Scambio di Coppia
La mia prima e ultima volta


07.07.2025 |
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"Mi ha baciato un’ultima volta, un bacio lungo, profondo, che sapeva di lei, di me, di tutto ciò che avevamo condiviso..."
Mi chiamo Caterina, ho 36 anni, una vita che scorre tra le certezze di un matrimonio solido e il ritmo frenetico di una quotidianità che non lascia spazio a troppe sorprese. Ho sempre creduto di conoscermi: una donna eterosessuale, sicura di sé, con un corpo che ancora mi rappresenta – pelle vellutata, una terza di seno che si fa notare senza bisogno di ostentazione, capelli scuri che sfiorano le spalle, un sedere sodo che mio marito, Marco, non smette mai di ammirare. La mia intimità è curata, leggermente depilata, profumata di muschio e gelsomino, un dettaglio che mi fa sentire sempre pronta, sempre desiderabile. Ma quella notte, in un privé che non avrei mai immaginato di frequentare, tutto ciò che credevo di sapere su di me è stato messo in discussione. È stata la prima e unica volta che una donna ha risvegliato in me un desiderio così profondo, così travolgente, da lasciare un segno che porto ancora dentro.Il locale era avvolto in una penombra soffusa, un gioco di luci rosse e dorate che accendevano le pareti di velluto nero. L’aria era densa di profumi: incenso che si mescolava al cuoio dei divanetti, un sentore di champagne versato nei calici e il calore dei corpi che si sfioravano, quasi per caso, nei corridoi stretti. La musica, un jazz lento e ipnotico, pulsava a un volume basso, come un battito cardiaco che invitava a lasciarsi andare. Io e Marco eravamo immersi in una vasca idromassaggio, l’acqua calda che accarezzava la mia pelle, le bolle che solleticavano ogni centimetro del mio corpo. Mi sentivo rilassata, il vino bianco che avevo sorseggiato mi aveva sciolto i muscoli, e il calore di Marco accanto a me mi faceva sentire al sicuro. Ma c’era qualcosa nell’aria, un’elettricità che non riuscivo a decifrare.
Poi è arrivata lei. Si chiamava Sofia, un nome che ho scoperto solo dopo, quando le parole hanno iniziato a mescolarsi ai sospiri. Era alta, con una cascata di capelli biondi che sembravano riflettere le luci del locale, occhi verdi che brillavano di una promessa pericolosa. Indossava un vestito nero aderente, che lasciava intravedere curve morbide e un’eleganza felina. Con lei c’era il suo compagno, un uomo dal fascino discreto, ma era lei a catturare ogni sguardo, ogni attenzione. Si è avvicinata alla nostra vasca, il suo sorriso un misto di dolcezza e provocazione. “Posso unirmi a voi?” ha chiesto, la voce bassa, vellutata, come il tocco di una seta sulla pelle.
Il mio cuore ha fatto un balzo. Non so se fosse l’acqua calda o il modo in cui mi guardava, ma il mio corpo ha reagito prima che la mia mente potesse elaborare. Un calore improvviso mi è salito dal ventre, un formicolio che si è insinuato tra le cosce. Ho cercato gli occhi di Marco, sperando che mi aiutasse a capire, ma lui sembrava incuriosito, rilassato, come se quella situazione fosse solo un gioco innocuo. Ho balbettato qualcosa, un “forse” che suonava più come un “no”. La mia mente urlava di paura, di inibizioni radicate, di un’educazione che mi aveva sempre detto cosa era giusto e cosa no. Ho fatto un cenno a Marco, e ci siamo alzati, uscendo dalla vasca con una fretta che tradiva il mio imbarazzo.
Mentre ci allontanavamo, però, qualcosa dentro di me si è spezzato. Con la coda dell’occhio, cercavo Sofia tra la folla, tra le ombre che danzavano nel locale. Non la vedevo più, e un nodo di tristezza mi ha stretto lo stomaco. Perché mi sentivo così? Perché il mio corpo sembrava ribellarsi alla mia decisione di andarmene? Mi sono aggrappata al braccio di Marco, cercando di scacciare quel pensiero, ma il desiderio, quel fremito sconosciuto, non si spegneva.
Abbiamo deciso di provare il massaggio che la ragazza alla reception ci aveva proposto all’ingresso. La sala massaggi era un’oasi di calma, lontana dal ritmo pulsante del locale. Le pareti erano dipinte di un viola scuro, con candele sparse che emanavano un profumo di lavanda e legno di sandalo. L’aria era più fresca, ma il mio corpo non si calmava. Quando siamo entrati, ho visto lei. Sofia. Era lì, sdraiata su un lettino accanto al mio, il suo corpo nudo coperto solo da un asciugamano bianco che contrastava con la sua pelle dorata. I nostri sguardi si sono incrociati, e ho sentito un brivido corrermi lungo la schiena, come se una corrente elettrica mi avesse attraversato.
I massaggiatori, due donne silenziose con mani esperte, ci hanno comunicato che avremmo fatto il massaggio insieme. Il mio cuore ha iniziato a battere forte, troppo forte. Ho chiuso gli occhi, cercando di concentrarmi sul tocco delle mani che spalmavano olio caldo sulla mia pelle, ma era inutile. Ogni volta che sentivo il profumo di Sofia – un mix di vaniglia e qualcosa di più selvatico, come il mare – il mio corpo si tendeva, vibrava, si arrendeva. La mia mente gridava di smetterla, di tornare alla Caterina che conoscevo, ma il mio corpo aveva già deciso. Sentivo il calore crescere tra le cosce, la mia intimità che si inumidiva, tradendo ogni mio tentativo di controllo. Quando il massaggio è finito, ero un fascio di nervi, eccitata e confusa.
Mi sono diretta verso le docce, quasi correndo. L’acqua fredda, pensavo, avrebbe lavato via l’olio, l’imbarazzo, quel desiderio che non capivo. La doccia era una piccola alcova di piastrelle bianche, illuminata da una luce tenue che rendeva tutto surreale. L’acqua scorreva sulla mia pelle, fresca e rigenerante, ma non abbastanza da spegnere il fuoco che mi bruciava dentro. Ero persa nei miei pensieri, gli occhi chiusi, quando ho sentito una presenza. Prima ancora di aprire gli occhi, ho saputo che era lei.
Sofia mi ha afferrato con una decisione che mi ha fatto tremare. Mi ha spinto contro il muro della doccia, le piastrelle fredde contro la mia schiena nuda. Le sue mani hanno trovato le mie, sollevandole sopra la mia testa e premendole contro il muro. “Non scappare di nuovo,” ha sussurrato, il suo respiro caldo contro il mio orecchio. Il suo profumo mi avvolgeva, vaniglia e mare, mescolato all’odore pulito dell’acqua. Mi ha aperto le gambe con un movimento lento, quasi reverenziale, e le sue mani hanno iniziato a esplorarmi, accarezzando ogni curva del mio corpo. La mia pelle bruciava sotto il suo tocco, ogni nervo si accendeva come se fosse la prima volta che venivo toccata.
Poi mi ha baciato. Le sue labbra erano morbide, calde, con un sapore di menta e vino rosso. La sua lingua ha danzato con la mia, lenta ma decisa, e ho sentito il mio corpo sciogliersi, cedere completamente. Mi ha leccato il collo, scendendo verso i miei seni, prendendo un capezzolo tra le labbra e succhiandolo con una dolcezza che mi ha fatto gemere. Il suono della mia voce mi ha sorpreso, ma non potevo fermarmi. Le sue mani scivolavano più in basso, trovando la mia intimità, già bagnata, già pronta. Quando le sue dita mi hanno sfiorato, ho sentito un’esplosione di piacere, un’onda che mi ha travolto senza preavviso.
Sofia si è inginocchiata, l’acqua della doccia che le scorreva sui capelli biondi, rendendoli lucidi come seta. La sua lingua ha trovato la mia fica, e il primo contatto è stato come un fulmine. Il suo sapore, il mio sapore, si mescolavano in un mix di dolcezza e sale, un gusto che non avevo mai conosciuto. Leccava lentamente, con una precisione che mi faceva tremare, esplorando ogni piega, ogni punto sensibile. Sentivo il mio corpo rispondere, i muscoli che si contraevano, il respiro che si spezzava. Mi ha portato al confine dell’orgasmo, e poi si è fermata, lasciandomi ansimante, disperata.
Mi ha preso per mano, guidandomi fuori dalla doccia, l’acqua che gocciolava dai nostri corpi. Mi ha portato nella parte alta del locale, una stanza con pareti di specchi e una gabbia al centro, illuminata da luci rosse che creavano ombre danzanti. La musica era cambiata, ora un ritmo elettronico lento, quasi ipnotico. L’aria odorava di cuoio e sudore, un mix che mi inebriava. Sofia mi ha spinto contro le sbarre della gabbia, il metallo freddo contro la mia pelle. Mi ha baciato di nuovo, questa volta con più urgenza, e le sue mani hanno ripreso a esplorarmi, scivolando dentro di me con una facilità che mi ha fatto arrossire. Le sue dita si muovevano con un ritmo perfetto, trovando punti che non sapevo esistessero. Ho raggiunto il primo orgasmo lì, contro quelle sbarre, il mio corpo che si inarcava, il mio grido che si mescolava alla musica.
Ma Sofia non si è fermata. Mi ha guardato negli occhi, un sorriso complice, e mi ha chiesto di farle provare lo stesso piacere. Ero intimidita, insicura. Non avevo mai toccato una donna così. Ma il desiderio di darle ciò che mi aveva dato era più forte di ogni paura. Mi sono inginocchiata, il pavimento freddo sotto di me, e ho avvicinato il viso alla sua intimità. Il suo profumo era diverso dal mio, più dolce, con una nota di muschio che mi faceva girare la testa. Ho esitato, poi ho lasciato che la mia lingua la sfiorasse. Il suo sapore era intenso, caldo, un mix di dolce e aspro che mi ha sorpreso. Ho iniziato a leccarla, lentamente, imparando dal modo in cui il suo corpo rispondeva, dai suoi gemiti soffocati. Le sue mani mi guidavano, stringendo i miei capelli, e quando ho infilato due dita dentro di lei, ha tremato, il suo orgasmo che esplodeva in un grido che mi ha fatto sentire potente, desiderata.
Mentre ci perdevamo l’una nell’altra, ho sentito degli occhi su di noi. Ho alzato lo sguardo e ho visto Marco e il compagno di Sofia, fermi a pochi passi da noi, i loro sguardi carichi di eccitazione. Non c’era gelosia, solo desiderio. Sofia mi ha sorriso, come se sapesse cosa stava per succedere. Ci siamo avvicinate alla gabbia, e Marco mi ha raggiunto. Mi sono accovacciata, il metallo freddo contro le mie cosce, e lui mi ha penetrato con una forza che mi ha fatto gemere. Sofia si è sdraiata sotto di me, la sua lingua che tornava a gustarmi, un ritmo che si intrecciava con quello di Marco. Il piacere era travolgente, un’onda che non si fermava. Ho raggiunto un altro orgasmo, il mio corpo che tremava, le gambe che cedevano.
Poi è stato il mio turno. Mi sono sdraiata sotto Sofia, il suo compagno che la penetrava mentre io la leccavo, assaporando il suo piacere, il suo corpo che si muoveva sopra di me. Ogni tocco, ogni sapore, ogni gemito era un’esplosione di sensazioni. Eravamo un groviglio di corpi, di desideri, di piaceri che si mescolavano senza fine.
Quando tutto è finito, ci siamo ritrovati tutti e quattro ansimanti, appagati, i nostri corpi lucidi di sudore e acqua. Sofia mi ha guardato, i suoi occhi verdi che brillavano di una luce nuova. Mi ha baciato un’ultima volta, un bacio lungo, profondo, che sapeva di lei, di me, di tutto ciò che avevamo condiviso. Poi si è alzata, ha preso la mano del suo compagno e se n’è andata, lasciandomi con un vuoto che non riuscivo a spiegare.
Non l’ho mai più vista, ma il ricordo di quella notte è inciso nella mia pelle, nel mio cuore. È stato il momento in cui ho scoperto una parte di me che non conoscevo, un desiderio che non sapevo di poter provare. Io e Marco ne parliamo ancora, a volte, nei momenti di intimità, e ogni volta il mio corpo si accende di nuovo, come se Sofia fosse ancora lì, con il suo profumo, il suo tocco, la sua voce. È stata la mia prima e ultima volta con una donna, ma è stata l’emozione più grande che abbia mai vissuto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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