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Ancora altre...? Epilogo: via uno e avanti un altro.


di cuckold211
28.11.2020    |    9.612    |    7 9.8
"Lei apre la bocca e qualche schizzo le va a finire dentro..."
Un'altra avventura, che ricordo con molta eccitazione, è stata con un super, ma veramente super, dotato: si trattava di un afro-italiano, presentatole da una sua amica che, subito dopo, le disse:
"Fa attenzione, se e quando te lo scoperai, perché tuo marito se ne accorgerà e capirà dalla camminata che sarai costretta a tenere".
Ma è meglio cominciare a raccontare dall'inizio.
Mia moglie Angela, negli anni, ha coltivato amicizie con delle donne cui piaceva molto il cazzo e, perciò, tradivano i mariti; amicizie nate così, per caso, dal parrucchiere o in palestra.
In quel periodo, una di quelle scopava con un ragazzo sui 30 anni, che faceva il ragioniere per una ditta edile.
Una volta richiese la complicità di mia moglie per coprire una sua scappatella, in quanto il marito aveva sospettato qualcosa e le sarebbe stato utile il suo aiuto, perché, al marito, avrebbe riferito che sarebbero uscite assieme.
Una mattina che dovevano andare in palestra, si fermarono in un bar per prendere un caffè e lui era lì; così l'amica gliel'ha presentato.
Il tipo fu colpito da mia moglie e dall'amicizia che riscontrò esistere tra le due donne.
Nell'occasione, Angela, sebbene non abbia tenuto atteggiamenti civettuoli, era rimasta incuriosita da quel ragazzo, avendo notato che portava pantaloni abbastanza larghi ed aveva delle mani enormi; la sua carnagione aveva un colore caffelatte e l'amica le precisò che il padre era di colore, mentre la mamma di un paese siciliano. Egli era nato e cresciuto in Sicilia e, comunque, aveva modi gentili, pur mostrando di saper il fatto suo.
Quando andarono via, mia moglie chiese all'amica notizie di come era a letto; lei, ridendo, le rispose che suo marito aveva cominciato a sospettare, proprio per come la trovava larga, in quanto:
"Non ha un cazzo, ma una proboscide, fra le gambe", replicò.
E mia moglie, divertita, aggiunse:
"Cazzo, proprio come quelli che piacciono a me; appena lo molli, tienimi informata, che mi faccio qualche giro".
La sera, a letto, Angela di riferisce ogni cosa, perché è sua abitudine informarmi di ciò che succede durante la giornata, specialmente in tema di sesso.
Passa qualche mese da quella volta e, mentre mia moglie era a casa, riceve una telefonata dall'amica che l'avverte di aver chiuso con il ragioniere, a causa dell'incompatibilità degli orari, ed ora intratteneva una relazione con un tipo conosciuto, per caso, nell'Ufficio Postale.
Mia moglie si informa se è veramente finita o se, piuttosto, l'allontanamento non fosse dipeso da qualche banale litigio; lei conferma categoricamente che è finita, aggiungendo:
"Mica me lo dovevo sposare? Tranquilla, puoi andare; anzi, se vuoi incontrarlo...." e le fornisce indicazioni sui luoghi ed orari in cui incontrarlo.
Alla fine, conclude: "Sta attenta, se te lo scopi, perché tuo marito se ne accorgerà dal solo vederti camminare" e ride di gusto.

Angela, il mattino dopo, si prepara per andare dove sapeva di poterlo
incontrare: il bar dove le era stato presentato, perché lì, verso le 11,00 del mattino, vi andava a prendere il caffè.
Quel giorno aveva indossato pantaloncini, sotto i quali vi erano collant con disegni da sembrare autoreggenti; una camicia e un giacchino; scarpe tacco 12 e borsetta con tracolla tipo catena.
Arriva al bar 10 minuti prima di lui; aspetta un po' in macchina e, appena lo scorge entrare, scende ed entra anche lei.
Fa finta di non vederlo, ordina un caffè, lui la nota subito, così come tutti gli uomini che erano al bar; egli si avvicina, la saluta e le chiede se si ricordava di lui. Al che mia moglie gli risponde:
"Certo, sei l'amico di xxxxx!" Lui chiarisce che hanno avuto dei contrasti, per cui non si sentono più. La invita a sedersi ad un tavolo e, sottovoce, le dice:
"Sai cosa c'era fra me e lei?" Mia moglie, rivolgendogli un sorriso da furbetta, replica: "Tranquillo, siamo adulti".
Lui si complimenta per la sua schiettezza e lei ringrazia e ricambia; gli chiede se è italiano e lui gli racconta un po' della sua vita.
Purtroppo, però, il tempo è poco e devono andare; lui le propone di scambiarsi il numero di telefono che lei provvede ad annotare.
Dopo nemmeno un paio d'ore, le arriva un messaggio con un complimento e un invito a rivedersi. Mia moglie, che non aspettava altro, perché priva di avventure da un po' di mesi, accetta, ben sapendo che si godrà una sberla di cazzo di tutto rispetto.
Si rivedono dopo due giorni, di pomeriggio, alle 18,00, dopo che lui aveva smesso di lavorare. Una volta assieme, chiede ad Angela se le va l'apericena; mia moglie fa un po' la sostenuta, opponendo che temeva d'esser vista da qualcuno che la conosce.
Allora lui propone che, se non ha problemi, potrebbero andare a casa sua, un monolocale a qualche centinaio di metri.
Lei accetta e vanno in casa; un posticino piccolo, ma molto grazioso, arredato con gusto, quasi un nido; lui la fa accomodare su un divano e le chiede cosa può offrirle; ma lei gli chiede il permesso di andare un attimo in bagno.
Quando ritorna, egli le si siede accanto, con due bicchieri di prosecco in mano; le chiede se l'amica le parlava di lui e cosa diceva; mia moglie, con il suo costante sorrisino, gli risponde che ogni tanto aveva problemi a sedersi e camminare, e quel fastidio le veniva dopo che si era vista con lui.
Lui ride e le chiede: "Ti andrebbe di provare?"
Lei allunga una mano e gli tocca il cazzo da sopra i pantaloni; lo guarda e con un estremo languore, sussurra: "Sì".
Lui la tira a sé e la bacia; lei sbottona ed abbassa i pantaloni di lui e resta senza fiato allorché vede quel cazzo incredibile.
E' lì a fissarlo, notando che è già abbastanza eccitato anche se non ancora al massimo. Lo agguanta e le dita della mano non riescono a chiudersi; in lunghezza, poi, era proprio come le era stato descritto dall'amica: una proboscide della misura di non meno di 25 cm.
Lei gli scivola fra le gambe, si mette con le ginocchia a terra e, dopo avergli sfilato completamente pantaloni e mutande, prende a leccargli il cazzo.
Leccava cominciando dai coglioni fino ad arrivare alla cappella, imboccava il cazzo per succhiarlo, ma, oltre la cappella ed un paio di centimetri, non riusciva a prenderne altro in bocca.
Egli le teneva la mano sulla testa, imprimendo il ritmo da tenere; lei era come in trance e se lo strofinava ovunque sul viso, se lo sbatteva sulle guance, chiaramente presa dalla frenesia del momento.
Era ancora vestita, per cui lui glielo sottrae dalle mani e la fa alzare.
Quel giorno aveva indossato una gonna in pelle che la fasciava come una guaina, un golfino con collo largo, autoreggenti e scarpe con tacco alto.
Egli resta seduto, lei in piedi davanti a lui; lui le abbassa la lampo della gonna, mentre lei si sfila il maglione, rimanendo in intimo, calze e scarpe.
Quando la sera, lei mi racconta tutto, io me ne gustavo la scena, quasi fossi stato presente.
Lui si alza, l'abbraccia e bacia, nel mentre le infila il cazzo fra le cosce, che, data l'altezza dovuta ai tacchi, gli arriva in corrispondenza della fica.
Lei si abbassa un po' e, con ancora il perizoma addosso, vive il momento come se si fosse trovata a cavallo di una trave; il cazzo, durante lo strofinio, passava oltre la fica; infatti se lo sentiva fra figa e culo e lì non resistette più: scoppiò il suo primo orgasmo.
Lui si accorge che lei è venuta, la fa girare e mettere in ginocchio sul divano; le sposta il perizoma e appoggia la cappella fra le labbra della figa.
Sapeva bene che con quell'attrezzo non poteva entrare di colpo, ma doveva usarlo con cautela, perché non tutte le donne sono predisposte a reggere una sberla di quelle dimensioni e, dopo aver infilato un paio di centimetri, oltre la cappella, si ferma e le chiede se è tutto OK.
Lei si volta e, con il suo solito sorriso malizioso, gli dice:
"Fratello mio, ne ho visto di minchie, ma una come la tua, mai".
Lui replica immediatamente, dicendo:
"Già, però vedo che tu non ti scoraggi e sei determinata a prenderla tutta". "Devo esser grata alla natura per avermi dotato di una vagina molto capiente, che mi consente di non lasciar mai gli ospiti fuori. Entra, ma fa piano, perché, con quell'arnese, rischi di aprirmi in due".
Egli la regge per i fianchi, ma il perizoma creava intralcio, così lei si stacca e si libera delle mutande. Si rimette in posa, questa volta con le gambe più larghe. Lui riprende ad infilarla e la cappella le penetra un po' più di prima.
Poi dà un'altra spinta, cui corrisponde un suo sobbalzo: aveva già più di metà cazzo in figa, ma la difficoltà alla penetrazione era data dal diametro; man mano che lei si sentiva allargare al massimo la figa, lui le chiedeva insistentemente se poteva proseguire ancora e lei gli faceva cenno di sì; lui la afferra con più energia, forse sa che, appena fosse andato oltre, lei avrebbe avuto l'impulso di sottrarglisi.
E così e stato: appena lui dà l'ultima spinta, lei lancia un urlo e vorrebbe toglierselo da dentro, ma lui la tiene ferma e le dice:
"Sta ferma, non ti muovere!" e lei, con le lagrime agli occhi, gli risponde:
"Mi manca l'aria... me lo sento in gola".
Si era fermato, dandole modo di abituarsi alla notevole stazza del suo cazzo; quando vide che si era rilassata ed abituata alla dimensione del mostro, riprese a scoparla lentamente e con una dolcezza estrema.
A quel punto lei ha la forza di dirgli di non venirle dentro, perché non protetta,
cui egli risponde: "OK, tranquilla!" e accelera la scopata; ad ogni colpo che le dava, lei avvertiva che penetrava sempre più a fondo, per cui non poteva far a meno di emettere urli, attutiti dai cuscini della spalliera del divano; lui la teneva saldamente per i fianchi e le rivolgeva parole volgari, finché lei, per la prima volta in vita sua, comincia a squirtare: Angela ne resta meravigliata, fraintendendo sulla natura di quella specie di piscio.
Lui era sprofondato quasi completamente dentro di lei, quando chiede dove vuole che le sborri; lei gli risponde che la vuole in faccia e lui se ne esce con cautela; lei si gira e viene presa per i capelli, mentre lui si sega davanti al suo viso e sborra. Lei apre la bocca e qualche schizzo le va a finire dentro.
Una volta appagati i sensi, lei si distende per terra sul tappeto, come svenuta, e lì si accorge del casino fatto: era bagnato dappertutto.
Lui le rivolge i suoi complimenti, perché non aveva mai trovato una donna così porca da riuscire a prendere tanto cazzo in figa; lei allora gli chiede della sua amica, ed apprende che le piaceva mettersi sopra e ne prendeva quasi quanto lei, ma, se messa a pecorina o alla missionaria, non era capace di arrivare a metà. Però andava forte di bocca: era capace di prendere quasi metà cazzo in bocca e farsi sborrare direttamente in gola.
Quando si rialza per andare in bagno, camminava con le gambe aperte; si sentiva un vuoto dentro e le bruciava la figa.
La sera, quando rientro dal lavoro, essendoci i ragazzi, non ha potuto riferirmi niente, ma, con gli occhi e qualche battuta, mi ha fatto capire che non poteva né camminare, né sedersi.
Poi mi dice che, quando è tornata a casa, ha dovuto tenere, per circa mezz'ora, una busta di ghiaccio nelle mutande.

Con questo, ha scopato per più di tre mesi, quasi tre volte a settimana; le più belle scopate se le è godute il sabato mattina.
L'indomani della prima volta, chiama la sua amica e la invita ad andare a fare colazione insieme; quando si incontrano, si baciano sulla guancia e mia moglie, sorridendo, la informa che è dovuta stare per più di mezz'ora con la borsa del ghiaccio dentro le mutande.
L'amica capisce al volo che si era fatta scopare dal suo ex e le dice:
"Te l'avevo detto che ti avrebbe fatto nera; ma tuo marito...? Non se n'è accorto?"
Mia moglie le dice di sì, ma che aveva addotto la scusa di avvertire bruciore per cui sarebbe dovuta andare dal ginecologo.
Ridono assieme di gusto; poi l'amica le chiede cosa è successo e lei le racconta tutto, ma soprattutto circa la difficoltà a prenderselo dentro.
Lei allora conferma: "Io me lo scopavo solo standogli sopra, regolando a mio piacimento quanto ne poteva entrare e, quando lui dava qualche spinta da sotto, mi faceva uscire gli occhi di fuori".
Poi confessa anche il particolare dei pompini ed aggiunge che a lei piace molto farsi sborrare in bocca e ingoiare.
Dopo questa conversazione fra porcone, si lasciano e la sera, a letto, mia moglie mi racconta tutto; mi dice che le piacerebbe vedere la sua amica scopare con qualcuno perché quella conversazione l'ha intrigata.

Eravamo a inizio settimana, mia moglie non mi racconta più niente fino al venerdì successivo; quella sera c'erano i miei suoceri a cena: sua madre, mentre si cenava, le chiede se l'indomani mattina poteva accompagnarla al mercatino rionale. Lei risponde che non può per un impegno già preso; io mi insospettisco, ma non lo do a vedere: aspetto sempre che sia lei a parlare.
L'indomani mattina lei si alza prima prima di me; io me la prendo comoda, non dovendo andare al lavoro, e non posso non notare i suoi preparativi che preludevano ad una nuova tornata di corna: fa la doccia e, quando rientra in camera e si toglie l'accappatoio, vedo che si era depilata la figa.
Vedo che indossa una mutandina larga, tipo culotte di colore champagne, un reggiseno abbinato con bordi in pizzo, e un vestito appena sopra il ginocchio.
Le chiedo se deve uscire e lei mi dice di sì, senza dirmi dove va; io mangio la foglia, capendo che qualcosa bolle in pentola.
Quando è pronta per uscire, mi manda un bacio col dito, mi fa l'occhiolino e se ne va. Verso le 13,00 mi arriva un messaggio, con il quale mi informa che stava tornando e di metter su la pentola per la pasta.
Quando rientra ha l'aria molto sbattuta: sembrava le fosse passato un treno addosso; fortuna che i ragazzi erano nella loro camera; appena entra mi dice: "Ho bisogno di una doccia... pensaci tu..." apre il freezer, prende una busta di ghiaccio e si chiude in bagno.
Aveva un viso e delle occhiaie tali che sembrava avesse donato non meno di due litri di sangue.
Dopo una mezz'ora esce, va in camera da letto, mette una tuta e viene in cucina. Gli chiedo come si sente e, sottovoce, mi dice: "Mi ha distrutto".
Purtroppo c'erano i ragazzi e non potevo farla proseguire nei dettagli; dopo pranzo, mi metto in salotto a guardare la TV, lei fa il caffè e viene a sedersi accanto a me; vedevo che non riusciva a stare seduta in posizione normale; si piegava su un fianco. Le propongo di andarci a distendere sul letto.
Lei acconsente e, appena dentro, chiudiamo la porta a chiave; lei si toglie la tuta e le mutande e mi fa vedere la figa: era terribilmente irritata, sembrava stesse per prendere fuoco, aveva le labbra rosso sangue ed era larga che poteva entrarci la mano, senza alcuna difficoltà.
La guardo e lei capisce che voglio sapere. Mi racconta che il venerdì si erano sentiti e lui le aveva detto che l'aspettava a casa verso le 9,00; quando lei è uscita di casa, è passata dal bar, ha preso dei cornetti ed è andata da lui.
Quando è arrivata, lui era sotto la doccia, è andato ad aprire in accappatoio.
Appena chiusa la porta, lui l'abbraccia e la bacia; lei aveva ancora le mani occupate dal vassoio dei cornetti; si apre l'accappatoio e fa vedere quel cazzone che gli arriva a metà' coscia; si staccano e vanno in cucina; lì lui mette in funzione la macchina del caffè e si siede, la tira a sé e la fa sedere sulle sue gambe; lei gli allunga un braccio intorno al collo e riprendono a baciarsi.
Nel frattempo il pisellone stava prendendo consistenza; lui con le mani nella figa e lei che già era abbastanza pronta, gli scivola a terra, fra le gambe; lui seduto sulla sedia, con l'accappatoio aperto, e lei davanti, a terra, comincia un lavoro di bocca; lui alza una gamba permettendo di farle leccare anche il buco del culo; poi, pian piano, arrivata alla cappella, la imbocca e si ricorda dell'amica che riusciva a prenderne metà in bocca.
Cerca di imboccare quanto più cazzo possibile, finché le si ostruisce la gola; non può respirare e perciò estrae il cazzo dalla bocca; si accorge che non è riuscita a raggiungere la misura che voleva, e gli chiede:
"Ma, quella porca della tua ex ha un pozzo, al posto della bocca? Come faceva a farsi entrare in bocca metà di questa bestia?"
Lui ridendo le dice che aveva non solo la bocca, ma anche la figa per inghiottire il suo cazzo. Poi le chiede di girarsi, le fa togliere le mutande e, sputandosi su due dita, va a lubrificarle la fica, anche se già bagnata da suoi umori.
Poi la fa sedere di spalle, lei gli prende il cazzo lo struscia sulle labbra e si siede pian piano; lui la teneva per i fianchi e l'aiutava nel sali scendi, reggendole le chiappe; dopo un bel po' lei si stanca, perché impedita a sedersi, a meno di non farsi spaccare in due e quindi gli dice:.
"Basta... non ce la faccio più".
Lui le dice: "Lo so... hai paura a scendere più giù, vero?".
Al che lei risponde "Cazzo, temo che, se entrasse tutto, mi squarterebbe".
Si alza della sedia e lui, con l'accappatoio aperto e il pisellone libero, va a fare il caffè; fanno colazione e vanno in camera da letto; lei si spoglia nuda e lui si lancia fra le sue cosce, a leccare la figa.
Egli le fa alzare le gambe il più possibile e le scopa culo e figa con la lingua.
Quando si è reso conto che lei era ridotta ad un lago, le punta il cazzo e dà una spinta, penetrando in lei quasi per metà.
Lei sobbalza, perché, in realtà, quando era stata lei a sedersi su di lui in cucina, il dolore era sopportabile, ora, invece, le è sembrato di sentirsi squarciata con quel pistone il figa, per cui gli chiede di cambiare posizione per mettersi lei sopra.
Si girano e lei, con le sue mani, prende il cazzo, lo posiziona e ci si cala su; comincia a regolare la lunghezza e comincia a gustarsi la scopata; con quel cazzo in figa, lui la tira a sé e comincia a succhiarle i capezzoli.
In questa posizione era meno doloroso e lei ne prendeva di più, sebbene non fosse stretta, ma, anzi, abbastanza capiente.
Ma con quel batacchio ci doveva andare cauta perché, oltre la lunghezza, c'era lo spessore che, quando in piena erezione, diventava pericoloso.
Lei in quel periodo era nel pieno della sua fisicità; era un figone da far girar la testa e poi non le bastava mai; voleva essere più troia della sua amica per poi potersi vantare di averlo preso tutto in figa; per il momento la sua amica era in vantaggio, ma solo in relazione al pompino.
Ogni volta che faceva su e giù, lui accompagnava da sotto e entrava in po' alla volta; lei si sentiva aprire in due, ma provava anche dolore misto a piacere.
Finché, mancando ancora poco che le fosse tutto dentro, dà un colpo e glielo fa entrare completamente; lei sobbalza, ma resiste; l'aveva preso tutto e, per lei, era come aver conquistato un trofeo.
A lui viene da dire: "Cazzo, ma veramente sei una voragine! Solo due volte, in vita mia, ho avuto il piacere di infilarlo tutto in figa ad una donna".
Poi le chiede di mettersi a pecorina; la voleva scopare da dietro; lei si gira e appoggia il seno sui cuscini, allarga un po' le gambe e spinge il culo in fuori, proprio come una cavalla alla monta. Egli subito rientra, temendo che il buco potesse restringersi. Riprende a scoparla, prima piano, poi, tenendola stretta per i fianchi, prende a sbatterla; lei gridava implorandolo di uscire e fare piano, perché le sembrava che il cazzo le uscisse dalla bocca.
Ma lui, imperterrito, preso dalla foga, la sbatteva senza pietà; lei implorava di fare piano, ma lui, per più di 15 minuti, non le dà tregua; quando è quasi all'orgasmo, esce di botto e le va a mettere la cappella in bocca: lei, a più sorsate, ingoia un mare di sborra.
Una volta placati i sensi, lei si accorge che del sangue le fuorusciva dalla figa e che comincia a bruciarle; va subito in bagno, si infila il getto della doccia fra le labbra, mentre lui prende del ghiaccio e glielo offre.
Sta più di mezz'ora a fare impacchi, ma lui doveva rientrare al lavoro; però la conforta dicendole che, una volta, è capitato anche all'amica che si era rimessa nel giro di qualche giorno, facendo ricorso ad una pomata.
Lei, quindi, invia un messaggio all'amica, che la invita ad andare a casa sua, perché trovandosi da sola, potrà mettersi la pomata con calma.
Mia moglie, con un impacco di ghiaccio nelle mutande, va dall'amica e, appena entra in casa, quella se la ride e le dice:
"Ti avevo avvertito che ti saresti fatta male con quel cavallo?".
Poi prende la pomata e la accompagna in bagno, dove, facendola mettere a pecorina, le infila il tubetto in figa e gliela riempie per bene, poi con le dita, prende a spalmargliela sia fra le labbra che dentro; per mia moglie fu una nuova esperienza, perché non aveva mai pensato che una donna, potesse aver tanto riguardo per la sua figa.
Poi mette un salva-slip nelle mutande e viene a casa: appena entra, noto subito che aveva un'espressione da sofferente, ma anche da soddisfatta.
Dopo una settimana, era perfettamente ristabilita.

FINE.

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