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Avventura imprevista quanto stupefacente


di cuckold211
20.01.2022    |    14.612    |    14 9.5
"Mi accorsi che lei era un po' su di giri: infatti era un periodo, il suo, in cui mostrava una certa fregola e, in quel momento, la sua libidine era al..."
Quella che state per leggere è la storia di una coppia del sito, la cui lei è fornita di un'esuberanza sessuale al limite della decenza. In questo, è assecondata dal marito, che è fiero del suo comportamento, alquanto birichino. Sono di Cremona e, godendo di una certa notorietà nell'ambito delle loro conoscenze, hanno preferito mantenere l'anonimato. Posso comunque aggiungere che lei, Glori, è dotata di una femminilità straripante: se vestita, è di una classe ed un contegno che mai la farebbero supporre "vestale e/o cultrice di Eros", ma, se nuda, per lei parlano le sue fattezze. Al contrario dell'attuale moda, che induce le donne ad esser glabre proprio là dove la natura non le rende tali, ella conserva un curato boschetto ad ornamento del suo scrigno d'amore, al pari di quella che fu la marchesa Casati. Buona lettura.

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Una sera eravamo sul divano a vedere la TV. Si era nel mese di settembre e in TV non davano nulla di interessante. Ci stava assalendo la noia e lo "zapping" era continuo.
Glori aveva il telefono in mano, quando mi chiede:
"E se andassimo a fare un giretto in macchina? A prendere un gelato? Forse è meglio che star qui ad annoiarci."
Io non mi sentii di darle torto ed accettai, quindi, dieci minuti dopo, eravamo in auto.
Mi accorsi che lei era un po' su di giri: infatti era un periodo, il suo, in cui mostrava una certa fregola e, in quel momento, la sua libidine era al massimo.
Pensai che, forse, si sarebbe adoperata per farmi qualche sorpresa.
Ci dirigemmo verso una gelateria che aveva i tavoli fuori, su cui poterci sedere.
Mentre eravamo lì, a gustarci il nostro gelato, un ragazzo che vendeva rose comincia a girare fra i tavoli, poggiandone una su ogni tavolo dove c'era una signora.
Poteva avere non più di 18 anni, ma era alto più di un metro e ottanta.
Appariva male in arnese: aveva un pantalone larghissimo, con sopra una camicia a fiori; i lineamenti del viso e del fisico erano molto belli, ma si vedeva che faceva vita da vagabondo.
Glori lo scrutò a fondo, mentre girava fra i tavoli.
Quando arrivò da noi, aveva le ultime due rose in mano. Quella sera lei era bellissima: aveva un vestito a fiori sopra il ginocchio e lui, avvicinandosi, le porse le rose.
Io feci un gesto di rifiuto, ma lui, con uno sguardo assassino, punta i suoi occhi in quelli di lei e dice:
"Non devi pagarmi: queste sono un omaggio alla bellezza di questa signora."
Stavo per dire qualcosa, quando Glori, senza smettere di fissarlo, le accettò e, ringraziando, gli chiese che nome avesse. "Nicola", fu la sua risposta.
E lei fu pronta a rivolgergli ancora una domanda:
"Dal momento che hai finito la merce, ora dove andrai?" Al che lui:
"Guarda che non ho per niente finito; dovrò solo andare dal boss che mi fornisce le rose e prenderne altre".
Glori, allora, lo invitò ad accomodarsi al tavolo e consumare un gelato con noi. Poi, se lo gradiva, una volta pagato il conto, avremmo potuto accompagnarlo là dove era diretto.
Lui accettò, sostenendo che, effettivamente non c'era molta gente in giro e, quindi, il suo sarebbe stato un inutile vagare.
Glori non smetteva di chiedergli ancora di dove fosse, e perché si fosse adattato a quel tipo di lavoro poco gratificante. Perciò venimmo a sapere che era originario della provincia di Cremona e, a causa della crisi, non era riuscito a trovare niente di meglio e, di certo, non poteva starsene con le mani in mano, se non altro per procurarsi da mangiare. .
Pagai il conto e ci dirigemmo tutti e tre verso l'auto.
Fu allora che lei gli chiese perché le avesse regalato i fiori e lui esclamò:
"Sono stato colpito dal tuo fascino e lui è fortunato ad avere una moglie come te".
A mia volta lo guardai e gli chiesi: "Davvero ti piace, lei?" Lui sorrise e annuì con un cenno della testa.
Ebbi uno scambio di occhiate complici con mia moglie e subito scattò l'intesa: era chiaro che lei era rimasta colpita da quel ragazzo e, di sicuro, aveva fatto un pensierino su di lui.
Glori, quasi caritatevole, gli chiese se avesse mangiato o se desiderasse qualcosa, perché, al limite, l'avremmo potuto condurre a casa nostra e, magari, fargli fare una doccia.
Ecco qual'era il senso di disponibilità di mia moglie: lo vedeva smarrito, perso, e cercava di dargli conforto.
Il ragazzo, superato il primo impatto, capì che, oltre alla bontà della donna, doveva esserci qualcos'altro e decise di stare al gioco: non aveva niente da perdere.
Una volta a casa, mia moglie gli mostrò dov'era il bagno; lei, che è maniaca dell'igiene, lo invitò a farsi una doccia, mentre lei si sarebbe data da fare per preparare qualcosa di frugale da metter sotto i denti.
Quando avvertì lo scroscio dell'acqua nella doccia, lei entrò in bagno e gli disse che gli avrebbe lavato i panni e, dal momento che siamo muniti di asciugatrice, in mezz'ora si sarebbe ritrovato con i panni lavati ed asciugati, così da poterli indossare puliti.
Egli, vista la presenza della donna, si girò dandole la schiena, ma Glori, attraverso il vetro, poté ammirare, da dietro, il fisico nudo del ragazzo.
Nel tornare con i panni sporchi in mano, mi riferì che, visto da dietro, Nicola sembrava una statua greca.
Mise subito i vestiti in lavatrice e poi tornò da lui. Sentii solo che gli diceva:
"Aspetta che ti aiuto ad asciugarti", poi, silenzio assoluto.
Dopo un po' mi avvicinai alla porta del bagno e vidi mia moglie in ginocchio, con lui appoggiato al lavandino: era dotato di una verga da cavallo, cui lei stava dando sollievo tentando di infilarselo in bocca. Se lo strofinava sul viso o se lo schiaffeggiava; quel fallo era bello grosso e lungo più di 22 centimetri, e lei aveva gli occhi sbarrati, nello sforzo di ingoiarlo.
Io guardavo estasiato ed ammirato da quel che vedevo; lui mi vide e, sorridendo, disse:
"Ha fatto tutto lei", quasi a scusarsi. Gli feci segno di OK con la mano.
Dopo un po', lei si alzò e, presolo per il cazzo, come a guinzaglio, se lo portò in camera da letto: in un attimo fu nuda, come mamma l'aveva fatta.
Presi subito un preservativo e glielo passai; per fortuna ne avevo qualcuno XL, ma, sebbene di quella misura, gli arrivava quasi a metà lunghezza, ma, tutto sommato, poteva andare. Lei si dispose a pecora, con il culo offerto e ben aperto.
Aveva la schiena inarcata e mostrava figa e culo in primo piano; lui, con il fallo in mano, prima le spennella la cappella sullo spacco e poi l'immerge nella fessura; Glori, appena ricevette la spinta, ebbe un sobbalzo in avanti, come avesse accusato dolore.
Lui la reggeva per i fianchi e, dopo che lei si stava gustando le sensazioni della penetrazione, subì la spinta definitiva.
A quel punto ce l'aveva tutto dentro; lei lanciò un grido e si afferrò al cuscino, mordendolo; io la guardavo negli occhi e notai che delle lacrime le percorrevano le guance.
Mi avvicinai a lei, che, guardandomi, mi sussurrò: "Mi sta sventrando."
Aveva appena iniziato a stantuffarla e vedevo quel bastone che, nella scopata, si era gonfiato ancora di più. Aveva delle vene grosse, mentre la figa di mia moglie non si riconosceva più: le piccole labbra erano diventate due pezzi di carne al sangue.
Lui era instancabile, lei gli suggeriva di cambiar posizione, ma lui, imperterrito, proseguiva nella sua opera e, afferratala per i fianchi, la sbatteva e le diceva:
"Tieni, prendilo tutto! E' tutto per te".
Quando giunse al punto di concludere, le piantò il cazzo tutto dentro e venne. Durante l'eiaculazione ebbe degli spasmi che lo fecero vibrare tutto e, quando fu uscito dalla figa di Glori, il preservativo sembrava un palloncino pieno di liquido.
Mia moglie, stremata, cadde a pancia in giù, mentre, dalla figa, uscivano liquidi leggermente rosati: me l'aveva sverginata di nuovo.
Mi munii di asciugamani bagnati e la tamponai, pulendola e rinfrescandole le parti intime. Una volta riprese le forze, andò a sedersi sul bidet per pulirsi e dar sollievo alla figa più che abusata.
Dopo una mezz'ora e, dopo aver finito di scopare, mia moglie gli cede i panni puliti ed asciutti. Ora eravamo seduti in salotto, mentre lei si è data da fare a preparare qualcosa da mangiare: cracker, salame, formaggio e, da bere, del merlot fresco.
Intanto si continua a parlare ed egli ci informò di esser uno studente/lavoratore e che stava proseguendo i suoi studi in medicina; allora lei prese la palla al balzo per chiedergli se provvedeva, periodicamente, ad eseguire tutti i controlli sanitari del caso.
Lui la rassicurò, affermando che tutti i controlli fatti di recente, avevano dato esito negativo, confermando il suo stato di salute sana, e glielo disse sorridendo.
Glori gli diede uno schiaffetto, aggiungendo:
"Non ti offendere: te l'ho chiesto giusto per precauzione", poi gli afferrò il membro da sopra i pantaloni e proseguì:
"Visto come me l'hai slargata, era giusto sapere se eri sano."
Era passata circa un'ora da quando avevano finito di scopare e non potevo far a meno di notare che mia moglie, man mano, stava recuperando la sua eccitazione.
Io, ridendo, aggiunsi:
"Però, scusa, avresti dovuto chieder queste cose, prima di fartelo affondare dentro? Ormai non ha più senso."
Lei mi guardò ed esordì: "Invece ha senso, te l'assicuro e te lo dimostro".
Gli tolse di nuovo i pantaloni e si mise a succhiarlo di nuovo. Riprese con una bella leccata dai coglioni in su, finché, arrivata alla cappella, la insalivò per bene e ci giocò così, per più di mezz'ora. A quel punto lui, ringalluzzito, le aprì le gambe e prese a leccarle la figa, per fermarsi al culmine del piacere.
La prese in braccio e la mi riportò sul letto; con quella spranga che si ritrovava, riprese a montarla, stavolta spaziando fra figa e culo, entrando un po' nell'uno e un po' nell''altra e, dopo un tempo infinito, era ormai priva di forze, per il grande piacere vissuto, quando la vidi ricoperta di sborra, dalla testa ai piedi, e, non esclusa la bocca che aveva ingurgitato più di uno schizzo del suo nettare.
Questa è mia moglie ed io son felice che mi dona tanti bei momenti.
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