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FELICE E SOTTOMESSO


di RedTales
27.10.2016    |    21.268    |    3 9.7
"Non che gli dispiacesse esaudire le voglie dei suoi partner, ma mi confidò che gli sarebbe piaciuto anche dover ubbidire ad altre richieste come aiutarli a..."
Casualmente, grazie ad uno dei soliti annunci, ho incontrato un ragazzo assai disponibile e decisamente sottomesso. Quello che gli interessava e che cercava era un uomo più grande di lui e il suo sogno era di soddisfare ogni sua richiesta. Accettò di incontrarmi in un parco e mi confidò subito che si eccitava tantissimo nel sentirsi comandare e nell'obbedire. Questa era la sua fantasia. Sebastian, voleva che lo chiamassi così, era un bel ragazzo, decisamente educato, colto e ben vestito. Ci tenne a precisare che lo faceva solo per divertirsi e che non era assolutamente un mercenario. Ma questo me lo aveva detto già nei primi contatti tramite mail. Ci trovammo bene da subito e mi raccontò che il sentirsi “al guinzaglio” di qualcuno era il suo vero desiderio e che intendeva questo in modo molto amplio ma che finora aveva trovato solo persone che limitavano questa sua disponibilità quasi esclusivamente in ambito sessuale. Non che gli dispiacesse esaudire le voglie dei suoi partner, ma mi confidò che gli sarebbe piaciuto anche dover ubbidire ad altre richieste come aiutarli a lavarsi, andare a prendere un giornale, fare le pulizie di casa o quant'altro. Era così solare nel suo raccontare che mi piacque subito. Dal parco passeggiammo fino alla mia macchina e quindi raggiungemmo un pub dove continuammo amabilmente la nostra conoscenza. Anche lui non cercava un morso e via e gli sarebbe piaciuto instaurare un rapporto continuativo, anche se saltuario, ma solo con il maschio “giusto”. Nel tardo pomeriggio eravamo già a casa mia e, dopo averlo fatto spogliare, ammirando il suo splendido fisico, decisi di metterlo subito alla prova e, disteso sul divano con la testa appoggiata sulle mie gambe, mentre gli accarezzavo quell'incredibile cazzo che si ritrovava tra le gambe, gli chiesi di raccontarmi la sua prima volta. “Bene e con tanti dettagli...” Iniziò parlandomi di una palestra dove lui si allenava.
Quel giorno il suo preparatore lo aveva fatto lavorare fino alla chiusura della palestra. Ormai erano rimasti solo loro due e, tra un urlo e un'incitazione si era fatto tardi. La voce del gestore arrivò imperterrita, dovevano fermarsi perché stava chiudendo. Bene, quel tormento era finito, ora poteva andarsene a casa. Non soddisfatto, l'uomo gli gridò di farsi assolutamente la doccia. Lui non ne aveva molta voglia. Solitamente si infilava la tuta e poiché abitava vicino alla palestra, andava a farsela, con tutta calma, a casa. Raggiunto lo spogliatoio aprì l'armadietto e, guardandosi attorno si rese conto che non c'era più nessuno. Le panche erano vuote e gli armadietti ben chiusi. No, la doccia se la sarebbe fatta a casa. Fece per prendere la tuta ma poi, ripensando a quante gliene aveva dette oggi e non volendo sentirsene altre decise di accontentarlo. Tanto non c'era più nessuno e quindi poteva stare tranquillo. Si sfilò la maglietta zuppa di sudore, lasciò cadere i pantaloncini e, dopo aver preso dalla sacca l'asciugamani, si tolse anche gli slip. Poco dopo era sotto la doccia. L'acqua era della temperatura giusta. Proprio mentre si godeva quel relax, con la coda dell'occhio intravvide qualcuno entrare. Pensò subito a quel rompipalle che era venuto a controllarlo, ma non era così. Era un ragazzo ben più grande di lui che, con un cenno di saluto, si infilò al suo fianco. Per un attimo restò seccato di quella presenza inattesa e si girò in modo da dargli le spalle. Però non riuscì a resistere e, cercando di essere disinvolto, girò la testa per guardarlo meglio. Era molto più grande di lui, decisamente peloso ma con un bel fisico. Poi lo sguardo scese per osservarlo anche li. Si, era proprio un bel ragazzo. Come sollevò gli occhi incrociò quello del nuovo arrivato. Si sentì in imbarazzo perché sicuramente si era accorto dove lo stava guardando. Pensò che era il momento di uscire e, goffamente chiuse l'acqua. Come si girò per andarsene lo guardò nuovamente. Anche il suo vicino aveva lo sguardo basso. Adesso si sentì lui in imbarazzo. Fece un mezzo passo ma l'altro, con gesto rapido, gli afferrò il cazzo con la mano. Si bloccò immediatamente e lo fissò. Lui gli sorrise. Non disse e non fece nulla, restò semplicemente fermo. L'altro uscì dal getto dell'acqua mettendosi proprio difronte a lui e… iniziò a muovere la mano. “Che cazzo! Che bel cazzo!” Non rispose. Effettivamente quello era da alcuni anni il suo problema, quello che cercava di nascondere e che fino a quel momento nessuno aveva mai visto. Il suo pene era particolarmente lungo. Non era esagerato, ma a riposo penzolava per una quindicina di centimetri rovesciato in avanti mentre quando gli si induriva sfiorava i venti. Però non era molto grosso e così sembrava ancora più lungo. Se ne era accorto quando aveva tredici anni e, dopo lunghe ricerche online, si era rassegnato a… tenerselo così. Ma, a quell'uomo, sembrava piacere, e tanto! Ormai la mano lo teneva ben saldo e aveva preso un buon ritmo, facendolo salire e diventare duro. Non durissimo, perché non gli diventava mai durissimo, nemmeno quando si masturbava a lungo. Però restava perfettamente dritto, quasi perpendicolare al corpo, facendo notare la sua bella lunghezza. Mentre si lasciava fare pensava a tutte le fantasie che gli erano passate per la mente, ma questa non l'aveva mai immaginata. Si, era da un po' che si immaginava di diventare l'oggetto di interesse di un maschio, ma aveva sognato che accadesse in tutt'altro modo. Ma questo gli stava piacendo moltissimo. Era solo un po' preoccupato per il possibile arrivo del suo preparatore o del proprietario della palestra. “Non ti preoccupare per gli altri due, li ho visti uscire per andare a bere un aperitivo...” Neanche gli avesse letto nel pensiero… Questo lo fece ritornare li con la testa e riprese ad osservare quella mano che si stava dedicando con tanta gentilezza al suo pene. Poi la sua attenzione si spostò un pochino più in la. Anche il cazzo dell'uomo non era più… rilassato. Era bello duro. Lo scrutò con interesse. Era molto dritto, decisamente venoso e grosso. Molto più grosso del suo. La pelle era scivolata ai lati della punta che luccicava. “Ti piace. Ti piace il mio cazzo? Il tuo è bellissimo”. Smise di guardarlo e sollevò gli occhi per incrociare i suoi. Accennò un si con un rapido movimento della testa. E fu proprio in quel momento che non riuscì a trattenere un fremito. Tutto il suo corpo tremò per il piacere che quella mano gli stava dando. Cercò di dissimulare muovendosi sui piedi ma fu certo che l'altro aveva capito. Poco dopo non riuscì a trattenere un mugolio. Cazzo se gli piaceva! Quella mano lo masturbava decisamente meglio di come lo faceva da solo. Riprese a guardarsi. Il suo pisello scorreva su e giù dentro il palmo della mano o forse era il palmo della mano che andava su e giù sul suo pisello… Non riusciva a capirlo ma sentiva sempre più vicino il traguardo. Per un istante ritornò lucido e pensò se dovesse avvisarlo che lui, quando veniva, ne faceva tanta. Ma non riuscì a decidere perché la sentì arrivare. Il primo getto finì proprio sul cazzo dell'uomo, il secondo, gli sgocciolò sulla gamba, il terzo ancora sul pube e ne seguirono altri due con un ultimo schizzo, decisamente in ritardo rispetto agli altri, che salì fino all'ombelico. La mano continuò ancora per un po' a strizzarlo, come per fargli uscire anche l'ultima goccia. “Ne fai tanta di crema. Mi hai inondato...” Effettivamente l'altro era ben coperto del suo sperma. Gli diede una stretta più forte e poi lasciò la presa. Se fino a quel momento aveva goduto di quell'inaspettata avventura, adesso che era finita pensò che probabilmente avrebbe dovuto fare lui qualcosa e cominciò ad agitarsi. Cosa gli avrebbe chiesto quell'uomo? Cosa avrebbe voluto da lui? Come avrebbe fatto a dirgli che quella era davvero la prima volta e che mai nessuno lo aveva toccate e meno che meno lui aveva toccato qualcuno? Ci avrebbe creduto? Di sicuro no visto come si era lasciato andare e cosa gli aveva lasciato fare e magari per come lo aveva guardato… Si, adesso era davvero preoccupato, ma quell'ansia durò veramente poco perché lo sconosciuto si mise di nuovo sotto l'acqua per ripulirsi e lo ignorò totalmente. Restò a bordo doccia per alcuni minuti poi sentì la voce del suo allenatore che lo chiamava. Si spostò nello spogliatoio dopo essersi coperto con l'asciugamano proprio mentre lui entrò. “Bravo, hai fatto la doccia. Ci vediamo mercoledì. Ora vado.” Non aggiunse altro e mentre stava richiudendo la porta entrò anche il gestore che lo invitò ad uscire. Si vestì in fretta indugiando per aspettare che uscisse dalla doccia quell'uomo ma, sollecitato ancora dall'altro che continuava a dirgli di uscire, si avviò verso l'uscita. Restò un altra decina di minuti davanti alla porta ad aspettarlo, ma non uscì. Le poche luci ancora accese della palestra si spensero e decise di andarsene. Non rivide più quell'uomo nella palestra.
Che dire, il racconto mi eccitò tantissimo come pure il continuo giocherellare con i suoi genitali che, stimolati per la quasi mezz'oretta del racconto, mi esplosero in mano schizzando entrambi. Ne avevo decisamente voglia e questo lo capì pure lui che, docile come un agnellino, appena glielo chiesi, si mise a succhiarmi con abilità l'uccello che ormai era durissimo fin dall'inizio... della doccia.
Quando fui appagato a sufficienza da quella boccuccia, remissivo e disponibile si sistemò nella posizione che gli chiesi e, aperto con due dita il suo buchetto, mi presi la libertà di scoparlo a lungo, considerando anche la mia buona resistenza. Io godevo ma pure lui sembrava assai soddisfatto. Quando ormai sentivo lo schizzo quasi arrivare gli ordinai di spostarsi per prenderlo in bocca e lo fece, regalandomi un finale veramente con i fiocchi perché ci seppe fare sia con la bocca che con le mani. Si, era stato molto appagante e me lo confermò pure Sebastian ma, ricordando i suoi desideri, fu a quel punto che gli chiesi di lavarmi per bene mentre ero nella vasca e, una volta in accappatoio, gli imposi di restare nudo e di preparami uno spuntino con quello che c'era in cucina. Lo fece con gli occhi che brillavano dalla gioia. Ovviamente non persi occasione di chiamarlo svariate volte per portarmi un tovagliolino, per versarmi da bere o solo per toccarlo. Infatti, ogni volta che era a portata delle mie mani non perdevo l'occasione per allungarle su di lui per accarezzarlo o per infilargli un dito in bocca o… nel culo anche se già il solo vedere quella quindicina di centimetri di salamino penzolare e dondolare di qua e di la mentre camminava era già eccitante. Ci congedammo in tarda serata, entrambi felici e certi di rivederci a breve.
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