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Sogno o realtà?


di adad
31.08.2024    |    4.447    |    13 9.2
"‘Ci faccio che ti voglio’, ha detto e mi ha preso, mi ha rovesciato sulla pancia e mi si è steso sopra, infilandomi il pene fra le cosce..."
Sembra che Carmine non sia mai riuscito a capire se quello fu sogno o realtà.
Credo che a tutti capiti talvolta di fare sogni talmente realistici, che al risveglio facciamo fatica a renderci conto di cosa sia realmente successo. A volte realizziamo che si è trattato di un sogno, ma altre volte restiamo giornate intere nel dubbio.
A me personalmente è capitato una notte di fare una pompa ad un vecchio amico: ricordo la goduria con cui mi lappai il suo cazzo, mentre mi pulsava fra le labbra; ricordo sulla lingua il sapore acidulo della sua sborra e in gola il leggero raspio mentre la ingoiavo. La mattina, svegliandomi, allungai la mano al mio fianco, saltando su di scatto nel trovare vuoto e freddo l’altro lato del letto: dov’era finito? E lo stupore, quando mi accorsi che le lenzuola non erano nemmeno disfatte. Rimasi a lungo stranito, finché nella mia mente non penetrò la consapevolezza che quell’amico non lo vedevo da almeno cinque anni e che anzi ci eravamo lasciati alquanto in malo modo.
Lo stesso, immagino, dovette capitare a Carmine, stando almeno a quello che mi raccontò, e io non ho motivo di dubitarne, conoscendo la sua onestà. Il fatto è questo… Cioè, lasciate che vi presenti innanzitutto il personaggio.
Carmine è un amico di vecchia data, direi anzi vecchissima, visto che conosciamo dai tempi delle medie, una ventina di anni fa: fatevi voi i conti.
È un bel giovane sul metro e settanta, un moraccione dal volto simpatico. Fisico robusto da mezza palestra… nel senso che si allena, ma senza smanie culturistiche, solo quel tanto da fare colpo sulle ragazze. Eggià, perché a lui piacciono le donne, ma del resto nessuno è perfetto.
A me, invece, piace il manico di scopa, tanto vale chiarire subito le cose come stanno. Ma veniamo a noi.
Una mattina, saranno quattro o cinque mesi fa, si presentò a casa mia con l’aria sconvolta.
“Ciao, - feci aprendogli la porta e facendolo accomodare – cosa ti è successo?”
Carmine scosse la testa e si buttò letteralmente sul divano. Capii che bisognava rispettare i suoi tempi.
“Ti preparo un caffè, intanto.”, dissi e scomparvi in cucina.
Quando tornai con due tazzine fumanti, lo trovai che guardava per aria. Prendemmo il caffè in silenzio. Dopo un po’, poggiando la tazzina sul tavolinetto, mi fissò negli occhi.
“Che c’è?”, gli chiesi.
“Mi è successa una cosa strana.”, rispose, esitante.
“Cioè?”
Lui scosse di nuovo la testa e rimase in silenzio. Era chiaramente indeciso, imbarazzato.
Io feci spallucce.
“Vedi tu.”, dissi.
Certo, ero curioso, ma nel frattempo speravo con tutto me stesso che non gli fosse
successo qualche rogna, magari con una delle sue ragazze, e fosse venuto adesso da me per sfogarsi.
“Ho fatto un sogno… - cominciò all’improvviso – cioè, non so se è stato un sogno, non riesco a capire.”
“Quando è successo?”, chiesi, tanto per dire.
“La notte scorsa.”
Si chiuse nuovamente in un silenzio protratto, finché:
“Senti, Carmine, - gli dissi – non so che sogno hai fatto e qualunque cosa sia, non sono affari che mi riguardano; ma se ti angoscia così tanto, dev’essere stato qualcosa di serio. Se ti va di parlarmene, sono qui… tutto per te. Vedi tu.”
Carmine annuì.
“Grazie, - fece – lo so che sei un amico.”
E tacque di nuovo.
“È così imbarazzante?”, dissi, non riuscendo davvero a farmi un’idea di cosa potesse aver sognato da prostrarlo così tanto.
“Non è tanto il sogno, - fece e c’era una nota d’angoscia nella sua voce - quanto il fatto che non riesco a capire se sia successo davvero o no!”
Aggrottai le ciglia.
“Non capisco.”
“Neanch’io. Ascolta, ero a letto con Valentina… la conosci…”
Annuii. Era una delle sue sfitinzie, una smorfiosa antipatica… Oddio, forse sono un po’ geloso di lui. Non nego che quel moraccione mi piace da matti.
“E facevamo le nostre cose. – proseguì lui – Sì, insomma, io ero sopra di lei e la stavo…”
“Aspetta, - lo interruppi – questo, nel sogno o nella realtà?”
“Nel sogno. – rispose lui – Come ti ho detto, la stavo…”
“Scopando.”
“Sì”
“Alla missionaria?”, mi scappò con un sorriso.
“Già”, e sorrise anche lui.
“E poi che succede?”
“Succede che ero lì con Valentina e tutto d’un tratto apro gli occhi e… era un uomo quello che stavo possedendo!”
“Cosa? lo stavi facendo con un uomo?”
“Sì, era un ragazzo che non so da dove sia saltato fuori.”
“Lo conosci? – chiesi stupidamente, mentre mi sentivo un certo friccicore dentro le mutande – Chi era?”
“Non lo so, uno qualunque. Quello che non capisco è cosa diavolo ci facesse lì, cosa diavolo ci facessi io, che mi piacciono le donne, lo sai.”
“Lo so, lo so, non preoccuparti. – dissi conciliante – Forse era un ragazzo che hai visto in giro e magari ti ha suggerito qualche desiderio inconscio.”
“Ma quando mai ho avuto il desiderio inconscio di… di scopare con un ragazzo! Dai non scherzare, per favore.”
“Senti, Carmine, il sogno lo hai fatto tu, mica io! E se i sogni sono l’espressione dei nostri desideri inconsci, come dice Freud, da qualche parte dev’essere saltato
fuori, quel tizio.”
“Se lo dice Freud…”, sbottò lui, scettico.
“Ma dimmi, - incrudelii – ti piaceva? Voglio dire…”
“Ho capito quello che vuoi dire. – tagliò corto Carmine – Sì, mi piaceva, lo ammetto. Per lo meno, nel sogno stavo godendo veramente. Sentivo che era diverso farlo in un buco stretto, come era il suo culo. Ma non è tutto.”
Cosa diavolo poteva essere successo ancora, mi chiesi, ma senza interromperlo.
“Stavo quasi per venire, - proseguì Carmine – quando lui mi ha spinto via e mi ha detto ‘Non puoi venirmi dentro, non sono la tua donna’. ‘Che ci fai allora qui?’, gli ho chiesto io. ‘Ci faccio che ti voglio’, ha detto e mi ha preso, mi ha rovesciato sulla pancia e mi si è steso sopra, infilandomi il pene fra le cosce. E il bello è che a spaventarmi non era la situazione, ma la grandezza del suo… coso! Ce l’aveva enorme! Due volte il mio, che è pure grosso, lo sai.”
“Veramente, non lo so, – dissi – non ho questo onore. Ma mi fido.”
Cercai di dare alla mia voce un tono scherzoso, ma solo per celare il rammarico.
Lui rimase un momento sconcertato.
“Scusa, - esclamò – non volevo…”
“Nessun problema. – feci – Allora?”
“E niente, gliel’ho detto che avevo paura che mi facesse male. Ma lui mi fa: ‘Non preoccuparti, ci so fare’. E in quel momento l’ho sentito che mi premeva sul buco del culo”
Il fatto che nel corso del racconto, il linguaggio di Carmine si facesse sempre più esplicito e disinvolto, cominciava ad eccitarmi da matti, tanto più che, sedendo di fronte a me, avevo il suo pacco spiattellato sotto gli occhi.
“Ti ha fatto male?”, chiesi ricordando le pene che avevo sofferto io, quando mi avevano sverginato.
“No, è entrato come niente… Il buco si è aperto e lui era tutto dentro. Ho sentito un grande calore, non so come spiegarti…”
Lo so bene, lo so bene, pensai fra me.
“E poi ha cominciato a scoparmi, - continuò Carmine – sentivo il suo coso dentro di me che andava avanti e indietro, che non finiva mai di uscire e non finiva mai di entrare, da tanto che era lungo. A momenti si muoveva lentamente, facendomelo sentire tutto; a momenti invece ci dava dentro veloce, come un invasato. E intanto mi teneva stretto a sé. Sentivo sulla schiena il calore del suo petto villoso. Mi aveva passato le braccia sotto il torace e mi stringeva, mentre con le mani mi strizzava i capezzoli… Mi scopava e a ogni colpo mi strizzava i capezzoli, mi faceva male, ma pure mi piaceva…”
Io boccheggiavo a quel racconto e facevo di tutto per darmi un’aria disinvolta, ma soprattutto per nascondere l’erezione galoppante che avevo nei pantaloni.
“Dicono che i sogni durano pochi secondi, ma questo è durato per ore; e mentre lui mi scopava, sentivo un piacere fortissimo in mezzo alle gambe; ogni volta che lui affondava, questo piacere diventava più forte, sempre più forte, finché sono venuto! Sono venuto nel sonno senza toccarmi e senza neanche svegliarmi.”
“Accidenti!”, esclamai con la bocca asciutta e gli ormoni alle stelle.
“Quando mi sono svegliato, stamattina, avevo tutto il letto bagnato.”
“È naturale, sei venuto mentre dormivi. Hai avuto una polluzione notturna.”
“Lo so come si dice, quando sborri nel sonno! – fece lui un po’ seccato – E so che è naturale, quando sei molto eccitato… e nel sogno lo ero davvero, posso assicurartelo, anche se mai e poi mai ho pensato di fare sesso con un uomo e meno ancora di farmelo mettere, credimi. Ma non è questo il punto.”
“Che vuoi dire?”
Carmine diventò tutto rosso.
“Ecco, - disse esitando, quasi non riuscisse a trovare le parole – quando mi sono svegliato tutto confuso, mi sono toccato dietro e ho mi sono sentito il buco tutto molle e indolenzito e con tutto un viscidume impiastricciato attorno.”
“Cioè?... vuoi dire che qualcuno ti ha inculato davvero?”, esclamai incredulo.
“Ma non è possibile! Ero da solo in camera e chiudo sempre la porta a chiave, lo sai.”
Dava per certo che sapessi molte cose di lui.
“Magari ieri sera ti sei dimenticato, - azzardai – possono essere entrati dalla finestra.”
Carmine scosse la testa.
“È la prima cosa che ho controllato: tutto chiuso dall’interno. E poi, me ne sarei accorto, se qualcuno…”
“E allora dev’essere stata un’esperienza paranormale.”
“Un’esperienza del cazzo! – sbottò lui – Con quale coraggio adesso mi presento alla mia ragazza? Mi sembra di non essere più un uomo!”
“Non esagerare, dai. - dissi, sedendogli al fianco e passandogli un braccio sulle spalle – A parte il fatto che in ogni caso non lo hai deciso tu, ammesso che sia successo veramente, non è certo per un cazzo nel culo che smetti di essere un uomo.”
“Vorrei vedere te al mio posto!”
“Ti sembra forse che non sono più un uomo?”, mi scappò dalle labbra.
Lui si girò di scatto a guardarmi.
“Che vuoi dire?”
Feci spallucce:
“Quello che hai capito.”, feci, in un certo senso pentendomene, ma ormai era troppo tardi.
Carmine scattò in piedi.
“Vuoi dire che sei frocio?”, esclamò.
“Cambia qualcosa?”, risposi con calma, sorridendogli.
Lui rimase a fissarmi, a lungo, quasi avesse bisogno di metabolizzare la cosa.
“No”, fece poi, tornando a sedermi vicino.
E io tornai a passargli un braccio sulle spalle. Lui non si mosse.
“È che non l’avrei mai detto… che tu… voglio dire.”
“Che sono frocio?”
“Scusa, non volevo offenderti.”
“Non mi offendo mica. – dissi, stringendolo un po’ a me – Se non te l’ho mai detto è perché temevo che reagissi male.”
“Se non avessi fatto quel sogno, non so come avrei reagito. Ma adesso… adesso che l’ho provato su di me, in un certo senso…”
“E che ti è piaciuto.”
“Già. Ma com’è?”
“Cosa?”
“Fare sesso con un uomo, intendo realmente.”
“È come farlo con una donna, col vantaggio che puoi essere l’uno e l’altra insieme, volendo. E poi mica giochiamo soltanto a mettercelo nel culo.”
Carmine mi guardò.
“Ce lo mettiamo anche in bocca.”, ghignai.
“Intendi i pompini?”
“Uh, uh.”, mugolai in assenso.
“Ti piace fare i pompini?”, sembrava quasi meravigliato
“Direi proprio di sì.”, risposi, azzardando a poggiargli la mano sulla coscia, vicino al pacco.
Lui non si mosse, non reagì.
“Sei bravo?”
“Me la cavo.”, dissi modestamente e gli scivolai con la mano sul pacco, cominciando a sbottonargli i pantaloni.
Ancora una volta, Carmine lasciò fare, godendosi infine da me quello che l’entità paranormale non gli aveva fatto godere nel sogno.
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