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Lui & Lei

I peccati della signora "perbene" 5


di cuckold211
15.07.2018    |    5.606    |    3 9.8
"Tutte le sue amanti non erano state nulla a confronto..."
NOTA DELL'AUTORE
Eccomi qui a proseguire la saga degli amici Franco/Liliana, non utenti del sito.
Con il mio racconto, titolo "Innamorati di mia moglie", avevo iniziato a parlare di loro e, quando sono stati da me avvertiti e invitati a leggere, hanno gradito al punto da esortarmi a pubblicare la LORO storia.
Era ciò che stavo facendo, quando vi è stato un inatteso intermezzo, stimolato dall'utente del sito con nick "coppiaberte", il cui racconto, quindi, non ha nulla a che vedere con quelli della "signora perbene".
Questa precisazione si è resa necessaria per chiarire l'equivoco insorto nell'utente "Alicerobertohot", che ha espresso una favorevole recensione sul Sex Forum, rubrica "Racconti & Libri", sul tema "Racconti fuori schema", al fine di segnalare alla comunità gli autore ritenuti meritevoli.
Si precisa ancora che tutti i fatti narrati non sono frutto di fantasia, bensì riferiti a vicende realmente vissute.

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Come spesso accadeva, anche quel giorno Liliana era uscita a passeggiare per la città.
Senza volerlo, si era ritrovata sotto la casa/ufficio di Filippo, un amico "single", che faceva parte del gruppo di gaudenti con cui, lei e Franco, si davano alla pazza gioia.
Udita la sua voce al citofono, disse: "Sono Liliana, mi offriresti un caffè?"
"Ma certo - rispose Filippo - scendo subito... lo prenderemo al bar a fianco".
Un attimo dopo era abbracciata e baciata dall'amico che, con il calore che era solito profondere a quelli che considerava più che amici, la condusse nel vicino bar, invitandola a prendere qualcosa di fresco.
Mentre consumavano, egli prese a stuzzicarla ben conoscendo l'inclinazione di lei a mai rifiutarsi ai maschi che mostravano di volerla.
Quindi si portarono all'ascensore, dove era già in attesa un signore elegante e distinto, cui Filippo presentò Liliana.
Il tipo le lanciò uno sguardo che, definirlo intrigante, non rende l'idea, perché lei si sentì come passata ai raggi "x"; poi, con voce calda e seducente, disse: "Incantato", mentre stringeva la sua mano quasi a farle male.
Il tipo scese al suo piano e loro proseguirono.
Appena nell'abitazione/studio, Filippo l'abbracciò e baciò come si conviene ad amanti, mentre iniziò a percorrere con le mani il corpo voglioso di Liliana.
Lei avrebbe voluto andare in bagno, ma Filippo glielo impedì. Infatti dopo averle tolto gli slip, la distese sul letto e si tuffò con la bocca tra le sue cosce, adducendo che la voleva assaporare al naturale e non annacquata dal rito del bidè.
Il vizioso la leccava, strappandole continui gemiti di piacere, ma lei, curiosa, volle sapere di quel signore.
Così, quando le fu concesso di approdare in bagno, mentre vuotava la vescica nella tazza, Filippo le disse che si chiamava Attilio, un avvocato con lo studio nella stessa verticale del suo; che, con la moglie, erano scambisti; che era molto dotato, sessualmente parlando, ma che aveva il difetto di esser sadico. Molte donne del giro, infatti, cercavano di evitarlo perché mal sopportavano il dolore fisico cui egli le sottoponeva, quali schiaffi su ogni parte del corpo, strizzate di capezzoli al limite della sopportazione, pizzicotti e succhiotti da lasciare lividi.
Filippo la stava penetrando con il trasporto dell'innamorato e Liliana, per meglio accoglierlo dentro di sé, gli aveva incrociato le gambe sulla schiena; d'improvviso lo squillo del telefono.
Scusandosi con la donna, Filippo andò a rispondere nello studio.
Fu giocoforza per Liliana origliare e così capì che la telefonata doveva riguardare lei.
Udì Filippo dire: "Ma come faccio... glielo dovrei chiedere... e non penso sarebbe disponibile... facciamo qualche altra volta... inviterò lei ed il marito ad una serata qui da me".
Liliana, nuda com'era, entrò nello studio e gesticolando per non farsi sentire dall'altro, chiese: "E' lui... l'avvocato?... Fallo venire".
Filippo chiuse la telefonata dicendo: "E va bene... sali pure, troverai la porta accostata".
Poi, si precipitò a riprendere ciò che stava facendo con Liliana, non senza avvertirla "Secondo me non era il caso... però non mi andava di apparire possessivo".
Erano tutti presi a scopare, non senza l'accompagnamento di rumori specifici, quali sbattimento di coglioni sul perineo della donna, lo sciabordio della verga tra gli abbondanti succhi emessi dalla fica, lo schiocco di baci e sospiri, quando udirono la porta richiudersi ed i fruscii tipici di chi si spoglia.
Poco dopo Attilio comparve, completamente nudo, nell'andito d'accesso alla camera.
Una veloce occhiata a quanto si svolgeva sotto i suoi occhi ed il suo membro scattò sull'attenti, gratificando Liliana della miglior lusinga potesse aspettarsi.
Pleonastico dire come i suoi gemiti, mentre era sbattuta dal cazzo di Filippo, si intensificarono, sia nella successione che nei suoni, atteso che un nuovo amante la osservava con profonda cupidigia mentre scopava alla grande.
Attilio si avvicinò alla coppia e, mentre essi avevano le labbra congiunte in un bacio, intrufolò il proprio glande, già rorido di umori prespermatici.
I due lo accolsero tra le loro salive, tributandogli gli onori ed il benvenuto del caso.
Fu quella l'occasione in cui Liliana prese atto della bisessualità di Filippo e, per vero, non fu infastidita, anzi la cosa la eccitò ulteriormente.
Mentre continuava ad essere martellata dalla verga di Filippo, Liliana allungò le mani sulle sue chiappe, allargandole.
Ad Attilio non sfuggì la manovra, cosicché, interpretando correttamente il desiderio perverso della femmina, poggiò il suo pene sul buchetto di Filippo, il quale si immobilizzò all'istante ed un grugnito quasi bestiale segnalò l'avvenuta intromissione.
La scopata proseguì con i tre inchiavardati senza soluzione di continuità, mentre Liliana cominciava ad urlare per le strizzate di capezzoli, oltre ai vari schiaffi sulle cosce e sulle mammelle praticati da Attilio.
Filippo esplose nella fica di Liliana e si sottrasse alla sodomizzazione; Attilio ebbe, quindi, campo libero con lei.
Lasciandola nella posizione in cui si trovava, a cosce aperte, immediatamente impose la sua bocca sulla fica, onde aspirarne lo sperma inoculatole.
Dopo di che, la girò sulla pancia e penetrò nel culetto della donna che, in verità, non se l'aspettava. L'intromissione fu lunga e dolorosa, per non parlare dei lividi che si ritrovò sul corpo.
Se ne tornò a casa solo in parte soddisfatta, perché in realtà era innervosita per come Attilio le aveva ridotto il culetto: le usciva sangue; però aveva permesso la cosa, in quanto l'avvocato, mentre la scopava, aveva avuto il merito di pronunciare la parola "magica" per lei: il prete. Sì, avete capito bene; le aveva proposto di farla scopare con l'amico prete.
Egli chiarì che il prete era fra i suoi assistiti per varie chiacchiere sul suo conto ed era divenuto suo amico per averlo aiutato a debellare la moralità bigotta della moglie, a conquistarne la fiducia e poterla scopare a suo piacimento.
Liliana approfittò per strappargli tutte le informazioni possibili sul prete e così seppe che officiava in una canonica non lontana dalla sua e che, a dire dell'avvocato, era un porco senza eguali, in quanto approfittava delle confessioni delle sue "pecorelle" per irretirle ai suoi capricci.
Dopo aver verificato e individuato la persona, Liliana ne parlò a Franco.

CONFESSIONE DI LILIANA
"Ascolta! - disse - Due settimane fa sono stata in chiesa a confessarmi. Dicevo al prete, che mi chiedeva dei nostri rapporti intimi, che era tutto regolare, ma che io avevo mille desideri proibiti e che, di nascosto da te, li coltivavo, masturbandomi. Il prete mi chiese quali erano questi desideri ed io gli dissi: una donna, un ragazzo adolescente, un negro, un prete... mi accorsi che il confessore respirava a fatica e allora cominciai a dire qualche parola un po' spinta".
"Sa, padre, mi capita la voglia di un ragazzo adolescente, di toccarlo, accarezzarlo di, fargli da nave scuola. Mi capita di aver voglia di un prete, di tirarglielo fuori dalla tonaca... ma non posso dirlo a mio marito. Allora mi chiudo in bagno e mi masturbo, padre, e così sogno i miei sogni: immagino il mio bel prete che fa certe cose... è peccato, padre?"
Il prete non ne poteva più. Mi disse: "Ora vada... vada..., la assolvo...".
"Franco, m'è venuta voglia di quel prete. Vogliamo invitarlo? Potrebbe venire a prendere un caffè... poi vediamo... che ne pensi?"
Liliana guardava il marito con i suoi grandi occhi ed egli pensava che quella era la moglie, la sua sposa, che si erano sposati in chiesa, che forse, inginocchiati davanti all'altare, mentre quell'uomo li univa in matrimonio, Liliana pensava al suo membro, sotto la tonaca.
Era stregato da quella donna, gli avrebbe fatto fare qualunque cosa. Tutte le sue amanti non erano state nulla a confronto.
"Va bene! Se è questo che vuoi!?", udì la sua voce rispondere, mentre quei pensieri gli affollavano la mente.
"Guarda - aggiunse Liliana - devi lasciar fare a me. Tu fari finta di non esserci... mi lascerai sola con lui".
Aveva telefonato alla canonica e aveva pregato il prete di passare da casa sua, per raccogliere la sua confessione.
Quella sera Franco si installò nella stanza accanto al soggiorno, dalla quale era possibile vedere ogni cosa.
Il prete venne dopo le nove; era davvero un bell'uomo, alto, ieratico, sui 50 anni.
Udì la voce di Liliana che diceva: "Oh, padre, già qui, mi dovete scusare se sono in vestaglia, stavo proprio preparandomi".
Lo fece accomodare in soggiorno, sul divano e gli sedette sulla poltrona di fronte, accavallando le gambe.
Si sporse verso di lui e fu chiaro che, con quel gesto, gli aveva fatto vedere i suoi generosi seni nudi. Poi comincia la... confessione(?).
Liliana era inginocchiata davanti al prete, che era seduto sul divano. Non erano udibili le sue parole, ma si poteva immaginare ciò che quella diabolica donna stava confessando.
Dopo un po', ella apriva la vestaglia e gli mostrava un seno, come a spiegargli bene qual'era il suo peccato.
Il prete era sudato ed agitato. Dopo un po' era evidente la protuberanza del suo membro sotto la tonaca e subito la mano di Liliana vi si appoggiò quasi per caso.
Poi, le sue dita aprirono i bottoni, la sua manina entrò dentro la tonaca e ne uscì tenendo una verga di tutto rispetto.
Era chiaro che anche Liliana era sbalordita per la grossezza di quel pene. Guardò per un attimo verso di Franco, quasi a comunicargli la sua stessa meraviglia, poi si chinò su quel membro con le labbra protese.
Franco aveva impugnato il suo e se lo menava.
La moglie si alzò, si tolse la vestaglia ed emerse splendidamente nuda davanti al Don.
Il prete si denudò in un attimo e rimase in piedi dinanzi a lei.
Liliana si inginocchiò; la sua faccia era all'altezza del membro del prete e, tenendo le mani giunte, come in preghiera, glielo succhiava.
Anche il prete teneva le mani giunte e rivolgeva gli occhi al cielo.
Quei due porci stavano pregando? Poi Liliana si fermò. Il prete rimase interdetto... Liliana, rivolta al marito, disse: "Vieni fuori, Franco".
Mentre egli entrava con il cazzo in mano, ella spiegò "Padre, questo è mio marito... non temere, è un porco come noi... volevamo solo vedere quanto porco fossi tu".
"Guarda, Franco, un prete nudo con il cazzo duro, appena uscito dalla bocca di tua moglie, che glielo mena piano piano".
Anche lei si masturbava leggermente, mentre il marito, in piedi accanto a loro, se lo menava più decisamente.
Liliana, stendendosi sul divano e seguita dal prete che la sovrastava, disse: "Franco, prendiglielo in mano e mettilo tu nella mia fica".
Egli, come in "trance", prese in mano il cazzo del reverendo, mentre si avvicinava a quella stupenda creatura, che era la moglie; era davvero un bel cazzo, duro, che eccitava anche lui; aveva ormai accettato le teorie di Liliana secondo cui, quando si tratta di godere, va bene tutto, cazzo o fica che sia. Gli piaceva sentire in mano quel membro durissimo....
"Bello eh, Franco?" precisò Liliana.
Il prete si chinò verso le cosce aperte della femmina; Franco gli scappellò il cazzo; lo strofinò lentamente, ma più volte, sulla fica della moglie che, al contatto, emise rantoli di piacere.
"Oh, Franco, che meraviglia! Tu sei veramente il mio uomo... sei veramente il marito che ho sognato. Amore, tu accontenti la puttana della tua mogliettina, tesoro caro, che da tempo voleva essere chiavata da un prete. Che meraviglia, Franco! Hai capito che porca che sono, tanto da desiderare un prete....? Ma, in tutta onestà, non avevo mai immaginato che potesse essere mio marito, con le sue mani, ad introdurmi il cazzo del Don. Guarda questo prete come chiava! Guarda come profana la fica di tua moglie, fregandosene di essere prete... predica la castità e, poi, se ne frega. Cosa preferisci, prete, la castità o la fica? Rispondi!..."
"La fica, la fica, la fica" disse il prete, mentre continuava a strofinare il cazzo tra le cosce aperte della femmina.
Egli cominciò a spingere per riuscire ad entrare del tutto e Liliana, che a sua volta non desiderava altro "Lascialo, Franco, lascialo entrare e tu, prete, datti da fare, chiava...."
Il prete chiavava come un pazzo... Franco stava per venire ed avvicinò il suo membro al volto della moglie.
Ella lo accolse in bocca proprio nell'istante in cui lo sperma schizzava violento.
Godettero tutti e tre gridando, schiantati dal piacere.
Il prete divenne frequentatore della casa. Liliana riferì al marito che anche in sua assenza, il Don era stato da lei un paio di volte.
Furono coinvolti in diversi convegni organizzati dal prete che, spesso, tratteneva Franco con sé, offrendogli qualche sua devota "pecorella", per consentire a Liliana di dare libero sfogo a tutta la sua potenzialità erotica con tre, quattro, cinque maschietti, reclutati tra i mariti delle "pecorelle" o tra i seminaristi.
L'idillio, però, non durò a lungo, avendo il Don rivelato la sua natura possessiva.
In uno dei suoi convegni avrebbe voluto solo per sé una signora, che gli si negò, preferendo Franco.
Tuoni e fulmini..... Il prete inveì contro tutti i presenti, senza alcun riguardo, sopratutto per le donne, che furono rudemente apostrofate "puttane da strada".
Fu in quell'occasione che Liliana esternò l'opinione di averne abbastanza del prete, almeno di quel prete.


(continua)




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