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Luce che accende l'anima Atto 2


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
05.07.2025    |    144    |    0 9.0
"Lucia, con la sua esperienza, aveva aperto a Chiara un mondo di piaceri saffici, e Chiara, con la sua vulnerabilità e passione, si era lasciata guidare, scoprendo una parte di sé che non sapeva..."
Il reparto luci di Leroy Merlin alla Romanina, con il suo mosaico di colori e il ronzio elettrico delle lampadine, era diventato un luogo di segreti per Chiara e Lucia. Dopo quella notte a casa di Chiara, il loro legame si era trasformato in una danza di sguardi furtivi e tocchi leggeri, come se ogni angolo del negozio custodisse la promessa di un momento rubato. Il profumo di vernice fresca e legno tagliato si mescolava ora a una tensione nuova, un’energia che vibrava tra loro ogni volta che si incrociavano tra gli scaffali.Era un mercoledì mattina, il negozio ancora mezzo vuoto, con il sole che filtrava dalle vetrate e dipingeva strisce dorate sul linoleum grigio. Lucia, nel suo angolo del magazzino, stava sistemando una pila di scatole di lampadine, i jeans aderenti che le modellavano le gambe lunghe, la camicia bianca leggermente sbottonata che lasciava intravedere la clavicola affilata. Il suono metallico delle scatole che si incastravano l’una sull’altra era l’unico rumore, finché non sentì il clic dei tacchi di Chiara avvicinarsi. Si voltò e la vide: Chiara, con la divisa verde e grigia che le accarezzava le curve, i capelli castani che catturavano la luce come seta, e un sorriso timido ma carico di desiderio negli occhi scuri.“Ho bisogno di una mano con i resi,” disse Chiara, la voce bassa, un pretesto che entrambe sapevano essere una bugia. Lucia sorrise, un lampo di complicità negli occhi verdi, e la seguì verso una zona remota del magazzino, dove gli scaffali alti creavano un labirinto di ombre. L’odore di cartone e polvere riempiva l’aria, ma era il profumo di vaniglia e muschio di Chiara a dominare i sensi di Lucia. Si fermarono dietro una pila di scatoloni, lontane dagli occhi delle telecamere e dai colleghi. Il silenzio era rotto solo dal ronzio lontano delle luci al neon.Lucia si avvicinò, il suo respiro caldo che sfiorava il collo di Chiara. “Sei sicura?” sussurrò, la voce roca, le dita che già cercavano la mano di Chiara. Lei annuì, il cuore che batteva forte, il suono del suo respiro che si mescolava al ticchettio di un orologio lontano. Le loro labbra si trovarono in un bacio lento, morbido, il sapore di caffè mattutino e desiderio che si intrecciava. Le mani di Lucia scivolarono sulla vita di Chiara, sfiorando il tessuto della divisa, il calore della sua pelle olivastra che si percepiva anche attraverso la stoffa. Chiara gemette piano, il suono soffocato dalle labbra di Lucia, mentre le sue dita si infilavano nei capelli corti di lei, tirandola più vicina.Il magazzino, con il suo odore di legno e metallo, divenne il loro rifugio. Lucia spinse Chiara contro uno scaffale, il clang leggero del metallo che vibrava nell’aria. Le sue mani scesero, accarezzando i fianchi snelli di Chiara, poi risalirono, sfiorando la curva abbondante del suo seno. Il tessuto della divisa si tendeva sotto il tocco, e Chiara inarcò la schiena, il profumo muschiato della sua eccitazione che si mescolava all’aria polverosa. “Shh,” sussurrò Lucia, ridendo piano, mentre le sue labbra trovavano l’orecchio di Chiara, mordicchiandolo con delicatezza. Ogni tocco era un’esplosione di sensazioni: il calore delle dita di Lucia, il suono del loro respiro affannoso, il sapore salato della pelle di Chiara quando Lucia le baciò il collo.Non potevano andare oltre, non lì, ma quel momento fu sufficiente a incendiarle. Si separarono con un ultimo bacio, le labbra gonfie, gli occhi pieni di promesse. “Stasera,” mormorò Chiara, la voce tremante, e Lucia annuì, il suo sorriso che era un misto di audacia e dolcezza.
Quella sera, a casa di Chiara, l’atmosfera era diversa, più intima, più densa. Il soggiorno era illuminato dalla luce calda di una lampada a stelo, il profumo di lavanda del diffusore che si mescolava all’odore di un risotto ai funghi che sobbolliva in cucina. Norah Jones cantava ancora, le note morbide di “Come Away With Me” che avvolgevano la stanza come un abbraccio. Chiara indossava un vestito leggero, color crema, che scivolava sulle sue curve come una carezza, i capelli sciolti che profumavano di vaniglia. Lucia, in jeans scuri e una camicia nera, era appoggiata al bancone della cucina, un bicchiere di vino rosso in mano, gli occhi che non lasciavano mai Chiara.
Il soggiorno di Chiara era diventato il loro santuario, un luogo dove la luce calda delle candele danzava sulle pareti e il profumo di lavanda si intrecciava con l’odore muschiato del desiderio. La differenza d’età tra loro, i 50 anni di Chiara contro i 38 di Lucia, si dissolveva nel calore dei loro corpi, sostituita da una connessione che era insieme carnale e profondamente emotiva.
“Vieni qui,” sussurrò Lucia, la voce roca, carica di promesse. Chiara si avvicinò, il cuore che batteva forte, il suono dei suoi piedi nudi sul parquet che echeggiava come un battito. Lucia le prese il viso tra le mani, le dita calde che accarezzavano la pelle morbida, e la baciò. Fu un bacio lento, profondo, le labbra morbide di Lucia che si posavano su quelle di Chiara, il sapore di vino rosso e desiderio che si mescolava. La lingua di Lucia si insinuò, esplorando con una dolcezza esperta, guidando Chiara in un ritmo che la fece gemere piano, il suono che si perdeva nella musica. Ogni bacio era un dialogo, un insegnamento: Lucia, con la sua sicurezza di donna lesbica che conosceva ogni sfumatura del piacere saffico, mostrava a Chiara come abbandonarsi, come lasciare che il desiderio scorresse senza freni.
Si spostarono sul letto, le lenzuola bianche che profumavano di fresco, il suono del tessuto che frusciava sotto i loro corpi. Lucia, con una lentezza deliberata, fece scivolare la vestaglia di Chiara, rivelando la pelle liscia e calda, il seno pieno che si sollevava con ogni respiro. “Lasciati andare,” sussurrò Lucia, la voce un misto di comando e dolcezza. Si chinò, le sue labbra che trovavano il collo di Chiara, poi scesero, posandosi sulla curva del seno. Succhiò un capezzolo, la lingua che danzava con una precisione che fece inarcare Chiara, il suono dei suoi gemiti che riempiva la stanza. Lucia, esperta e attenta, sapeva come prolungare il piacere, alternando tocchi leggeri a pressioni più decise, leggendo ogni tremore del corpo di Chiara.
Le sue labbra scesero ancora, tracciando un sentiero lungo il ventre, fino a raggiungere la fica di Chiara. Il profumo muschiato la colpì, inebriante, e Lucia posò le labbra sulle grandi labbra, morbide e calde, baciandole lentamente, come se stesse assaporando un frutto maturo. La lingua di Lucia si insinuò, esplorando le pieghe umide, trovando il clitoride con una precisione che fece gridare Chiara. “Piano, amore,” mormorò Lucia, la voce vibrante contro la pelle, mentre la sua lingua si muoveva in cerchi lenti, poi più rapidi, succhiando con una dedizione che era pura arte. Chiara, sopraffatta, si abbandonava, le mani che si intrecciavano nei capelli corti di Lucia, imparando a seguire il ritmo che lei le insegnava. Ogni leccata era una lezione, ogni succhiata un invito a scoprire il proprio corpo in modi che Chiara non aveva mai immaginato.
Lucia si sollevò, il volto arrossato, le labbra lucide del piacere di Chiara. “Tocca a me mostrarti di più,” disse, un sorriso malizioso. Fece sdraiare Chiara, poi si posizionò sopra di lei, le loro gambe che si intrecciavano in una forbice perfetta. Le loro fiche si incontrarono, umide e calde, il suono della pelle che si strofinava che si mescolava ai loro respiri affannosi. Lucia guidava il movimento, i fianchi che ondeggiavano con una sicurezza che ipnotizzava Chiara. Il clitoride di Chiara sfregava contro quello di Lucia, un’esplosione di piacere che le fece gemere all’unisono. Il ritmo si intensificò, i loro corpi che si muovevano come un’onda, il profumo del loro desiderio che riempiva la stanza. Chiara, guidata dall’esperienza di Lucia, imparava a rispondere, a spingere contro di lei, a prolungare il piacere fino a quando entrambe vennero, i loro orgasmi che esplodevano come fuochi d’artificio, il suono dei loro gridi che si intrecciava alla musica. Il corpo di Chiara tremò, uno squirting caldo che bagnò le lenzuola, e Lucia, ridendo piano, la baciò, assaporando il gusto salato della sua pelle.
Ma Lucia non aveva finito. “Voglio darti tutto,” sussurrò, alzandosi per prendere uno strap-on vibrante dalla sua borsa. Il giocattolo, nero e lucido, aveva una doppia estremità: una che si infilava nella fica di chi lo indossava, vibrando contro il clitoride, e l’altra che prometteva di riempire Chiara. Lucia lo indossò con una grazia felina, il suono della cintura che si chiudeva un piccolo clic nell’aria. Si inginocchiò tra le gambe di Chiara, lubrificando il giocattolo con una lentezza che era pura seduzione. “Fidati di me,” disse, e Chiara, con gli occhi pieni di desiderio e fiducia, annuì.
Lucia entrò in Chiara con una lentezza che era quasi una tortura, il vibratore che pulsava dentro di lei, stimolando il suo clitoride mentre l’altra estremità riempiva Chiara. Il suono umido dei loro movimenti si mescolava ai gemiti di entrambe, il profumo muschiato che le avvolgeva. Lucia si muoveva con una sicurezza esperta, alternando spinte lente a momenti più rapidi, leggendo ogni reazione di Chiara. “Così, amore,” sussurrava, la voce roca, mentre il vibratore la portava vicina all’orgasmo. Chiara, persa nel piacere, si inarcava, le sue mani che afferravano le lenzuola, il sapore del suo sudore che si mescolava all’aria. Quando Lucia aumentò il ritmo, il vibratore che pulsava contro i loro clitoridi, entrambe vennero di nuovo, i loro orgasmi che si intrecciavano in un’esplosione di calore e luce. Chiara squirtò ancora, il liquido caldo che bagnava Lucia, che gemette, il suo orgasmo prolungato dalle vibrazioni e dal piacere di vedere Chiara così abbandonata.
Si accasciarono, intrecciate, il suono dei loro respiri che rallentava, l’odore di lavanda e sesso che le avvolgeva. Lucia, con la sua esperienza, aveva aperto a Chiara un mondo di piaceri saffici, e Chiara, con la sua vulnerabilità e passione, si era lasciata guidare, scoprendo una parte di sé che non sapeva esistesse. Si baciarono, le labbra morbide che si trovavano ancora, il sapore del loro amore che sigillava la notte.





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