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YOLANDE (di Anonimo) - Estratto dal diario della Regina


di cuckold211
25.08.2017    |    2.722    |    2 9.0
"A chi chiedere aiuto? In chi posso confidare? Non v'è nessuno, eccetto il Barone, ed io esito molto, data la delicatezza della situazione; eppure è l'unica..."
NOTA E PREMESSA NECESSARIA
Quanto leggerete non è di mia fattura, ma di autore ignoto della letteratura libertina francese. E' una versione riveduta e rimodulata come quella precedentemente pubblicata nella categoria "Lui & Lei".
Sul regno della Regina Yolande soffiano venti rivoluzionari ed ella, decisa ad abdicare, si è assicurata l'ospitalità della Baronessa Charmian, di cui alla missiva contenuta nella pubblicazione sopra indicata.
Ancora prima di partire per la nuova residenza, si inserisce la storia che segue. BUONA LETTURA.

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Estratto dal diario della Regina Yolande.
Questa mattina ho ricevuto un biglietto del Commissario delle Forze Rivoluzionarie e, ahimè, sono atterrita.
So troppo bene ciò ch'egli pretenderà: la mia persona dovrà essere sacrificata alla sua libidine, prima che mi sia permesso di lasciare il paese.
A chi chiedere aiuto? In chi posso confidare?
Non v'è nessuno, eccetto il Barone, ed io esito molto, data la delicatezza della situazione; eppure è l'unica soluzione...
Convocai il Barone nel mio salotto privato e gli mostrai il messaggio; egli ne rimase giustamente indignato:
"Cosa mai pretenderà quell'uomo, se non essere insolente?" fu la sua immediata considerazione.
"Oh, mio caro Axel, come posso confidarmi?" Il mio volto era soffuso di rossore.
"Vi prego, mia Regina" mi esortò.
"So ch'egli desidera la mia persona per saziare la sua brutale lussuria sul mio corpo. Oh, Axel..." e nascosi il volto ancor più imporporato.
"Quel cane insolente!" sbottò egli, aggiungendo che intendeva vendicare l'ingiuria con il sangue.
Io placai la sua furia facendogli notare che la cosa avrebbe potuto rappresentare un pericolo per il mio progetto, così accuratamente preparato.
"Ma come può quell'uomo arrivare a concepire un'idea simile?" esclamò sbalordito il barone.
"Già.... occorre che vi riveli tutti gli intimi dettagli" ancora una volta arrossii. "Vi prego, non fissatemi con tale intensità".
"Mia Regina, non desidero altro che servirvi" proruppe egli gettandosi in ginocchio.
"Lo so, caro Axel" sussurrai, pregandolo di alzarsi e sedersi al mio fianco.
"Fu in occasione dell'ultima grande assemblea. Ero nella serra del palazzo, in una parte solitaria, ed ecco che mi resi conto che le mutande mi stavano scivolando lungo le gambe. Essendo sola e al riparo da sguardi indiscreti, non mi preoccupai della cosa, per cui mi liberai dell'indumento, con l'intenzione di stringere i lacci, quando udii l'odiosa voce di quell'uomo:
- Scusatemi, Vostra Maestà - e così dicendo fece alcuni passi in avanti, si chinò a raccogliere il mio intimo indumento dal pavimento. I suoi occhi erano colmi di libidine, avidi, mentre io gli intimavo di rendermi, all'istante, ciò che aveva raccolto.
- Ma, Vostra Maestà, riflettete su cosa potrà accadere se io chiamassi e le guardie ci sorprendessero mentre reggo le Vostre mutande: quale scandalo! Sarebbe, quindi molto meglio se Vostra Maestà permettesse a questo umile servitore di ornare i Vostri fianchi con questo fine indumento. Non pensate?
Stavo per svenire per l'orrore che mi colse, ma non osavo correre il rischio di uno scandalo.
Non senza avvertire il senso dell'umiliazione, lentamente sollevai le vesti oltre la vita, mentre egli reggeva le mie mutande. Gli occhi di quell'uomo terribile e perverso, si fissarono sulle mie cosce nude. I suoi sguardi assalirono la nudità delle mie natiche; le sue labbra osarono contaminare il mio ventre ed il mio posteriore; poi... mentre sollevavo il piede per infilarlo nel proteso indumento, i suoi vili sguardi fissarono la mia più segreta intimità, che si trovò indifesa nel suo santuario fra le cosce. Quindi la sua mano osò violare la sua Regina: quasi persi i sensi per l'orrore che mi colse e, quando mi ripresi, egli era svanito.
Ecco, Axel, ciò ch'egli ardentemente desidera; ma non permetterò ch'egli mi stupri; egli ha agito con viltà".
Il mio fedele cortigiano, il mio unico amico, mi sostenne e si chinò a baciarmi la mano.
"Finché la mia mano sarà in grado di maneggiare una spada, nulla dovrete temere, mia Regina. Nessun essere, di bassa e vile estrazione, potrà recarvi insulto, posando lo sguardo e le mani su di voi".
Come arrossì il mio volto, udendo il Barone sussurrare queste parole.
"Caro, caro Axel" mormorai e le sue labbra si poggiarono dolcemente sulle mie. "Ma cosa potremo fare?"
"Trovare una sostituta, mia Regina. Voi dovrete concedere udienza a quell'uomo e, se egli osasse insistere nelle sue vili intenzioni, dovrete cedergli dopo una lunga esitazione ed acconsentire ad un convegno in una camera dove regnerà l'oscurità. In questa stanza si farà in modo ch'egli trovi la sostituta, sul corpo della quale potrà saziare la sua lussuria. Si potrebbe ricorrere ad Olympe Dorrene: sarebbe adatta e di certo l'aspetto morale della situazione non la preoccuperebbe".
"Ma, Axel, mi assomiglia? Il Commissario ha potuto osservarmi... intimamente".
Il caro Axel mi era di conforto in quei momenti di afflizione, per cui aggiunse:
"Vostra Maestà, ho una buona conoscenza delle parti intime di questa donna e posso affermare ch'ella vi somiglia".
"Ma... Barone - dissi arrossendo - voi non mi avete mai vista..."
"E' vero, ma ho osservato Vostra Maestà sotto le ascelle: la perfezione del cespuglio setoso che vi si nasconde, sembra quello che ombreggia le parti più intime di Olympe".
"Barone, amico mio, non possiamo permetterci errori! Ritengo sia meglio che voi osserviate attentamente, onde poter fare un confronto. Non vorreste forse accertarvi se la vostra Regina sia più attraente di una cortigiana?"
Giacqui con il viso ardente di rossore, mentre egli, delicatamente, apriva la mia vestaglia. Gli si rivelarono i miei seni ampi, sodi, eburnei, i rossi capezzoli eretti..., le mie cosce furono da lui disserrate ed i suoi occhi gli si riempirono di lacrime di gioia, quando gli permisi di osservare la perfezione del mio soffice e rosso fiore, incastonato fra esse. Sollevai le gambe fino alle spalle, così da rivelare i due ampi emisferi in tutta la loro abbagliante nudità, e rendere visibile la morbida valle fra le natiche.
"Oh, Maestà, mia Regina, Yolande" sussurrò egli estasiato.
"Che visione divina... stupenda! Per una sola volta mi sarà forse permesso di realizzare il mio più grande sogno? Poter baciare questo divino tempio regale?"
"Caro... caro Axel" mormorai ed attirai il suo viso.
Sentii le sue calde labbra posarsi su di me, la sua lingua penetrare dolcemente, lentamente, nella mia più intima e morbida carne. Premetti il mio corpo contro di lui... sentii il nascere e l'avvicinarsi dello spasimo, il frutto di una passione repressa da anni.
Tremando mi liberai di ogni indumento e, come natura mi aveva fatto, mi offrii a lui.
Egli comprese "Oh.... Yolande.... posso?"
"Sì, Axel... possiedi la tua Regina.... ella ti vuole" e mi aggrappai al suo corpo, mentre penetrava nella mia regale fessura.
Oh, il brivido che provai quand'egli si abbandonò su di me.
L'amplesso durò a lungo; egli si muoveva dentro di me con colpi dolci e profondi.
Dopo... giacemmo immobili fino a quando, rendendomi conto della mia totale nudità, mi avvolsi timidamente con la vestaglia.
Ero ancora rossa e ardente per la passione e le emozioni che mi avevano sconvolto, ma, nel contempo, mi sentivo più fortificata.
Non avevo rimpianti per essermi concessa; sapevo da tempo ch'egli mi amava profondamente e desideravo poterlo ricompensare per la sua devozione.
Sentivo che il momento della partenza si avvicinava e ciò mi rallegrava... persino il pensiero di dover incontrare l'orribile Commissario mi appariva più tollerabile.
Più tardi appresi che M.lle Olympe aveva acconsentito e si sarebbe nascosta dietro il grande arazzo della sala dove avrei ricevuto il Commissario.
A pranzo, bevvi un po' più del solito e finanche del liquore, per acquisire le forze necessarie ad affrontare il terribile momento che mi attendeva.
Poi un languido torpore avvolse la mia mente: i miei giorni da Regina erano finiti e con essi il mio orgoglio, la mia distaccata imperturbabilità; al suo posto ci sarebbe stata una donna con i suoi lati umani, le sue fragilità, le sue vanità e debolezze. Chi avrebbe potuto biasimarmi? Dopo tutto, non sono forse una donna capace, spiritualmente e fisicamente, di accese passioni?
Nel salone segreto, in cui avrei ordinato che il Commissario fosse introdotto, mi stava attendendo il Barone Axel. Quel salone comunicava con una stanza da letto, deve M.lle Olympe attendeva che la onorassi della mia presenza. Desideravo poterle esternare la mia riconoscenza e quindi mi diressi rapidamente verso la camera da letto, per fermarmi, poi, di colpo, in preda alla confusione ed all'imbarazzo: Olympe era completamente nuda ed al mio ingresso nella stanza, mi corse incontro per chinarsi e baciare la mia mano.
Era senza dubbio adorabile, sebbene non così opulenta come me nelle forme del petto e dei fianchi; non potei impedire che i miei sguardi indugiassero sui suoi occhi neri e profondi, sul seno sodo e sulla folta foresta che brillava sul suo ventre, sulle cosce rotonde e sulle natiche larghe e lisce.
"Devo ringraziarvi, M.lle Olympe, e lo faccio con tutto il cuore" mormorai; Olympe sorrise e si inchinò di nuovo.
Il Barone espose il suo piano:
"Altezza, Olympe ed io osserveremo gli eventi attraverso l'arazzo posto sulla porta e, quando sarà giunto il momento propizio, Voi scivolerete in questa stanza, con il pretesto di spogliarvi; poi, favorita dall'oscurità, potrete lasciare l'appartamento.
In quel momento il Commissario fu annunciato. Consapevole del fatto che Olympe ed il Barone mi stavano osservando, lo accolsi con arroganza; nel contempo non potei far a meno di notare ch'egli possedeva una splendida figura, per non essere un nobile.
Chinai orgogliosamente il capo, mentre egli si piegava sulla mia mano e potei cogliere il suo sguardo indugiare sui miei seni, che si sollevavano ritmicamente per la grande agitazione.
Egli disse: "Vostra Maestà, mi è stato rivelato che avete deciso di lasciare la città ed il regno, sebbene la Vostra destinazione sia rimasta segreta".
A quelle parole, provai un moto di gioia... egli nulla sapeva del castello di Charmian.
"Sono stato autorizzato dal Consiglio Rivoluzionario ad approvare la Vostra abdicazione, nonché la Vostra partenza, ma... aggiungo io... ad una condizione..."
Egli cadde in ginocchio, ai miei piedi e, stringendomi le caviglie, proseguì:
"Maestà... Regina! Ho vanamente lottato contro i miei desideri, i miei sogni, ma a nulla è servito; vivo nel ricordo di quella volta, quando le bellezze delle Vostre cosce, del Vostro ventre, del glorioso vello di pura ambra nera, furono rivelati ai miei occhi. Desidero avervi, possedervi almeno una volta, altrimenti impedirò la Vostra partenza".
Arrossii fino alla radice dell'anima, all'affronto contenuto in quelle parole così volgari, oscene e minacciose.
"Non vorrete forzare la volontà di una donna infelice?" lo scongiurai; ma egli era ostinato e a nulla poterono le mie lacrime, le mie invocazioni, le mie preghiere... finché chinai il capo e, con un filo di voce, mormorai "Acconsento.... dovreste, però concedermi di ritirarmi nella camera da letto, perché possa spogliarmi; dopo di che potrete entrare".
"Spogliatevi subito, qui, dinanzi a me". La violenza di quella frase mi fece temere per la mia incolumità, mentre ero assalita dalla vergogna al pensiero che il Barone stava osservando la scena... ma, ahimè!... non avevo più nulla da frapporre all'intimazione di quell'uomo.
Lentamente sollevai l'abito oltre la testa, esponendo la sottile camicia trasparente e le mutande che ancora abbigliavano il mio corpo.
Altrettanto fece lui, rimanendo completamente nudo: egli ostentava un petto nerboruto, ricoperto di peli, membra forti e virili, un immenso bastone rigido, dalle nodose vene azzurre.
Ero ipnotizzata; non potevo distogliere lo sguardo. Come in un sogno finii di spogliarmi e rimasi, dinanzi a lui, nella mia più completa nudità.
Egli girava lentamente attorno alla mia figura immobile, per meglio osservare il mio seno gonfio, il mio ventre colmo, l'ampio e prominente cespuglio di peli neri, le mie natiche opulente.
"Ho vergogna!... lasciate che vada in camera da letto..."
Non lo permise, anzi... mi afferrò ed il mio primo pensiero fu che mi avrebbe violentato.
Invece mi fece inginocchiare dinanzi a sé, il suo membro, vibrante di passione, a pochi centimetri dal mio volto. Era evidente che Axel non osava intervenire.
Presi ad accarezzare con la mano quella verga ardente con un lento movimento di va e vieni, mentre un brivido percorreva il mio corpo; vi posai le labbra, baciai quella verga chiudendo gli occhi, aprii la bocca e, a quel punto, per l'immensa emozione e vergogna... svenni.
Non so quanto tempo rimasi in assoluta incoscienza. Quando rinvenni mi trovai nuda sul letto con il carissimo Axel che mi faceva aspirare dei sali profumati. Le mie cosce erano aperte e abbandonate... non me ne rendevo conto e, per vero, non me ne importava più di tanto: l'ineluttabilità dei fatti, aveva preso il sopravvento sulla mia reticenza, sul senso di vergogna.
Al mio fianco, dal lato opposto a quello del Barone, il Commissario giaceva tra le cosce di Olympe, le braccia di lei lo serravano alle spalle in preda ad un furioso amplesso; i fianchi di lei si sollevavano ritmicamente per incontrare le spinte violente del maschio.
"Axel... non lasciatemi" implorai, e mi strinsi a lui, parzialmente spoglio dei suoi abiti. Il suo viso era arrossato per l'eccitazione; seguii il suo sguardo e anch'io ebbi un fremito ammirando l'osceno spettacolo offerto da Olympe che ondeggiava sotto le spinte del Commissario.
"Oh, Yolande, mia adorata, ...posso?" sussurrò Axel in preda alla passione.
Lo trassi verso le mie cosce aperte e, godendo della sua stessa gioia, guidai il suo membro nel mio corpo eccitato, umido di umori, che accolse l'invasore tutto aperto e voglioso.
Udii Olympe gemere. Senza ritegno anch'io presi a gemere e, una volta superato l'attimo dello spasimo, non potei non notare lo sguardo di stupore affiorato sui volti del Commissario e di Olympe nel vedere la loro Regina posseduta sotto i loro occhi, gemere e mormorare frasi ardenti in preda alla passione, le mie gambe avvolte ai fianchi dell'amante.
Una volta calmati i bollenti spiriti, Olympe mi guardò con tenerezza, dicendo "Maestà... per favore... perdonate...".
"Oh, Olympe, non sono forse anch'io qui, nuda, con il mio amante?" le sorrisi fra le lacrime.
E il Commissario, a sua volta: "Maestà, posso anch'io implorare il Vostro oblio... se non il perdono?"
"Se assicurate il vostro oblio per quanto è successo, è vostro anche il perdono, Commissario" risposi debolmente; la vergogna mi aveva lasciata e una dolce compiacenza regnava fra di noi.
Olympe piegò il capo verso il mio viso e le nostre labbra s'incontrarono. Molto osando, prese la mano del Commissario e la pose sul mio seno nudo e turgido.
Io lasciai che la mano restasse dove si trovava ed essa subito prese ad accarezzarmi i capezzoli.
A mia volta, guidai la mano di Axel verso il seno della mia compagna.
Lei si volse, gettandomi un rapido sguardo ed azzardò: "Maestà... vorreste mutare il compagno?"
Arrossii violentemente, mentre rivolgevo lo sguardo al Commissario e poi ad Axel, che con piglio implorante, chiese: "Yolande... amore... vorreste?"
"Oh..., Axel... vorresti anche tu?"
Egli chinò il capo e si spostò verso Olympe; osservai i suoi movimenti mentre la possedeva, lentamente; lei gli avvinghiò le gambe ai fianchi, incoraggiandolo teneramente.
I due corpi, al fianco di me e del Commissario, tremavano nello spasimo; l'estasi li avvolse nel suo manto e, con alte grida di piacere, entrambi vi si abbandonarono.
Arrossii violentemente quando Olympe, con gesto garbato, mi aiutò a porre in evidenza le mie natiche e la morbida rosetta, ornata di vello e incastonata fra esse.
Il Commissario si abbatté sui miei seni con il suo petto villoso e si immerse in me. Le mie braccia erano aggrappate alle sue spalle, le sue labbra sulle mie.
Tutto ciò era splendido... di sangue reale o comune, che importa? Chi sono io? Solo una donna appassionata che godeva con gioia il piacere di essere penetrata e posseduta.
Godevo sotto gli sguardi di Axel e Olympe, in uno stato di dolce oblio, consapevole di null'altro, se non di ciò che ancora trivellava nella mia sensibile carne.
Il commissario non cessò l'assalto e continuò a penetrarmi con forza; a ritrarsi, a sollevarsi per poi abbattersi di nuovo su di me e dentro di me, fino a quando giacqui esausta, passiva, godendo profondamente di ogni movimento di quel maschio eccezionalmente vigoroso.
Ero riversa su quel letto, quando mi resi conto di una nuova sensazione fra le cosce: la testa di Olympe, dai capelli corvini, era immersa fra esse.
Ella baciava ed aspirava ogni umore di cui ero farcita e, stupendo spettacolo, poco sopra il mio viso, vi erano le natiche opulente di lei: due emisferi squisitamente separati, le cosce aperte sopra la mia bocca.
Le mie mani si aggrapparono a quei tesori e, con grande trasporto, feci uso della lingua, davanti agli occhi strabiliati del Commissario e di Axel.
Domani mattina, pensavo, sarò incamminata sulla via della felicità più completa, di cui questa giornata di amori è stato l'auspicio e l'esempio più eclatante e confortante.

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