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Cuckold si nasce, non si diventa.


di cuckold211
29.11.2021    |    19.804    |    13 9.8
"Non perché io non volevo, anzi io non vedevo l'ora di ritornare dietro quel muro a spiare..."
Ancora una storia dell'amico siculo, che ha preferito restare nell'ombra. Con la moglie, hanno formato un gruppo e, come spesso capita, soprattutto i neofiti vengono invitati a raccontare le loro precedenti esperienze. Mi è stato anticipato che di questa coppia ce ne sarà più d'una e noi siamo felici di conoscerle una per una.

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Ormai il nostro terzetto di coppie, composto da me, soggetto narrante e mia moglie, il mio dipendente e moglie, e gli "sposini", conosciuti per aver raccontato la loro storia in "Prime esperienze di coppia 1 e 2", si arricchisce, di volta in volta, di altre coppie che, affascinate dal nostro modo di vivere la sessualità, ci ruotano intorno.
Si è verificato con Maura e marito, di cui al racconto "monelleria di Ferragosto" ed anche con la coppia Angelo/Pina di cui alla storia "Cornuto? E' bello".
In particolare capitava che, quando le nostre donne avevano voglia di far le "monelle" e sfrenarsi senza di noi, si organizzavano per una "pizzata" fuori casa, e poi in qualche locale a ballare o, per finire in bellezza, a scopare ciascuna con uno o più maschi accaparrati in giro.
Noi mariti, quindi, si restava a casa ad aspettare il loro ritorno e, cosa fare? Di solito si partiva con una braciata, innaffiata da tanto vinello e, dopo, giocare a carte, a briscola, se in quattro, ed a ramino, se in cinque. Durante questa partite, invitavamo il neofita del gruppo a raccontare come era iniziata la sua vita trasgressiva o come si divertiva la sua donna in performance particolarmente lascive.
A volte capitava che alcune "bravate", di questa o quella moglie, venissero raccontate dalle stesse protagoniste alle nostre mogli, ma, in massima parte, le apprendevamo dai mariti che, fieri delle loro cagnette, facevano a gara a metter in piazza le loro "corna".
Questa che vi accingete a leggere è una di quelle e, per chi ama il genere, sono certo ne resterà più che soddisfatto.

L'amico si chiama Pietro e la moglie Mariella, lui di 44 anni e la moglie 38, sposati con 2 figli, lei somiglia a Stefania Sandrelli del film "La chiave".
E' venerdì sera e le donne hanno deciso di uscire da sole per andare a mangiare una pizza e poi andare a svagarsi in qualche locale dove si balla.
Noi uomini siamo rimasti a casa mia, visto che è la più comoda.
Dopo che ci eravamo seduti a giocare a ramino in 5, si scherzava su chi di noi fosse più cornuto e, dato che come età sono il più grande, mi avevano gratificato dell'incoronazione a "più cornuto della comitiva".
Poi si comincia a fantasticare su ciò che, quella sera, avrebbero potuto fare le nostre mogli e se fossero state capaci di trovare cazzi per tutte e cinque e, da qui, il discorso si allarga fino a parlare di come e quando si è cominciato a capire di esser cuck.

E' Pietro a prendere la parola e dice: Io credo di esser nato con la voglia di esserlo e credo che cuck si nasce, che sia una sessualità ereditaria, una cosa che, di certo, figura nel d.n.a
Tutti noi ci chiediamo da quando e perché godiamo a esser fatti cornuti. Ma quanti di noi si sono mia chiesti se in famiglia, nei nostri genitori o nonni, ci siano stati dei cuck?
Io sì e, dopo anni, ho scoperto che mio padre era cuck.
Collegando tante vicende accadute negli anni, sono arrivato alla conclusione che i miei genitori erano una coppia cuck.
Io e mia sorella, eravamo piccoli quando i miei genitori ci portavano a dormire dai nonni, e sono anche convinto che i nonni sapessero qualcosa; perché, quando mio padre ci accompagnava li, la nonna, con il sorrisino di chi è scaltro ed ha capito, gli diceva sempre: tranquilli... divertitevi.
I nonni abitavano nella stessa strada dove abitavano noi e si vedeva se la macchina era nel suo posteggio e se c'erano le luci accese in casa; ovviamente non uscivano, ma restavano in casa.
All'età di dieci anni, a casa veniva spesso un amico di mio padre, che era uno separato dalla moglie e, forse, era uno conosciuto al lavoro; mia madre era una bella donna e vestiva sempre con classe; anche a casa, le piaceva esser sempre bene preparata: non si trascurava mai e, in particolare, quando arrivava quello, lei si ritirava e, dopo un po', si ripresentava con vestiti molto sexy, tipo minigonna, scarpe con tacco alto e, a volte, calze che mettevano in mostra la fascia di merletto.
Noi eravamo piccoli e tutto questo l'abbiamo rielaborato negli anni. A volte appena arrivava quello, mio padre ci imponeva di andare a letto o chiamava al telefono i nonni, dicendo che noi saremmo andati a dormire da loro; in prevalenza, succedeva il sabato sera o quando l'indomani non dovevamo andare a scuola; ci accompagnavi lì, lasciando mia madre da sola con l'amico.
Ricordo che una volta, mentre ci stava portando dai nonni, eravamo già sul pianerottolo, quando mi accorsi di aver dimenticato qualcosa e, senza dir niente, ritornai dentro per andare in camera mia. Passando dalla cucina, vidi mia madre e l'amico abbracciati, che si baciavano in bocca.
Quella visione mi aveva fatto uno strano effetto, ma non ho detto niente a nessuno; però, ovviamente, aveva fatto qualcosa nella mia mente, perché, per tutta la sera, mi tornava quella visione davanti agli occhi.
Dopo un po' di giorni da quella sera, un po' prima di cena, mio padre riceve una telefonata e dice a mia madre che l'amico stava venendo a cena, perciò era il caso di apparecchiare anche per lui.
Lui arriva, saluta e va a sedersi con mio padre in salotto, davanti la TV.
Mia madre va in bagno, poi in camera da letto e, come al solito, si va a cambiare, poi mette un grembiule e si mette ai fornelli.
Dopo un po', mio padre ci chiama e, appena noi entriamo in salotto, l'altro si alza e dice ad alta voce: "Che si mangia di buono? C'è un profumino in casa?".
E va in cucina, mentre mio padre ci trattiene in salotto con una scusa; io però avevo la testa lì, dove li avevo visti baciarsi.
Non si sentiva niente e, dopo 10 minuti, lui ritorna e noto che aveva tracce di rossetto sulla guancia.
Io vado subito in cucina e vedo mia madre che si aggiustava il vestito da dietro.
Finito di cenare, i genitori ci mandano in camera nostra a studiare e dormire; io ero confuso per quello che stava succedendo; poi pensavo che mio padre fosse all'oscuro di tutto. Dopo un'oretta, mi alzo e sto per scendere in salotto, ma, nel corridoio, c'era mio padre che guardava dentro il salotto: stava attento che io o mia sorella non andassimo lì. Non capivo cosa stesse succedendo; pensavo che mio padre cercava di scoprire se mia madre se la faceva con il suo amico?
Mio padre mi dice ad alta voce; dove stai andando? Non devi studiare? Ed io, detta una scusa, ritorno in camera.
Dopo un po', origliando, sento mio padre che dice: non è possibile con i bambini per casa, non c'è piacere; l'amico, ridendo, gli risponde: per stasera c'è l'abbiamo fatta. Mio padre dice a mia madre: va a pulirti e subito dopo, l'altro va via.

Continua la solita vita, ma non c'è più occasione di vedere qualcosa; stavamo crescendo e ci tenevano a bada. Poi quello non s'è fatto più vedere, ma certe sere ci imponevano di andare a dormire dai nonni e, quelle sere, mia madre si vestiva molto sexy.
Quando cominciavo a sospettare che potesse succedere qualcosa, stavo in allarme e, quando andavamo a dormire dai nonni, io controllavo chi entrava nel portoncino dove abitavamo noi. E, ogni volta, vedevo sempre qualcuno che, appena noi eravamo dai nonni, entrava in casa nostra.
Il tempo passava e, quasi quasi, non facevo più caso al comportamento dei miei genitori. Non capivo il perché di quelle visite e dei sotterfugi messi in atto, ma ormai mi ci ero abituato.
Con mia sorella ci sono due anni di differenza: lei è più grande di me e, quando avevamo 15 anni lei e 13 io, i miei genitori ci hanno diviso di stanza. Facendo dei lavori, hanno ricavato la stanza per me, così che ora la mia stanza era divisa dalla sua a mezzo di una parete in cartongesso.
Anch'io ero contento di questa nuova sistemazione; mi dava più libertà perché avevo cominciato a toccarmi e guardare qualche giornaletto porno che, all'epoca, girava fra i ragazzi.
Mia sorella aveva cominciato ad avere qualche fidanzatino e, spesse volte, con la scusa di studiare, se lo portava in camera.
Sentivo spesso dei mugolii e qualche parolina sottovoce, tipo: "no, smettila, ho paura" poi, col tempo, ed aveva cambiato anche ragazzo, era in camera con una sua amica e si raccontavano di come avevano il cazzo i fidanzati. Lei raccontava che questo ultimo fidanzato aveva un cazzo grosso, che non ce la faceva a chiudergli la mano attorno.
Lì mi è salito il pallino di vederli in azione e, quando a casa non c'era nessuno, riuscii a far un buco nella parete, così da poter vedere nella stanza di mia sorella, senza farla accorgere di esser spiata. Lui, di solito, veniva dopo pranzo: era un ragazzone moro, alto quasi 1.80, portava capelli lunghi, legati a codino, e vedevo che, quando arrivava, anche mia madre era molto disponibile nei suoi confronti.
Questa cosa mi intrigava molto. Io quel giorno non ho aspettato che loro andassero in camera e mi son chiuso nella mia, piazzandomi davanti al buco.
Dopo un bel po' arrivano loro; mia sorella aveva un pigiamone che usava quando era a casa; dal buco si vedeva il letto e quasi mezza stanza, non si vedeva la porta e nemmeno lo scrittoio.
Appena chiusa la porta, sicuramente si abbracciano e si baciano, perché vedevo qualche scorcio dei corpi di entrambi.
Quando si sono avvicinati al letto e messi in piena visuale, mia sorella aveva pantaloni e mutande già abbassati al ginocchio, e lui che se la baciava e le infilava la mano fra le chiappe.
Il mio cazzo è diventato durissimo e, mentre avevo l'occhio incollato alla parete, mi tiro fuori il cazzo e prendo a segarmi.
Dopo un po' vedo mia sorella che si siede sul letto e gli abbassa pantaloni e mutande; lui mi dava le spalle, per cui non riuscivo a vederne il cazzo; vedevo lui in piedi da dietro, coi pantaloni abbassati e mia sorella seduta sul letto, anche lei con pantaloni e mutandine abbassati. Non avevo la visuale completa, né della fica di mia sorella, né del cazzo di lui: era ovvio che mia sorella gli stava facendo un pompino e lui, ogni tanto, riceveva qualche succhiata tale che, nelle chiappe, si facevano le fossette
Dopo un po' lui la fa alzare e si mettono di profilo per spogliarsi del tutto. E' a quel punto che vedo, finalmente, la fica di mia sorella e il cazzo di lui: accidenti! Aveva una bestia fra le gambe di più di 22 centimetri, grosso e scuro.
Dopo essersi entrambi denudati, lui si distende sul letto e mia sorella gli sale sopra; se lo strofina un bel po' tra le labbra della fica prima di imboccarlo, e poi, piano piano, ci si abbassa sopra. Quando le era penetrato per metà' dentro, vidi il suo viso che cambiava espressione: le erano spuntate le lacrime agli occhi e non poteva gridare, perché eravamo tutti in casa, ma era evidente che era stravolta; lui la teneva per i fianchi e le diceva:
"Fallo entrare tutto e vedrai come ti divertirai".
Lui dava colpì da sotto e la teneva per i fianchi e lei gli si era distesa sopra e lo baciava, finché la scopata prese pieno ritmo. Dopo un po', lei gli si mette sotto e gli poggia le gambe sulle spalle; lui glielo infila e comincia a chiavare; fu una scopata bestiale, perché quel cazzone la spaccava in due.
Dopo circa quindici minuti, lui tira fuori il cazzo e le sborra sulla pancia; intanto uno schizzo le è arrivato sul mento. Nel mentre, io mi ero fatte due seghe; mia sorella, dopo essersi asciugata con dei fazzoletti, si infila il pigiama, lui si riveste e va in bagno. Quando ritorna, lei racconta al ragazzo che mia madre le ha sorriso e fatto l'occhiolino.
Da quel buco, ne ho viste di tutti i colori e le seghe che mi son fatto non si possono descrivere.
Quando ho conosciuto la mia prima ragazza e ci sono uscito assieme, ci siamo baciati e lei che aveva più esperienza di me, quando me l'ha tirato fuori e mi ha segato, non ho provato le forti sensazioni che provavo a guardare dal buco.
Con lei ho avuto la mia prima esperienza, ma mi mancava qualcosa e non capivo perché; anche se avevo occasione di stare con lei, non volevo perdere l'occasione di spiare mia sorella che si chiudeva in camera, o col ragazzo, o con qualche amica: preferivo di più guardare dal buco, che andare in giro a scopare.

Con questa ragazza è finita dopo circa sei mesi; lei si era accorta che io non ero tanto interessato e, addirittura, quando mi ha lasciato, mi ha detto:
"Fatti un esame di coscienza, e cerca di capire quali possano essere i tuoi riferimenti sessuali" praticamente pensava che fossi gay.
Dopo qualche anno, ho conosciuto quella che è poi divenuta mia moglie e, con lei, ho conosciuto il grande amore; non volevo perderla e, anche con lei, il sesso non era un gran che: mentre scopavamo il mio pensiero era rivolto a poter guardare dal buco; così, mentre eravamo nella mia camera, un giorno lei mi chiese cosa mi distraeva, perché se, per caso, non l'amavo, sarebbe stato più logico lasciarci, ed allora con le lacrime agli occhi, le raccontai tutto.
Dopo quella confessione, ci siamo sentiti molto più intimi ed innamorati; lei ha cominciato a documentarsi e ogni giorno parlavamo di sesso, di cosa mi eccitava veramente e cosa avevo visto in tutti questi anni; lei si è rivelata molto intelligente ed ha capito come affrontare il tutto.
Abbiamo provato anche a farlo in posti dove altre coppie scopavano accanto a noi, ma la mia effettiva eccitazione giungeva al massimo livello, quando spiavo le donne a me care.
Una sera eravamo invitati ad un compleanno e c'era anche un suo ex, di cui era rimasta amica; quando si sono visti, si sono salutati e lui, in modo affettuoso, l'abbraccia. Vedo che lei è contenta di quell'incontro e quella cosa ha fatto scattare in me un'eccitazione incredibile.
Cercavo di allontanarmi e guardare da lontano con la speranza che ci fosse stato un contatto fra loro.
Quando siamo andati via, in macchina, lei aveva una mini: mi sono fermato in un parcheggio e l'ho scopata come mai prima. Lei era felicissima, mi baciava e mi diceva in continuazione: "ti amo".
Sembrava che il problema fosse risolto. Dopo qualche giorno eravamo di nuovo al punto di partenza e ci domandavamo il perché.
Da persone intelligenti e che si amano, affrontavamo sempre tutto assieme e da lì siamo arrivati anche al punto di capire perché quella sera io l'avevo scopata con tanto ardore: lo spunto era stato quello di averla vista abbracciata col suo ex e l'avevo spiata; questo voleva dire che mi eccitavo a spiare la donna che amavo, proprio come capitava quando spiavo mia sorella.
Se vedo delle persone che non conosco, non ne resto eccitato, ma se vedo mia moglie, o mia madre, o mia sorella, persone cui sono legato da vincoli di sentimento, mi sale l'eccitazione.
In tutto questo, passo dopo passo, ho sempre avuto lei vicina e complice.
Abbiamo cominciato a creare incontri dove lei civettava con qualcuno ed io la guardavo da lontano e, fino al matrimonio, ci siamo limitati a questi piccoli approcci soft, senza andare oltre.
Tutto procedeva al meglio e, quando lei mollava il tipo, ci chiudevamo, anche in in bagno, ed erano scintille.

Dopo circa sei mesi sposati, lei comincia a frequentare una palestra per un paio di sere a settimana; le prime volte andavo a prenderla e certe volte, arrivavo un po' prima e dovevo aspettare che finisse le attività.
Vederla con quei fuseaux a pelle, accanto a dei ragazzi che si allenavano, mi faceva da afrodisiaco: infatti mi ritrovavo sempre col cazzo duro.
Dopo qualche mese, ebbero a cambiarmi gli orari di lavoro e non potevo più andare a prenderla; in quel periodo avevamo una macchina sola e si era posto questo problema perché effettivamente c'era un bel po' di strada da percorrere.
Lei, in palestra, aveva stretto delle amicizie e, con alcune, anche della nostra zona che, quando avevano gli orari combacianti, le davano un passaggio; fra questi c'era anche un ragazzo che era in polizia; costui, spesso, veniva sia a prenderla che a riaccompagnarla.
Questa amicizia era alla base delle tante fantasie che usavamo quando scopavamo; a volte, fantasticavamo che lei gli facesse un pompino mentre erano in viaggio, oppure che lui, prima di riaccompagnarla, imboccava una stradina di campagna e se la scopava.
Ma la mia ossessione era sempre di poter vedere qualcosa di nascosto.
Sempre in complicità con me, comincia ad esser meno formale con lui, così da permettergli di prendere a corteggiarla e quello, con modi garbati, ci provava.
Era un ragazzo molto educato ed i suoi modi non la stuzzicavano abbastanza, anche se era un bel ragazzo.
A lei è sempre piaciuto l'uomo più rude, più impudente, mentre il carattere da "damerino", non l'ha mai intrigata.
Comunque, per giocare, andava bene; lo volevamo usare a nostro piacimento, senza superare i limiti: solo un po' di esibizionismo o qualcosa di soft.
Non avevamo intenzione di andare oltre: il gioco ci appagava così com'era.
Dopo che aver preso questa decisione, lei l'indomani mette nel borsone una mini ed una camicia bianca che, una volta indossata, sembrava che le scoppiasse il seno; un paio di scarpe, tacco 12, completavano una mise da urlo.
Dopo le attività, fatta la doccia, si veste ed esce dagli spogliatoi; lui era già all'uscita ad aspettarla e, quando la vede, sbianca in viso; lei gli espone che, arrivata a casa, sarebbe dovuta uscire subito e non avrebbe avuto il tempo per cambiarsi, così aveva preferito vestirsi direttamente in palestra.
Lui, per tutto il percorso, aveva gli occhi incollati sulle sue cosce; lei giocava con lui sciorinando tanta seduzione, finché, davanti casa, gli dà un bacio sulla guancia e gli dice:
"Birichino, devi stare più attento quando guidi: è mancato poco che facessi un incidente, per guardarmi le cosce".
Lui e diventato rosso di vergogna.
Ma tutto è finito con una risata e qualche complimento in più da parte di lui.
La sera quando rientro mi racconta, ma io desideravo vedere qualcosa: magari che, quando arrivano, si salutavano col bacio.
Lei si sentiva sempre più intrigata da questo gioco; le piaceva questa specie di esibizionismo fatto, in particolare, per me, perché si rivelava avere l'effetto del Viagra: me lo faceva diventare duro e ci facevamo delle inesauribili scopate.
Mentre scopavamo, lei aggiungeva dei commenti a quello che io avevo visto, tipo: se si erano baciati sulla guancia, lei aggiungeva: "Guarda che non hai visto bene: lui mi ha leccato l'orecchio".
Ma, come si sa, nella vita si arriva al punto che quello che hai, non ti soddisfa più, ed entrambi abbiamo deciso di andare un po' oltre quel gioco innocente.
Nei primi momenti si parlava di qualche sega o farsi toccare tra le gambe da lui, senza andare oltre.
Il nostro soggetto di riferimento era sempre lui: ci sembrava la persona giusta per il nostro scopo.
Per passare a questa nuova fase del gioco, abbiamo aspettato che mi cambiassero di nuovo turno e potevo esser a casa la sera, quando ritornava dalla palestra.
Avevamo pensato che io avrei guardato dalla finestra, quando lui la veniva a lasciare, ma, purtroppo, sia per il buio, sia per la posizione di fermata del veicolo, non ho visto niente; ho visto solo lei che è scesa dalla macchina dopo circa venti minuti, dal momento in cui si erano fermati.
Sono stati i venti minuti più lunghi della mia vita: sapere che mia moglie è dentro quella macchina e chissà cosa sta facendo, mentre io sono bloccato dietro una finestra; tutto questo mi faceva impazzire di gelosia e di eccitazione.
Quando è scesa dalla macchina e si è aggiustata la gonna, lui è ripartito e lei è salita. Appena a casa, l'ho abbracciata e baciata, e lei mi ha detto:
"Fammi andare a lavare le mani: le ho tutte appiccicose".
Queste parole mi hanno colpito come una bastonata. Il cazzo è diventato di marmo; mentre lei era al lavandino del bagno a lavarsi le mani, le alzo la mini da dietro e mi metto in ginocchio; le abbasso il perizoma e noto che sembrava come appena uscito dall'acqua, tanto era bagnato; comincio a leccarle la figa che non avevo mai visto così aperta e bagnata, come se si fosse fatta la pipì addosso. Dopo un paio di leccate mi alzo e, mentre è china su lavandino, la prendo a scopare da dietro; mai sentita così calda; il cazzo sembrava entrare in un forno, lei ansimava e mi diceva che non avrebbe mai creduto di provare tanta eccitazione nel fare una sega e farsi toccare la figa.
L'eccitazione era troppa e, nel giro di pochi minuti, siamo venuti assieme; non vi dico cosa abbiamo combinato sul tappeto del bagno, fra la mia e la sua sborra; lei, da quel giorno era diventata un vulcano in eruzione.
Quando ci siamo calmati e ripuliti, le ho detto che non ho visto niente, perché non avevo alcuna visuale, e lei mi racconta quanto segue: era da dentro la palestra che si stuzzicavano; saliti in macchina, lei fa finta di aggiustarsi la gonna e gli fa vedere il perizoma, lui le dice: "Guarda, che hai fatto?!" aveva il pantaloni della tuta che sembravano un ombrello per l'erezione; e lei gli dice: "Poverino, chissà come sta soffrendo?" in modo scherzoso. Quando arrivano davanti casa e si stavano per salutare, lui le gira la faccia e la bacia in bocca; lei rifiuta, ma gli prende il cazzo in mano da sopra la tutta e gli dice:
"Va a fargli una bella doccia"; lui abbassa i pantaloni e le dice:
"Dai, calmalo tu". Si guardano qualche secondo negli occhi e lei allunga la mano, e prende a segarlo; lui allunga la propria mano e le infila un dito in fica; dopo circa dieci minuti, lancia un grido e sborra sporcando un po' dappertutto; lei gli dà un bacio sulla guancia e scende dalla macchina.
Quando finisce di raccontare, io avevo di nuovo il cazzo al massimo e lei era di nuovo pronta: questa volta si abbassa e mi fa una pompa come si deve, ingoiando fino all'ultima goccia, mentre io ricambio con una gran leccata di fica.
Dovevo escogitare qualcosa perché potessi vedere qualcosa; il sistema della finestra non funzionava: non si vedeva niente.
Lei propone di farlo salire in casa, con me nascosto da qualche parte, ma, sinceramente, mi è sembrato un po' troppo rischioso.
Un giorno, mentre eravamo in giro in macchina, mi viene l'idea che dalle nostre parti c'era un giardino abbandonato con un rudere al suo interno; lì, da bambini, ci andavamo a giocare. In quel posto qualche coppia si appartava sempre per scopare.
Lo propongo a mia moglie e andiamo a fare un sopralluogo per vedere se poteva fare al nostro caso.
Quando siamo sul posto, mettiamo la macchina dove posteggiano le coppie ed io scendo dall'auto per vedere dove potesse esserci un valido posto di osservazione, senza correre il rischio di esser scoperto.
Girando lungo un muro, vedo dei buchi sicuramente fatti da guardoni che spiavano le coppie; sarebbe stato facile vederli quasi come esser appoggiati al finestrino aperto; a terra c'erano dei fazzoletti che, di sicuro erano serviti da asciugamani, dopo essersi segati.
Un po' rischioso, ma tutto sommato era un bel posto; poi a me non mi conosceva nessuno e neanche lui mi conosceva; giocavo su questo fatto: se mi avesse visto, tutt'al più, mi si poteva prendere per un guardone, inoltre c'era mia moglie che cercava di non farlo muovere.
Anche lei ha voluto vedere dove mi sarei appostato a spiare; lei avrebbe pensato a far tenere il finestrino aperto e la luce di cortesia accesa in auto.
Non avevamo fatto il conto che portandolo lì, lui avrebbe preteso molto di più della sega.
Lui ogni giorno le mandava qualche messaggio, cui lei rispondeva sempre.

Tutto sommato era l'unico modo per guardare e, ovviamente, raccomandando a lei di non andare oltre quello che aveva già fatto. Non so perché, ma forse non mi volevo convincere che mi sarebbe piaciuto vederla andare oltre un semplice pompino.
In palestra ci sarebbe andata l'indomani e, avendo stabilito il posto da utilizzare, non restava che cercare il modo per proporgli di andare in quel posto, ma, come fare? E, come sempre, è la donna che dimostra di saperne una più del diavolo.
Così, quando lui è venuto a prenderla, lungo la strada lei gli dice che la volta precedente l'avevano scampata bella, perché io ero arrivato subito dopo che lui era ripartito e che non dovevano più fermarsi davanti casa, perché non era il caso di rischiare.
Lui le chiede se le era piaciuto quello che avevano fatto e lei gli rivolge un sorrisino, dicendogli di sì e che non aveva lavato le mani per continuare a sentire l'odore, mentre, per tutta la sera, era rimasta con le mutandine bagnate.
A lui questi discorsi vanno alla testa; avrebbe voluto saltare la palestra e portarsela a casa; ha cominciato a toccarla e lei ha dovuto faticare a tenerlo buono.
Usciti dalla palestra, lui riprova a proporle di andare a casa, ma lei gli dice.
"No, possiamo solo fermarci un po' in macchina".
Lui allora le chiede dove e lei gli indica la strada; io ero già nei paraggi, quando li ho visti passare con la macchina ed imboccare la stradina che portava al rudere.
Dopo essersi fermati, aspetto solo una decina di minuti e poi, con passo felino, mi vado a posizionare dietro il muro. Il cuore andava a mille e sembrava volesse scoppiare.
Li vedo abbracciati; lui mi dava le spalle e lei invece aveva lo sguardo verso di me; cercava di guardarmi per saggiare le reazioni che potessi avere; quando mi ha visto, mi ha fatto l'occhiolino e si è dedicata completamente a lui. Gli ha fatto abbassare lo schienale del seggiolino e, dopo che lui si è abbassato pantaloni e mutande, lei ha cominciato a segarlo; lui le faceva pressione con la mano dietro la nuca, ma lei si mostrava restia ad accontentarlo.
Alza gli occhi verso di me e mi guarda come a cercare il mio consenso; io le faccio cenno di sì, e lei si abbassa e se lo infila in bocca: era un cazzo niente male, un po' più lungo del mio, ma meno grosso, con vene violacee.
Lui era disteso ad occhi chiusi ed accompagnava il pompino con la mano sulla testa di lei, facendole dei complimenti per come glielo stava succhiando.
Lei, di tanto in tanto, alzava gli occhi per guardare me che, solo chi sapeva, poteva accorgersi che c'era qualcuno dietro quel muro.
Avevo il cazzo al massimo dell'eccitazione.
Quando si abbassava a pompare il cazzo del poliziotto, mi sentivo trafiggere il cuore per la gelosia, ma, nel contempo, una forte eccitazione mi trivellava il cervello: lui ha fatto di tutto per cercare di scoparsela, ma lei ha rifiutato.
Allora lui l'ha avvertita che stava per godere e lei se lo è tolto di bocca e, reggendo il membro ad una decina di centimetri dal suo corpo, lo ha segato fino a farsi schizzare addosso; alcuni fiotti le sono finiti in viso ed uno dentro il naso; lui ha preteso che se lo riprendesse in bocca per pulirglielo e lei lo ha fatto. Quando lei si è rialzata e, presi dei fazzolettini per pulirsi, io, in silenzio come ero venuto, mi sono allontanato. L'ho aspettata a casa e, quando è rientrata, ci siamo abbracciati e baciati con la lingua; sentivo un intenso odore di sborra su tutto il suo viso e, nella sua bocca, quello stesso sapore.
Mi ha raccontato che, sapere che ero lì e la guardavo, le aveva provocato una profonda eccitazione.
Abbiamo fatto sesso come non mai, poi, distesi nel letto, abbiamo parlato di questa esperienza e dove ci avrebbe portato.
Lei, allora, con la mente molto più avanti di me, dice:
"Assieme e senza mai nasconderci niente, avremmo potuto fare di tutto: tutto stava ad esser complici".

Dopo questa esperienza, mia moglie ha declinato un paio di volte l'invito ad andare di nuovo lì con lui, con la scusa del ciclo; in realtà cercava di tenerlo un po' a bada.
Non perché io non volevo, anzi io non vedevo l'ora di ritornare dietro quel muro a spiare.
Una sera, a letto, le ho chiesto perché non ha più voluto riprendere il gioco.
Lei mi guarda e mi dice che anche lei è fatta di carne e, avere questi rapporti limitati e restare con la voglia addosso, senza soddisfarla, non le andava.
Voleva esser libera di godere pure lei; se gioco doveva essere, doveva esserlo con l'appagamento di tutti e due.
Allora mi dice che lui la sta tormentando per ripetere la serata.
Ma lei non ha voluto più accettare, se prima non chiariva questo aspetto con me.
Voleva carta bianca e fare cosa le piaceva, senza limiti e nemmeno doveva attenersi all'imposizione di poter o meno fare di più.
Io sono rimasto un po' a riflettere e le ho risposto:
"Ma tu hai desiderio di farti scopare?" lei mi guarda e mi dice:
"Sì, ma non da lui. Lui non mi ha mai intrigato veramente; lo abbiamo usato per il gioco, ma non è mai stato il mio tipo".
A lei piace l'uomo più possente, più macho, un moro che fisicamente la sovrasta e che sia anche un po' bastardo di carattere.
Dopo che mi ha fatto questa confessione, mi dice che da quasi una settimana è andato a lavorare lì, come istruttore, un tipo che ha vinto diverse gare.
Adesso avevo capito il perché di questo discorso sulla libertà di gioco: si era invaghita di questo nuovo arrivato.
Le chiedo se già c'era stato qualche approccio e lei mi dice che c'è stata solo qualche battuta e qualche carezza, ma che entrambi sono molto attratti l'uno dall'altra.
Mi racconta che per farle fare un esercizio, l'ha presa per i fianchi e lei ha avvertito come una scossa che le percorso tutto il corpo e l'ha fatta bagnare tutta.
Dopo averla ascoltata, fra il combattuto e l'eccitato, le chiedo:
"Cosa vuoi fare?" e lei mi dice che vuole il mio totale consenso per giocare liberamente, senza vincoli, perché arrivare al cazzo in bocca ed avere il desiderio di scopare e non poterlo fare, per non aver ottenuto il consenso dal marito, è una tortura,
Se si arriva al gioco, vuole esser libera di fare tutto.
Vuole il mio permesso ed io non avevo scelta, ma, sinceramente, la cosa mi eccitava come un cavallo, solo che c'erano come delle fitte al cuore a concedere che mia moglie si facesse penetrare.
Ormai non si poteva, né si voleva tornare indietro, così le do il consenso; lei mi bacia e facciamo l'amore come ricci; quando finiamo gli dico che voglio esser sempre informato e, se possibile, guardare; lei mi sorride e mi dice:
"Tranquillo che ti faccio fare il guardone, cornutello mio."
L'indomani mattina, mentre facciamo colazione, si affronta il discorso macchina; per lei, in quel periodo, era una spesa che non potevamo affrontare; eravamo in primavera con delle belle giornate; io gli propongo di usare lei quella che avevamo, mentre io mi sarei arrangiato col motorino che avevo da quando ero ragazzino.
Lei mi dice che non vuole più servirsi del passaggio del poliziotto, perché si era fatto troppo insistente ad avere qualche incontro.
Le dico: "Ok, per il momento facciamo così, poi, prima dell'inverno, vedremo se potremo permetterci di comprare un'altra vettura."
Per il momento, a chi serviva avrebbe potuto usare quella che avevamo. Dopo qualche
sera lei doveva andare in palestra, io già ero a casa e lei aveva cambiato il turno per non incontrare il poliziotto; la sera, quando è rientrata, mi ha raccontato che hanno parlato un po'; lui è separato ed ha un bambino di 7 anni; ha 35 anni e, a parte la palestra, il suo vero mestiere è l'elettricista, ma con i tempi che corrono, ha poco lavoro e si arrangia a lavorare di pomeriggio in palestra.
Lei gli racconta di noi, tralasciando ovviamente i nostri discorsi intimi.
Lui le chiede se avesse desiderato, finito l'allenamento, di andare a prendere qualcosa assieme.
Lei accetta, visto che la monella era andata all'ultima ora in palestra, calcolando appunto l'ora in cui anche lui sarebbe stato libero.
Quella sera concludono con un aperitivo e con la promessa che la prossima volta sarebbero stati più tempo assieme.
Cominciano a chattare oltre a vedersi in palestra; lei cercava di resistere a lui che ci provava sempre ad invitarla a casa sua; lei mi raccontava ogni minima carezza o parola che si dicevano; mi faceva leggere le chat e tutto procedeva secondo i nostri piani
Un giorno che aveva palestra, lui le invia un messaggio di andare alle 21 perché il titolare aveva avuto un imprevisto e doveva pensare lui a tutto, compreso quello di chiudere la palestra e, visto che lei era la favorita, le ha consigliato di fare l'ultima ora, così le si poteva dedicare con più impegno.
Quando lei è arrivata c'erano solo 4 persone, che stavano finendo e si sono diretti alle docce.
Lei comincia gli esercizi e lui, quando quelli sono andati via, va a chiudere senza dirle niente, e comincia a dedicarle tutte le sue attenzioni.
Finisce l'ora e lei si dirige verso le docce; lui dice: faccio la doccia pure io, poi, se ti va, ci andiamo a prendere un drink.
Ovviamente lui nelle docce per uomini, lei in quelle per donne.
Mentre lei sta per entrare sotto la doccia, sente lui che gli chiede se, per favore, ha del bagnoschiuma, perché ne era rimasto senza. Entra in accappatoio e, ovviamente, si rivela che era tutto un pretesto.
Lei infila subito l'accappatoio e gli dice: "Sì, vieni a prenderlo"; quando sono quasi di fronte, lui si apre un po' l'accappatoio e lei gli vede il cazzo che gli pendolava fa le gambe.
Si guardano negli occhi, lei rimane affascinata da quel cazzo perfetto, proprio come piaceva a lei.
Grosso lungo e scuro, con attorno il pelo corto ed un paio di coglioni che sembravano quelli di un cavallo.
Lui gli dice: "Ti piace?", lei non risponde, ma abbassa gli occhi, allunga la mano e lo impugna; quel tocco è stato come prendere la corrente. Per lui il tempo di smanettarlo e si ritrova con un tronco dritto e minaccioso; come un robot, lei si mette sui talloni e dopo una slinguata, se lo infila in bocca. Mia moglie mi racconta che ha provato una sensazione di pienezza tale che si sentiva anche le narici otturate.
Lui le appoggia la mano dietro la testa ed accompagna il pompino, finché non l'avvisa che sta per sborrare: è troppo eccitato.
Toglie la mano e sta per uscire dalla bocca, ma lei era al massimo della libidine e, tirandolo a sé per le chiappe, gli fa capire di non uscire e sborrarle in bocca.
Lui gli si piegano un po' le gambe e comincia a schizzare in bocca un mare di sborra, molto densa; lei stringe le labbra per non farne uscire neanche una goccia e, a più sorsate, ingoia tutto
Lui la guarda e le dice che mai nessuna aveva fatto quello che ha fatto lei: ingoiare la sborra.
Si fanno la doccia ed escono; lui insiste per continuare la serata, ma lei gli propina la scusa che io ero ad attenderla a casa.
Quando arriva, mi racconta tutto e mi dice che vuole un rapporto particolare; vuole che diventi un amico di famiglia così da farlo venire a casa e scoparselo davanti a me o, se preferivo, guardare di nascosto, ma, comunque, lei ha la mente protesa a lui.
Io le rispondo che, prima di arrivare a questo, è meglio vedere e capire che persona è, se affidabile e discreto, che non vada a raccontare in giro le sue avventure. Pertanto le consiglio di tenerselo, per ora, come amante e, semmai, incontrarlo in macchina, davanti al famoso rudere.
Lei acconsente, ma mi dice pure che vorrebbe scoparselo con tutte le comodità e senza limiti di tempo
Dopo qualche settimana mi manda un messaggio e mi dice: stasera fatti trovare alla postazione.
Io non vedevo l'ora; lei non mi aveva precisato l'ora, ma sicuramente si sarebbero visti fra le 20:00 e le 21:00.
Io, per sicurezza, alle 19:00 ero sul posto; nascondo il motore e mi apposto; dopo circa dieci minuti arriva una Ypsilon con una coppia di ragazzi e vanno a sistemarsi dietro il muro; io, preso dalla curiosità, mi avvicino e vedo che si baciano; lui distende il sedile e lei comincia a fargli il pompino, dopo un po' lei si leva jeans e mutande e gli sale sopra, prendendo a cavalcarlo.
Poi lui la fa distendere sul sedile passeggero e comincia a scoparla alla missionaria, finché estrae il cazzo e le sborra sopra la pancia; si puliscono, si rivestono e vanno via.
Questa scena mi ha fatto eccitare, ma non ho provato nemmeno la metà di quello che provo quando la protagonista è mia moglie.
Da quando sono andati via i ragazzi, passa una mezz'ora e vedo spuntare la mia macchina; mia moglie è alla guida e lui accanto; era davvero un Marcantonio: si vedeva il suo fisico palestrato.
Quando arrivano, scendono e si sistemano sui sedili posteriori; piegano gli schienali dei sedili anteriori e li spostano in avanti per avere più spazio a disposizione.
Mentre si stanno baciando, sento un fruscio dietro di me: era un tipo sui 50 anni, mi fa cenno di star zitto e non far rumore: voleva guardare pure lui.
Lì per lì la cosa mi ha dato fastidio, ma non potevo dire 'vattene perché sto a guardare mia moglie' e nemmeno far rumore con il rischio di perderci lo spettacolo.
Ho dovuto accettare e lui, sistematosi davanti ad un altro buco, comincia a guardare: ora mia moglie gli era salita sopra e, ancora vestiti, si baciavano con tanto di lingua, mentre lui gli aveva tirato su la gonna e spostando le mutande, le infilava le dita fra le chiappe.
Dopo un po' lei lo scavalca, lui si abbassa pantaloni e mutande alle ginocchia, lei si toglie gonna e perizoma e prende a succhiargli il cazzo: era decisamente un gran bel cazzo, grosso, lungo, con una cappella che sembrava un fungo, nodoso e pieno di vene.
Il tipo accanto a me mi fa cenno 'azz che minchia!'
Lei, con fare famelico, comincia a leccarlo tutto e, alle succhiate, alternava occhiate rivolte al buco, dove sapeva che c'ero io.
Aveva abbassato il finestrino ed acceso la luce interna, come eravamo rimasti d'accordo; lui avrebbe voluto spegnere, ma lei è stata convincente a lasciare la luce accesa e il finestrino aperto.
Dopo che aveva succhiato per un 15 minuti, gli sale sopra e, dopo aver spennellato un po' la cappella sulla figa, gli si abbassa sopra, facendosi penetrare piano piano. Lei gli diceva: "Cazzo, mi apri in due; fa piano, sì, così".
Lui, il bastardo, quando aveva solo la cappella e, sì e no, qualche paio di centimetri dentro, la prende per i fianchi e le dà una gran botta da sotto; lei emette un grido e gli dice:
"Bastardo, mi hai spaccata in due". Dalla mia postazione vedevo bene tutto e non mi ero accorto che il tipo, accanto a me, si era tirato fuori il cazzo e si stava segando.
Quando lei si è adattata alle dimensioni asinine del tizio, comincia a fare su e giù e, lamentandosi, quasi singhiozzando, prende a baciarlo. Era chiaro che era troppo presa, dal momento che si era dimenticata di me che stavo dietro il muro.
Lui, dopo un po', la fa girare a pecora e la prende da dietro, finché non l'avverte che era pronto a sborrare; lei si gira e gli dice: "Sborrami in faccia".
Fu una cosa impressionante: sembrava fosse dotato di un cannone sparaneve; le avrà schizzato non meno di otto fiotti di sperma, ricoprendola tutta, dai capelli al collo; gli ultimi schizzi glieli ha indirizzati in bocca ed era visibile come lei poppava: sembrava un neonato attaccato al biberon. Intanto lui, col un dito, raccoglieva la sborra dalla fronte e gliela infilava in bocca; lei puliva e ingoiava.
Il tipo accanto a me stava sborrando contro il muro: ho notato che aveva la fede.
Non abbiamo aspettato che si ricomponessero e, in silenzio, ce ne siano andati. Appena usciti di lì e certi di poter parlare, lui mi dice che non aveva mai visto quella coppia e che lei aveva dimostrato di esser una gran porcona: si era proprio divertito a guardarli.
Poi aggiunge di non aver mai visto neanche me e mi informa che sono una decina i guardoni che frequentano quel posto; che ci sono coppie che sono consapevoli che da dietro il muro li guardano e, a volte, di giorno, scendono e scopano fuori della macchina per farsi guardare meglio.
Torno a casa e, quando rientra, sembrava aver sostenuto una battaglia: aveva le occhiaie e non poteva nemmeno camminare. Mi chiede: "Eri tu, dietro il muro?"
Faccio cenno di sì con la testa. Lei mi guarda e dice:
"Ho bisogno di un bagno caldo: mi sento a pezzi".
Le dico di riposarsi un po', perché sarò io a prepararglielo. Mentre si spogliava, mi diceva che non aveva mai provato orgasmi simili, precisando che quando è stata penetrata, si era sentita come avere una trave dentro; del resto lei non è di figa larga, anzi è piuttosto stretta.
Poi mi ha chiesto se avevo visto pure quanto sborrava; le ho risposto, d'impulso, senza riflettere:
"Sì, abbiamo visto" al che lei mi ha scrutato in volto e mi ha chiesto chi altri aveva visto oltre me. Allora le ho raccontato tutto, anche della coppia che era venuta prima di loro.
All'inizio si era mostrata un po' spaventata, ma poi, quando si è tranquillizzata, s'è messa a ridere, in considerazione del fatto che, se il guardone avesse saputo che egli non era altri che il marito della "porcona" che stavano guardando, c'era veramente da ridere.
Le chiedo se si fossero detti qualcosa, cui lei risponde che è convinta che sarà lui il nostro bull di fiducia, per cui occorreva che si impostassero bene le cose.


(continua)
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