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Luce che accende l’anima Atto 1


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
05.07.2025    |    134    |    0 9.0
"Chiara, per la prima volta in anni, si sentì viva, il desiderio che si risvegliava come un vulcano..."
Il reparto luci di Leroy Merlin alla Romanina era un mosaico di colori: lampadine che brillavano come stelle cadute, faretti che proiettavano cerchi dorati sul pavimento di linoleum grigio, e il ronzio costante delle luci al neon che riempiva l’aria di un sottofondo elettrico. Chiara, 50 anni, si muoveva tra gli scaffali con la grazia di chi conosce ogni angolo del proprio regno. La sua pelle olivastra rifletteva la luce calda delle lampade da tavolo, e i suoi capelli tinti di un castano scuro intenso le cadevano in onde morbide sulle spalle. Gli occhi scuri, profondi come pozzi senza fondo, nascondevano una malinconia che pochi notavano. La sua figura, bassa ma armoniosa, con una quarta di seno abbondante e fianchi snelli, era forgiata da ore di palestra che le avevano scolpito un sedere sodo, quasi scolpito. Eppure, dentro di sé, Chiara sentiva un vuoto: l’amore non era mai arrivato, e la sua sessualità, un tempo viva, si era assopita come un fuoco sotto la cenere.Lucia, 38 anni, era l’opposto: un’esplosione di energia. Trasferita dalla sede di Padova, si occupava del magazzino e dei resi con una determinazione che mascherava la solitudine di chi si ritrova in una città nuova, senza amici né punti di riferimento. Alta e slanciata, 1.72 di eleganza androgina, con i capelli corti biondo scuro e un seno piccolo, una seconda che non aveva bisogno di essere esibito, Lucia vestiva sempre in modo maschile: jeans aderenti, camicie bianche leggermente sbottonate, e stivaletti di pelle che ticchettavano sul pavimento. La prima volta che vide Chiara, nello spogliatoio del negozio, fu come se il mondo si fosse fermato. Chiara si stava infilando la divisa arancione di Leroy Merlin, il tessuto che scivolava sul suo sedere sodo, una curva magnetica che attirò gli occhi di Lucia come una calamita. Il profumo di Chiara, un misto di vaniglia e muschio, le colpì i sensi, e il suono della zip della divisa che si chiudeva le rimase impresso come una nota di una melodia.Lucia, spaesata nella caotica Roma, trovò in Chiara un’àncora. Le chiese consigli su dove mangiare, come muoversi, e presto le due iniziarono a chiacchierare durante le pause, il profumo di caffè che si mescolava all’odore di vernice fresca del negozio. Un giorno, mentre il sole di fine primavera dipingeva il parcheggio di sfumature dorate, Lucia propose a Chiara di andare insieme all’outlet di Castel Romano. “Non conosco nessuno qui, e tu sembri sapere tutto di Roma,” disse con un sorriso che era un misto di timidezza e audacia. Chiara, sorpresa ma lusingata, accettò, il cuore che batteva un po’ più forte senza che lei capisse perché.All’outlet, il suono delle buste di plastica che frusciavano e la musica pop che usciva dagli altoparlanti dei negozi creavano un’atmosfera vivace. Lucia, con la sua disinvoltura, entrava e usciva dai camerini, provando giacche di pelle e jeans scuri, il suo corpo magro che si muoveva con una grazia quasi felina. Ogni tanto, invitava Chiara a entrare nel camerino con lei, sfiorandola “per caso” mentre si spogliava: la mano che sfiorava il braccio di Chiara, il profumo di agrumi del suo shampoo che si mescolava all’aria. Chiara, intimidita ma curiosa, si lasciava trascinare, il cuore che accelerava ogni volta che gli occhi di Lucia si posavano su di lei. Quando Chiara provava un vestito, un tubino nero che le accarezzava le curve, Lucia la guardava con un’intensità che le fece arrossire, il colore del rossore che si mescolava alla sua pelle olivastra.Il momento decisivo arrivò nel negozio di scarpe. Chiara aveva adocchiato un paio di décolleté nere, eleganti, con un tacco che prometteva di slanciare la sua figura. “Provale,” insistette Lucia, la voce bassa, quasi un sussurro. Quando tornò con la scatola, si inginocchiò davanti a Chiara, seduta su una poltroncina di velluto rosso. Con delicatezza, le sue mani sfilarono i sandali di Chiara, il suono della fibbia che si apriva un piccolo clic nell’aria. Le dita di Lucia, calde e sicure, massaggiarono i piedi di Chiara, sfiorando l’arco plantare con una pressione che era insieme rilassante e carica di tensione. Chiara socchiuse gli occhi, abbandonandosi a quel tocco, il profumo di pelle nuova delle scarpe che si mescolava all’odore di Lucia, un misto di sapone e desiderio. Quando Lucia fece scivolare le décolleté sui piedi di Chiara, la pelle liscia delle scarpe che accarezzava la sua pelle olivastra, Chiara riaprì gli occhi e vide lo sguardo di Lucia: intenso, affamato, ma pieno di una dolcezza che le fece tremare il cuore. “Sono perfette,” disse Lucia, e Chiara, senza pensare, le comprò.Sulla strada del ritorno, il tramonto tingeva il cielo di viola e arancione, e l’odore di benzina e asfalto caldo riempiva l’abitacolo della macchina di Chiara. “Se non hai impegni, perché non vieni da me per un aperitivo? Magari ceniamo insieme,” propose Chiara, la voce incerta ma speranzosa. Lucia sorrise, un lampo di luce nei suoi occhi verdi. “Volentieri,” rispose, e il cuore di Chiara fece un balzo.A casa di Chiara, l’aria era densa del profumo di lavanda di un diffusore e del vino rosso che aveva aperto. La musica di Norah Jones, morbida e sensuale, riempiva il soggiorno, le note di pianoforte che si intrecciavano al crepitio delle candele accese sul tavolo. Lucia, seduta sul divano, osservava Chiara muoversi in cucina, il modo in cui i suoi fianchi si muovevano sotto il vestito leggero, il castano scuro dei suoi capelli che catturava la luce delle candele. “Sai, sei bellissima,” disse Lucia, la voce bassa, mentre si avvicinava a Chiara, che stava versando il vino. Chiara arrossì, il sapore del vino che le scaldava la gola mentre cercava di rispondere. “Non me lo dicono spesso,” mormorò, ma Lucia era già vicina, troppo vicina.“Posso?” chiese Lucia, indicando i piedi di Chiara. Senza aspettare una risposta, si inginocchiò di nuovo, come all’outlet, e iniziò a massaggiarle i piedi, le dita che scivolavano sulla pelle olivastra, morbida e calda. Ogni tocco era un’esplosione di sensazioni, il suono del respiro di Chiara che si faceva più corto, il profumo di vaniglia della sua pelle che si mescolava a quello di Lucia. “Ti piace?” sussurrò Lucia, alzando lo sguardo. Chiara annuì, incapace di parlare, il cuore che batteva forte mentre le mani di Lucia salivano, sfiorando le sue caviglie, poi le cosce, fino a raggiungere il seno. Le dita di Lucia accarezzarono la curva abbondante della quarta di Chiara, il tessuto del vestito che scivolava sotto il loro tocco. Chiara gemette piano, il suono che si mescolava alla musica, e quando Lucia si alzò, i loro volti erano a pochi centimetri.Il bacio che seguì fu un incendio. Le labbra di Lucia, morbide e calde, trovarono quelle di Chiara, un sapore di vino e desiderio che le fece tremare. Le loro lingue si intrecciarono, lente ma affamate, il suono dei loro respiri che si mescolava al ritmo di Norah Jones. Lucia spinse Chiara contro il muro, il suono sordo del suo corpo che colpiva il legno, e le loro mani iniziarono a esplorarsi, frenetiche ma piene di emozione. “Voglio vederti,” sussurrò Lucia, la voce roca, mentre le sue mani sollevavano il vestito di Chiara, rivelando la pelle olivastra, liscia come seta. Chiara, per la prima volta in anni, si sentì viva, il desiderio che si risvegliava come un vulcano.Si spostarono in camera da letto, il suono dei loro passi sul parquet che echeggiava, l’odore di lavanda che seguiva Chiara come un’aura. Lucia la fece sdraiare sul letto, le lenzuola bianche che profumavano di fresco, e le tolse il vestito con una lentezza che era quasi una tortura. Chiara, nuda, si sentiva vulnerabile ma desiderata, gli occhi di Lucia che la divoravano. Lucia si spogliò a sua volta, il suo corpo magro e androgino che si muoveva con una grazia felina, il suono della cintura che cadeva sul pavimento un piccolo clang. Si chinò su Chiara, le sue labbra che trovavano il seno, succhiando i capezzoli con una dedizione che fece gemere Chiara, il suono che riempiva la stanza. La lingua di Lucia scese, esplorando la pelle olivastra, il sapore salato e dolce che la inebriava. Quando raggiunse la fica di Chiara, il profumo muschiato la colpì, e la leccò con una fame che era insieme cruda e tenera. Chiara si inarcò, il suono dei suoi gemiti che si mescolava al crepitio delle candele, il sapore della sua eccitazione che bagnava le labbra di Lucia.“Voglio sentirti,” mormorò Lucia, infilando due dita dentro Chiara, il suono umido dei suoi movimenti che si intrecciava ai loro respiri. Chiara gridò, il piacere che la travolgeva, il colore della sua pelle che arrossiva sotto il tocco di Lucia. Quando Lucia la penetrò con la lingua, succhiando il clitoride, Chiara venne, il suo orgasmo un’esplosione di calore e luce, il sapore del suo orgasmo che bagnava le lenzuola. Lucia non si fermò, continuando a leccarla, il suono dei suoi gemiti che si mescolava alla musica, fino a quando Chiara la tirò a sé, baciandola con una passione che era amore puro.Si amarono per ore, i loro corpi che si intrecciavano, il suono della pelle che si sfregava, l’odore del loro desiderio che riempiva la stanza. Ogni tocco era una promessa, ogni sguardo una dichiarazione. Quando si addormentarono, intrecciate sotto le lenzuola, il mondo sembrava diverso.

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