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Vita da MILF 6


di cuckold211
31.05.2020    |    20.120    |    9 9.9
"Ovviamente mio nipote, a veder quelle scene, si eccitava e mio marito provvedeva a soddisfarlo con ingordi pompini..."
Racconto ispirato dai ricordi di Gloria, lei di coppia di "milfdiclassecalda".


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Che chiavata, ragazzi! Fin che campo non potrò dimenticarla.
Fu una cosa straordinaria; sì, proprio straordinaria, perché fu il risultato e l'avvicendarsi di fatti unici: il corteggiamento di mio nipote con l'evidente suo trasporto per la madre, mia sorella ... avrei indagato su questo, perché era probabile che, come aveva fatto con me, non era escluso che avrebbe insidiato anche lei; come secondo punto, mi era piaciuto farmi sorprendere dal marito, mentre ero scopata dal nipote, circostanza mai verificata fino a quel momento (naturalmente il riferimento non è al nipote, quanto al farsi sorprendere), perché, tranne la prima volta con il collega, tutte le altre erano state sempre concordate.
Che esperienza, quindi, ma soprattutto che emozione sentir girare la chiave nella toppa, sentire i passi del marito avvicinarsi alla camera e fermarsi ad ammirare lo spettacolo che gli offrivo: il mio culo che faceva su e giù sul cazzo del nipote, infilato nella mia fica ridotta ad una fontana, tanto da rigarlo di schiuma vischiosa.
Come potrei non immaginare quanto avesse gradito quello spettacolo? Al suo posto avrei, forse, gradito ancor più.
Ma, quel finale? Era la prima volta che vedevo mio marito fiondarsi su un cazzo ed imboccarlo. Mostrava il senso della gratitudine per quello strumento, che aveva suonato una sinfonia davvero solenne dentro la mia fica, quella di sua moglie? L'amore e la dedizione, che mio marito profuse a quel cazzo, servirono a farmi comprendere quanto fossi nel giusto ad amarlo, ad esser la sua complice. Più in là nel tempo, venni anche a sapere che, sempre il "porco" di mio marito, in occasione di una gita in montagna per sciare, aveva fatto vedere a mio nipote dei video di me che scopavo alla grande con un mio cugino e con dei neri, che egli reclutava davanti ai supermercati, forse offrendo loro anche somme di danaro.
Ovviamente mio nipote, a veder quelle scene, si eccitava e mio marito provvedeva a soddisfarlo con ingordi pompini.
Quei video risalivano all'epoca in cui ero incinta e la mia voglia di cazzo era diventata incontenibile, e, onde evitare possibili danni al feto, mi godevo quegli amplessi nel secondo canale e, come si suol dire "di necessità, virtù", fu allora che cominciai ad apprezzare la sodomia, al punto che potrei dire che godevo con il culo allo stesso modo che con la fica.
Ebbene, forse perché ispirato da quei video, un giorno mio nipote mi propose di dar lezioni di matematica ad un suo amico universitario.
Tenne a precisare che era un marocchino davvero scarso in matematica, ma glissai la proposta, perché nella mente trillarono dei campanellini: avevo un po' paura di diventare la zia "troia" di chi voleva lui, sputtanandomi; anche se mi sentivo intimamente intrigata da quella proposta, dovevo salvare le apparenze: ero pur sempre una prof.
Dovevo riconoscere, comunque, che a pensarci mi bagnavo: esser la puttana di mio nipote insieme ad un ragazzo marocchino? A mio marito "cornuto" sarebbe piaciuto da morire.
Infatti, un giorno che mio nipote venne a portarci la spesa a casa, mio marito gli disse di andare a salutare la zia che era a letto a leggere.
Quando mi raggiunse, indossavo una corta sottoveste di seta, senza niente sotto. Mi alzai dal letto per dargli un bacino ed egli mi strinse con le mani sul culo, mi ficcò la lingua in bocca, poi, afferratami per i capelli, mi fece inginocchiare e mi disse:
"Succhiami il cazzo, zietta, che ho voglia".
Ignorai quella sua estemporanea aggressività, perché me ne sentivo lusingata: ero pur sempre una donna non più giovane, ma era evidente che destavo voglie voluttuose in un giovane ventitreenne, per di più figlio di mia sorella.
Perciò gli aprii la zip dei pantaloni e lo tirai fuori con non poca fatica, in quanto era incredibilmente duro. Egli me lo ficcò in gola e, dopo essersi trastullato con le mie tonsille, mi mise sul letto a pecora e mi montò: sì, mi montò come un cavallo fa con la cavalla. Dopo di che, mi girò nella posizione del missionario, scopandomi a gambe aperte con una foga inaudita, finché mi riempì la figa di sborra. Quando lo tirò fuori, mi avvicinai al suo cazzo con la bocca e lo ripulii dei residui di quel suo frenetico godimento
Va detto che, mentre mi sfondava, mi diceva:
"Troia... cagna.... mi eccita pensare che sto chiavando la figa della sorella di mia madre che, per di più, le somiglia al punto di farmi vivere la sensazione di chiavare lei". Ecco, l'aveva detto, nei suoi pensieri c'era quella fantasia: fosse stato per lui l'avrebbe scopata volentieri.
Ah, se avesse saputo che da ragazzine ci masturbavamo a vicenda e che a volte capitava che ci facevamo rimorchiare in discoteca, per poi scopare assieme con quei ragazzi.
Riconoscevo in mio nipote lo stesso istinto "porcello" di mio marito ed ora, a ripensarci, mi bagno ancora.
Dopo circa tre quarti d'ora di scopata, il nipote andò in bagno a lavarsi ed ecco comparire sull'uscio mio marito: forse aveva origliato per seguire in prima persona le tappe dell'amplesso.
Quando mi vide a fica nuda, da cui faceva capolino lo sperma del nipote, disse:
"Brava, amore mio! Ti sei fatta sborrare dentro senza preservativo", cui risposi:
"Sì, tesoro, sapevo che ti sarebbe piaciuto vedermi così grondante, perciò, dai... succhiamela tutta dalla figa, per poi, baciandomi, passarmela in bocca, così da poterla assaporare quando la ingoierò".
Subito dopo quell'operazione, davvero emozionante e piena di intrigo di coppia, mi scopò a sua volta, mentre mio nipote assisteva e si godeva, questa volta dal vivo, la superlativa troiaggine della zia.
Che goduta! Ci voleva proprio.
Tempo dopo, ricevetti una telefonata da mia sorella; lì per lì, panico assoluto: temetti che potesse aver saputo di me e del figlio.
Invece mi chiese se potevo impartire lezioni di matematica all'altro suo figlio, quello diciassettenne.
Che sollievo!
Ovviamente diedi la mia completa disponibilità.
Quel ragazzo, un po' cicciottello e con le orecchie a sventola, si mostrò da subito un timidone complessato.
Quando, per aiutarlo nel suo handicap, riuscii a fargli confessare che problemi avesse, mi disse che, mentre i suoi amici coetanei si facevano le ragazzine, egli era oggetto di scherno e prese in giro, da parte loro: il solito bullismo, pensai.
Una volta scoppiò a piangere, perché, diceva, si sentiva brutto e sicuramente non avrebbe mai avuto una ragazza, non sapeva neanche baciare?!
Povero ragazzo... era davvero abbattuto e rattristato.
Mi impietosii e cercai di fargli coraggio dicendogli:
"Non sei per niente brutto e, se mi prometti di non dirlo a nessuno, la zia ti insegnerà a baciare e come comportarti con le ragazze".
Gli feci toccare le tettone e gli insegnai a leccare i capezzoli. Fu subito chiaro che gli era svaporata la tristezza; ora era entusiasta e non smetteva di ringraziarmi.
Quindi mi alzai la gonna, tolsi gli slip e gli feci vedere come era fatta una figa; proseguii a suggerirgli come comportarsi con le ragazzine, come toccarle, come stimolarle con le dita mentre le limonava; in più avrebbe dovuto prendere una loro mano e mettersela sul cazzo, così da far loro sentire come diventava duro.
Alla fine, per dare completezza al suo insegnamento, ma, soprattutto eliminare definitivamente quel suo maledetto complesso, che lo inibiva, gli tirai fuori il cazzo (devo dire bello, non lungo ma grosso) e, inginocchiata tra le sue gambe, presi a leccarlo tutto, testicoli compresi, spompinandolo a dovere.
Egli era entusiasta e me lo dimostrò nei fatti, sborrandomi subito in bocca.
Ingoiai tutto, complimentandomi per il buon sapore che aveva.
Era la sua prima volta e, perciò, non avrebbe voluto smettere, ed io, da buona samaritana, lo feci venire ancora: aveva le palle piene il poverino, ed io gliel'ho bevuta tutta, fino all'ultima goccia. Mi piaceva proprio quella mia nuova dimensione tipo "nave scuola".
Poi mi rivestii e, come se niente fosse successo, riprendemmo gli esercizi di matematica.
In rispetto agli accordi presi con mio marito, quando tornò a casa, gli riferii ogni cosa.
Mancò poco che non svenisse: mi disse che ero pazza, che ero una lurida troia, ma proprio per questo volle scoparmi, mentre gli raccontavo tutto nei minimi particolari.
Gli sarebbe piaciuto spiare mentre davo lezioni, ma, poi, convenimmo che non era il caso.

(CONTINUA)



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