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Quella magnifica puttana di mia moglie, tra fantasia e realtà. 3a p.


di cuckold211
11.03.2015    |    17.244    |    4 9.0
"Sollevatomi il golf, si è tuffato tra le mie mammelle, che da quasi mezz'ora non aspettavano altro..."
Dopo il travolgente amplesso, Loredana si alzò dal letto barcollando e uscì dalla stanza.
Al rientro dal bagno, guardandosi allo specchio e soddisfatta dell'immagine che le ritornava riflessa, disse:
"Lucio, questo amante non c'è, è inutile che te lo dica, né ci sarà mai; a meno che..."
Si voltò, si distese a pancia in giù, protesa verso di me e aggiunse:
"Ascolta, Lucio: che importerebbe? Ci piace? Lo facciamo. Quello che conta è che tu mi ami, che io ti amo, che noi due siamo uniti e solidali, che fra di noi ci sia complicità. Siamo noi due che dobbiamo godere più e meglio che possiamo. Se ci prende il capriccio di avere vicino a noi un altro uomo, un'altra donna, quello che ci pare, di cui non ci importa niente di niente, ma che serve solo alla nostra libidine, chi ci impedisce di toglierci questa soddisfazione?"
"D'accordo - dissi - a un patto, però: qualunque cosa succeda, la facciamo per noi due e non ci mentiremo mai. In fondo, è vero, non m'importa più di tanto chi vorrai chiavarti, sapendo che non ami che me, purché, una volta che hai goduto, magari in mia assenza, tu non me lo nasconda e, come facciamo ora per le fantasie, al mio ritorno, mi racconti ogni cosa, trasmettendomi ogni sensazione, ogni emozione che tu possa avere provato".
"Certo - confermò Loredana - puoi giurarci che, chiunque mi chiavi, con chiunque io goda, il mio piacere sarà maggiore pensando a te, pensando a come ne godremo, quando saremo assieme. Tu, ovviamente, farai lo
stesso, in modo da costruire un rapporto il più sincero possibile, senza riserve e/o menzogne. Ti amo, tesoro, e ti amerò sempre per avermi accettata come sono, senza trascurare che dovremo agire con molto riserbo perché nessuno capirebbe questo nostro modo di amarci".
L'intesa era stata raggiunta e su quella falsariga continuavamo a fare l'amore, fantasticando su chi avrebbe potuto partecipare ai nostri giochi libertini. Naturalmente spesso la scelta ricadeva su questo o quell'amico e, una volta, a lei venne addirittura di indicare un suo cugino di secondo grado. Io non proponevo nessuno, lasciavo che fosse lei ad operare la scelta, limitandomi solo ad esprimere pareri sulla opportunità o meno del soggetto.
Passò del tempo e un giorno Loredana mi raccontò di avere incontrato per strada una sua amica di scuola con il fidanzato, parlandomene con un'enfasi tutta particolare. La coppia si era conosciuta all'ISEF e lui, Ugo, era un culturista, praticava lotta greco-romana, giocava a tennis. Mia moglie era radiosa; quell'incontro le aveva instillato entusiasmo; l'avevano invitata, l'indomani, ad assistere ad una partita di tennis e sarebbero passati da casa a prenderla, per poi riaccompagnarla. Non vi erano motivi per oppormi, anzi ero felice che avesse trovato amici fuori dal contesto solito.
La cosa andò avanti per più di una settimana: la coppia veniva a casa, se la prendevano e la riportavano; lei, entusiasticamente, mi raccontava delle prodezze di Ugo, quanto le piaceva essere in loro compagnia e quant'altro ruotava intorno ad essi.
Una sera, dopo cena, eravamo sul divano, guardavamo la TV e ci facevamo delle coccole, come al solito. Ad un certo punto, Loredana si alzò dicendomi: "Vado a letto! Vieni?"
"Certo" risposi "ti raggiungo tra poco... finisco di vedere la puntata".
Dopo circa un quarto d'ora, andai in camera e cominciai a spogliarmi. Lei mi guardava, stesa a letto, coperta dal lenzuolo, con curiosità... mi scandagliava ed io avvertivo su di me quel suo indagare.
Nudo, mi avvicinai a lei, sfiorando con la mano il suo corpo, anch'esso, nudo e le chiesi:
"Che c'è, amore? Perché mi guardi così? E' successo qualcosa? Vieni tra le mie braccia... vieni dal tuo amore".
Lei, prima si rannicchiò vicino al mio corpo, poi mi sovrastò, allungandosi su di me e coprendomi il viso di tanti bacini. Sentivo il calore di quel corpo nudo sul mio; sentivo i suoi seni schiacciarsi sul mio petto; sentivo il suo soffice pube strofinarsi sul mio; sentivo le sue gambe che massaggiavano ed i suoi piedini infilarsi fra i miei, come mani che bramano il contatto.
A mia volta, le carezzavo la schiena, le ascelle da dove facevano capolino le mammelle dai capezzoli ritti come chiodi; le carezzavo i glutei in continuo movimento per lo strofinio di bacino e cosce.
"Amore - abbozzò - oggi è venuto a prendermi Ugo. Subito sono scesa, ma questa volta era da solo e con la moto".
Il mio sesso, un po' per le carezze che si stavamo scambiando, un po' per quanto la mia Loredana si approntava a confidarmi, era diventato di marmo e lei, che a sua volta, si era ridotta la fica ad un lago di umori, pensò bene ad eliminare lo spuntone, accogliendolo dentro di sé.
"Amore - continuò - mi ha convinto a salire sul veicolo per sentire, a suo dire, l'ebbrezza del vento nei capelli. Avevo paura di cadere, ma lui mi ha dato sicurezza facendosi cingere il busto dalle mie braccia. Praticamente gli tenevo i seni schiacciati sulle spalle, alla stessa maniera di come lo sto facendo adesso con te sul petto e, ovviamente come ora, questi miei capezzoli si sono induriti al massimo. Poteva, lui, non avvertire l'eccitazione che mi aveva provocato, facendosi abbracciare? Mentre scorazzavamo in lungo e in largo, mi ha messo una mano sulla coscia, accarezzandola. Amore, mi è sembrato di svenire; la paura iniziale era scomparsa e, al suo posto, mi sentivo travolta dall'estasi. Ha preso un viottolo sterrato, fra gli alberi... si è fermato... è sceso... mi ha abbracciato e baciato in bocca. Ero come in "trance"; non ero in grado di oppormi, né lo volevo, a ciò che mi accadeva; ero frastornata; sentivo la sua lingua che mi rovistava la bocca, la sentivo sul collo, sui lobi delle orecchie e... sollevatomi il golf, si è tuffato tra le mie mammelle, che da quasi mezz'ora non aspettavano altro. Ha sentito l'odore del mio corpo, nell'occasione anche un po' accaldato; ha percorso entrambi i seni con la lingua, umettandomeli abbondantemente e senza trascurare questi capezzoli, miei traditori ma anche mia delizia perché, amore, mi trasmettevano continue scosse elettriche alla fica, che si è bagnata all'inverosimile, anche perché le premeva contro un fallo che chiedeva di essere accolto, come ha fatto poco fa con il tuo. Caso ha voluto, che abbiamo sentito un motore avvicinarsi, per cui, ci siamo ricomposti e ripartiti. Amore, se non si fosse verificato quell'inconveniente... lo sai vero?... mi sarei fatta scopare. Ma, come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere, perché, amore mio, è con Ugo che voglio scopare, anzi chiavare; ti dispiace?"
Quella sera, ma che dico evidentemente fin dal verificarsi dell'avventura, in parte, mancata, il desiderio l'aveva presa per davvero e non si sarebbe placato se non realizzandolo. L'iniziale intromissione del mio pene nel suo nido caldo e ricco di umori, si era, via via trasformata; man mano che proseguiva la rievocazione del fatto, avvertivo che le sue mucose interne, dapprima solo avvolgenti, cominciavano ad esercitare come un risucchio, in risposta ad ogni sussulto del fallo, cui lei associava un'espressione del viso che attestava il piacere che gliene derivava.

fine terza parte.
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