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"Chiare, fresche, dolci....."


di cuckold211
03.09.2020    |    10.325    |    5 9.4
"Era proprio così: Elisa era uno spettacolo della natura nella sua totale nudità..."
NdA: Avverto i lettori che il soggetto narrante non è il solito marito "cornuto", bensì il singolo (guardone?) che ha potuto bearsi delle grazie di una lei di coppia e, questo, allo scopo di poter riportare, in prima persona, le emozioni che una donna/moglie è capace di trasmettere a chi è attratto dalla sua sensualità.
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Il riferimento all'ode di Francesco Petrarca nasce spontaneo nel rimirare il paesaggio che mi si presentava davanti.
Sono Antonio, ma, in famiglia, mi hanno sempre chiamato Toni.
Certamente saranno stati i miei studi classici a farmi apprezzare ed amare paesaggi bucolici, di cui ero alla ricerca continua.
Fortuna che vivo in un paesetto di poche anime, alle cui spalle si ergono monti ubertosi, perché attraversati da fiumicelli dalle acque chete e limpide.
Ciò che mi rappresentavo alla mente, scorrendo quei versi immortali, mi esortava ad uscire e andar alla scoperta di qualche bel posto a completo contatto con la natura.
La giornata era radiosa ed il fiume scorreva limpido e gioioso.
La zona che stavo attraversando, zaino in spalla, conservava la primitiva bellezza.
Percorrendone la riva, capitava di imbattersi in ragazzetti giovani e spensierati che si divertivano a sguazzare, nudi, in quelle acque.
Li oltrepassai e, finalmente, trovai un posto che faceva al caso mio: un angolo di autentico paradiso, tranquillo, con davanti uno specchio d'acqua cristallina.
Subito fui nudo e mi immersi: l'acqua, oltre che limpida, era diaccia e tonificante. Feci una nuotatina e ritornai a riva per sdraiarmi al sole e ridare al corpo il tepore perso.
Dopo un po' ebbi la sensazione di esser guardato e, infatti, al di là di alcuni cespugli, intravvidi una coppia ferma che, evidentemente, valutava se fermarsi lì o procedere ancora oltre.
Procedettero, ma non di molto, perché li vidi sistemarsi a non più di cento metri da me. Dopo aver steso i teli, si spogliarono e, completamente nudi, si tuffarono, a loro volta, nell'acqua gelida.
La prima ad uscire fu la lei: aveva i capezzoli irti come chiodi e la pelle d'oca.
Il posto da essi scelto era separato dal mio da due cespugli, per cui, se distesi al sole, nessuno vedeva l'altro.
Mi ero lasciato andare al tepore del sole, quando fui scosso da chiari rumori di chi amoreggia: gridolini strozzati e sospiri che, ovviamente, mi incuriosirono al punto da spingermi a guardare cosa stava accadendo al di là dei cespugli.
Vidi la coppia stesa sui teli e posizionata a L: lei aveva la testa rivolta al membro del suo lui e gli praticava un languido pompino, mentre lui eseguiva un energico ditalino alla sua donna, che, a gambe aperte, mostrava la figa stando rivolta verso la mia postazione.
Non so se si fossero accorti che li stavo spiando, ma notai che si dissero qualcosa e subito dopo i loro movimenti divennero frenetici, per poi placarsi del tutto.
Più tardi egli venne verso di me e mi chiese se potevo offrirgli qualche sigaretta; purtroppo non fumavo e quindi la mia risposta fu negativa.
Allora egli disse:
"Mi tocca tornare all'auto, perché le ho lasciate lì. Posso chiederti la cortesia di far compagnia a mia moglie? Ho fiducia in te, mentre non l'ho per niente in chi potrebbe avvicinarla ed infastidirla: capisci, una donna sola e nuda?"
Ovviamente diedi la mia disponibilità ed egli, rivolto alla moglie, disse:
"Elisa, torno all'auto a prendere le sigarette; questo baldo giovane ti farà compagnia".
Naturalmente raccolsi le mie cose e mi avvicinai ad Elisa; mi presentai e cominciammo a chiacchierare, facendo finta che le nostre nudità non ci imbarazzassero più di tanto.
La finta, però, durò davvero poco: scrutando il volto di Elisa, vedevo i suoi occhi brillare, le sue labbra fremere e, carnose, richiedere baci.
Non persi tempo e, stringendola fra le braccia, la baciai a lungo, penetrando con la mia esperta lingua la bocca di lei, alla ricerca della sua di lingua.
Allungai una mano e cominciai a palparle il culo, per meglio apprezzare le già sbirciate rotondità. L'esame fu talmente soddisfacente, che il mio membro si gonfiò ed assunse una forma più smagliante che mai.
A quella vista, ad Elisa sfuggì un gemito di meraviglia, un "Ooohhh" prolungato, purtroppo soffocato dal mio bacio passionale.
Le avevo infilato un dito in vagina, mentre lei, afferrato il mio attrezzo, lo scappellava e segava con una delicatezza sopraffina.
"Ma tu hai un uccello molto più grosso di quello di mio marito!"
Al che mi venne spontaneo rispondere:
"Così grosso per farti godere tanto, accarezzarti l'utero e farti guaire dal piacere, cosicché non mi dimenticherai facilmente".
"Oh no - riprese lei, guardandolo con bramosia - mi fa quasi paura".
Volle ritrarsi, adducendo che a momenti sarebbe tornato il marito e non gradiva farsi scorgere come una "troia", affamata di sesso. Poi aggiunse:
"Vediamoci questa sera in paese: c'è una festa dove mio marito fa parte dell'orchestra. Chissà che non avremo modo di defilarci. Ora, però, rituffiamoci in acqua, così da calmare i bollenti spiriti".
Lo facemmo ed eravamo ancora in acqua quando arrivò il marito.
Mi ringraziò per aver fatto compagnia alla moglie e, a sua volta, mi invitò per la serata in piazza, precisando:
"Potrai ancora far compagnia a mia moglie e farla divertire, mentre sarò impegnato a suonare. Posso contarci...?"
Diedi il mio assenso e, appena asciutto, mi rivestii e tornai a casa.
Quella donna mi aveva letteralmente ammaliato; non vedevo l'ora di poterle essere di nuovo accanto e godere di quelle sue carni frementi di piacere.
A sera, la notai fra la gente accalcata sotto il palco dell'orchestra.
La chiamai... lei si volse e, guardandosi attorno, mi scorse: gli occhi le si illuminarono ed io ebbi modo di constatare che, da vestita, era, forse, ancora più conturbante di come l'avevo vista al fiume.
Venne verso di me e dopo, sbracciandosi, attirò l'attenzione del marito per comunicargli che non era più sola, ma in mia compagnia. Ci lasciammo travolgere dal ritmo frenetico della musica: sembravamo gli adepti di un sabba di streghe, perché, nei movimenti, non ci lesinavamo baci, abbracci e toccatine sulle varie parti del corpo.
Accaldati da quel lungo dimenarci, ci recammo in un bar, dove cercammo di trovare refrigerio bevendo una cedrata bella fresca.
Ma i nostri corpi anelavano a ben altro appagamento e refrigerio.
Così, incamminatici allegri e sorridenti, ci ritrovammo nel boschetto sul limitare del fiume.
In un punto un po' più nascosto dalla vegetazione, spinsi Elisa a ridosso di un albero e, baciandola, le sollevai la lunga veste: non indossava mutandine ed ebbi gioco facile
a tastarla ovunque. Anche i seni erano liberi. La trovai ancor più provocante ed invitante rispetto al mattino; ora mi sembrava di avere davanti una ninfa ed io ero il suo fauno che, eccitato da tanta procacia, la desiderava e cercava di donarle tanto piacere.
Era proprio così: Elisa era uno spettacolo della natura nella sua totale nudità.
La travolsi per terra e le spinsi il fallo tra le cosce, chiedendole:
"Dimmi che lo vuoi! Dimmi che vuoi esser chiavata dal mio cazzo... che lo vuoi tutto dentro questa tua già grondante vagina! Dillo, dillo forte!"
Ed ella: "Sì, è vero, voglio sentire il tuo corpo, la tua carne giovane contro la mia, voglio sentirmi penetrata dal tuo cazzo e sono contenta che sia più bello di quanto pensassi; hai un uccello grosso e tanto duro che sembra d'acciaio, ma, nel palparlo lo sento simile al velluto; ahhh, ahhhhh, amore mio bello, però lascia che lo guidi io.... hummmmm.... che piacere strofinarlo sul clitoride, ma.... quanto è grosso!... ohhh, piano, non spingere così... ohhh!, non resisto più al desiderio di sentirlo entrare in me... ecco l'ho appoggiato fra le labbra della figa... senti come sono calde e scivolose? E' per festeggiare l'ingresso del tuo membro che l'ho già così bagnata... piano, spingi piano... oh, amore, lo sento entrare... uhhh, ohhh, mi soffochi, lasciami toccare - portò la mano sulla vulva ed ebbe un'espressione di meraviglia - ma ancora non è entrato tutto?... che fortunata che sono ad esser chiavata da te... questo sì che è chiavare... dai, spingilo dentro tutto... oohhh, ohhhh,... come lo sento!"
A quel punto mi circondò le spalle con le braccia e le reni con le cosce, in modo da farsi penetrare quanto più profondamente possibile.
La tenevo saldamente per le chiappe e muovevo i fianchi con ritmo costante e lento. Era proprio una donna straordinaria: grazie al marito "cornuto", aveva una vagina stretta, che era un piacere penetrare; stretta e calda che, nel godere, si stringeva ancor più. La cervice mi accarezzava il glande e me lo succhiava, mentre lei spingeva il suo bacino contro il mio, peli contro peli.
Ero giunto al limite e chiesi dove voleva che scaricassi il mio sperma, e lei:
"Dentro, dentro la mia figa.... sono protetta, prendo la pillola".
Avvertii che il mio cazzo si ingrossava ancora di più e cominciai a riempirla di caldo sperma, mentre lei, in estasi totale, assorbiva quel nettare
Elisa aggiunse poco dopo che aveva percepito un nuovo e strano tramestio dentro di sé, durante quell'intenso piacere.
Non provò turbamento, ma amore, amore per il chiavatore che tanto godimento le aveva donato.
Si strinse con forza a me e mi baciò con un ardore che aveva tutto il sapore di un grazie; sfregò il suo ventre contro il mio, per non perdere nemmeno una goccia di quel piacere.
Non ero ancora sazio e con le mani la palpavo tutta, mentre proseguivo a baciarla: che dolce che fu quando mi offrì le mammelle da baciare e succhiare. Eravamo avvinti e non smettevo di chiavarla ancora, perché piacere richiama piacere, e così godemmo ancora e, se possibile, più di prima, mentre nell'aria ancora si diffondeva la musica ed il clamore della festa.
Mi ritirai dal grembo di Elisa ed ella, avvicinatasi alle acque del fiume, ripulì alla meno peggio il suo scrigno d'amore.
"Ora, bisogna che rientriamo alla festa, affinché mio marito ci veda lì e non si preoccupi per la mia assenza". Un ultimo caloroso bacio, decretò la fine dell'avventura.

Così fu che, galeotte le "chiare, fresche e dolci....", una nuova magnifica coppia di "corna" ebbe a coronare la fronte di quel marito. Mi chiesi: chissà se era conscio delle libertà che si prendeva la moglie? Ma forse, sì, e ne era contento, perché in fondo era stato lui a porgermela su un piatto d'argento.

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