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Con la complicità del "cornuto" 2


di cuckold211
18.03.2023    |    13.697    |    13 9.7
"Mentre si era a tavola, io e Antonio parlavamo di lavoro e lei sembrava far di tutto per evitare di incrociare gli sguardi, sia mio che di lui..."
Quanto segue fu il racconto di Antonio sull'avventura avuta con mia moglie.
"Quando, in mattinata, sei uscito di casa, lei con un messaggio mi ha chiesto di chiamarla al telefono. Lo feci e mi ha indicato la zona dove raggiungerla. Le avevo suggerito di giungere prima di me e controllare che, nei dintorni, non ci fossero videocamere, lì installate da soggetti che avessero bisogno di sorveglianza e descrivermi l'appartamento. Quando lei è arrivata, io ero già posteggiato lì; l'ho vista scendere dalla macchina ed entrare nel portone. Solo a guardarla, la minchia si era messa sull'attenti; poi, dopo un po', mi arriva il messaggio: "Tutto ok, puoi salire, ti apro il portone". Appena entrato in casa, non ho perso tempo: l'ho subito abbracciata e baciata con la lingua in bocca".
Mentre lui raccontava, io diventavo di mille colori. Lui mi guarda, se ne accorge e mi dice: "Cumpa', tutto ok? Se non ti senti bene, fermati".
Gli rispondo che è tutto ok. Il racconto stava cominciando a farmi salire la pressione. Gli riferisco che ieri era stata la giornata più lunga della mia vita a pensare che lui era in compagnia di mia moglie.
"Dopo esserci baciati, lei mi dice che non conviene andare in camera da letto; meglio evitare posti intimi dei padroni di casa, ma, mentre si parlava, eravamo abbracciati ed io avevo già sollevato la sua mini dietro e, con un dito, ero fra le sue chiappe.
Cumpa', quando ci ho infilato il dito, sembrava una pentola a piena pressione; lei, senza perder tempo, mi slaccia la cintura e mi abbassa calzoni e mutande. Quando le sbatte il cazzo in faccia, mi guarda e mi dice che non aveva mai visto una minchia simile. Subito prende a leccare e, quando arriva in cima alla cappella, se lo ficca in bocca ed è lei stessa a dar una gran spinta per farselo arrivare in gola. Comincia a fare un pompino da vera affamata. Le chiedo da quanto tempo non prende il cazzo e mi dice:
"Così grosso, mai preso". La faccio alzare. Eravamo in cucina e lì c'era un divanetto. Dopo averla spogliata, mi tuffo con la faccia sulla sua figa".
"Cumpa', boccheggiava come una cavalla in calore: per tua moglie, ci vorrebbe un cavallo. Allora comincio a slinguarla e lei mi reggeva la testa per premerla sulla sua figa. Dopo un po', prende a scuotersi e mi viene in bocca. Io non mi fermo, continuo e lei, dopo che si è calmata un po', comincia di nuovo a strofinarmi la figa sulla faccia. Adesso era arrivato il momento di scoparla. La faccio distendere, mi metto le sue gambe sulle spalle e le entro piano; anche se calda e bagnata all'inverosimile, so bene che le mie misure sono un po' esagerate e non era mia intenzione farle provar dolore. Dopo aver immerso la cappella ed un paio di centimetri dell'asta, lei mi avvolge le gambe dietro la schiena e mi dice:
"Fa piano, mi sembra che stia entrando un treno". Io, con dolcezza, glielo affondò quasi tutto; a lei spuntano le lacrime agli occhi e si mordeva il labbro; non poteva gridare, ma ho visto che aveva il viso deformato in una specie di smorfia. Non ho dato la botta finale per entrar tutto, ma ho cominciato a scoparla, evitando a farle sbattere le palle sul culo.
Dopo un po' le chiedo se vuole cambiar posizione. Eravamo abbastanza stanchi e lei annuisce. Si posiziona a pecorina, appoggiandosi col petto alla seduta del divano e, con le mani, si allarga lei stessa chiappe e labbra della figa. Quando entro e do un paio di affondi, la tengo ferma per i fianchi e non c'è l'ho fatta più: gliel'ho infilato tutto, lei avrebbe voluto sfuggirmi da sotto, ma l'ho tenuta stretta ed ho cominciato a fotterla con vigore. Lei mi implorava di far piano, che le stavo scassando tutta e s'è messa anche a piangere, finché non ce l'ho fatta più, sono uscito e le ho chiesto, dove preferiva che le sborrassi.
Lei mi ha detto "in faccia", allora l'ho tenuta ferma per i capelli e mi son dato un paio di colpi di sega: le ho coperto il viso tipo la maschera del trucco. Lei ha aperto la bocca e diversi schizzi li ha ingoiati, poi mi ha pulito il cazzo.

Ci siamo rilassati un po', poi siamo andati in bagno a pulirci; abbiamo fatto il caffè e, mentre eravamo seduti entrambi nudi, si è seduta su una mia gamba. Ci siamo baciati e lei mi diceva che non aveva mai goduto così tanto e che, avendo provato il mio cazzo, adesso le sarebbe stato difficile sentire il tuo. Mentre prendevamo il caffè, con lei seduta, io sentivo la sua figa a contatto della mia gamba e lei il mio cazzo che le strofinava sulla gamba. Le tette erano all'altezza della mia faccia e, ovviamente, stava ritornando la voglia. Lei mi comincia a toccare il cazzo e, appena visto che si stava risvegliando, mi scivola in ginocchio fra le gambe e comincia a prenderlo in bocca e succhiare, a partire dai coglioni".
Lo informo che a me non l'aveva mai fatto tutto questo: non mi aveva mai leccato i coglioni.
Mi racconta che, dopo un po', ricomincia a far il pompino e, questa volta se lo è proprio gustato: lo succhiava, lo leccava tutto, infilava la punta della lingua nel buchetto della cappella, finché l'ha visto al massimo dell'eccitazione. A quel punto l'aveva scavalcato e si era impalata da sola, dicendo:
"Sta fermo, faccio tutto io". Così, pian piano, è arrivata a prenderlo tutto. Ha cominciato a far su e giù in maniera fantastica, con molta delicatezza e, quando arrivava in fondo, vi ruotava sopra, facendoselo scorrere a destra e sinistra, poi risaliva fin quasi a farlo fuoruscire, per poi riscendere.
"Credimi, cumpa', mi stava facendo un pompino con lo sticchio: una cosa mai provata! Mentre continuava in questo gioco, si ferma con mezza minchia dentro e comincia a vibrare; sentivo le labbra della figa che mi massaggiavano il cazzo, finché le ho detto che ero arrivato al capolinea. Allora lei scivola in ginocchio e riprende il cazzo in bocca, gli stringe le labbra intorno e fa su/giù.
Era chiaro che voleva le venissi in bocca e l'ho fatto: le ho sborrato litri di seme e lei non ne ha perso nemmeno una goccia. L'ha mandata tutta giù, poi mi ha pulito con la lingua e, quando mi ha lasciato il cazzo, non avevo più la forza per alzarmi, ma neanche lei, tanto che s'è rovesciata sul divano quasi fosse in coma".

Terminato il racconto, mi fa vedere il telefono e mi dice:
"Guarda qua che messaggio mi ha inviato questa mattina". Nel messaggio c'era scritto:
"Ciao, ieri sera, quando è rientrato mio marito, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi e lui si è accorto che c'era qualcosa di strano. Ieri mi hai veramente spompata e lui se ne è accorto. Ho dovuto inventarmi che mi sentivo male, per non farmi toccare. Credo che, se avesse visto la mia figa, avrebbe capito tutto".
Mi sento uno straccio, mi salgono i sensi di colpa: io fatto cornuto dalla persona che tutto il giorno è insieme a me, cui ho dato fiducia e permesso di mangiare alla mia stessa tavola, a casa mia.
Lui mi chiede cosa sarebbe il caso di rispondere. Da quando ha ricevuto questo messaggio, non le ha risposto; eravamo entrambi spiazzati, ma, dopo una mezz'ora, è lei che gli manda un messaggio. Gli chiede notizie su dove eravamo e poi aggiunge che, con lui, aveva provato emozioni e godurie senza fine che non avrebbe mai immaginato potessero esistere. Lui le risponde, dicendo che l'ha pensata molto e che non doveva sentirsi in colpa; era stata un'esperienza che aveva voluto con tutta sé stessa e, per il futuro, quello che sentirà di voler fare, potrà farlo liberamente.
Lei gli dice che era la prima volta che mi tradiva e, per questo, avvertiva un po' di sensi di colpa. Lui le risponde chiedendole come si sentiva e lei, con delle faccine, lo informa che era tutta un bruciore, poi aggiunge che si sentiva ancora il suo arnese dentro, ribadendo che aveva un'eiaculazione talmente abbondante, al punto che, alla sua seconda goduta, gliene aveva fatta bere circa un bicchiere.
Lui le chiede "Perché? Con tuo marito non è lo stesso?" e lei:
"Macché, nemmeno la sento; con te mi è arrivata come fosse un torrente".
Lui le fa qualche complimento e lei risponde dicendogli:
"La prossima volta, dovrò portare una crema lenitiva, perché ancora mi brucia".
Ciò significava che lei aveva già in mente di rifarlo.

La sera, quando arrivo a casa, la trovo tutta mielosa; mi aveva preparato la cena che piace a me, mi coccolava. Era chiaro il suo intento di farsi, in qualche modo, perdonare le corna che mi aveva messo. Passano un paio di giorni. Durante il giorno parlo con Antonio e lui scambia qualche messaggio con lei, dai quali si capisce che è di nuovo pronta a farsi scopare. Lui mi tiene aggiornato su tutto. Lei aveva preso una tale confidenza con lui da raccontargli di tutto; le erano passati i sensi di colpa e gli aveva detto anche che si era negata più volte a me. Temeva che, scopandola, potessi accorgermi che era più dilatata; lui la rassicura spiegandole che, dopo solo un paio di giorni, la figa torna a chiudersi, quindi può concedersi tranquillamente a me e, a maggior ragione, per non far insorgere sospetti. Gli consiglia di farmi fare qualche scopata, così da tenermi buono e non mettermi sull'avviso che qualcosa potesse esser successo.
Tutto questo mi umiliava ma, nel contempo, mi eccitava: leggevo i loro messaggi e, a volte, non mancava qualche battuta di sfottò nei miei confronti.
Purtroppo, nel frattempo, la moglie del mio amico era tornata dall'ospedale e la location non era più disponibile. Al che, Antonio mi chiese se potevo concedergli casa nostra libera per qualche mezz'oretta, giusto per una sveltina: avevano entrambi una voglia matta di fottere ed io gli do il mio assenso, ma bisognava anche inventarsi qualcosa per creare l'occasione, in modo che lei non potesse sospettare che li lasciavo di proposito da soli.
Lui ne parlava con mia moglie e, ovviamente, lei non sapeva che ero al corrente di tutto e che, qualsiasi cosa si escogitasse, ero complice e lei non avrebbe corso alcun rischio di esser scoperta. L'idea viene proprio a mia moglie e gli dice:
"Fatti invitare a cena e, prima che vieni, ci inventeremo qualcosa per allontanarlo da casa e farlo rientrare dopo qualche ora".
Dopo averci riflettuto su per qualche giorno, gli dico:
"Antonio, stasera sarai a cena da me", al che mi chiede: "A che ora?".
"Vieni pure verso le 19:00; io rientro alle 20:00, ma, per esser più tranquilli, quando avrai finito, vai in bagno e mi mandi un messaggio. Calcola che, da quando mi perviene il messaggio, io perderò ancora circa dieci minuti".
Dopo aver stabilito questo accordo con lui, mando un messaggio a mia moglie e la informo che stasera ho invitato Antonio a cena.
Antonio mi chiede cosa poter riferire a lei ed io: "Dirai che la ditta, dopo esser rientrati, visto che sono io a guidare il furgone e ne sono il responsabile, mi aveva mandato in officina a far il tagliando, aggiungendo: tranquillo ho studiato tutto nei particolari".
Lui si mette a ridere e mi dice, stringendo il cazzo da sopra i pantaloni:
"hhmmumm... stasera Annarella te la faccio trovare bella piena e sazia di minchia".
In quel momento mi sento davvero un cornuto: sta facendo da complice all'amante di mia moglie, spianandogli la strada per potersela chiavare. Avverto una strana sensazione, fra gelosia, umiliazione ed eccitazione; non sapevo più cosa provavo in quel momento. Una sola cosa era certa: avevo il mio cazzetto duro come una pietra.
Lui si accorge del cambiamento di espressione del mio viso, forse aveva già capito come trattarmi e mi dice:
"Weh, cumpa', che succede? Sta tranquillo, che mai nessuno saprà niente di ciò che faremo; sarà un segreto nostro e, con me, puoi dire e far di tutto".
Io mi sentivo sottomesso a lui; era più alto di me, con un fisicaccio che dava soggezione e, in più, aveva una dotazione da paura che, per un cuck, è qualcosa che ci fa sentir molto umiliati, quasi da farci vergognare.
Si era quasi all'ora di pranzo; il nostro giro, quel giorno, si svolgeva in un paese vicino ed avremmo preso un panino. Quando si faceva qualche consegna, faceva sempre un commento, se, ad esempio, si consegnava qualche pacco a qualche bella donna, ma quel giorno, appena ritornato sul furgone, mi dice:
"Questa è la giornata più lunga; non vedo l'ora di finire ed arrivare a casa tua".
Nel mentre, lui chattava con mia moglie che, ovviamente, non sapeva che quella sera avrebbe avuto il tempo e la possibilità di scopare, così le diceva:
"Cazzo, come faccio ad averti accanto e non poterti abbracciare e baciare?" poi, aggiungeva: "Fatti trovare con quel tubino e senza mutande, che, se c'è l'occasione, quanto meno potrò toccarti la figa".

Lui mi faceva sempre leggere i messaggi e, in alcuni, mi prendevano in giro dicendo che sarebbe stato il caso di darmi del sonnifero, così, mentre dormivo, loro avrebbero potuto chiavare in pace o altre fantasie, tipo una telefonata anonima per farmi allontanare o mandarmi a comprare dei dolci. Tutte queste fantasie se le scambiavano con messaggi. Poi mia moglie gli manda una sua foto nuda, nel bagno, e lui mi dice:
"Cumpa', guarda qua che pezzo di sticchio".
Mi accorgo che era in erezione e, a bassa voce, quasi mi vergognassi, gli dico:
"Fammi vedere cosa le infilerai dentro quello sticchio".
Lui si abbassa la lampo e tira fuori qualcosa di veramente grosso. L'avevo visto da moscio, quando aveva finito di pisciare, ma vederlo in erezione era veramente XXXL e, soprattutto, grosso di circonferenza. Insomma aveva una lunghezza che superava i 22 cm. ed una cappella che sembrava un fungo.
Lo guardo e gli dico:
"Minchia, con quel cannone me la scassi tutta". Lui ridendo e, rimessa a posto l'attrezzatura, mi dice:
"Tranquillo, tua moglie è molto larga: appena due botte e se lo prende tutto; me lo lubrifica che è una meraviglia e, se la vedi, si lamenta come una bambina che non vuole andare a scuola; è lei che mi tira verso di sé, sempre più a fondo. Gli chiedo di lasciarmi qualche traccia, quando se la scoperà quella sera, ed egli mi dice che le farà finire uno schizzo di sborra fra i capelli, così da farglieli restare appiccicosi.
Appena arrivati in magazzino, mando un messaggio a mia moglie avvertendola che mi stanno mandando in officina per il tagliando, che farò ritardo per almeno qualche ora.
Lei mi chiede se Antonio lo sa ed io le rispondo di no. Non vedo il motivo di avvertirlo, tanto, se viene prima a casa, aspetterà lì che giunga anch'io.
Lui era ancora con me e subito gli perviene il messaggio di lei che gli dice:
"Vieni prima possibile: abbiamo la possibilità di far qualcosa" e gli racconta tutta la faccenda che sarei dovuto andare in officina. Mi dà una pacca sulla spalla e mi dice: "Cumpa', vedi di perdere quanto più tempo possibile".
Erano le 18:00 quando ci separiamo e gli raccomando di tenermi informato. Si calcolava che sarei arrivato verso le 20:00, perciò avrebbe dovuto avvertirmi quando finiva, così sarei potuto rientrare.
Quando ci separiamo, lui sarebbe andato a farsi subito una doccia, per poi andare a casa mia; io ho preso la macchina e sono andato a parcheggiare in un posteggio in collina. In attesa del messaggio, mi preparai ad aspettare per quasi due ore, mentre mia moglie si sarebbe fatta in quattro per farmi cornuto. Lui mi invia un messaggio prima di suonare, ovviamente i dettagli li avrei saputo l'indomani.
Adesso dovevo solo aspettare per rientrare e scrutare lei in viso, dopo essersi goduta quella minchia da favola. Verso le 19:45, mi arriva il messaggio di lui che era in bagno e lei stava in cucina. Ero quasi sotto casa e, dopo cinque minuti, apro la porta ed entro.
Lei è in cucina, lui seduto in salotto, davanti la tv. Mi fa l'occhiolino e vado a salutare lei. Lui non le aveva dato il tempo di andare in bagno: quando la bacio, mi accorgo di uno schizzo di sborra fra i capelli, ma faccio tutto in fretta; entro in bagno per una doccia, lui si era asciugato la minchia su una maglietta di lei che ora era depositata sopra il cesto. Particolare, questo, che mi fu riferito da lui l'indomani mattina.
Quando ci mettiamo a tavola, mia moglie evitava il mio sguardo: aveva l'aria di una persona che avesse scalato una montagna. Le ho chiesto:
"Amore, oggi mi sembri proprio affaticata" e lei mi risponde che ha fatto pulizie speciali.
Mentre si era a tavola, io e Antonio parlavamo di lavoro e lei sembrava far di tutto per evitare di incrociare gli sguardi, sia mio che di lui. Era un po' fredda e, mentre si alza per sparecchiare, faccio cenno a lui quasi a dire: che è successo? Lui mi fa cenno con lo sguardo di non capire; lei va in bagno e, dopo un po', ritorna. Era più serena, aveva cambiato vestito: s'era messa una tuta e data una sciacquatina al viso. Mentre era in bagno, Antonio mi dice che forse era spaventata dal mio arrivo, così a breve dalla scopata, che quando ero entrato, ancora non aveva potuto recarsi in bagno, a rinfrescarsi.
Quando ci sediamo sui divani davanti la TV, lei era tranquilla, aveva ripreso il suo solito modo di fare, si guardava la tv e si commentava. Pian piano il discorso va a cadere sul sesso, sul modo prepotente di certi uomini quando fanno sesso; lei dice la sua e dice:
"Sì, ci sono uomini che quando lo fanno, sembra quasi che stiano castigando la donna. Lo fanno come animali e, in special modo, quando sono troppo dotati; si comportano con la donna in maniera tale da farle vivere il momento come una vera tortura".
Questo discorso mi era sembrato più un rimprovero che un'opinione e gli chiedo:
"Ma hai qualche amica che ha subìto questo tipo di trattamento?" al che lei dice di sì; un'amica il cui uomo è molto violento, quando fanno sesso.
Quella sera doveva esser successo qualcosa che a lei aveva dato fastidio, per parlare a quel modo.
Quando Antonio saluta per andar via, noto che lei era un po' freddina nel salutarlo. Quella sera non ho nemmeno tentato di toccarla: ero certo che mi avrebbe rifiutato. Durante la notte, mi son svegliato un paio di volte, non vedevo l'ora di andare al lavoro. La mattina sono uscito che lei dormiva ancora; mi accorgo, quando alzo il lenzuolo, che aveva indossato un salvaslip, cosa che non era nella sua abitudine. Di solito dormiva senza mutande, con solo una maglietta lunga, che la copriva fino a metà culo.
Dopo aver preparato il furgone e preso il libro consegne, ci mettiamo in viaggio. La prima cosa che gli chiedo è di riferirmi cosa fosse successo la sera prima; come mai mia moglie era così incazzata e lui, con una faccia da schiaffi, mi dice:
"Niente. Ero un po' troppo arrapato e le ho subito spaccato lo sticchio. Che vuoi, l'ho trovata arrapata come una maiala quando sono arrivato, che non ha perso tempo a infilarmi la lingua in gola, poi s'è messa il cazzo in bocca e faceva dei succhioni come un'assetata nel deserto. Mi ha fatto impazzire, l'ho messa in ginocchio sul divano, con le tette appoggiate alla spalliera, le ho sollevato il vestito e l'ho trovata senza mutande, depilata da poco. Non ci ho visto più e gliel'ho ficcato dentro senza alcuna preparazione; la troia ha lanciato un urlo: avrebbe voluto togliersi da sotto, ma io l'ho trattenuta per i fianchi, dicendole: "dove vai? Sta ferma", le ho messo anche una mano sul collo per bloccarla, non farla muovere e le ho fatto arrivare la minchia in gola. Dopo un po', era lei a venirmi incontro, ci aveva preso gusto e mi chiedeva di sbatterla ancor più forte. Si allargava le chiappe per farsi penetrare più a fondo possibile, poi, abbiamo cambiato posizione. Mi son seduto sul divano e lei mi è salita sopra, finché non son giunto sul punto di sborrare. Allora mi si è di nuovo sistemata fra le gambe, gliel'ho messo in bocca e, pensando a te, il primo schizzo l'ho diretto di lato, verso l'orecchio, poi, il resto gliel'ho schizzato tutto in gola.
Ha ingoiato tutto. Una volta finito, mi ha detto che non le era piaciuto per come l'avevo presa: le ero sembrato un animale che le ha spaccato la figa e, per tutta la sera, mi ha tenuto il broncio. Poi, quando son andato via, mi ha inviato la buonanotte e mi ha detto: "Sei un bastardo, ma tvb".
Mi aveva fatto leggere il messaggio

Non c'erano più dubbi: mia moglie mi faceva cornuto, anche con i sentimenti; non sapevo che fare, la cosa mi stava sfuggendo di mano, tutto aveva preso una piega pericolosa? Da una parte i sentimenti miei verso lei, dall'altra la paura di perderla e, infine, il mio cazzetto che si faceva duro anche al solo suono del cicalino che avvertiva l'arrivo di un nuovo messaggio sul telefono di Antonio.
Durante la giornata, dopo aver ricevuto un messaggio, lui mi riferisce che lei gli aveva detto che non se la sentiva di scopare a casa, con i minuti contati. Quando dovevano vedersi, voleva farlo comodamente e senza il patema d'animo vissuto la sera prima, soprattutto con addosso il timore d'esser scoperti. Bisognava trovare un modo per risolvere quel problema.
Ci era venuta l'idea di prendere in affitto un monolocale, ma entrambi non avevamo grandi risorse economiche e poi, se ci fossimo imbattuti in vicini impiccioni, si rischiava di esser sputtanati. Poi, come sempre, è la donna che risolve i problemi.
I miei suoceri avevano un pezzetto di terra con una casetta di campagna, che era da tanto tempo che non veniva più usata. Si sarebbe dovuto provvedere anche ad una buona ripulita, sistemarvi qualche letto. Il problema, però, era per le utenze di base, quali luce ed acqua. Per la corrente elettrica, Antonio aveva pensato che si sarebbe potuto ricorrere a qualche batteria d'auto e, per l'acqua, si sarebbe potuto usufruire di quella piovana, tramite appositi serbatoi.
Mia moglie ha solo un fratello che lavora in ospedale e mio suocero non guida più.
Dico ad Antonio che, forse, sarebbe il caso, prima di organizzare, di farvi un sopralluogo io e lui senza dir niente a mia moglie: la casa era abbandonata da tempo ed era stata per lo più adibita a casetta per gli attrezzi piuttosto che a casa abitabile. La si poteva rendere un delizioso posticino per potervici scopare, ma era opportuno verificare di cosa necessitasse. Lo avremmo fatto nelle ore di pausa pranzo, servendoci dello stesso furgone della ditta. Andiamo in campagna, c'era un cancello con circa 50 metri di stradina privata per raggiungere la casetta. La chiave era dietro una panchina in pietra ed era una di quelle chiavi grosse, di tanti anni fa. Quando siamo entrati, persisteva una terribile puzza di benzina e di tutto il materiale che usato per la campagna e, inoltre, era da qualche anno chiusa. Riferisco ad Antonio che io e Anna, da fidanzati, andavamo lì a scopare; lui sorride e dice che adesso ci sarebbe andato lui da amante; c'era un letto, se così poteva chiamarsi un giaciglio di circa 50 anni fa, ovviamente senza materasso perché buttato via. Fuori dal manufatto, c'era una tazza da cesso ed un lavandino lurido. Lui dice che se gli offro la complicità di venir qualche pomeriggio con mia moglie, lo avrebbe sistemato e, senza dir nulla, lo avremmo anche potuto usare come garçonnière. Gli do la mia più totale disponibilità, ma avremmo dovuto pensare a come fare. Mentre stiamo per chiuder la porta, noto che, dal muro sul retro, filtrava un po' di luce: forse c'era un buco nel muro? Mentre sto per dirglielo, non so perché, mi zittisco e non dico niente.
Ovviamente non informiamo mia moglie del fatto di esser andati in campagna e, dopo un paio di giorni che lui ne parlava con mia moglie, si mettono d'accordo di andare il lunedì mattina. Lui manda un messaggio alla ditta informandola di aver la febbre alta e così vengo affiancato da un ragazzo nuovo. Verso le 9:00, mi manda un messaggio e mi dice che avevano appuntamento sulla strada per andare in campagna. Lui l'avrebbe seguita con la sua auto, così da evitare che qualcuno potesse vederli assieme: poteva benissimo passare per un operaio che doveva far dei lavori.
Mia moglie mi manda un messaggio e mi dice che stava andando al centro commerciale; mi chiede quale fosse il mio giro ed io gli dico che sto in un paese in provincia, alquanto distante, che mi avrebbe costretto a rientrare un po' più tardi quella sera; aggiungo che ero in compagnia di un altro ragazzo, a causa della febbre che aveva colpito Antonio. Lei mi dice che gli avrebbe mandato un messaggio per sapere come stava, tutto ok, da vera troia che fa cornuto il marito
Quel giorno, come gli altri in cui si erano incontrati, la mia testa funzionava solo a tratti: in certi momenti, non connettevo.

Verso mezzogiorno, invio un messaggio ad Antonio, chiedendogli se va tutto ok; lui mi risponde: "Magnifico, poi ti racconto".
Insisto chiedendo di anticipare qualcosa e lui mi riferisce che lei gli ha già fatto un pompino, appena entrati e chiusa la porta. Ora stavano vedendo come sistemare; lei aveva portato delle coperte ed un telo da mettere sul letto.
Mi manda un messaggio quando son venuti via da lì, dicendo che il posto andava più che bene per la nostra situazione: c'era solo da sistemare qualcosa, di cui avremmo parlato l'indomani al lavoro.
La sera arrivo a casa e trovo mia moglie molto allegra al punto da coccolarmi. Mentre ero sotto la doccia, era entrata anche lei e, mentre mi sto asciugando, mi bacia, si abbassa e mi fa un pompino; avrei voluto scoparla, ma mi dice che non è possibile: sta arrivando il ciclo. In alternativa mi fa sborrare in bocca; era chiaro che aveva voluto così per tenermi tranquillo e non farmi sospettare di nulla.
La sera, a letto, vedo che mette di nuovo una mutandina con salvaslip e, facendo mente locale, mi rendo conto che non sono ancora passati 15 giorni dall'ultimo ciclo, ma, evidentemente che non vuole farmi scopare, perché avrà la figa ridotta ad una caverna. L'indomani, appena siamo sul furgone, lui mi dice come suo solito:
"Cumpa', minchia che ficcata che ho fatto ieri!" Quando si esprime così, mi fa sentire umiliato, allora gli domando, senza guardarlo:
"Che avete fatto?" Lui, ogni giorno che passava, mi conosceva sempre di più; aveva ormai capito che, più mi umiliava, più mi eccitavo, e quindi mi dice:
"Eravamo andati lì, ciascuno con la propria macchina. Lei aveva le chiavi del cancello, al contrario di noi che, quando c'eravamo stati, avevamo dovuto lasciar fuori il furgone e scavalcare la rete. Quando siamo entrati dentro, lei gli aveva buttato le braccia al collo e si erano baciati, poi lei, ancora vestita, s'era abbassata sui talloni, gli ha tolto pantaloni e mutande e gli ha fatto un pompino, come una vera affamata di cazzo. Lui voleva farla alzare per scoparla, ma lei gli aveva detto che l'avrebbero fatto dopo. La prima sua sborrata se la voleva bere tutta ed aveva ripreso a succhiare, finché lui non le ha premuto la testa sul cazzo e le ha sborrato in bocca. Lei ha bevuto tutto ed ha pulito il cazzo. Quando s'è alzata, gli ha dato un bacio e gli ha detto: "Adesso possiamo sistemare", aggiungendo, con un sorriso sotto i baffi, che non aveva ancora fatto colazione.
Lei, mentre cercavano di dar un sistemata, lo ha informato:
"Questa casetta ne ha viste di tutti i colori". Lui le chiede: "Con tuo marito?" e lei: "Anche con altri, ma sempre prima di sposarci".
Mentre sistemano un po' il letto con coperte sopra la rete, lei aveva portato anche qualche piumone che sarebbe servito per materasso, lui stava cercando di sistemare un rubinetto d'acqua, anche se era impossibile sistemare tutto, visto il poco tempo disponibile e la voglia che cominciava a farsi sentire. Lei, mentre sistemava, gli raccontava che era la casetta che usava sempre per andare a scopare; lui le fa qualche domanda e lei non ha problemi a rispondergli. Gli confida che anche dopo che si era fidanzata con me, si era portato lì un tipo che si scopava in discoteca, mentre era fidanzata con un altro. Vuol dire che, anche dopo che ci eravamo messi assieme, lei continuava a farsi fottere dal tipo con cui scopava in discoteca.
Antonio gli domanda se, dopo il matrimonio, ha avuto altri amanti. Lei gli dice:
"No, tu sei il primo; quando mi sono sposata, quel ragazzo della discoteca non mi ha più cercato: non gli andava che potessero sorger problemi a scoparsi una donna sposata".
Nel mentre aveva preparato il letto, se così si poteva chiamare, dal momento che era più un giaciglio. Mi viene vicino, mi abbraccia e mi dice: "Basta parlare: ho voglia" e, in due minuti, eravamo entrambi nudi. Mentre eravamo distesi, lei si gira e mi prende il cazzo in bocca. Io la giro e ci posizioniamo a 69. Aveva la figa che gocciolava sul mio viso. Mentre mi faceva il pompino, mi strofinava e mi sbatteva la figa sulla faccia, mimava il movimento di una scopata ed io, con la lingua, le percorro tutto il tratto fino al buco del culo, che mi è sembrato molto disponibile.
Lei non resiste più, si gira e mi viene sopra. Dopo che con la cappella si spennella un po' le labbra della figa, si impala pian piano. Poi mi dice:
"Sta fermo, che faccio io; non fare il bastardo, che l'ultima volta mi hai spaccato la fessa". Comincia a far su e giù ed io prendo a spingere da sotto. Mentre lei mi cavalcava, ha avuto il primo orgasmo, che mi è sembrato come se mi avesse fatto la pipì sul cazzo. Tremava tutta ed ha cominciato a strofinar le proprie tette sul mio petto. Quando si è calmata, siamo stati un paio di minuti che sembrava svenuta, ma col cazzo sempre piantato in figa.
Quando si riprende, mi dice:
"Cambiamo posizione, sono stremata: ho goduto così tanto, che mi sento senza forze".

La invito a non darsi pena; le dico:
"Tranquilla, distenditi un po' accanto a me" e ci siamo distesi accanto, abbracciati. Lei nota il mio cazzo ancora ricoperto dei nostri umori, duro come il marmo e di notevole misura. Mi dice: "Azz, ma quella bestia l'ho presa tutta?", riprende a segarmi e le dico:
"Ehiii, ragazzina, mica mi vuoi far sborrare con una sega?"
Mi alzo dal letto e la faccio mettere a pecora, mentre io ero in piedi dietro, glielo strofino un po', fra culo e figa, per poi rientrare in figa. Mentre la scopo, giocavo col buco del culo, le infilavo qualche dito e vedevo che non le dispiaceva.
Quando però esco dalla figa, mi intima:
"Non ti permettere... con quel coso mi mandi in ospedale!" Rientro in figa, ma, dopo un paio di minuti, sono al limite. Esco e le sborro tutto sulla schiena; mi son accasciato sul letto distrutto; lei si mette il cazzo in bocca e me lo pulisce, poi ci stendiamo di nuovo accanto.
Per qualche ora, non abbiamo avuto la forza, nessuno dei due, di fare altro, nemmeno di parlare. Lei era con il viso sul mio petto, io con il braccio dietro le spalle e con una mano le accarezzavo una tetta.
Erano già le 12.30, avevamo portato solo qualche bottiglia d'acqua. Mentre parlavamo di me, gli racconto di esperienze fatte con coppie aperte e mariti cui piace guardare le mogli mentre scopano. Al che lei osserva:
"Cornuti e contenti? Magnifico, così una si può scopare chi crede ed il marito, magari, è lì a far la guardia affinché nessuno li disturbi?"
Sorrideva, mentre esternava questo pensiero. La informo anche che quello coppie si concedono lo scambio di partner e lei dice:
"Mi piacerebbe, ma mio marito non accetterebbe mai una cosa del genere e, poi, io scopo con chi voglio io. Se non mi piace il soggetto, non gli do nemmeno confidenza".
Mentre si parlava, lei aveva ripreso a toccarmi il cazzo, segandomelo, finché ridiventa di nuovo duro. A quel punto, lei si piega e comincia a leccare la cappella, finché non se lo infila in gola ed inizia un pompino da porno star. Eravamo abbastanza rilassati, ce la stavamo godendo entrambi alla grande; lei giocava con il mio cazzo: lo leccava tutto, ne succhiava i coglioni e se lo strofinava sul viso. Alla fine, vedendolo ritto in tutto il suo splendore, vi sale sopra e se lo infila di nuovo dentro. La chiavata che inizia è lenta, dolce, con lei distesa su di me, le tette premute sul mio petto e ci baciamo. Lei faceva su e giù ed io le allargavo le chiappe, mentre davo qualche spinta da sotto, finché lei non ha accelerato il ritmo ed ha raggiunto un orgasmo, questa volta, meno più intenso di quello precedente. Subito si toglie, si prende il cazzo in bocca e comincia a pompare, mentre le tengo la testa ferma, così le scarico in gola una nuova sborrata.
Abbiamo guardato l'orologio e preso atto che era tardi, ci siamo rivestiti. Sono arrivato a casa che non avevo nemmeno la forza di mangiare e mi sono addormentato.

Dopo un paio di giorni, io e Antonio eravamo in giro in città e decidiamo di mangiare a casa. Ormai era divenuta quasi un'abitudine e, senza dirlo chiaramente, avevamo costituito un terzetto, con la semplice differenza che lei non era a conoscenza della mia collaborazione nelle divagazioni che poteva cogliere.
Dopo averla avvertita che saremmo passati a pranzo, appena arriviamo io entro subito in bagno, non chiudo la porta e la lascio socchiusa per ascoltare ciò che si sarebbero detti. In quel frangente, lui di sicuro l'abbraccia e la bacia in bocca, e lei, sottovoce, lo avverte:
"Guarda che se ci scopre, succede un casino". Lui le risponde:
"Non ho resistito, scusa". Dopo un po' esco ed entra lui, a lavarsi le mani.
Tutto si svolge in maniera regolare: pranziamo e, mentre siamo a tavola, lei mi dice che non la faccio più uscire, non la porto più a ballare, insomma le solite frecciatine che si lanciano le coppie, finché si decide che il prossimo sabato sera si andrà tutti e tre a mangiare una pizza, per poi andare in qualche locale. Lui tiene a precisare che non gli va di far la figura del terzo incomodo, ed io gli dico:
"Tranquillo, sarai tu a farla divertire, perché a me non piace ballare".
Quel sabato sera, doveva passare Antonio da noi per andare con la sua macchina. Lui mi aveva chiesto, per messaggio, di farla salir davanti con lui ed io gli ho risposto:
"Lo faremo al rientro: non vorrei che qualcuno, vedendoci uscire da casa, potesse capir qualcosa, e poi lei, magari, potesse farsi l'idea di aver un cretino per marito. Lei, quella sera, si era preparata alla grande: era di un fascino da far invidia alle troie.
Indossava un vestito aderente, color panna, che le arrivava a metà coscia, per niente volgare, ma decisamente provocante.
Quando arriviamo in pizzeria, cerco di perder tempo e far decidere a loro i posti dove sederci. Come sospettavo, si posizionano in modo da esser più vicini possibile. Mentre aspettiamo che portano la pizza, si parlava del più e del meno, finché il discorso cade su di lui.
Ci spiega che ci son coppie molto aperte, cui piace aver un singolo nel loro letto e che lui ne conosce diverse. Si apre un dibattito che non era previsto ed a cui mia moglie sembrava molto interessata. Si è cominciato a parlar di scambisti, di Cuckold e vedevo mia moglie anche un po' eccitata a sentir di quelle cose.
Era un discorso che Antonio, sia con me che con lei, singolarmente, aveva già fatto, ma non era mai stato affrontato in tre. Mia moglie dice che trova quel mondo molto intrigante e, per poterlo vivere, bisogna che nella coppia ci sia molta complicità, mentre è cosa diversa per un singolo, perché, in quanto libero e senza dover dar conto a nessuno. Lui aggiunge che, per questo motivo, non ha mai pensato di avere una compagna accanto, perché, trovare una donna che possa diventare, al contempo, una buona moglie, una buona mamma e, soprattutto, una perfetta amante dedita alla trasgressione, è quasi impossibile.
Nel mentre, arrivano le pizze e si cambia discorso. Finiamo e, dopo esser usciti, scegliamo una discoteca a circa 20 km. Si trattava di un locale all'aperto, vicino ad una spiaggia. Una volta giunti a destinazione, ci fiondiamo tutti e tre in pista: era affollatissima: eravamo ai primi di settembre e, in Sicilia, era ancora piena estate. Dopo una mezz'ora, li lascio e mi vado a sedere.
Li perdo di vista in quel bailamme di gente; poi, dopo circa qualche ora, mi raggiungono e prendono anch'essi qualcosa da bere. Mia moglie era sudata, ma le brillavano gli occhi: era da tempo che non trascorreva una serata in discoteca. Si riposano un po', poi propongono di ritornare in pista; io rinuncio e dico loro che li avrei aspettati seduto al tavolo. Essi partono e, giusto il tempo di entrare tra la folla, e non li vedo più.
Al termine della serata, stavamo per tornare a casa e mia moglie mi dice:
"Fammi seder davanti: ho bevuto e dietro mi verrebbe da vomitare".
In realtà capisco che vuole star accanto a lui e non faccio obiezioni, anzi, appena partiti, faccio finta di appisolarmi e, sott'occhio, vedo che lui allunga una mano sulla sua coscia. Purtroppo, per come ero disteso, non potevo veder altro. Ci lascia davanti casa e lei gli dice: "Ci sentiamo domani?", e lo dice con un fil di voce, per non farmi sentire.
Una volta in casa, lei va subito in bagno ed io mi metto a letto. Dopo un po' viene lei dicendomi: "Grazie per la bella serata. Era da tempo che non mi divertivo così".
Ci addormentiamo davvero stanchi. La mattina, appena sveglio, con lei accanto che ancora dormiva, metto in silenzio il telefono e mando un messaggio ad Antonio, chiedendogli cosa potesse esser successo in discoteca. Lui risponde, dopo qualche ora: di sicuro, dormiva. Mi dice che avrebbe voluto far qualcosa, ma purtroppo non c'era posto e, nei bagni, era impossibile. C'era un casino dovunque, per cui le uniche cose che hanno potuto fare, sono state quelle di baciarsi e toccare, sia lui che lei, tra la folla.
Quando leggo il messaggio, lei si era alzata ed era andata a preparare la colazione.
Quella giornata eravamo a pranzo dai suoceri e, dopo mangiato, ritorniamo a casa e ci siamo messi davanti alla tv, sul divano. Ad un certo punto lei apre il discorso su quanto detto da Antonio riguardo alla trasgressione di coppia. Mi dice che è un mondo che la intriga molto e vorrebbe saperne di più. Così cominciamo un dialogo, in cui manifestavo la mia voglia e disponibilità a provare, cui lei conclude che se ne sentiva incuriosita.
Mentre si parlava, lei era seduta sul divano con le gambe rannicchiate sotto il culo. Indossava una gonnellina ed una canotta; la posizione assunta mi offriva la visibilità della sua figa, coperta da un perizoma che non nascondeva buona parte delle sue labbra. Il dialogo prosegue sul sesso e riapriamo il suo passato a prima di sposarci. Le ricordo di quando lei flirtava con il suo ex e lo cornificava in discoteca con quel suo amico. Erano cose di cui avevamo parlato a lungo e, perciò, con il sorriso le chiedo:
"Ieri sera, hai fatto lo stesso con Antonio?"
Mentre dico questo, la tiro a me e la bacio. Lei ricambia, si mette a cavallo sopra di me. Io avevo dei bermuda, lei mi passa le braccia attorno al collo e ci baciamo. Nel mentre strofinava la figa sulla minchia, finché ci prese la voglia e, dopo esserci spogliati, lei si infila il mio cazzo in figa.

Mentre scopiamo, mi intriga con battutine tipo: mi sarebbe piaciuto molto, ripetere le serate di una volta, poter fare qualche pompino, mentre tu aspettavi seduto al bar; e, visto che con quei discorsi il cazzo si faceva sempre più duro, lei incalzava, finché non ce l'ho fatta più e le ho scaricato tutto il mio piacere in figa. Anche lei ha avuto un orgasmo molto intenso. Quando si toglie da sopra di me, mi dice che non mi aveva mai visto così eccitato e mi chiede cosa sia successo. Le rispondo che, forse, sono proprio quei discorsi a farmi eccitare da matti. Lei, dopo essersi data una sciacquata ed avermi rimproverato di aver sporcato il divano, mi chiede più chiarimenti sulla forte eccitazione da me provata. Mentre lei mi confessava che le sarebbe piaciuto poter vivere di nuovo una serata tipo quelle fatte una volta, con annesso tradimento.
Le rispondo che non so, ma questi discorsi mi stavano facendo venire degli strani desideri. Il discorso torna sullo scambio di coppia e da lì si comincia a fantasticare. Entrambi ne eravamo intrigati: lei mi dice che è difficile trovar persone discrete che si immedesimino e non lo spifferino in giro. Dopo un po' vengono a trovarci dei parenti e, per quel giorno, non possiamo concludere il discorso. L'indomani, lunedì, quando con Antonio ci mettiamo al lavoro, luì mi racconta della serata in discoteca e mi dice che lei stava impazzendo: avrebbe voluto scopare o, almeno fare qualche pompino, ma purtroppo non c'era nessun posto al sicuro. Mi dice che il ballo lo fa eccitare più del Viagra: mentre ballavano, lei gli toccava il cazzo e gli infilava la lingua in bocca.
Poi mi racconta che, in macchina, al ritorno, le aveva infilato un dito in figa mentre io dormivo e l'aveva trovata ridotta ad un lago.
Mi racconta che la sera si son messaggiati un po' e lei gli aveva riferito che a me sarebbe piaciuto far lo scambio di coppia. Lui si era offerto di cercare qualche coppia disponibile ed organizzare un incontro con loro. Ovviamente io non avrei dovuto sapere che l'artefice era lui, perché non voleva che potesse esser compromessa la nostra amicizia.
Se le cose fossero andate per il verso giusto, lui era determinato a presentarci ad un soggetto che fa scambio con la moglie e, dopo averceli presentati, lui sarebbe uscito di scena.

Lo racconto a mia moglie, ma lei era stata già informata. Persisteva tuttora quel nostro segreto che lei era ignara che io sapevo, perciò dovevo proseguire a far la parte del cornuto. Lei dice che si può fare, ma sarà importante che non ci sia imposizione: qualora le persone non fossero state di nostro gradimento, non se ne sarebbe fatto nulla. L'indomani dico ad Antonio di organizzare e presentarmi questa persona; lui subito lo chiama al telefono e restiamo con l'intesa che quella sera, a fine lavoro, ci saremmo visti tutti e 3 in un bar. Quando arriva e ci presentiamo, Antonio lo mette al corrente della mia situazione: che non abbiamo esperienza, che ci piacerebbe provare, ed io aggiungo che non prometto nulla, in quanto dovranno esser le donne a decidere. Comunque ero convinto che non potevano esserci problemi, dal momento che lui era un bel ragazzo di circa 40anni, sul metro e ottanta, dal fisico tonico ed abbastanza carino, io, ovviamente, non sono da buttare, così l'esperienza avrebbe potuto avere buon esito. L'intesa fu stabilita con la promessa che ci saremmo organizzati per andare a mangiare una pizza con le rispettive mogli. Quando l'incontro si verificò ed andammo in pizzeria, scrutavo il viso di mia moglie; non aveva detto una parola, mentre l'altro parlava tanto da sembrare un maestro che stesse spiegando la lezione. La moglie se la tirava un po', quasi fosse una star e mia moglie, per tutta la sera, non aveva aperto bocca. Quando ci siamo congedati, in auto, mi ha detto:
"Per quanto mi riguarda, possiamo chiudere qui il discorso. Non mi piace, non mi sento a mio agio con persone che non conosciamo".
Il discorso si chiude lì. A proseguire era la relazione adulterina fra lei ed Antonio.
Poi, dopo anni che quest'ultimo provava a far concorsi per un lavoro più stabile e definitivo, ne vinse uno nelle ferrovie e lo perdiamo entrambi: io, come amico e confidente, e lei, come amante. Ne è seguito un periodo di crisi fra noi ed io ne attribuivo la causa, alla mancanza di Antonio, finché c'è ne siamo fatti una ragione.
Ci sentivamo per telefono e, avendo lui conosciuto una ragazza di un'altra città, ci era andato a convivere. Quando ormai ci eravamo rassegnati che le nostre vite si erano divise, mia moglie rimase incinta e nacque una bambina, che ci allontanò definitivamente da ogni pensiero trasgressivo.

(continua)


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