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Michela una vita da sottomessa Atto 17


09.07.2025 |
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"” Infilo la mano nella sua fica, un cuneo che entra con fatica, il suo gemito che squarcia l’aria, un orgasmo che la travolge, un liquido che schizza, bagnando anche il mio viso, l’odore di..."
Il pulmino rosso sbiadito romba sotto di noi, il motore che vibra come un cuore stanco, l’odore di benzina e polvere che mi pizzica le narici mentre saliamo. È tarda mattinata, il sole già alto che brucia attraverso i finestrini sporchi, un calore che si mescola al fuoco dentro di me. Indosso la mia canotta corta, un velo nero che lascia in mostra il tatuaggio sul pube: una diavolessa sdraiata, la scritta SLAVE in lettere gotiche che urla la mia devozione. Gli anelli ai capezzoli spingono contro la stoffa, scintillando, mentre quelli alle grandi labbra tintinnano, un suono metallico che echeggia a ogni sobbalzo del pulmino. La mia fica, spalancata dal piacere e dall’usura, è un invito osceno, le labbra allungate che pendono, incapaci di chiudersi, un abisso che attira gli sguardi. Daniela, seduta accanto a me, emana il suo profumo di sandalo, una nuvola che mi soffoca, il suo plug rosso che scintilla, la catenella al clitoride che oscilla sotto la canotta.Ci sediamo in prima fila, sollevando le canotte, i culi nudi sulla similpelle bollente, un calore che mi brucia la pelle, il ronzio del mio plug blu, carico e vibrante, che pulsa come un battito segreto.
Omar tiene il microfono, la sua voce che descrive le bellezze di Khao, ma i suoi occhi ci divorano, soffermandosi sulla mia fica aperta, gli anelli che danzano. La strada dissestata fa sobbalzare il pulmino, ogni buca un tormento, il plug che preme più a fondo, un dolore che si trasforma in piacere. Gioco con la barretta al clitoride, le sfere che sfregano, un pizzicore che mi fa gemere: “A-ahhh!” Il mio clitoride si gonfia, teso, un piccolo cazzo che pulsa, l’odore del mio muschio che si diffonde nell’aria viziata. Daniela mi guarda, un sorriso sadico, e i turisti dietro di noi sussurrano, i loro occhi che mi trafiggono. Omar si avvicina, la sua gamba nuda che sfiora la mia, i calzoncini corti che rivelano la sua pelle abbronzata, l’odore di sudore e salsedine che mi travolge. Premo la mia fica contro la sua gamba, il calore della sua pelle che mi brucia, strusciandomi sempre più veloce, un ritmo che mi fa perdere il controllo.
Un orgasmo fragoroso mi travolge, un urlo che squarcia l’aria: “Siiiiiii!” Squirto, un liquido caldo che bagna la sua gamba, l’odore di muschio che riempie il pulmino, un’esplosione che mi umilia ma mi accende. Omar sorride, la sua gamba luccicante, e il viaggio riprende, il rombo del motore che mi culla fino a Khao.
Arriviamo al villaggio, il profumo di gelsomino e mare che mi accoglie, il suono delle onde che si mescola al canto delle cicale. Omar ci mostra le strutture, casette di legno affacciate sulla spiaggia, ma la novità è un centro benessere: una vasca idromassaggio e un bagno turco, un’oasi di piacere. Daniela mi guarda, i suoi occhi che brillano: “Oggi pomeriggio sappiamo cosa fare.”
Omar, con un sorriso malizioso, dice: “Vengo anch’io.” Daniela lo ferma: “No, oggi è solo per noi donne. Ci vediamo a cena, con i tuoi pensieri peccaminosi.” La nostra camera è un bungalow sulla spiaggia, a venti metri dal mare, con un terrazzo ornato di piante, l’odore di legno verniciato e salsedine che mi avvolge. Omar, ridendo, aggiunge: “Potete stare nude, i vostri micro costumi stuzzicano solo voglie oscene.” Daniela risponde: “Certamente, ma vorremmo stare sole.” Il suo tono è un comando, e io sento il mio cuore battere, un misto di vergogna e desiderio.
È l’una, appoggiamo i bagagli sul letto, il fruscio delle lenzuola fresche che mi accarezza, e ci avviamo verso la sala da pranzo, le canotte che non coprono nulla, gli anelli che tintinnano, il tatuaggio in mostra. Una cameriera, una bellezza esotica con occhi a mandorla e pelle color cannella, ci accoglie, l’odore di vaniglia e sudore che emana dalla sua uniforme. Ci indica un tavolo al centro della sala, ma Daniela chiede un angolo: “Non vorremmo disturbare con il nostro abbigliamento… o con le nostre voglie.” La cameriera sorride, un lampo malizioso: “Questo vi va bene?” Ci accompagna a un tavolo isolato, la tovaglia bianca che sfiora le mie cosce, e aggiunge: “Sarò la vostra cameriera per tutto il soggiorno. Chiedetemi qualsiasi cosa, anche la più audace.” Il suo ancheggiare mentre si allontana è una provocazione, l’odore della sua vaniglia che mi segue.
Ci sediamo, le canotte sollevate, i culi nudi sulla pelle delle sedie, un freddo che mi fa rabbrividire, le gambe socchiuse, la mia fica spalancata, gli anelli che brillano. La tovaglia nasconde la nostra oscenità, ma non agli occhi attenti. Mentre mangiamo un antipasto di pesce, il sapore salato e agrumato che mi esplode in bocca, si avvicina un uomo con una macchina fotografica, l’odore di tabacco e sudore che lo accompagna. Si presenta come il fotografo del villaggio: “Siete incantevoli, così poco vestite. Posso fotografarvi?” Daniela annuisce: “Sì, ma niente foto di sesso o in posa. Foto rubate, e alla fine voglio tutte le copie.” Lui accetta, il clic della macchina che echeggia, catturando la mia fica aperta, il tatuaggio che brilla.
La cameriera torna con il secondo, un piatto di pesce grigliato, il profumo di citronella che mi avvolge. Passando alle nostre spalle, vede la mia fica, gli anelli che tintinnano, e Daniela, con un sorriso sadico, dice: “Devo urinare.” Obbedisco, scivolando sotto il tavolo, la tovaglia che mi nasconde, ma non alla cameriera. Lecco la fica di Daniela, il sapore salato del suo muschio che mi inebria, la mia lingua che scava, un gemito che le sfugge. Il suo piscio arriva, un fiotto caldo e amaro che mi riempie la bocca, il suono del gulp che echeggia, un’umiliazione che mi fa squirta, un liquido che cola sotto il tavolo. Riemergo, raccogliendo le gocce agli angoli della bocca, il sapore acre che mi brucia. La cameriera, mordendosi le labbra, sussurra: “Vorrei essere al tuo posto.” Daniela ride: “Perché no? Ma non ora.” La cameriera si allontana, il suo ancheggiare una promessa.
Finiamo il pranzo e ci sediamo fuori, sotto un pergolato, l’odore di caffè amaro e gelsomino che mi avvolge, il suono delle onde che si mescola al fruscio delle palme. Daniela mi chiede: “Ti piacerebbe giocare con la cameriera?” Annuisco, la voce carica di desiderio: “Sì, ma voglio sfondarla davanti e dietro.” Daniela mi bacia, il suo sapore di vino e muschio che mi stordisce: “Stai diventando sempre più troia, mia dolce schiava.”
Sono le tre, l’odore di cocco e incenso ci guida verso il centro benessere, il suono di un flauto tradizionale tailandese, morbido e ipnotico, che risuona nell’aria, amplificando l’atmosfera di attesa. Un’inserviente ci consegna due chiavi per gli armadietti e teli bianchi, il profumo di lavanda che emana dalla sua pelle. Ci spogliamo, le canotte che cadono con un fruscio, gli anelli che tintinnano, il tatuaggio della diavolessa e la scritta SLAVE in mostra. Sotto la doccia, l’acqua tiepida mi accarezza, il sapone al cocco che mi avvolge, un sollievo che non spegne il fuoco dentro di me. Nude, con i teli in mano, entriamo nella vasca idromassaggio, abbastanza grande per dieci persone, l’acqua che gorgoglia, l’odore di cloro e fiori che mi pizzica le narici.
Ci posizioniamo con le fiche verso i getti, le bollicine che solleticano le labbra, un piacere che mi fa gemere: “A-ahhh!” La mia fica, spalancata, accoglie le bollicine, un massaggio interno che mi fa tremare, il ronzio del plug che amplifica ogni sensazione. Daniela mi ordina: “Tirati gli anelli, puttana.” Obbedisco, tirando gli anelli alle grandi labbra, un pizzicore che mi strappa un urlo, le bollicine che entrano più a fondo, un piacere che mi devasta.
Due ragazze si avvicinano, due francesi sulla ventina, il loro accento che risuona come una melodia. Francy, bionda con capelli a caschetto, un seno pieno e gambe lunghe, emana un odore di crema solare e vaniglia. Jennifer, più maschile, con capelli rasati e un corpo snello coperto di tatuaggi, uno in particolare che mi colpisce: un serpente che parte dal culo, si avvolge al corpo e termina con la testa sul seno, la lingua biforcuta che sfiora il capezzolo. L’odore di inchiostro e sudore che emana mi stordisce.
Jennifer si rivolge a Daniela: “Vi abbiamo notate appena arrivate, così spavalde, nude con quei plug. Soprattutto lei,” indicando me, “con quel plug blu che lampeggia e vibra, gli anelli, il tatuaggio della diavolessa e la scritta SLAVE.” Daniela sorride, orgogliosa: “È la mia schiava, ubbidiente e troia, sfondata per dare piacere a me o a chi voglio.” Jennifer chiede: “Possiamo unirci?” Daniela annuisce: “Spero non solo per compagnia.” Jennifer sorride: “Ci divertiremo, scambiandoci le schiave.”
Entrano nella vasca, il gorgoglio dell’acqua che si mescola alla musica del flauto, un ritmo che amplifica il desiderio. Jennifer si avvicina a me, il suo odore di sudore e inchiostro che mi travolge, e Daniela ordina: “Immergiti e leccale la fica.” Obbedisco, tuffandomi sott’acqua, il sapore salato della sua fica che mi inebria, la mia lingua che scava, le bollicine che sfiorano la mia pelle. Jennifer geme, un suono che vibra nell’acqua, il suo muschio che mi soffoca. Daniela chiama Francy: “Fammi lo stesso trattamento.” Francy si immerge, il suono umido della sua lingua che echeggia, e Daniela ordina: “Lecca anche il culo.” Il gorgoglio dell’acqua si mescola ai loro gemiti, un coro che mi accende. Jennifer mi fista la fica, la sua mano che entra, un dolore che si trasforma in piacere, un urlo che mi sfugge: “Siiiiiii!” Squirto, un liquido caldo che si mescola all’acqua, l’odore di muschio che si diffonde. Daniela fista Francy, il suo gemito che si unisce al mio, un altro squirt che gorgoglia nella vasca.
Ci scambiamo, un balletto di corpi nell’acqua calda, il flauto che suona una melodia ipnotica, il ritmo che ci guida. Daniela mi fista, la sua mano che entra nella mia fica spalancata, un dolore che mi devasta, un orgasmo che mi travolge: “Siiiiiii!” Squirto, un getto che schizza, l’acqua che si increspa, l’odore di muschio che soffoca l’aria. Jennifer fista Francy, il suo urlo che echeggia, un altro squirt che si unisce al mio, un lago che si forma nella vasca. Daniela mi ordina di leccarla, la mia lingua che scava, il sapore salato del suo muschio che mi inebria, subito dopo Francy le fista la fica, un ritmo che la fa tremare e la fa godere. Jennifer mi chiama, e Daniela ordina: “Fistala, puttana.” Infilo la mano nella sua fica, un cuneo che entra con fatica, il suo gemito che squarcia l’aria, un orgasmo che la travolge, un liquido che schizza, bagnando anche il mio viso, l’odore di muschio e sudore che mi soffoca. Daniela geme, il suo squirt che si unisce a quello di Jenifer, un coro di lussuria che vibra nella vasca, il flauto che suona, un ritmo che ci consacra. Siamo quattro corpi nudi, intrecciati in un balletto di lussuria, l’odore di muschio, sudore e cocco che riempie l’aria, un incenso profano che mi stordisce. Daniela, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, mi ordina di inginocchiarmi nell’acqua, le bollicine che solleticano la mia fica spalancata, gli anelli che brillano sotto la luce soffusa. Jennifer e Francy ci guardano, i loro occhi che brillano di desiderio, i loro corpi che emanano calore, l’odore di vaniglia e inchiostro che si mescola al nostro muschio. Daniela si alza, l’acqua che cola dal suo corpo, il suono delle gocce che cadono, e mi ordina: “Leccami il culo, puttana.” Obbedisco, la mia lingua che scava, il sapore salato della sua pelle che mi brucia, un gemito che le sfugge: “Siiiiiii!” Le bollicine mi accarezzano, un piacere che mi fa tremare, il ronzio del plug che vibra, un tormento che mi tiene viva.
Jennifer si avvicina, la sua mano che mi fista la fica, un cuneo che entra, un dolore che si trasforma in estasi, un urlo che squarcia l’aria: “Siiiiiii!” Squirto, un getto caldo che schizza, l’acqua che si increspa, l’odore di muschio che soffoca l’aria. Francy fista Daniela, il suo gemito che si unisce al mio, un altro squirt che gorgoglia, un lago che si forma nella vasca. Daniela mi ordina di leccare Jennifer, il suo sapore di muschio e inchiostro che mi inebria, la mia lingua che lavora fino a dentro, mentre Francy mi lecca la fica un altro orgasmo che mi travolge: “Siiiiiii!” Il mio squirt si mescola all’acqua, un liquido che cola, il pavimento che si inzuppa, l’odore di muschio e sudore che ci avvolge. Daniela si inginocchia, leccando Francy, il suo gemito che echeggia, un altro squirt che schizza, un coro di lussuria che vibra nella vasca. Jennifer mi fista ancora, entrambe le mani, una nella fica, un ritmo feroce che mi fa urlare: “Siiiiiii, cazzo!” Un terzo orgasmo mi colpisce, un’esplosione che mi fa perdere i sensi, il mio squirt che bagna tutto, un lago che riflette la luce, il mio corpo che trema, un tempio di piacere devastato. Ogni goccia di sudore, ogni squirt, ogni umiliazione è un sigillo della mia devozione, il mio corpo devastato, il mio cuore marchiato per sempre, un altare di piacere consacrato a Daniela, la mia Padrona, la mia divinità.
L’acqua della vasca idromassaggio gorgoglia ancora, un ritmo che si affievolisce come il battito di un cuore esausto, intrecciandosi con le ultime note del flauto, una melodia che svanisce in un sussurro ipnotico, lasciando nell’aria un’eco di lussuria.
Ci alziamo, esauste, l’acqua che scivola dai nostri corpi, un suono di gocce che cadono, un plic-ploc che echeggia nel silenzio, come una pioggia che segna la fine del nostro rituale. Il mio plug blu vibra ancora, un ronzio debole ma costante, un battito che mi ricorda la mia devozione, il suo bagliore che illumina il mio culo mentre esco dalla vasca. Ogni passo è un’impresa, le gambe che tremano, la fica aperta che cola, un liquido caldo che gocciola sul pavimento, l’odore di muschio che si diffonde, un’offerta finale. Gli sguardi delle poche persone rimaste nel centro benessere ci trafiggono, turisti e inservienti che sussurrano, i loro occhi che si posano sui miei anelli scintillanti, sul tatuaggio che proclama la mia schiavitù, sul plug che ronza, un’esibizione oscena che mi umilia ma mi accende. Daniela cammina accanto a me, il suo corpo che emana calore, il suono dei suoi anelli che si mescola ai miei, un tintinnio metallico che echeggia come un inno. Jennifer e Francy ci seguono, il serpente tatuato di Jennifer che sembra muoversi sulla sua pelle bagnata, l’odore di inchiostro che si mescola al nostro muschio, un ultimo respiro di lussuria.
Ci avviamo verso la doccia, i piedi nudi che schiaffeggiano il pavimento di piastrelle, un suono umido che risuona, l’odore di cloro e cocco che ci avvolge. L’acqua tiepida ci accarezza, un sollievo che lava via il sudore e il muschio, ma non il fuoco che brucia dentro di me. Il sapone al cocco mi inebria, un profumo dolce che si mescola al sapore salato delle gocce che mi scivolano sulle labbra. Mi asciugo con il telo bianco, il tessuto ruvido che sfrega contro i miei capezzoli piercing, un pizzicore che mi strappa un ultimo gemito, il ronzio del plug che vibra ancora, un promemoria della mia sottomissione. Daniela mi guarda, i suoi occhi che mi inchiodano, il suo sorriso sadico che mi fa tremare, il suo profumo di sandalo che mi soffoca. “Sei mia, puttana,” sussurra, e io annuisco, le lacrime che mi rigano il viso, un misto di vergogna e amore.
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