Augusto fu una sensazione stranissima ma, al tempo stesso, quasi dimenticato l’imbarazzo, piacevolissima. Gli piacque molto stringere quel duro bastone caldo e pulsante tra le dita e non riuscì a spostare lo sguardo dalla rossa cappella che spariva e ricompariva nel suo pugno. Ci mise poco per farlo schizzare e si sporcò anche la mano.
Anche Mario fu contento e pure gli spettatori ammisero di aver gradito. Nessuno non canzonò o derise più Augusto anche se da quella volta fu sempre lui a darsi da fare con la mano sui cazzi dei suoi amici.
La cosa continuò a lungo in gran segreto fin quando fu proprio Mario a portare ad un loro incontro suo fratello Jerry, uno spavaldo sedicenne decisamente sbruffone ed arrogante. In ogni caso, superato il primo momento di incertezza per quella nuova presenza l’incontro si svolse come sempre, con l’unica eccezione che Augusto si trovò a fare una sega anche a quel nuovo cazzo assai più peloso degli altri. E tutto quel pelo gli piacque enormemente: “perché a me non cresceva ancora alcun pelo, nemmeno sulle gambe. Ero completamente glabro, a parte una inconsistente e rada peluria bionda, e quando vedevo i miei coetanei con le gambe pelose ne ero proprio invidioso. Pensavo che dipendesse dal fatto che ero cresciuto molto...”
Già il giorno dopo Jerry gli chiese se voleva fare un giro in moto e Augusto, ben felice della cosa, salì in sella e si fece scorrazzare in giro per la cittadina. Ovviamente ad un certo punto Jerry, imboccata una stradina di campagna si fermò chiedendo al nuovo amico… una bella sega. Augusto, ben contento della cosa, la fece, sentendosi persino felice per tutti i complimenti che si sentì fare per la sua abilità… con la mano. Quando lo riportò indietro non trovò nulla di strano che gli chiedesse di incontrarlo da solo, “senza tutti quei ragazzini tra le palle”, anche il giorno dopo e se ne andò ben felice e certo di poter maneggiare quel bel cazzo peloso anche il giorno dopo.
Anche al nuovo appuntamento Jerry lo fece salire sulla sua moto ma questa volta raggiunse un vecchio edificio abbandonato all’esterno del quale erano parcheggiati altri motorini.
Vedendo Augusto un po’ perplesso, con l’arroganza che lo distingueva gli comunicò cosa aveva intenzione di fargli fare: “ci sono alcuni miei amici. Gli ho detto cosa fai e… volevano provare.”
Ovviamente diede per scontato che il suo giovane amico… lo facesse. Infatti fu così.
Entrati vide tre ragazzotti più o meno dell’età di Jerry che, senza tanti preamboli gli si fecero attorno sbottonandosi i pantaloni e sventolando i loro cazzi. Nel vederli ad Augusto brillarono gli occhi perché li trovò bellissimi e, senza che nessuno dicesse nulla, ne afferrò due iniziando a fare quello che aveva imparato.
“Erano pelosissimi e la cosa me lo fece tirare subito. Non ricordo le loro facce ma i loro cazzi si...”
Andò avanti così per un po’ fin quando, sempre Jerry, disse: “adesso che li abbiamo duri potresti provare con la bocca. Mi piace di più con la bocca!”
Augusto si fermò spiazzato perché non aveva minimamente immaginato di sentire una simile richiesta e rimase indeciso e pensieroso fin quando uno non gli sventolò davanti al naso la pagina di un giornaletto dove un’avvenente tettona aveva infilato dentro la bocca quasi tutto un cazzo.
“Una cosa così. Dai, comincia!”
Guardò e riguardò l’immagine e poi appoggiò le labbra chiuse sulla cappella di Jerry.
“Vederla a così pochi centimetri da me mi eccitò. Era calda e morbida e quasi subito la feci scorrere tra le labbra per qualche centimetro. Jerry mi disse che era proprio così che dovevo fare. Quindi cominciai a muovere la testa stringendo il glande tra le labbra e fui sommerso dai complimenti di quei ragazzi. Quello fu il mio primo bocchino. Lo ricordo benissimo, come se lo avessi fatto oggi. E sono passati più di cinquant’anni...”
Continuò a muovere la testa fin quando non si ritrovò il primo schizzo in bocca.
“Rimasi basito. Non mi aspettavo che venisse, forse non avevo nemmeno pensato che potesse farlo. Ero concentrato sulle sensazioni che provavo… con gli occhi persi dentro tutto quel pelo che continuava a venire verso di me e poi ad allontanarsi. Era riccio e profumava di ragazzo. Quello strano gusto che mi trovai all’improvviso in bocca mi colse davvero di sorpresa. Mi tirai indietro di colpo e mi misi a sputare tutto. Ebbi anche dei conati di vomito e sputai tanta saliva. Mi ritrovai con le lacrime agli occhi ed uno strano gusto in bocca. I ragazzi ridevano… Mi ripresi subito e provai un senso di vergogna ma non ebbi il tempo di realizzare bene la cosa perché vidi subito un altro cazzo davanti alla bocca. Ricordo che mi asciugai con il polso prima le lacrime e poi le labbra e quindi mi tuffai su quel nuovo bastone. Li sbocchinai tutti ma non ricordo bene come andarono le cose. Di sicuro da quel giorno iniziai ad usare anche la bocca. Anzi, quasi sempre la bocca...”
Augusto cominciò così a frequentare sia i suoi amici che questo nuovo gruppetto di sedicenni motorizzati. Con i primi continuava ad usare le mani, con i secondi… la bocca.
“Li vedevo grandissimi anche se avevano si e no quattro anni più di me. E le loro moto mi piacevano tantissimo… soprattutto quando mi portavano in giro. Mi sentivo grande.”
La cosa andò avanti fino all’autunno, anche se gli incontri con i più piccoli divennero quasi sporadici e pure quelli con gli altri si dilatarono nel tempo: un po’ per l’inizio della scuola ma anche per il clima inclemente.
Un bellissimo pomeriggio quasi primaverile di inizio novembre Jerry passò a prenderlo con la macchina di Daniele, un suo amico che aveva preso la patente da poco. Non gli sembrò vero di poter andare in giro in macchina ma si stupì quando la corsa finì proprio davanti all’edificio abbandonato anche se ci mise poco a capire cosa sarebbe successo. In ogni caso si sentì assai importante di incontrare un nuovo ragazzo ancora più grande rispetto agli altri che gli sembrò quasi un uomo.
“Ricordo che faceva fresco e che quel ragazzo mi metteva un po’ di soggezione. Gli diedi perfino del lei. Lo vedevo molto più grande di me o di Jerry. Aveva anche la barba e poi aveva la macchina… Fu Jerry a prendere l’iniziativa e mi chiese di spogliarmi nudo. Trasalii. Non lo avevo mai fatto e indugiai, anche se tutti e due si misero ad insistere. Tergiversai per qualche minuto poi cedetti alle loro insistenze e mi tolsi tutto. Daniele pretese che mi levassi anche le scarpe e le calze. Mi ritrovai completamente nudo davanti a loro e provai un profondo imbarazzo. Ricordo benissimo che mi vergognavo moltissimo e provai a coprirmi il sesso con tutte e due le mani. Il più grande mi osservò con attenzione girandomi intorno e quindi iniziò a toccarmi dappertutto. Era la prima volta che qualcuno mi accarezzava. Mentre lo faceva il maggior imbarazzo me lo procurò l’erezione che mi era venuta e che non sapevo come nascondere. Daniele mi chiese più volte se mi piaceva essere toccato e farmi vedere nudo. Non so cosa gli risposi ma lui continuò mentre Jerry rimase in disparte a guardare. Ad un certo punto, vedendo che il mio cazzo vibrava, lo afferrò con la mano e cominciò a masturbarmi. Non lo aveva fatto mai nessuno e provai delle sensazioni fortissime. Così intense che comincia a fremere. Non riuscivo a stare fermo e a controllare il mio corpo. Continuò e continuò. Vedevo l’eccitazione nei suoi occhi mentre si passava la lingua sulle labbra. Non so per quanto continuò ma alla fine mi accorsi che stavo per esplodere e lo schizzo partì dalla punta del mio pene improvvisa e potente. Forse gridai. Ricordo che mi chiese se mi era piaciuto e la mia testa continuò a fare di sì muovendosi in su e in giù. Comunque mi lasciò giusto il tempo di riprendermi e poi mi offrì il suo cazzo, già pronto. Mi ordinò di succhiarlo. Lo feci assai volentieri e cercai di farlo al meglio che potevo. Provai un senso di gratitudine per quello che mi aveva fatto e cercai di ricambiare.”
Quel pomeriggio andò come tutti gli altri: Augusto fece due lunghissimi pompini e, come era ormai abituato, lasciò che entrambi gli schizzassero in bocca per poi sputare.
A quell’incontro con un ragazzo assai più grande di lui ne seguirono diversi altri, quasi sempre con Daniele che passava a prenderlo in macchina e si appartava da solo con lui. Dopo un po’ il ragazzo coinvolse in questi giochi spregiudicati anche qualche suo amico, uno in particolare che tutte le mattine poteva avere la casa libera.
Fu così che una mattina mentre stava andando a scuola Daniele lo fermò e lo convinse ad andare con lui. Augusto lo fece volentieri sia perché fare quelle cose lo faceva sentire grande ma anche perché continuava a provare un piacere enorme quando poteva guardare, toccare o succhiare un cazzo. Era come se ci fosse una forza sconosciuta che lo spingeva a fare tutto ciò, senza dimenticare che provava sempre una gran soddisfazione nel farlo. Lungo la strada però ebbe la sensazione di sentirsi nel posto sbagliato perché a quell’ora avrebbe dovuto trovarsi a scuola. Ma sparì presto.
Arrivati davanti ad un condominio della prima periferia parcheggiarono e salirono al quarto piano dove li accolse Gianluca: non lo aveva mai incontrato. Gli apparve subito simpatico, forse perché iniziò a scherzare sul motivo della loro visita ma, dopo i primi convenevoli, Daniele volle passare all’azione e, come era solito fare quando era possibile, gli ordinò di spogliarsi. Ormai lo aveva fatto parecchie volte e la presenza di quello sconosciuto non lo mise in imbarazzo anche perché aveva scoperto che farsi vedere nudo ed avere gli occhi addosso lo eccitava.
Ci mise un attimo a togliersi tutto accorgendosi subito come l’appartamento fosse bello caldo e come Gianluca lo stesse divorando con gli occhi.
Anche quella volta cominciò con il toccare e poi leccare e infine succhiare i due ragazzi ma si accorse ben presto che Gianluca era molto interessato al suo culo: continuò ad accarezzarlo, strizzarlo, allargarlo fin quando non gli infilò dentro un dito facendolo trasalire.
“Mi fermai di colpo e mi tolsi il cazzo di Daniele dalla bocca e gli gridai che cosa stava facendo. Con grande calma mi rispose che mi aveva messo un dito nel culo aggiungendo se… mi piacesse. Nei giornaletti avevo visto tante foto di ragazze inculate ma… mai dei ragazzi e la cosa mi lasciò di stucco perché non avevo nemmeno immaginato che fosse possibile farlo. Pensa quanto ero ancora ingenuo nonostante spompinassi già da qualche mese parecchi cazzi. Comunque gli chiesi di togliere il dito ma, invece di farlo, iniziò a muoverlo e mi chiese nuovamente se mi piacesse. Provai a spostarmi ma i due mi presero di peso e mi buttarono sul divano a pancia in giù e dopo avermi spalmato qualcosa tra le chiappe, nonostante provassi a dir loro di non farlo, Gianluca mise nuovamente il dito dentro. Lo spinse in fondo. Sentii una stana ma piacevole sensazione e rimasi in attesa di capire cosa stessi provando. Già dopo pochi movimenti della mano mi resi conto che era bello e cominciai a rilassarmi. Quasi subito mi venne un’erezione. Continuò così a lungo facendomi proprio godere e Daniele, vedendomi così tranquillo mi si sedette davanti offrendomi il cazzo che infilai subito in bocca.”
Quella situazione durò ancora un po’ fin quando Gianluca ritenne di averlo allargato abbastanza e decise che era giunto il momento di sostituire le dita con il suo pene. Lo portarono sul letto e lo fecero sdraiare sempre a pancia in giù.
“Anche se non me lo dissero, capii cosa volevano fare e non mi opposi. Con le dita mi era piaciuto tanto ed ormai ero curioso di sapere. Mi sembrò di essere un bimbo davanti ad una giostra sulla quale non ero ancora salito: la vedevo, sapevo come funzionava e volevo assolutamente provarla. Gianluca nel frattempo si era spogliato e vedendolo così peloso ne fui contento. Aveva perfino i peli sul petto e sulla pancia! Mi spalmò ancora qualcosa proprio lì e poi mi venne sopra. Un attimo dopo provai la stessa sensazione delle dita: era entrato. Non ricordo alcun dolore ma solo il suo peso sopra di me e le esclamazioni di Daniele che sembrava meravigliato perché mi stesse inculando.”
Filò tutto liscio: nessun fastidio, nessun dolore e nessun lamento. Gianluca prese un buon ritmo e continuò fin quando non gli sborrò dentro.
“Mi disse subito che era felice di avermi sverginato il culo e che ero stato bravo e che adesso che avevo imparato come fare mi sarei divertito ancora di più con i miei amichetti...”
Ovviamente dopo Gianluca anche Daniele lo sodomizzò con gioia.
Quello fu “il battesimo anale” per Augusto che, nonostante la giovane età, trovò la penetrazione assai piacevole.
Da quel giorno, soprattutto i ragazzi più grandi, cominciarono a scoparlo e la voce che Augusto era uno che faceva tutto a tutti si sparse a macchia d’olio. Augusto continuò a concedersi a tutti con gioia fin quando, una mattina, quasi all’alba, non si presentarono a casa sua i Carabinieri con i Servizi Sociali.
Lo presero e, in un clima di caos totale, lo portarono via dai suoi genitori.
Rimase chiuso in una specie di collegio fino al compimento dei diciotto anni.
Passato lo choc e lo sconcerto si adattò alla nuova vita, scoprendo che anche lì poteva continuare a fare quello che faceva nella sua cittadina: ricominciò a spogliarsi, a succhiare e a farsi sodomizzare da altri ospiti senza che nessuno se ne accorgesse: “o, come dico io, senza che nessuno volesse accorgersene. In pratica se nessuno si faceva male, lasciavano che facessimo quello che ci piaceva. E se a me piaceva prenderlo nel culo… andava benissimo, bastava solo che restasse un segreto. Raggiunti i diciotto anni e con in tasca un diploma di un corso professionale ritornai a casa di mia madre ma ci restai per poco. Andai a convivere con un uomo molto più grande di me. Ci rimasi per alcuni anni poi lo lascia per un altro ma con questo durò poco. Fortunatamente trovai un lavoro fisso e, potendo guadagnare, trovai un appartamentino tutto per me. Passai degli anni spensierati e bellissimi pieni di sesso. Non trovai più un compagno “giusto” ma tanti amanti che cambiavo a piacere quando mi stufavo di loro. Ovviamente superati i quaranta la scelta iniziò a diminuire e, raggiunti i cinquanta, cominciai a condividere un percorso di vita con una sola persona, anche se ognuno se ne stava a casa sua. Di tanto in tanto ci concedevamo anche qualche “scappatella” come quando ti avevo conosciuto in Istria. Purtroppo da alcuni mesi ci lasciamo lasciati e così mi sono ricordato del nostro incontro che, allora, mi era sembrato speciale e mi è venuta voglia di sentirti. Direi che è andata bene...”

Restò a dormire da me e, alla mattina, ci trovammo entrambi nuovamente vogliosi e ci mettemmo a giocare con i nostri corpi. Dopo i preliminari Augusto mi chiese se mi andava di metterglielo nel culo e, anche se non mi attirava più di tanto, vedendolo così desideroso di prenderlo e sapendo quanto la cosa gli piacesse, lo accontentai. L’esperienza non fu malvagia come sensazione, anzi mi intrigò parecchio, forse perché era da tanto che non lo facevo.
Poiché continuiamo a vederci, ormai so che una “passatina” dietro la vuole e… non gliela faccio mancare purché poi mi lasci succhiare il suo cazzo fino a sazietà…. Ci troviamo bene e ormai ci vediamo molto spesso. Per ora facciamo quasi solo del buon sesso anche se a volte ci cuciniamo qualcosa o vediamo dei film. Stiamo aspettando che riaprano i ristoranti per poter andare a festeggiare in allegria l’esserci ritrovati. In conclusione direi che è proprio nata una bella amicizia e forse anche qualcosa di più… vero Augusto?
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